1 aprile 2017
Con Marco alla scoperta di Gesù
Terza tappa: Cap. 2 e cap. 3, versetti 1-6

Siamo alla terza tappa del nostro cammino alla scoperta di Gesù, in cui cerchiamo di conoscere meglio chi è Gesù, cosa dice, cosa insegna, cosa suggerisce, ma sopratutto cosa dice a noi, qui stasera nella nostra situazione che non è quella di ieri, del mese scorso e non è quella di domani o della settimana prossima. Perché, anche se il Vangelo lo abbiamo ascoltato mille volte, Gesù, la Parola di Dio, fa risuonare ogni volta qualcosa di nuovo dentro di noi, perché noi siamo in una situazione diversa.        

Stasera vediamo il secondo capitolo e i primi 6 versetti del terzo capitolo. Li possiamo suddividere, come già le altre volte, in cinque piccoli brani, che leggeremo e commenteremo uno per volta.  

Alcune parti lo ho attinte da padre Maggi:

altre da "Vangelo di Marco" di p. Filippo Clerici e p. Silvano Fausti: ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Ho messo i link alle pagine web così ognuno  più facilmente può andarsi a vedere  ed approfondire l’esegesi dei brani.

Prima mi sono letto la parte; ho subito sottolineato alcune parole che mi dessero un filo conduttore, poi ho approfondito su Padre Maggi e sul Fausti. E mi sono venute in mente altre parole chiave.

Parole chiave o tag: # figlio dell’uomo, # paralitico, # casa, # sposo, # digiuno, # sabato, # bestemmia.

Ma prima volevo iniziare con questo verso di un canto di Romena che riprende il Cantico dei Cantici:

Alzati tu che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi,
 mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce…”.

Ritornello che invito a ripetere prima della lettura di ognuna delle 5 parti di Vangelo che ascolteremo stasera.

Si potrebbe sottotitolare quest’incontro come l’invito a riconoscere Gesù come partner, sposo, …. Noi siamo abituati a pensare Dio come giudice, come creatore, come signore, come sovrano... tutto quel che volete. Dio è anzitutto lo sposo. Dio come padre e madre... è vero anche questo; c'è una differenza: nei confronti del padre e della madre, c'è una dipendenza; nei confronti dello sposo invece, c'è parità, c'è una risposta libera d'amore ed è uguale. Quindi l'ultimo livello di amore con Dio è questo amore paritario. Siamo chiamati a diventare come lui, l'altra sua parte. Ed è la cosa più sconvolgente che possa toccare all'uomo. E noi lo comprendiamo da una cosa che l'uomo è così: dal fatto che l'uomo è infelice e angosciato. Perché nessuna cosa lo appaga. “

Vediamo adesso una delle parole chiave di questa sera: nei vangeli dopo il nome proprio Gesù, il Figlio dell’uomo è la denominazione principale adoperata dagli evangelisti per Gesù. È una denominazione di grandissima importanza. Abbiamo detto che è soltanto Gesù che parla di sé come Figlio dell’uomo e il titolo appare tante volte quanto appare il titolo Figlio di Dio, e deve essere di enorme importanza se tutti e quattro gli evangelisti gli danno questo rilievo. Figlio dell’uomo è una traduzione, un termine aramaico, che significa semplicemente uomo. Figlio dell’uomo non ha altro significato che uomo.

L’espressione non è originale degli evangelisti, ma gli evangelisti l’hanno presa dal libro di Daniele, (cap. 7, 13-14). Il messaggio di Daniele è un messaggio di grande speranza. Dio distrugge i poteri politici disumani, quelli che con la loro ingiustizia e crudeltà opprimono i popoli. Al posto di questi verrà una nuova capacità di governare che, proveniente da Dio, sarà garanzia di umanità.

