17 febbraio 2024
Sabato della 1a domenica di Quaresima B
"La Buona notizia di Giovanni per una comunità del 21° secolo"

Il Cieco Nato


La bellezza
non è che il disvelamento
di una tenebra caduta
e della luce
che ne è venuta fuori.


(Alda Merini)

Questa sera vogliamo riflettere sul capitolo 9 del Vangelo di Giovanni che, come sappiamo, è stato l’ultimo a essere scritto e che alcuni autorevoli biblisti definiscono addirittura come una sorta di commento spirituale dei tre sinottici.
Ma cosa si intende per spiritualità del Vangelo di Giovanni? È il tentativo di leggere negli episodi narrati, non importa se storicamente certi o se solo simbolici, l’amore del Padre che procede nel Figlio per mezzo dello Spirito per raggiungere ogni uomo, l’umanità intera. In altre parole ci fa scoprire di essere figli amati e che la salvezza ci raggiunge per Grazia e non per le opere che compiamo, come ci ricorda San Paolo nella lettera ai Romani.


L’episodio narrato in questo capitolo è quello famoso così detto del “cieco nato” e si colloca dopo che Gesù abbandona il tempio dopo una accesa controversia con le autorità religiose ed esce incontro al mondo degli esclusi (Gv 8,59) e prima dell’episodio in cui il Cristo si presenta come il vero Pastore del suo popolo, che libera le pecore chiuse nei recinti delle istituzioni religiose del tempo e va incontro a quelle escluse, i lontani, i pagani, gli increduli, i peccatori (Gv 10,16).
Siamo dunque nella prima metà del Vangelo di Giovanni, detta dei segni, che si può definire come una sorta di preparazione per comprendere poi la seconda parte che, come sappiamo, va dal racconto dell’ultima cena alla passione, morte e resurrezione di Gesù.
Giovanni ci illustra con sette segni sette aspetti della buona notizia che è la resurrezione del Cristo nella quale in qualche modo siamo coinvolti e dalla quale siamo chiamati a lasciarci illuminare. Il primo dei sette segni è l’episodio delle nozze di Cana che è un invito al banchetto Eucaristico, una anticipazione della nostra partecipazione alla resurrezione di Gesù. L’ultimo dei segni sarà la resurrezione di Lazzaro, che sarà il più simile plasticamente alla resurrezione di Gesù, anche se sappiamo che sono due cose molto diverse.

Vediamo stasera il sesto dei segni che si sviluppa attraverso tre momenti. Il primo è l’incontro tra Gesù e il cieco: Gesù passa, lo vede, lo guarisce, lo invia (alla piscina di Siloe). Nel secondo momento, assente Gesù, l’ex cieco viene interrogato dalle autorità religiose (non vedevo, ora vedo). Nel terzo quadro, il colloquio tra Gesù e l’ex cieco.

Dunque scendiamo un po’ di più nel dettaglio e proviamo a riflettere su alcuni passaggi rilevanti di questo brano.

Guarigione del cieco nato (Gv 9, 1-41)

[1] In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita [2] e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». [3] Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. [4] Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. [5] Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». [6] Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco. [7] Poi gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
[8] Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». [9] Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». [10] Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». [11] Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e làvati!. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». [12] Gli dissero: «Dov'è costui?». Rispose: «Non lo so».
[13] Condussero dai farisei quello che era stato cieco: [14] era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. [15] Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». [16] Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. [17] Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
[18] Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. [19] E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». [20] I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; [21] ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». [22] Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. [23] Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!».
[24] Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». [25] Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». [26] Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». [27] Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». [28] Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! [29] Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». [30] Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. [31] Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. [32] Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. [33] Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». [34] Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
[35] Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». [36] Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». [37] Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». [38] Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. [39] Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi».
[40] Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». [41] Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».

Gesù, uscito dal tempio, PASSANDO vide un uomo cieco dalla nascita. La prima cosa che voglio sottolineare è proprio quel verbo “passando vide”. Gesù non sta facendo una passeggiata, Gesù passa, o meglio, entra, attraversa, la vita del cieco, che non ha un nome preciso perchè è il simbolo di ogni uomo. Cieco è ognuno di noi, Gesù entra e attraversa la nostra umanità, anticipa in qualche modo la sua passione e vede che l’uomo è cieco, non riesce a vedere l’amore di un Dio che dà la vita per la nostra salvezza, per renderci la vista e lasciarci illuminare da Lui.

Gesù, rispondendo ai suoi discepoli, mette in chiaro che l’infermità, la malattia, il dolore non sono conseguenza del peccato come si pensava nella cultura del tempo. Dio non invia castighi: Dio ci ama.
Detto questo, Gesù impasta la terra con la saliva e dopo averla messa sugli occhi del cieco lo invita ad andare a lavarsi nella piscina di Siloe che, sottolinea il testo, significa “inviato”. Fatto ciò il cieco riacquista la vista. In questo passaggio è chiaro il riferimento alla narrazione della creazione dell’uomo nell’antico testamento (Gn 2,7). Come Dio ha creato l’uomo, così Gesù ricrea l’uomo nuovo.
Il lavarsi alla piscina di Siloe assume un doppio significato: da un lato richiama all’immersione battesimale, la purificazione attraverso il dono dello Spirito, e ancor più sta nel nome della piscina il senso del gesto: ” Inviato”. Ma chi è l’inviato se non Gesù stesso? L’evangelista dunque ci sta dicendo che se vogliamo tornare a vederci, se vogliamo uscire dall’oscurità del nostro peccato, dobbiamo immergerci in Lui lasciandoci guidare dal suo esempio, ascoltando la sua parola e vivendola nel nostro quotidiano; in altre parole vivendo con amore e per amore. Solo così potremo uscire dal buio e tornare, guariti, a vedere.

