Introduzione Il
tema al centro dell’incontro di questa sera sul vangelo di Marco è la Chiesa, o
meglio la comunità che si riunisce intorno a Gesù. Preferisco parlare di
comunità perché forse sentiamo questo termine più vicino a noi rispetto al
termine Chiesa; in realtà la Chiesa è, per sua costituzione, la comunità dei
credenti in Cristo. Ciò vuol dire che nel momento che si allontana dall’essere
una comunità, un popolo perde immediatamente la sua identità costitutiva. Il
brano che leggiamo ora segue uno schema concentrico, che pone al centro il punto fondamentale:
A-B-C-B’-A’: in questo caso alla lettera A corrispondono momenti di accoglienza
del messaggio di Gesù, alla lettera B momenti di rifiuto e alla lettera C la costituzione
della comunità dei dodici. Questo schema classico è testimonianza e frutto
nello stesso tempo di una tradizione orale nella composizione dei vangeli e
serve a dare particolare risalto al dato centrale. |
Mc 3,7-35: Gesù, intanto, con i suoi discepoli si
ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da
Gerusalemme, dall'Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone,
una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai
suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo
schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche
male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse. Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che
voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -,
perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i
demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro,
poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede
il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; e Andrea, Filippo, Bartolomeo,
Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda
Iscariota, il quale poi lo tradì. Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé». Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in sé stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in sé stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro sé stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro». Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli
dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti
cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia
madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è
fratello, sorella e madre». |
Il
vangelo è un’unica opera, che solo successivamente, per nostra comodità, abbiamo
diviso in capitoli, paragrafi e versetti; pertanto mi pare importante iniziare
questa sera con le ultime parole ascoltate nel corso del nostro ultimo
incontro: “I farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio
contro di lui per farlo morire” (Mc 3,6). Si riparte quindi dalla decisione dei
Farisei e degli Erodiani di condannare a morte Gesù: è in questo clima che
dobbiamo rientrare per poter proseguire la nostra lettura del vangelo. La
Chiesa, la comunità, nasce mentre si profila all’orizzonte la condanna di Gesù,
la croce, in cui si manifesterà la debolezza di Dio: è, infatti, dalla
debolezza di Dio che sorge la comunità di coloro che credono in Gesù e cercano
di vivere nella logica di Dio; inoltre di fronte alla croce non è possibile da
parte dell’uomo un atteggiamento di indifferenza: o si accoglie la logica di
Dio, la logica di un amore capace di spendersi totalmente per l’altro, oppure
tale logica la si rifiuta. Accogliere
la logica di Dio 1) Gesù si ritira non solo per sottrarsi ai suoi nemici,
ma soprattutto per manifestarsi in modo nuovo a coloro che lo seguono: a questo
suo ritirarsi, infatti, corrisponde l’accorrere della gente da ogni punto
dell’orizzonte. Gesù non fa il prezioso, ma lascia all’uomo la libertà di
rispondere, anche in modo negativo, al suo invito, accorrendo o restandosene a casa. 2) Questa gente costituirà quel popolo nuovo aperto a
tutti, in particolare a “quanti avevano qualche male”, poiché questi sentivano
il bisogno di incontrare, di “toccare” Gesù. Il nuovo popolo non è un popolo di potenti, ma
di miseri, non è una Chiesa grande e potente, ma una piccola barca messa a
disposizione del Signore: ne fanno parte tutti coloro che sono effettivamente
poveri e che, nella coscienza della propria radicale insufficienza, sono
disponibili a ricevere il regno di Dio: “Non sono i sani che hanno bisogno del
medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”
(Mc 2,17). A questi Gesù annuncia il vangelo della liberazione e la liberazione
è essenzialmente comunitaria: nessuno si libera da solo! La liberazione è
sempre un esodo di popolo, che cammina fianco a fianco. 3) La “piccola” barca è il simbolo di questa comunità che
va costituendosi e sarà spesso presente nel vangelo di Marco: qui vorrei solo
sottolineare che la barca è piccola. Il termine greco indica infatti
imbarcazioni di dimensioni molto ridotte. Gesù vi sale continuamente e di lì scende per
andare incontro alla gente, dalla barca Gesù terrà il suo insegnamento in
parabole, questa è una barca sempre in pericolo di affondare quando “Gesù
dorme” ovvero la fede dei discepoli è scarsa, per questa piccola barca Gesù non
sarà oppresso dalla folla e in essa si manterrà il sapore di vita di Gesù
insidiato dal lievito dei Farisei e di Erode. Torneremo comunque nei prossimi incontri a
riflettere su tutto questo. Non
si può, in definitiva, dimenticare che la
comunità dei credenti in Cristo deve vivere nell’umiltà e nella
piccolezza. Ogni discorso di grandezza e di potenza viene allontanato:
dove c’è potere e gloria
la comunità di Cristo perde il suo senso e la sua identità. Solo coloro
che
sapranno ripartire dal profondo della loro debolezza, della loro
miseria, del
loro limite, direi del loro peccato, potranno accogliere il messaggio
di Gesù
(Mc 3,10). 4) Vorrei sottolineare i verbi che caratterizzano