Il Figlio dell’uomo, indica l’uomo-dio, cioè l’uomo che si comporta come Dio su questa terra. Questo ha delle realtà tremende e capiremo l’odio mortale di tutta l’istituzione religiosa contro questa idea che Gesù ha portato. Se l’uomo si fonde con Dio e l’uomo stesso diventa un uomo-Dio, tutta l’istituzione religiosa che intendeva fare da mediatrice tra l’uomo e Dio, non solo non è più utile, ma diventa superflua e dannosa. Il Figlio dell’uomo è l’uomo che si comporta sulla terra come Dio stesso, è l’uomo che rende presente il divino e la sua forza divina nella storia umana. Rappresenta il massimo dell’umano, l’umano per eccellenza e quando l’uomo raggiunge il massimo, rientra nella condizione divina. È l’uomo Dio e le conseguenze sono inimmaginabili.

 Alzati tu che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi,
 mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce…”.


Mc 2,1-12:   (Guarigione di un paralitico)

[1]Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa [2]e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.

[3]Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. [4]Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. [5]Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».

[6]Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: [7]«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?».

[8]Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? [9]Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? [10]Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, [11]ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua»[12]Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Alzati tu che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi,

 mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce…”.

Mc 2,13-17:   (Chiamata di Levi - Pasto con i peccatori)

[13]Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. [14]Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi».Egli, alzatosi, lo seguì. 

[15]Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. [16]Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». [17]Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».


Alzati tu che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi,

 mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce…”.

Mc 2,18-22:   (Discussione sul digiuno)

[18]Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». [19]Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. [20]Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. 

[21]Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. [22]E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi».

…….Ma verranno giorni quando sarà loro tolto lo sposo, e allora digiuneranno in quel giorno. È probabilmente un'allusione al digiuno del Venerdì santo: lo sposo è tolto, è stato messo in Croce, poi è asceso al cielo, e allora c'è il ricordo che si digiuna il Venerdì santo. Però vuol dire anche qualcos'altro. Perché lo sposo è già con noi, però non è ancora del tutto con noi. Ci sono dei momenti in cui non lo trovi, non lo vedi, non lo senti. Sono quelli i momenti di digiuno. Sono allora i momenti di ricerca. Come nel Cantico dei Cantici c'è la sposa che lo cerca: la nostra vita è un gioire della presenza e un cercare questa presenza a un livello più profondo quando si sottrae. E Dio fa con l'uomo dei giochi strani di amore, come si usa spesso, che poi non sono neanche così belli. Che uno si nasconda per farsi cercare, lo fa anche Dio, ma per farci crescere nell'amore e nella ricerca. Questi sono i momenti di digiuno che uno sopporta. Se Dio un po' si eclissa, vuol dire che va bene così. Vuol dire che probabilmente desidera che lo cerchi un po' più in profondità. Così mi educa ad andare più in profondità dell'amore. Quindi si accettano anche questi momenti di digiuno, ma momentaneo, che fanno parte del gioco della vita.

Alzati tu che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi,
 mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce…”.

Mc 2,23-28:   (Le spighe strappate)

[23]In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. [24]I farisei gli dissero: «Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?». [25]Ma egli rispose loro: «Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? [26]Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?». [27]E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato[28]Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato».


Tutta la creazione è stata fatta in cinque giorni, al sesto giorno è fatto l’uomo: l’uomo cosa deve fare? Perché non fa niente al settimo? Al settimo semplicemente gode del dono che gli è stato fatto della creazione e di sé stesso. Gode di Dio che glielo ha dato, entra nella dimensione divina, nella gioia, nella pienezza senza far nulla. Il far nulla è profondissimo. Vuol dire che sei fatto per gioire, non per fare, se no sei condannato ai lavori eterni che è l’inferno. Siamo destinati alla gioia e il fare va bene, ha la sua funzione, però non è tutto. Il togliere il riposo domenicale vuol dire che non si sa più riposare, non si sa più godere, non si sa più gioire. Vuol dire che l’uomo è semplicemente ciò che produce, mentre io non sono ciò che produco, posso fare anche niente, anzi l’uomo è fatto alla fine per riposare e gioire. Le relazioni non le produci, le accogli, l’altro non lo produci, lo accogli, tutta la vita non la produci, la accogli. Quindi le dimensioni più profonde sono preservate dal sabato, che è il senso della vita.

