6 maggio 2017
Con Marco alla scoperta di Gesù
4° tappa: Cap. 3, 7-35

Introduzione

Il tema al centro dell’incontro di questa sera sul vangelo di Marco è la Chiesa, o meglio la comunità che si riunisce intorno a Gesù. Preferisco parlare di comunità perché forse sentiamo questo termine più vicino a noi rispetto al termine Chiesa; in realtà la Chiesa è, per sua costituzione, la comunità dei credenti in Cristo. Ciò vuol dire che nel momento che si allontana dall’essere una comunità, un popolo perde immediatamente la sua identità costitutiva.

Il brano che leggiamo ora segue uno schema concentrico, che pone al centro il punto fondamentale: A-B-C-B’-A’: in questo caso alla lettera A corrispondono momenti di accoglienza del messaggio di Gesù, alla lettera B momenti di rifiuto e alla lettera C la costituzione della comunità dei dodici. Questo schema classico è testimonianza e frutto nello stesso tempo di una tradizione orale nella composizione dei vangeli e serve a dare particolare risalto al dato centrale.


Mc 3,7-35: 

Gesù, intanto, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall'Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.

Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé». Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in sé stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in sé stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro sé stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro». Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.

Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».


Il vangelo è un’unica opera, che solo successivamente, per nostra comodità, abbiamo diviso in capitoli, paragrafi e versetti; pertanto mi pare importante iniziare questa sera con le ultime parole ascoltate nel corso del nostro ultimo incontro: “I farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (Mc 3,6). Si riparte quindi dalla decisione dei Farisei e degli Erodiani di condannare a morte Gesù: è in questo clima che dobbiamo rientrare per poter proseguire la nostra lettura del vangelo.

La Chiesa, la comunità, nasce mentre si profila all’orizzonte la condanna di Gesù, la croce, in cui si manifesterà la debolezza di Dio: è, infatti, dalla debolezza di Dio che sorge la comunità di coloro che credono in Gesù e cercano di vivere nella logica di Dio; inoltre di fronte alla croce non è possibile da parte dell’uomo un atteggiamento di indifferenza: o si accoglie la logica di Dio, la logica di un amore capace di spendersi totalmente per l’altro, oppure tale logica la si rifiuta.

Accogliere la logica di Dio

1) Gesù si ritira non solo per sottrarsi ai suoi nemici, ma soprattutto per manifestarsi in modo nuovo a coloro che lo seguono: a questo suo ritirarsi, infatti, corrisponde l’accorrere della gente da ogni punto dell’orizzonte. Gesù non fa il prezioso, ma lascia all’uomo la libertà di rispondere, anche in modo negativo, al suo invito, accorrendo o restandosene a casa.

2)  Questa gente costituirà quel popolo nuovo aperto a tutti, in particolare a “quanti avevano qualche male”, poiché questi sentivano il bisogno di incontrare, di “toccare” Gesù.  Il nuovo popolo non è un popolo di potenti, ma di miseri, non è una Chiesa grande e potente, ma una piccola barca messa a disposizione del Signore: ne fanno parte tutti coloro che sono effettivamente poveri e che, nella coscienza della propria radicale insufficienza, sono disponibili a ricevere il regno di Dio: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc 2,17). A questi Gesù annuncia il vangelo della liberazione e la liberazione è essenzialmente comunitaria: nessuno si libera da solo! La liberazione è sempre un esodo di popolo, che cammina fianco a fianco.

3) La “piccola” barca è il simbolo di questa comunità che va costituendosi e sarà spesso presente nel vangelo di Marco: qui vorrei solo sottolineare che la barca è piccola. Il termine greco indica infatti imbarcazioni di dimensioni molto ridotte. Gesù vi sale continuamente e di lì scende per andare incontro alla gente, dalla barca Gesù terrà il suo insegnamento in parabole, questa è una barca sempre in pericolo di affondare quando “Gesù dorme” ovvero la fede dei discepoli è scarsa, per questa piccola barca Gesù non sarà oppresso dalla folla e in essa si manterrà il sapore di vita di Gesù insidiato dal lievito dei Farisei e di Erode. Torneremo comunque nei prossimi incontri a riflettere su tutto questo. Non si può, in definitiva, dimenticare che la comunità dei credenti in Cristo deve vivere nell’umiltà e nella piccolezza. Ogni discorso di grandezza e di potenza viene allontanato: dove c’è potere e gloria la comunità di Cristo perde il suo senso e la sua identità. Solo coloro che sapranno ripartire dal profondo della loro debolezza, della loro miseria, del loro limite, direi del loro peccato, potranno accogliere il messaggio di Gesù (Mc 3,10).

