6 aprile 2019
Con Marco alla scoperta di Gesù
Quattordicesima tappa: Cap. 12 intero

Siamo alla quattordicesima tappa  del nostro cammino alla scoperta di Gesù e anche oggi cercheremo di sentire cosa il Vangelo di Marco fa risuonare dentro di noi, in questo nostro momento specifico. Vi propongo quindi un esercizio: la parola emozionata. Facciamo allora un attimo di silenzio e poi ognuno di noi, a giro, condivide al gruppo, con una parola, il suo momento, qui ed ora, come sono adesso prima d'iniziare l'ascolto. Poi vi invito a rifare la stessa cosa dopo, nei gruppi di condivisione. La parola sarà la stessa, sarà un'altra? accogliamola, accogliamoci. È un dono a noi e al gruppo. Si accoglie e non si commenta.

Stasera vediamo il capitolo 12, che possiamo suddividere, come le altre volte, in piccoli brani, che leggeremo e commenteremo uno per volta.

Parole chiave o tag che caratterizzano questo capitolo sono: 

  • # pietra d'angolo, 
  • # prova, 
  • # regno di Dio, 
  • # viventi,
  • # ascolta, 
  • # amerai, 
  • # vedova, 
  • #superfluo, 
  • #apparire, 
  • #fiducia.

Questa volta ho attinto sia alle mie riflessioni sulla Parola della domenica dell'anno B, che pubblico on line sul sito https://mensadellaparola.weebly.com/ e dal Fausti: https://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html.

Parabola dei vignaioli omicidi (Mc. 12,1-12)

[1]Si mise a parlare loro con parabole: "Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. [2]Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. [3]Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. [4]Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. [5]Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. [6]Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio!". [7]Ma quei contadini dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra!". [8]Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. [9]Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. [10]Non avete letto questa Scrittura:
La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo;
[11]questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?".
[12]E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.

La pietra scartata sarà il Crocifisso; questa pietra scartata diventa la testata d'angolo dell'opera di Dio, dell'edificio di Dio, del popolo di Dio. Ciò che noi buttiamo via è il centro. Il potere di Dio è quello di essere buttato via. E nell'essere buttato via si mostra come Dio, mostra il suo potere. E sarà il mistero che vedremo sulla Croce. Il brano precedente chiedeva qual' è e da dove viene l'autorità e il potere di Gesù. E Gesù spiega ora da dove viene il potere. Il suo potere è quello della pietra scartata, che diventa testata d'angolo. "Pietra" in ebraico si dice "ben" e "figlio" si dice "ben": poiché non si scrivono le vocali, si scrivono allo stesso modo. Quindi la pietra scartata vuol dire anche "il figlio ucciso. Il figlio buttato via. Il potere di Gesù è quello del figlio buttato via.

Come se Dio fosse uno che mi toglie. Invece mi ha dato la vigna - l'ha piantata Lui - ha messo una siepe - l'ha scavata Lui - ha costruito la torre, ha fatto tutto Lui. Poi me l'affida e mi lascia libero. E vuole solo un frutto: che io viva bene. È questo il frutto che Lui desidera. Eppure noi lo consideriamo un padrone esoso e quindi vogliamo rubare, carpire i frutti. Ma Dio non vuol credere che l'uomo sia cattivo. È ostinato Dio, è convinto che l'uomo sia buono. Mando mio figlio, certamente lo rispetteranno. L'ostinazione di Dio è la sua fedeltà all'uomo: è qualcosa di impressionante. Poteva arrabbiarsi, no? Poteva essere un po' più intelligente e capire che sarebbe finito male anche il Figlio! È commovente questa immagine di un Dio fedele che manda il Figlio: vuol dire mettere in gioco Se stesso.  Il suo potere viene dall'essere scartato, cioè dalla Croce. Perché quello è il potere di Dio. Il potere di una fedeltà che non si lascia mai vincere da alcuna infedeltà. E alla fine vince Lui. Proprio perdendo, dando la vita. Questo è il potere di Dio: sa amare fino a dare la vita.

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Il tributo a Cesare (Mc. 12, 13-17)

[13]Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. [14]Vennero e gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?". [15]Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: "Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo". [16]Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?". Gli risposero: "Di Cesare". [17]Gesù disse loro: "Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio". E rimasero ammirati di lui.

Per questo secondo brano ho attinto dl Fausti https://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/trascrizioni/mc/3/51/files/mc51-96.pdf di cui riporto 2 piccoli pezzi che mi paiono significativi.

Una cosa su questo brano, dicendo "... a Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio" si può dire che la politica è un conto (Cesare ciò che è di Cesare) mentre la religione è un altro conto. Quindi la politica è una cosa e la sacrestia un'altra, per cui Chiesa e Stato non hanno nulla a che fare tra loro. Questa è un'interpretazione per rendere innocuo tutto. C'è un'altra interpretazione, invece, che dice che bisogna dare a Dio ciò che è di Dio, e allora la Chiesa impone allo Stato ciò che è di Dio, perché Dio è più forte. È un'altra forma sbagliata, perché non si impone nulla a nessuno. Bisogna dare a Cesare ciò che è di Cesare, e quindi lo Stato ha una sua laicità, ha un suo valore, di sua natura deve pensare al bene comune. E se non ci pensa, ci dobbiamo pensare noi, che vogliamo dare a Dio ciò che è di Dio, ma non per fare un altro Stato per dominare lo Stato.

