Siamo alla quattordicesima tappa del nostro cammino alla scoperta di Gesù e anche oggi cercheremo di sentire cosa il Vangelo di Marco fa risuonare dentro di noi, in questo nostro momento specifico. Vi propongo quindi un esercizio: la parola emozionata. Facciamo allora un attimo di silenzio e poi ognuno di noi, a giro, condivide al gruppo, con una parola, il suo momento, qui ed ora, come sono adesso prima d'iniziare l'ascolto. Poi vi invito a rifare la stessa cosa dopo, nei gruppi di condivisione. La parola sarà la stessa, sarà un'altra? accogliamola, accogliamoci. È un dono a noi e al gruppo. Si accoglie e non si commenta. Stasera vediamo il capitolo 12, che possiamo suddividere, come le altre volte, in piccoli brani, che leggeremo e commenteremo uno per volta. Parole chiave o tag che caratterizzano questo capitolo sono:
Questa
volta ho attinto sia alle mie riflessioni sulla Parola della domenica
dell'anno B, che pubblico on line sul sito https://mensadellaparola.weebly.com/
e dal Fausti: https://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html. |
Parabola dei vignaioli omicidi (Mc. 12,1-12) [1]Si mise a
parlare loro con parabole: "Un uomo piantò una vigna, la circondò con
una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede
in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. [2]Al momento
opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte
del raccolto della vigna. [3]Ma
essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. [4]Mandò loro di
nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo
insultarono. [5]Ne
mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li
bastonarono, altri li uccisero. [6]Ne
aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo:
"Avranno rispetto per mio figlio!". [7]Ma
quei contadini dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e
l'eredità sarà nostra!". [8]Lo
presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. [9]Che cosa farà
dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà
la vigna ad altri. [10]Non
avete letto questa Scrittura: |
La pietra scartata sarà il Crocifisso; questa pietra scartata diventa la testata d'angolo dell'opera di Dio, dell'edificio di Dio, del popolo di Dio. Ciò che noi buttiamo via è il centro. Il potere di Dio è quello di essere buttato via. E nell'essere buttato via si mostra come Dio, mostra il suo potere. E sarà il mistero che vedremo sulla Croce. Il brano precedente chiedeva qual' è e da dove viene l'autorità e il potere di Gesù. E Gesù spiega ora da dove viene il potere. Il suo potere è quello della pietra scartata, che diventa testata d'angolo. "Pietra" in ebraico si dice "ben" e "figlio" si dice "ben": poiché non si scrivono le vocali, si scrivono allo stesso modo. Quindi la pietra scartata vuol dire anche "il figlio ucciso. Il figlio buttato via. Il potere di Gesù è quello del figlio buttato via. Come se Dio fosse uno che mi toglie. Invece mi ha dato la vigna - l'ha piantata Lui - ha messo una siepe - l'ha scavata Lui - ha costruito la torre, ha fatto tutto Lui. Poi me l'affida e mi lascia libero. E vuole solo un frutto: che io viva bene. È questo il frutto che Lui desidera. Eppure noi lo consideriamo un padrone esoso e quindi vogliamo rubare, carpire i frutti. Ma Dio non vuol credere che l'uomo sia cattivo. È ostinato Dio, è convinto che l'uomo sia buono. Mando mio figlio, certamente lo rispetteranno. L'ostinazione di Dio è la sua fedeltà all'uomo: è qualcosa di impressionante. Poteva arrabbiarsi, no? Poteva essere un po' più intelligente e capire che sarebbe finito male anche il Figlio! È commovente questa immagine di un Dio fedele che manda il Figlio: vuol dire mettere in gioco Se stesso. Il suo potere viene dall'essere scartato, cioè dalla Croce. Perché quello è il potere di Dio. Il potere di una fedeltà che non si lascia mai vincere da alcuna infedeltà. E alla fine vince Lui. Proprio perdendo, dando la vita. Questo è il potere di Dio: sa amare fino a dare la vita. =================
