Dalla lettera di san Paolo
apostolo ai Romani (Rm 15,4-9)
Gesù Cristo salva tutti gli uomini. Fratelli, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza. E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri; le nazioni pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: Per questo ti celebrerò tra le nazioni pagane, e canterò inni al tuo nome. |
Dal Vangelo secondo Matteo
(Mt 3,1-12)
Convertitevi: il regno dei cieli è vicino! In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: "Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri"! Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano. Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile». |
Quando a gruppo abbiamo condiviso su queste letture ci sono state due parole che ci hanno colpito in modo particolare: la prima tratta dalla lettera di San Paolo ai Romani, la seconda dal Vangelo e, naturalmente, le due parole sono tra loro legate.
La prima, dalla lettera di Paolo ha una forte
valenza comunitaria: “Accoglietevi perciò gli uni gli altri come
Cristo accolse voi”.
In gruppo si ricordavano i primi tempi della
Comunità quando ci veniva detto, o almeno alcuni così lo
avevano capito, di accoglierci, amando il Cristo che è presente
in ciascuno di noi. Praticamente qualcuno così lo ha sintetizzato:
tu come persona non mi piaci…non potremmo andare d’accordo perché
niente ci unisce, ma io ti amo perché in te amo Gesù. Chi
ricordava questo momento aveva ancora dentro l’amarezza di non sentirsi
accolta pienamente.
Quello che veramente ci viene chiesto è
di amare come Gesù ci ama, per quello che siamo, con i nostri
pregi e le nostre debolezze spirituali e anche, specialmente con il passare
degli anni, fisiche. Paolo dice: “ le nazioni pagane glorificano Dio per
la sua misericordia”. E’ questo che ci fa fratelli, siamo tutti ugualmente
bisognosi della misericordia di Dio.
Si è tanto parlato in questo periodo degli
interventi alla trasmissione di Fazio e Saviano “Vieni via con me”, ma
quasi nessuno ha ricordato uno dei primi elenchi: quello di suor Galli all’inizio
della prima puntata. Questa suora elencava le ragioni per cui bisogna costruire
la moschea a Torino che potrebbero essere le stesse per cui ne bisogna
costruire una a Genova e nelle altre città italiane. Ve ne ripeto
alcune perché secondo me esprimono bene questo concetto del guardare
il fratello per quello che veramente è: un essere umano con i miei
stessi bisogni, i miei stessi difetti e soprattutto i miei stessi diritti.
“Bisogna lasciare costruire la moschea perché
ogni individuo ha il diritto di manifestare liberamente la propria fede;
la preghiera ha bisogno di un luogo dignitoso; il diritto di reciprocità
è eventualmente competenza delle autorità statali; ma soprattutto
e testualmente: La Moschea si sarebbe chiamata Moschea della Misericordia
e tutti abbiamo bisogno di misericordia”.
E siccome tutti abbiamo bisogno di misericordia
tutti abbiamo bisogno di intraprendere un cammino di conversione per accogliere
il Regno di Dio che viene.
Conversione è la seconda parola
su cui abbiamo condiviso in gruppo. E’ la parola che due volte all’anno
risuona forte nelle letture che la liturgia ci propone all’inizio di due
momenti particolari, l’Avvento e la Quaresima.
Ma dopo aver vissuto sessanta o più avventi
e quaresime abbiamo ancora bisogno di convertirci? Io ricordo bene la mia
conversione quando, dopo anni di lontananza, ho capito che non potevo lasciare
Dio fuori dalla mia vita. Ma, oggi, quale conversione il Signore mi chiede
a questo inizio di Avvento? E sono ancora capace di convertirmi in qualcosa
oppure penso che, bene o male, la mia vita può andare avanti così?
Intanto ripetiamoci ancora una volta che la
conversione è una cosa seria e soprattutto personale; non basta
accorrere per convertirsi. Le folle in ogni tempo sono sempre pronte ad
accorrere per curiosità, per vedere se ci può essere un tornaconto,
per emozionarsi superficialmente, per poter dire “anche io c’ero”.
Ma per intraprendere un serio cammino di conversione siamo chiamati a due cose:
1°: a riconoscere i veri profeti che sono quelli che non brillano di luce propria ma fanno trasparire la luce di Dio. Giovanni il Battista dice chiaramente di non parlare da sé, ma per chi viene dopo di lui ed è più potente di lui. Perfino Gesù nella sua vita terrena ha sempre detto di essere la presenza del Padre in mezzo agli uomini, perché gli uomini attraverso di Lui potessero vedere il Padre e di non parlare per se stesso, ma per il Padre che lo aveva mandato.
2°: a impegnarsi personalmente. Non ci si salva per categorie, ma ci si salva prendendo la nostra vita in mano giorno per giorno. Non serve avere Abramo per padre, serve produrre frutti buoni nel nostro quotidiano.
La nostra vita non è un cerchio che alla fine di ogni anno liturgico si chiude per ricominciare uguale, ma è una retta che è cominciata alla nostra nascita, anzi, già al nostro concepimento, e prosegue per l’eternità. E questa retta è fatta di piccoli punti che sono i nostri giorni mai uguali all’altro perché noi non siamo uguali. Siamo stati figli, poi genitori e ora nonni e ogni stato ha chiesto le sue conversioni; siamo stati lavoratori con i doveri dei lavoratori ed ora siamo pensionati e anziani con i doveri dei pensionati e degli anziani. Ricordo don Prospero quando diceva che è la vecchiaia, la pensione, il tempo della vita in cui si pecca di più, perché si ha un sacco di tempo libero e lo si usa per noi stessi e non per gli altri che hanno bisogno del nostro aiuto. Quando lo diceva noi eravamo giovani e lo capivamo poco, ma ora...
Il mondo intorno a noi cambia e ci chiede nuove conversioni.
Per spiegare meglio quello che voglio dire vi
faccio un esempio: la conversione ecologica!
Fino a pochi anni fa nessuno di noi si
preoccupava di quello che ne faceva della spazzatura o di quale acqua
metteva in tavola; oggi la coscienza ecologica ci fa capire che è
un dovere controllare i nostri rifiuti e quale spreco sia l’acqua in bottiglia
di plastica. Lo uso come esempio perché, vi confesso, io non sono
ancora riuscita a convertirmi a usare per bere l’acqua del mio rubinetto
nonostante mi senta molto in colpa tutte le volte che si parla di questo.
Quando mi deciderò sarà un nuovo piccolo passo per essere
un po’ meno pula da bruciare.
A voi pensare, ognuno, il piccolo, preciso passo
da fare in questo Avvento per preparare la strada al Signore che viene.