La conseguenza immediata della guarigione dell’ex cieco è che non viene riconosciuto. Non sono certo cambiati i suoi connotati fisici, ma ha riacquistato dignità: l’incontro con il Cristo gli ha ridonato la luce degli occhi, è diventato una persona nuova al punto che può affermare “sono io” (lo stesso nome di Dio) non certo perchè si è fatto Dio, ma perchè ora vede il Suo Amore e partecipa anticipatamente alla sua Resurrezione.
L’ex cieco forse sta ancora cercando di capire bene cosa gli sia successo per goderne fino in fondo i benefici quando viene sottoposto a un interrogatorio da parte delle autorità religiose che vedono compromessa la loro credibilità e soprattutto minacciato il loro potere.


I primi a interrogarlo sono i Farisei che non vogliono credere a quanto accaduto e cercano un appiglio per screditare Gesù: solo Dio può operare in quel modo. Nell’Antico Testamento la guarigione dalla cecità e la salvezza dall’opressione sono immagine dell’azione liberatrice di Dio: come può quel Galileo pretendere di farsi uguale a Dio? No non è possibile, non può essere perchè opera queste cose nel giorno di Sabato, ha trasgredito il comandamento che osserva anche il Signore e per questo tipo di trasgressione è prevista la pena di morte (Es. 31,14). Tuttavia in alcuni di loro si insinua il dubbio: "Come può un peccatore compiere tali segni?". Allora si rivolgono all’ex cieco per avere chiarimenti: “Che dici di colui che ti ha aperto gli occhi?”. Qui c’è il salto di qualità del guarito: “E’ un Profeta”. Colui che era stato cieco da sempre ha iniziato il percorso di conversione: dopo essersi lasciato incontrare da Gesù e aver preso coscienza di sé e della sua condizione, ora comprende che chi gli ha ridonato la luce opera nel nome del Signore, è un Profeta. Farisei e capi religiosi non accettano questa verità e rimangono chiusi nella loro cecità, aggrappati a regole e norme imposte per mantenere i loro privilegi. La situazione si è ribaltata: chi era cieco ora vede e coloro che credevano di vedere si rifiutano di accogliere la vera Luce. Secondo la Legge che regolava il sabato erano millecinquecentoventuno i lavori proibiti, tra cui quello di impastare il fango e curare gli ammalati. Gesù non trasgredisce la legge ma la porta a compimento. Il compimento della creazione è poter vedere il Cristo, contemplare la sua luce e partecipare alla sua resurrezione.
I sacerdoti non demordono e vogliono far ammettere per l’ex cieco che sarebbe stato meglio rimanere cieco che essere guarito da un peccatore. La risposta è strabiliante: ”non so se è un peccatore, so che non vedevo e ora vedo”. La sapienza dei capi religiosi è basata sulla dottrina, quella dell’ex cieco è una sapienza esperenziale e arriva ad affermare: ”Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”. Siamo chiamati a fare esperienza del Cristo, a vivere nella sua umanità, a vedere la luce del suo Amore per l’umanità intera che si irradia dalla croce al culmine della Sua Passione.

Il capitolo si conclude con una scena bellissima: l’ex cieco viene cacciato fuori e lì, ”fuori” dai luoghi della tradizione oscurantista, incontra ancora Gesù e proclama la sua professione di Fede. Alla domanda di Gesù: ”Tu credi nel Figlio dell’uomo?
rispondeCredo, Signore”, lo chiama "Signore" e si prostra.
Credere nel Cristo significa seguirlo nel suo percorso, accettare di essere cacciati fuori. Gesù è stato portato fuori dalle mura di Gerusalemme per essere crocefisso sul Golgota dove la tradizione voleva che fosse sepolto Adamo. È bello pensare che sulla tomba dell’uomo vecchio che è Adamo, in Gesù nasca l’uomo nuovo attraverso il dono della sua vita che è la manifestazione della Sua gloria.
La definizione della nostra fede è proprio questo: partecipare alla Pasqua del Signore, fare della nostra vita un tutt’uno con la vita del Signore, essere immersi nella fonte battesimale di Siloe, cioè essere inviati, essere disposti a subire la stessa sorte di Gesù andando in ”direzione ostinata e contraria” come ci ricordava Claudio nell’ultimo incontro.

Possiamo dire in conclusione che questo sesto segno del Cieco-nato è lo strumento che ci consente di vedere e quindi partecipare alla luce che si sprigiona dalla passione, morte e resurrezione di Gesù, dobbiamo vivere come i girasoli che si orientano alla luce del sole non per una semplice azione meccanica ma perchè da quella luce traggono il nutrimento vitale.





...Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a cercare
senza di Te non so più dove andare
come una mosca cieca non sa più volare...

...Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a salvare...
Dio del cielo se mi cercherai
in mezzo agli altri uomini mi troverai...

...Dio del cielo, io Ti aspetterò
nel cielo e sulla terra ti cercherò...


(Fabrizio De Andrè)