4)  Vorrei sottolineare i verbi che caratterizzano l’azione di coloro che accolgono la logica di Dio:

  • seguire Cristo ovvero vivere secondo i suoi valori;
  • sentire quanto faceva e andare da lui: ascoltare la sua voce per poterlo incontrare;
  • gettarsi su di lui per toccarlo: cercare a tutti i costi e con tutto l’entusiasmo che abbiamo un rapporto personale;
  • stare dentro la casa con lui: vivere nella sua logica secondo il suo progetto;
  • sedersi attorno a lui: accogliere le sue parole per viverle pienamente.

Rifiutare la logica di Dio

C’è anche chi rifiuta la proposta di Gesù e questo non ci deve sconvolgere: Dio propone il suo progetto e non lo impone, poiché egli sa rispettare la libertà e i tempi dell’uomo. Coloro che rifiutano l’invito di Dio sono spiriti impuri nel senso che si limitano a proclamare la retta dottrina mentre in realtà sono legati ai poteri mondani: essi non hanno capito, né potranno mai capire il mistero della povertà di Gesù e quindi del suo popolo. Essi cadono non riuscendo a testimoniare poiché nel nuovo popolo di Dio non è tanto l’ortodossia, l’affermare “Tu sei il Figlio di Dio” oppure il dire “Signore Signore” ciò che conta, quanto il fare la volontà del Padre.

Alla chiamata di Gesù corrisponde sempre una controchiamata del “mondo”, quella del “buon senso”, del potere e della sapienza umana. Fuori dalla casa ci sono:

  •  I suoi cioè coloro che pur essendo nella Chiesa non credono nella sua parola che è follia per ogni buon senso (1Cor 1,23); noi seguiamo Gesù Cristo e Cristo Crocifisso, non dimentichiamolo mai; a volte viviamo il mistero della Pasqua, ma soprattutto della morte di Dio, già nella luce della resurrezione e perdiamo così il senso del venerdì santo: sulla croce di Cristo, Dio ha convinto di stupidità e di inutilità tutta la sapienza e la forza umana; allora non basta essere “suoi”, bisogna seguire la logica del vangelo, la via che Gesù ha percorso, senza impadronirsene ed addomesticarla, riducendo il pensiero di Dio a pensiero degli uomini.
  • Gli scribi cioè coloro che sono in possesso della sapienza religiosa; per loro l’atteggiamento di Gesù è scandaloso: Gesù pone fine all’idea di religione poiché in Lui Dio si china, si inginocchia per incontrare l’uomo.

La conversione

A questi che stanno fuori dalla casa Gesù parla in parabole per proporre una rivelazione superiore, nascosta ai sapienti e agli intelligenti ma che i piccoli possono capire. Esse rivelano la presenza di Gesù e con Gesù irrompe il regno di Dio: è giunto il più forte, egli incatena, disperde e devasta quella forza del male che era diventata la casa dell’uomo, dove era schiavo. Con la presenza di Dio tra noi è pertanto possibile la conversione dell’uomo, il ritorno ad un rapporto armonioso con il Padre: basta riprendere il cammino e cambiare le nostre menti per vivere secondo il progetto di Dio.

Ogni errore di azione (peccato) e di parola (bestemmia) è correggibile, tranne la bestemmia contro lo spirito: quale è questo errore? È il peccato della propria sicurezza, il peccato di origine, radice di ogni male, che arriva ad imputare a Satana ciò che, in realtà, viene da Dio; bisogna essere liberi dai propri pregiudizi di sapienza umana e religiosa, per vedere con chiarezza il mistero del regno nella realtà ambigua che ci sta davanti. Allora nella debolezza e nella stoltezza della croce, rivelata solo ai piccoli e agli umili, riusciamo a scorgere la potenza e la sapienza di Dio, mentre diversamente pensiamo che Dio sia pazzo o scandaloso e noi restiamo chiusi nel regno del male di casa con Satana.

 

Il vero criterio di appartenenza alla famiglia di Gesù

Chi appartiene allora alla famiglia di Dio? Non i “suoi”, che ragionano istintivamente secondo la carne; non “i sapienti” che giustificano un simile ragionamento, ma coloro che sanno “stare con lui” e compiere la volontà di Dio, seguendo lo stesso cammino che lui ha percorso.

Queste due controchiamate, del buon senso e della sapienza religiosa, malignamente sono sempre presenti nella Chiesa: esse emergono continuamente dal più profondo di noi stessi e cercano di impadronirsi della parola della croce, vanificandola.