l’azione di coloro che accolgono la logica di Dio:
Rifiutare
la logica di Dio C’è
anche chi rifiuta la proposta di Gesù e questo non ci deve sconvolgere: Dio
propone il suo progetto e non lo impone, poiché egli sa rispettare la libertà e
i tempi dell’uomo. Coloro che rifiutano l’invito di Dio sono spiriti impuri nel
senso che si limitano a proclamare la retta dottrina mentre in realtà sono
legati ai poteri mondani: essi non hanno capito, né potranno mai capire il
mistero della povertà di Gesù e quindi del suo popolo. Essi cadono non
riuscendo a testimoniare poiché nel nuovo popolo di Dio non è tanto
l’ortodossia, l’affermare “Tu sei il Figlio di Dio” oppure il dire “Signore
Signore” ciò che conta, quanto il fare la volontà del Padre. Alla
chiamata di Gesù corrisponde sempre una controchiamata del “mondo”, quella del
“buon senso”, del potere e della sapienza umana. Fuori dalla casa ci sono:
La
conversione A
questi che stanno fuori dalla casa Gesù parla in parabole per proporre una rivelazione
superiore, nascosta ai sapienti e agli intelligenti ma che i piccoli possono
capire. Esse rivelano la presenza di Gesù e con Gesù irrompe il regno di Dio: è
giunto il più forte, egli incatena, disperde e devasta quella forza del male
che era diventata la casa dell’uomo, dove era schiavo. Con la presenza di Dio
tra noi è pertanto possibile la conversione dell’uomo, il ritorno ad un
rapporto armonioso con il Padre: basta riprendere il cammino e cambiare le
nostre menti per vivere secondo il progetto di Dio. Ogni
errore di azione (peccato) e di parola (bestemmia) è correggibile, tranne la
bestemmia contro lo spirito: quale è questo errore? È il peccato della propria
sicurezza, il peccato di origine, radice di ogni male, che arriva ad imputare a
Satana ciò che, in realtà, viene da Dio; bisogna essere liberi dai propri
pregiudizi di sapienza umana e religiosa, per vedere con chiarezza il mistero
del regno nella realtà ambigua che ci sta davanti. Allora nella debolezza e nella
stoltezza della croce, rivelata solo ai piccoli e agli umili, riusciamo a
scorgere la potenza e la sapienza di Dio, mentre diversamente pensiamo che Dio
sia pazzo o scandaloso e noi restiamo chiusi nel regno del male di casa con
Satana. Il
vero criterio di appartenenza alla famiglia di Gesù Chi
appartiene allora alla famiglia di Dio? Non i “suoi”, che ragionano
istintivamente secondo la carne; non “i sapienti” che giustificano un simile
ragionamento, ma coloro che sanno “stare con lui” e compiere la volontà di Dio,
seguendo lo stesso cammino che lui ha percorso. Queste
due controchiamate, del buon senso e della sapienza religiosa, malignamente sono
sempre presenti nella Chiesa: esse emergono continuamente dal più profondo di
noi stessi e cercano di impadronirsi della parola della croce, vanificandola. L’uomo
non si realizza nella propria libertà assoluta, nella mancanza di ogni vincolo, ma in quanto accetta, liberamente, il
progetto di Dio, allineandosi con la sua volontà salvifica. Il cristiano non è un
Prometeo che vuol divinizzarsi rubando la forza e la potenza degli dei, ma un
uomo che incontra quel Dio che per amore gli è venuto incontro: pertanto ogni
giorno cede spazio a Dio e diventa suo interlocutore e cooperatore attivo nel
suo progetto. La
comunità dei Dodici Gesù
crea con la forza della sua chiamata la comunità: è l’inizio del popolo nuovo e
definitivo, che abbraccerà lentamente tutte le genti, formandosi a partire da
quel piccolo “resto di Israele” rimasto fedele al progetto di Dio. Per creare
questo nuovo popolo Gesù sale sul monte, segno di un cammino che si fa più
arduo e che indica, richiama un altro monte, il Calvario dove Cristo offrirà la
sua vita sulla croce. La creazione di questa comunità nasce dall’ascolto della
voce di Cristo che chiama e dall’avvicinarsi al monte dove splende la gloria
della croce … che è la croce, la fine di ogni gloria umana. Pertanto coloro che
saranno chiamati a farne parte, vivranno il loro rapporto con Dio nell’ascolto
e nella disponibilità a seguirne le orme sulla via dell’amore, dell’umiltà e
della minorità. Quattro
sono le caratteristiche che costituiscono la comunità ovvero la Chiesa:
Conclusione Concludo
ricordando il motto di Frère Roger di Taizé “Lotta e contemplazione per un mondo
di condivisione”: come per Gesù la contemplazione del Padre è la sorgente di
tutto il suo agire, così deve essere anche per la Chiesa e per il cristiano, il cui
agire si commisura sulla contemplazione di Gesù, volto umano e misericordioso del
Padre, per costruire quel mondo nuovo che Gesù ha inaugurato. Dalla fede
scaturiscono la missione ed il servizio: lo stare con Gesù diventa così la
fonte dell’azione della comunità che comporta l’impegno storico e concreto per
la liberazione e la promozione umana. Qui vi è la sintesi tra fede ed opere: la
fede si incarna, vive e si esprime nell’azione, la quale trova la sua radice
nell’incontro personale e comunitario con il Signore Gesù; insomma si agisce
credendo e si crede agendo. Sorge
di qui l’impellente necessità per la Chiesa e la comunità di vivere la fede
assumendo le speranze, le ansie, i problemi, le lotte e la stessa cultura del
popolo. La vera rivoluzione portata avanti dal Concilio Vaticano II si esprime
in quelle parole così forti e dolci con cui inizia la Gaudium et Spes: “Le
gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri
soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze,
le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente
umano che non trovi eco nel loro cuore. La
loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel
Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno
del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò
la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il
genere umano e con la sua storia.” (GS1) |