Per questo secondo brano ho attinto dl Fausti https://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/trascrizioni/mc/3/51/files/mc51-96.pdf di cui riporto 2 piccoli pezzi che mi paiono significativi. Una cosa su questo brano, dicendo "... a Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio" si può dire che la politica è un conto (Cesare ciò che è di Cesare) mentre la religione è un altro conto. Quindi la politica è una cosa e la sacrestia un'altra, per cui Chiesa e Stato non hanno nulla a che fare tra loro. Questa è un'interpretazione per rendere innocuo tutto. C'è un'altra interpretazione, invece, che dice che bisogna dare a Dio ciò che è di Dio, e allora la Chiesa impone allo Stato ciò che è di Dio, perché Dio è più forte. È un'altra forma sbagliata, perché non si impone nulla a nessuno. Bisogna dare a Cesare ciò che è di Cesare, e quindi lo Stato ha una sua laicità, ha un suo valore, di sua natura deve pensare al bene comune. E se non ci pensa, ci dobbiamo pensare noi, che vogliamo dare a Dio ciò che è di Dio, ma non per fare un altro Stato per dominare lo Stato. Un secondo punto riguarda il versetto 15: "Ma egli, conosciuta la loro ipocrisia, disse loro: Perché mi tentate? Portatemi un denaro, che lo veda". La risposta di Gesù è: "Innanzi tutto perché mi tentate?". Gesù parla di tentazione, come quando era stato tentato nel deserto da satana di prendere in mano il potere. Il Messia, infatti, cosa dovrebbe fare? Prendere in mano il potere, aggiustare il mondo? È questa la grossa tentazione. Ma il mondo non si aggiusta con il potere, bensì con il servizio, cioè esattamente con il contrario del potere, che è dominio dell'uno sull'altro. =================
Per
approfondire, si veda: https://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/trascrizioni/mc/3/52/files/mc52-96.pdf
che e' una bella condivisione sull'esegesi del brano, sulla sessualità,
sulla relazione, sull'essere come DIO.
A me piace pensare che Gesù li richiama a non stare fermi, a non fermarsi alla loro interpretazione della legge. Riconoscevano infatti solo i primi 5 Libri della Bibbia, e in Israele l'idea della resurrezione è un cammino lento. Gesù mi pare che dica loro.. non state fermi, riconoscete il percorso che la riflessione teologica spirituale del vostro popolo ha fatto… e leggete i vostri 5 libri come libri di Vita.. Gesù cita loro l'Esodo, l'episodio del Roveto ardente, dove Dio si presenta come il Dio dei Padri però "Non è Dio dei morti, ma dei viventi". Ognuno è un pezzo di questa Vita iniziata dalla Parola (logos) amorevole di Dio ricevuta dai propri avi e trasmessa alla propria discendenza, ognuno è un pezzettino importantissimo di questa evoluzione, di questo cammino, nel proprio qui ed ora, nel proprio spazio tempo. …Come ci ricordano Atti 17,28 "In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo,.. " e Col. 1,17 "Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono...." e Apocalisse 1,17-18 "..Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre...". Invitati a riconoscere il Dio della Vita, invitati a riconoscersi parte di questa Vita (nota 2).=================
Questo brano di Vangelo lo abbiamo celebrato l'anno scorso la 31a domenica B. Riporto il mio commento alla Parola di quella Domenica: Gesù rispose: "Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi". Ascoltare e poi amare con tutto se stessi. Per poter amare bisogna essere in relazione, essere innamorati, ma la relazione si fonda sull'ascolto dell'altro; ci viene chiesto di amare Dio col cuore, con l'anima, con la mente e con la forza: cuore è affettività; anima è spirito, aria, leggerezza; mente è ragionamento, fluidità, intuizione; forza è energia vitale. Ma mi viene detta un'altra cosa: solo se so amare me stesso, se so accettarmi e volermi bene, sono in grado di amare gli altri. =================
Rileggendo questo brano mi
viene spontaneo il raffronto tra l'apparire,
come quello degli scribi, e la fiducia,
come quella della vedova. E mi viene spontaneo anche un altro
atteggiamento: il giudicare..
noi giudichiamo da ciò che appare, Dio giudica nel profondo, l'essenza,
perché conosce il cuore delle persone: "e il Padre tuo, che vede nel
segreto, ti ricompenserà" (Mt 6,6).
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Un capitolo intenso, pieno di spunti legati da un leitmotiv che va dalla pietra/figlio scartata/o alla vedova: solo l'amore salva, l'amore di chi si riconosce piccolo, bisognoso di essere in relazione, bisognoso di fiducia. Amore che salva non in modo quasi 'magico' o esteriore, rituale, ma perché amore trasformante, vitale del Dio vivente che si dona a chi Ascolta e si pone in condizione di servizio. . |