Proseguiamo stasera il nostro cammino alla scoperta di Gesù.
Vogliamo conoscere meglio chi è, cosa dice, cosa insegna, cosa
suggerisce, ma anche e sopratutto cosa dice a noi, cosa ci insegna, cosa ci
suggerisce. Perché, anche se il Vangelo lo abbiamo ascoltato mille
volte, Gesù, la Parola di Dio, fa risuonare ogni volta qualcosa di nuovo
dentro di noi. Stasera vediamo la parte rimanente del primo capitolo, che può essere suddiviso, come già la prima parte letta il mese scorso, in cinque piccoli brani, che leggeremo e commenteremo uno per volta. |
Mc 1,16-20: (Chiamata dei primi quattro discepoli) [16] Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. [17] Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». [18] E subito, lasciate le reti, lo seguirono. [19] Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. [20] Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono. |
Notiamo intanto che Marco ci presenta quasi sempre Gesù in cammino. Gesù è in cammino lungo il lago, o
attraverso la Galilea, o verso Gerusalemme. Non è un "guru" che
sta in un eremo e la gente lo deve andare a trovare. No, lui si muove,
incontra la gente, annuncia la buona notizia. Quindi la chiamata dei primi discepoli (e la nostra personale chiamata) va
quindi vista alla luce di questo movimento: lui chiama a seguirlo!
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Subito dopo la chiamata dei primi discepoli, Marco ci presenta Gesù che "insegna". Del resto Gesù è venuto per questo, per annunciare la Buona Notizia, come abbiamo visto negli ultimi due versetti letti il mese scorso. Però Marco non dice di preciso cosa "insegna" Gesù. Quello che dice è che Gesù insegna "con autorità", non come gli scribi. La gente, cioè, percepisce immediatamente, a pelle, che Gesù non ripete una lezione imparata sui libri, ma dice quello che lui conosce direttamente. L'anno scorso ho chiacchierato per un po' con un cinquantenne che è stato anche campione italiano di motocross: raccontava l'esperienza di una gara di cross in modo così vivido da fartela quasi percepire, la fatica dei muscoli, i contraccolpi degli sbalzi, la difficoltà a vedere con precisione dove stai andando, il breve momento di relax mentre la moto è in volo... Si capiva che non parlava per sentito dire! Ora, sicuramente noi facciamo fatica ad immaginare come Gesù dovesse parlare del mondo dello spirito, ma è certo che le folle ne rimanevano stupite, affascinate. Probabilmente gli scribi per lo più ripetevano una legge da seguire, dando ai fedeli un senso di fatica, di pesantezza, ma possiamo scommettere che Gesù aprisse nuovi orizzonti, desse prospettive entusiasmanti, facesse entrare un'aria fresca di libertà che dilata il cuore e lo scalda. Ecco che l'episodio della liberazione dell'indemoniato pare che sia richiamato da Marco subito all'inizio delle predicazioni di Gesù proprio per far capire meglio che la missione di Gesù non è solo di "fare teoria", di dare solo un insegnamento spirituale, ma è proprio di portare l'uomo alla vittoria sul male. Ai tempi di Gesù tutte le malattie, specie quelle psichiche, venivano attribuite a "spiriti immondi", a qualcosa, cioè, che si oppone al progetto di Dio, e l'indemoniato diventa un po' l'emblema di ogni uomo tenuto in schiavitù dal male. In generale, il male dell'uomo è costituito da tutte le varie alienazioni che non lo fanno essere quello che dovrebbe e potrebbe essere, che lo fanno essere in disarmonia con gli altri uomini e il creato, che lo rendono schiavo, come un pupazzo tirato da fili: la cupidigia, il bisogno di essere approvato o ammirato, il bisogno di primeggiare, di avere ragione, di comandare... Tutte queste forze che tengono l'uomo incatenato si oppongono a Gesù. E anche se lo riconoscono come inviato da Dio, in ogni caso Gesù appare come qualcosa di estraneo: "che c'entri con noi?". E quindi come qualcosa di minaccioso per quello spirito di male che parla dentro di noi e con cui noi ci siamo identificati (io sono uno che deve avere tutte le cose più belle, io sono uno che ha potere sugli altri, io sono uno ammirato da tutti, perché vuoi farmi rinunciare a questo mio modo di essere?...). Marco ci presenta Gesù che vince sul male con la forza della sua parola, a indicarci che la parola di Gesù, se accolta, vince il male, rinnova il cuore e libera l'uomo. Ascolto Gesù riconoscendogli autorevolezza, riconoscendo che, se certe cose le dice lui allora non posso passarci sopra con superficialità? Ho provato a volte l'esperienza che la sua parola portava in me aria fresca di libertà, anche se provocava uno strappo con quella parte di me che non voleva mollare la presa sulla mia vita?=================
Abbiamo qui un bellissimo quadretto familiare che mette in luce la semplice intimità di Gesù con Simone e la sua famiglia, e insieme anche la premura dei familiari verso la suocera. Gesù risponde con una normale e umanissima attenzione e delicatezza, chinandosi sui semplici problemi quotidiani, anche quando non si tratta di fare segni per le grandi folle, in linea con la sua costante attenzione ai "piccoli". La risposta della donna è poi bellissima, perché non appena si sente in forze si mette a servire. La suocera di Pietro, col suo comportamento, anticipa il grosso tema del servizio come caratteristica del discepolo, in contrapposizione all'uso del potere come viene normalmente fatto nel mondo, tema che Gesù affronterà nei capitoli 9 e 10 del Vangelo di Marco, e che non è il caso di anticipare ora. Ci basti per ora soffermarci su Gesù che si china sui problemi quotidiani, su Gesù che libera dalla febbre che ci blocca e sul mettere le proprie forze al servizio degli altri. Quali sono le "febbri" che mi bloccano e mi rendono incapace di servire? Da quali "febbri" abbiamo bisogno di essere guariti come società, come Chiesa, per poter mettere le energie al servizio di tutti? Come metto le mie risorse al servizio degli altri? =================