Un secondo punto riguarda il versetto 15: "Ma egli, conosciuta la loro ipocrisia, disse loro: Perché mi tentate? Portatemi un denaro, che lo veda". La risposta di Gesù è: "Innanzi tutto perché mi tentate?". Gesù parla di tentazione, come quando era stato tentato nel deserto da satana di prendere in mano il potere. Il Messia, infatti, cosa dovrebbe fare? Prendere in mano il potere, aggiustare il mondo? È questa la grossa tentazione. Ma il mondo non si aggiusta con il potere, bensì con il servizio, cioè esattamente con il contrario del potere, che è dominio dell'uno sull'altro.

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La resurrezione dei morti (Mc. 12, 18-27)

[18]Vennero da lui alcuni sadducei - i quali dicono che non c'è risurrezione - e lo interrogavano dicendo: [19]"Maestro, Mosé ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. [20]C'erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. [21]Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, [22]e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. [23]Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". [24]Rispose loro Gesù: "Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? [25]Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. [26]Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosé, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? [27]Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore".

Per approfondire, si veda: https://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/trascrizioni/mc/3/52/files/mc52-96.pdf che e' una bella condivisione sull'esegesi del brano, sulla sessualità, sulla relazione, sull'essere come DIO.

A me piace pensare che Gesù li richiama a non stare fermi, a non fermarsi alla loro interpretazione della legge. Riconoscevano infatti  solo i primi 5 Libri della Bibbia, e in Israele l'idea della resurrezione è un cammino lento. Gesù mi pare che dica loro.. non state fermi, riconoscete il percorso che la riflessione teologica spirituale del vostro popolo ha fatto… e leggete i vostri 5 libri come libri di Vita.. Gesù cita loro l'Esodo, l'episodio del Roveto ardente, dove Dio si presenta come il Dio dei Padri però "Non è Dio dei morti, ma dei viventi".

Ognuno è un pezzo di questa Vita iniziata dalla Parola (logos) amorevole di Dio ricevuta dai propri avi e trasmessa alla propria discendenza, ognuno è un pezzettino importantissimo di questa evoluzione, di questo cammino, nel proprio qui ed ora, nel proprio spazio tempo. …Come ci ricordano Atti 17,28 "In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo,.. " e Col. 1,17 "Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono...." e Apocalisse 1,17-18 "..Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre...".  Invitati a riconoscere il Dio della Vita, invitati a riconoscersi parte di questa Vita (nota 2).

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Il primo comandamento e il Cristo figlio e Signore di Davide (Mc. 12, 28-37)

[28]Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". [29]Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; [30]amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. [31]Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi". [32]Lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; [33]amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici". [34]Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

[35]Insegnando nel tempio, Gesù diceva: "Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? [36]Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:
Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi.

[37]Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?". E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.


Questo brano di Vangelo lo abbiamo celebrato l'anno scorso la 31a domenica B. Riporto il mio commento alla Parola di quella Domenica:
Gesù rispose: "Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi".
Ascoltare e poi amare con tutto se stessi. Per poter amare bisogna essere in relazione, essere innamorati, ma la relazione si fonda sull'ascolto dell'altro; ci viene chiesto di amare Dio col cuore, con l'anima, con la mente e con la forza: cuore è affettività;  anima è spirito, aria, leggerezza;  mente è ragionamento, fluidità, intuizione; forza è energia vitale.
Ma mi viene detta un'altra cosa: solo se so amare me stesso, se so accettarmi e volermi bene, sono in grado di amare gli altri.

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Gli scribi giudicati da Gesù e l'obolo della vedova (Mc. 12, 38-44)

[38]Diceva loro nel suo insegnamento: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, [39]avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. [40]Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa".

[41]Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. [42]Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. [43]Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: "In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. [44]Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere".


Rileggendo questo brano mi viene spontaneo il raffronto tra l'apparire,  come quello degli scribi, e la fiducia, come quella della vedova. E mi viene spontaneo anche un altro atteggiamento: il giudicare.. noi giudichiamo da ciò che appare, Dio giudica nel profondo, l'essenza, perché conosce il cuore delle persone: "e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà" (Mt 6,6).

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Un capitolo intenso, pieno di spunti legati da un leitmotiv che va dalla pietra/figlio scartata/o alla vedova:  solo l'amore salva, l'amore di chi si riconosce piccolo, bisognoso di essere in relazione, bisognoso di fiducia.
Amore che salva non in modo quasi 'magico' o esteriore, rituale, ma perché amore trasformante, vitale del Dio vivente che si dona a chi Ascolta e si pone in condizione di servizio.
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