Praticamente il sabato è il simbolo di Dio: non è che Dio verrà chissà quando nella nostra vita, Dio è già qui ora con noi e noi possiamo mangiare. Questo brano racconta attraverso immagini molto semplici come adesso possiamo fare ciò che non è lecito, cioè mangiare di sabato. Il sabato è Dio, mangiare vuol dire vivere, possiamo vivere di Dio. Questo è il senso profondo del brano.

Solo con il figlio dell’uomo, con Gesù che è il Signore del sabato e che ci tocca come tocca il lebbroso e ci fa camminare e ci perdona come col paralitico e mangia con noi come con Levi, solo allora noi mangiamo di sabato, se no noi non mangeremmo mai di sabato, cioè vivremmo sempre nell’attesa che venga.

 Alzati tu che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi,
 mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce…”.



Mc 3,1-6:   (Guarigione di un uomo dalla mano inaridita)

[1]Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita, [2]e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. [3]Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». [4]Poi domandò loro: «E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?». [5]Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata. [6]E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.


Una cosa su questo "mettiti nel mezzo": normalmente quando uno ha un male o un difetto, giustamente cerca anche di nasconderlo. Davanti a Dio poi noi - se siamo coscienti dei nostri mali - giustamente, ci poniamo un po' riverniciati quando possiamo, presentando i nostri titoli per accedere a Dio. Il male più o meno cerchiamo di nasconderlo a noi e agli altri. E ci fa più male. Gesù invece dice: no, mettilo pure nel mezzo. Sono le nostre debolezze il luogo fondamentale di comunione con Dio e fra di noi, non la nostra forza. La nostra forza è il luogo dove ammazziamo gli altri. La nostra debolezza è il luogo dove li accogliamo, se non altro perché non riusciamo ad ammazzarli. La debolezza ha una forza più grande di ogni forza, ha la forza di Dio la debolezza! E quando uno poi vuol bene è estremamente debole: questa è la sua forza.

Allora tutti i miracoli di Gesù sono per liberarci dalla paura, per ridarci desideri che ci fanno uomini. Desideri che ci fanno uomini sono: piedi che camminano, occhi che vedono, orecchie che sentono, bocca che parla, mani che toccano, vita che vive, cuore che ama. È venuto, attraverso il miracolo, a farci vedere che è possibile, se lo vuoi, è possibile per te avere questo cuore. A liberare i desideri dell'uomo, che l'uomo ormai aveva spento nelle paure.


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  • Leggendo questi brani quali sono le parole che mi hanno colpito, le mie parole chiave, per me in questo momento della mia vita?

 

  • Ho consapevolezza che solo se scopro e vivo appieno la mia umanità divento figlio dell’Uomo?

 

  • Ho mai pensato a Dio come partner, sposo amante?e alla persona che ho accanto come segno di quest’amore?



I vangeli sinottici--- breve scheda

Da 'sun opto' sguardo d'insieme ; i vangeli si presentano quadriformi e tre di essi sono i sinottici; ; in molti passi Matteo Marco e Luca hanno passi paralleli- questo serve anche per 'interpretazione.
Marco, che è il primo, ha molti passi uguali in Matteo e Luca; ma in questi due abbiamo anche passi che in Marco non ci sono: quindi bisogna presumere un fonte esterna per questi due vangeli oltre a quello di Marco. Dietro i Vangeli ci sono fonti scritte che riportano a loro volta una tradizione orale.
Gli evangelisti hanno tradotto, copiato, usando delle fonti ritoccandole appena; il 'racconto della Passione', ad esempio, dice la stessa cosa. Queste fonti sono organizzate e ogni tanto modificate, magari leggermente, secondo il proprio stile e secondo la comunità a cui erano indirizzati.
I Vangeli sono storici, non in senso moderno, ma in quanto contengono con verità i detti e i fatti che riguardano Gesù.
In senso stretto non sappiamo né il tempo né il luogo della composizione dei Vangeli sinottici; importante è sapere se sono stati scritti prima o dopo la caduta di Gerusalemme (70 dC). Marco prima, Matteo dopo.