Marco
prosegue la descrizione di questa giornata, che può essere ben vista
anche come una giornata tipica di Gesù nel periodo del suo
insegnamento. Siamo
ancora di sabato, ed è per questo che solo dopo il
tramonto la gente accorre da Gesù in cerca di guarigione: nel giorno di sabato, come sappiamo, era
tassativamente proibita ogni attività, anche farsi guarire. Gesù
continua la sua opera di guarigione e liberazione dal male, e di
nuovo Gesù tenta di impedire ai demoni di parlare, "perché lo
conoscevano". A Gesù infatti non interessa essere riconosciuto come il
Figlio di Dio da chi non si converte e non segue il suo insegnamento! Però la parte nuova su cui soffermarci per conoscere meglio Gesù è quella dei versetti 35-39, che apre a una nuova giornata di Gesù e ad un nuovo mettersi in cammino. Tre sono le cose da osservare:
Come vivo i miei momenti di preghiera? Un "compito" da fare o un tempo per essere di fronte a Dio e lasciarsi illuminare? Quante volte tento di portare Dio nella mia logica, di piegarlo a venire incontro ai "bisogni" miei o anche del mondo intero, ma in sostanza dicendogli io cosa deve fare? =================
Per questi ultimi versetti ho scelto la traduzione riportata sul libro "Una Comunità legge il Vangelo di Marco", per alcune sfumature che potrebbero dire qualcosa di diverso o di più di Gesù rispetto alle traduzioni usuali. Infatti al versetto 41, l'espressione del vecchio testo CEI "mosso a compassione", si può anche tradurre con "adiratosi", che alcuni teologi trovano più conforme al significato complessivo del brano. Gesù certamente prova pena per il lebbroso, ma prova anche sdegno per come questi poveretti erano totalmente emarginati dal mondo: dovevano vivere isolati, lontani da ogni abitazione, e quando andavano per strada dovevano gridare "impuro, impuro!" in modo che nessuno si avvicinasse. Gesù prova rabbia per questa situazione lontana dal progetto di Dio di amore e fraternità, e quindi, trasgredendo alle prescrizioni della legge, lo tocca. Con questo gesto, quello che per la legge era immondo ed escluso dalla società, diventa ora mondo e viene inviato da Gesù ai sacerdoti come testimonianza. Una testimonianza che appare essere "contro di loro", anziché "per loro" come invece riporta la traduzione della CEI, per confronto con altri due passi del vangelo di Marco dove ricorre la stessa espressione ma con chiaro significato di denuncia verso chi non accoglie il Vangelo di Gesù. Il significato teologico è che Gesù vuol abbattere il muro della Legge, che distingue il puro dall'impuro, il santo dal profano, il giusto dal peccatore. Dio, il Santo, il Giusto, si è fatto in tutto solidale con noi, purificandoci dai nostri peccati e aprendoci l'accesso a lui. Questa è la Buona Notizia di Gesù: un tale tipo di divisione non esiste più! Al versetto 43 si legge in genere "gli parlò severamente", oppure "ammonendolo severamente". Qui si dice "sbuffando verso di lui", così come nell'Antico Testamento si dice che Jahvè "sbuffava" dinanzi alla caparbietà degli ebrei che non capivano la via dell'autentica liberazione su cui egli li avviava. Qui Gesù appare reagire alla tendenza della gente di vedere in lui il potente taumaturgo, mentre lui sa che sarà la croce la strada per farsi riconoscere come il Figlio di Dio. Gesù è già stufo di essere preso per un guaritore: la sua missione è ben più ampia! Però quell'uomo non obbedisce al 100%. Non riesce a stare zitto, e subito deve proclamare ai quattro venti la salvezza che Gesù ha operato in lui. Secondo la traduzione che ho riportato ("la parola"), l'uomo non solo divulga "il fatto": l'originale greco in effetti usa il termine "logos", usato spesso dagli evangelisti per indicare il più ampio messaggio di salvezza contenuto nella Buona Notizia. Il lebbroso, l'emarginato, è nella situazione perfetta per cogliere questo messaggio di liberazione, e diventa così il primo annunciatore, il primo apostolo. Sono gli emarginati che ci portano la Buona Notizia, quelli esclusi dal giro della gente che conta, esclusi dal sistema economico, esclusi dalla società, esclusi magari anche dal sistema ecclesiastico! Infine si può osservare che, anche se Gesù non può più entrare pubblicamente nelle città per via delle folle di "fan" che lo cercano, ciononostante ci sono ancora tanti che riescono a trovarlo anche se lui se ne sta fuori, in luoghi deserti, o isolati. Cosa posso imparare dall'atteggiamento di Gesù nei confronti degli emarginati, degli ultimi? Quali sono le persone che oggi sono emarginate dalla società, e come mi rapporto con esse? Ho anch'io un po' la tendenza a classificare le persone in brava gente o gente da cui tenersi alla larga? Vedo anche categorie di persone emarginate dalla Chiesa? Cosa posso dire riguardo alla mia esperienza nell'atteggiamento e nell'esercizio dell'accoglienza? Ho qualche esperienza di aver ricevuto delle dritte per incontrare il Signore proprio da qualcuno ai margini della società o ai margini della Chiesa? |