L’uomo non si realizza nella propria libertà assoluta, nella mancanza di ogni vincolo, ma in quanto accetta, liberamente, il progetto di Dio, allineandosi con la sua volontà salvifica. Il cristiano non è un Prometeo che vuol divinizzarsi rubando la forza e la potenza degli dei, ma un uomo che incontra quel Dio che per amore gli è venuto incontro: pertanto ogni giorno cede spazio a Dio e diventa suo interlocutore e cooperatore attivo nel suo progetto.


La comunità dei Dodici

Gesù crea con la forza della sua chiamata la comunità: è l’inizio del popolo nuovo e definitivo, che abbraccerà lentamente tutte le genti, formandosi a partire da quel piccolo “resto di Israele” rimasto fedele al progetto di Dio. Per creare questo nuovo popolo Gesù sale sul monte, segno di un cammino che si fa più arduo e che indica, richiama un altro monte, il Calvario dove Cristo offrirà la sua vita sulla croce. La creazione di questa comunità nasce dall’ascolto della voce di Cristo che chiama e dall’avvicinarsi al monte dove splende la gloria della croce … che è la croce, la fine di ogni gloria umana. Pertanto coloro che saranno chiamati a farne parte, vivranno il loro rapporto con Dio nell’ascolto e nella disponibilità a seguirne le orme sulla via dell’amore, dell’umiltà e della minorità.

Quattro sono le caratteristiche che costituiscono la comunità ovvero la Chiesa:

  • “Simone, Giacomo, …”: la comunità dei dodici è costituita da gente comune, da persone con tutti i loro pregi e i loro difetti: Simone il terrorista, Matteo il collaborazionista, Pietro colui che è generoso e timoroso, fedele e capace di rinnegare, forte e debole, intelligente ma che non capisce niente ed infine Giuda il traditore, simbolo di tutti coloro che nel nuovo popolo rappresentano la parte infedele che uccide Gesù. È comunità, ma costituita dalle singole persone che non perdono il loro senso e valore; infatti, la dimensione della fede si fonda su un rapporto personale e comunitario con Gesù: se è vero che la fede è adesione personale a Cristo, essa comunque nasce, si nutre e cresce all’interno della comunità.
  • “stare con lui”: la comunità dei dodici è chiamata a conoscere Gesù da vicino e seguirlo, compiendo le sue stesse scelte fino in fondo; significa condividere la sua sorte e vivere dello Spirito di Lui. La comunità cristiana è una comunità di fede chiamata a stare con Gesù; è Lui il suo centro vitale, la sorgente della sua forza e il suo mistero sostanziale. La Chiesa è chiamata continuamente a crescere e maturare nella fede, a irrobustire e ad approfondire il proprio “stare con Gesù”. Ascoltare la sua parola, seguire il suo cammino, conoscerlo da vicino e contemplare il volto umano di Dio è il germe, il cuore e il fondamento della vita del popolo di Dio.
  • “mandarli a predicare”: la comunità è inviata a testimoniare il vangelo e la predicazione sarà efficace solo da quel pulpito che è il legno della croce. Qui si sottolinea la dimensione dell’azione come evangelizzazione e liberazione dell’uomo dai suoi mali. Come l’anima vive nel corpo così dalla fede scaturiscono la missione e il servizio apostolico.
  • “con il potere di scacciare i demoni”: la comunità dei dodici è chiamata a vivere a servizio degli uomini, di ogni uomo e donna per scacciare i loro demoni, paure, cupidigie, bramosie, invidie, ecc., e costruire il regno di Dio.


Conclusione

Concludo ricordando il motto di Frère Roger di Taizé “Lotta e contemplazione per un mondo di condivisione”: come per Gesù la contemplazione del Padre è la sorgente di tutto il suo agire, così deve essere anche per la Chiesa e per il cristiano, il cui agire si commisura sulla contemplazione di Gesù, volto umano e misericordioso del Padre, per costruire quel mondo nuovo che Gesù ha inaugurato. Dalla fede scaturiscono la missione ed il servizio: lo stare con Gesù diventa così la fonte dell’azione della comunità che comporta l’impegno storico e concreto per la liberazione e la promozione umana. Qui vi è la sintesi tra fede ed opere: la fede si incarna, vive e si esprime nell’azione, la quale trova la sua radice nell’incontro personale e comunitario con il Signore Gesù; insomma si agisce credendo e si crede agendo.

Sorge di qui l’impellente necessità per la Chiesa e la comunità di vivere la fede assumendo le speranze, le ansie, i problemi, le lotte e la stessa cultura del popolo. La vera rivoluzione portata avanti dal Concilio Vaticano II si esprime in quelle parole così forti e dolci con cui inizia la Gaudium et Spes: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia.” (GS1)