40° Campo di Comunità Una                   Bardineto, martedì 31 luglio 2018

Effatà - apriti!

La bellezza di aprirsi all'ascolto del messaggio d'amore del Cristo e di comunicarlo agli altri fratelli e sorelle.

Domenica sera siamo stati invitati da Claudio a riflettere sulla necessità di sentirci dei salvati e sul fatto che la salvezza non è cosa che si ottiene una-tantum ma va ricercata ogni giorno, in quanto ogni giorno il mondo ci propone i suoi demoni e fare scelte sbagliate è fin troppo facile.

Ieri con la resurrezione di Lazzaro abbiamo visto come il Signore, dopo averci restituito a vita nuova, coinvolge la Comunità nella sua opera salvifica. “ LIBERATELO  E LASCIATELO ANDARE” .

E’ la Comunità che ci aiuta a vivere, il luogo dove impariamo a diventare liberi, sciogliendoci dall’influenza delle tenebre del peccato per diventare FIGLI ( P. Curtaz )

Oggi vogliamo soffermarci a riflettere sul brano del Vangelo di Marco che ci parla di un altro miracolo di Gesù e che ruota attorno a una parola: EFFATA’- APRITI . Condizione necessaria ,ma non sufficiente per procedere nel camino di conversione. Leggiamo il testo del Vangelo di Marco al capitolo 7 versetti da 31-37:

Guarigione di un sordomuto (Mc 7, 31-37)
[31]Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli. [32]E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. [33]E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; [34]guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!". [35]E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. [36]E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano [37]e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!".

Per approfondire questo testo è utile ricordare che, come sempre, il Vangelo non riguarda né la storia, né la cronaca, non è un elenco di fatti, ma riguarda la Teologia, la  Fede, la Verità e se questo è vero sempre, lo è ancora di più se parliamo di un episodio come quello preso in esame oggi.

Direi quindi che non è importante interrogarci sulla veridicità dell’episodio, se cioè Gesù opera una reale guarigione fisica, ma al contrario, è importante domandarci cosa indica, cosa simboleggia questo racconto.

E' un episodio che secondo alcuni autorevoli esegeti e commentatori (penso ad esempio E. Bianchi, P. Curtaz, Padre Maggi) appare addirittura sconclusionato, strampalato, a cominciare dall’itinerario di Gesù e i sauoi discepoli all’inizio del brano. Cercando di visualizzare la carta geografica della regione vediamo che Gesù esce dalla regione di Tiro (a sud ) passa per Sidone (quindi è risalito a nord), ma poi il testo dice “vennero verso il mare di Galilea“ (quindi torna giù a sud) in pieno territorio della Decapoli, territorio come sappiamo oltre il lago di Tiberiade in zona pagana fuori dalla Galilea. Perché queste indicazioni così strane, direi davvero strampalate? Tutto ciò sta ad indicare che il messaggio d’amore di Gesù è un messaggio universale, rivolto a chiunque e a tutti, ma anche che a volte Gesù ci chiama in disparte, lontano dalle folle plaudenti della Galilea per sperimentare una vita più raccolta, in intimità con Lui, una vita più adatta alla formazione spirituale, all’ascolto della Parola. Potrebbe essere questa settimana a Bardineto per noi una occasione simile? Una occasione di porci all’ascolto della Sua Parola lontano dal frastuono della città, una occasione per crescere spiritualmente? Ma torniamo al testo.

E’ dunque in questo contesto che gli viene presentato un sordo-balbuziente con la preghiera di imporgli la mano. Cosa simboleggia la figura di questo uomo sordo e balbuziente? Il sordo è l’immagine della condizione dei pagani: è sordo alla Parola di Dio ed è balbuziente, ossia anche se ci prova, non riesce a comunicare perché non sa ascoltare: è evidente che esiste un problema di comunicazione. Quanto mi assomiglia questo personaggio! Quante volte, troppe, non riesco a comunicare al mondo la gioia di vivere nel suo Amore!

Gesù incontra dunque quest’uomo e lo porta in disparte lontano dalla folla. Che bello! Il Signore non vuole farsi pubblicità, non cerca esibizionismi, vuole stabilire una relazione intima, profonda con me perché io possa essere predisposto all’ascolto del suo messaggio d’amore e diventi capace di comunicarlo ad altri.

Ed ecco i gesti con cui Gesù opera: tocca gli orecchi, mischia la sua saliva con quella del sordo-muto. Gesti di intimità assoluta che mi comunicano la Sua volontà di essere una cosa sola con me, mi dona il Suo Spirito, mi vuole uguale a Lui, con la Sua stessa dignità. Questa azione di Gesù è accompagnata da una invocazione rivolta a Dio mentre emette un sospiro. Che bella immagine che ci indica contemporaneamente lo sdegno di Gesù per la malattia, L’invocazione per la salvezza, e la fatica da affrontare per guarire.

Gesù soffre con noi della nostra sofferenza, entra in empatia con chi è nel disagio, si pone dalla sua stessa parte, ne invoca la liberazione. Tutto questo “fare” di Gesù è accompagnato da una parola, un imperativo quasi urlato: EFFATA’-APRITI che è molto di più di un ordine rivolto agli orecchi e alla lingua, ma è rivolto a tutta la persona. Ecco il vero miracolo, non una guarigione fisica ma spirituale!

Apriti all’ascolto della Parola di Dio, apriti di fronte alla difficoltà e alla sofferenza del fratello, apriti di fronte all’ingiustizia del mondo e schierati, sii partigiano e mai indifferente davanti ai bisogni dei più deboli.

Parla con la tua vita e non a parole, sii testimone della gioia di sentirti “guarito“ perché amato dal Signore. Evita le chiusure di ogni tipo, le chiusure di fronte a ciò che non comprendiamo, di fronte al diverso, di fronte alle situazioni complicate, di fronte alla malattia e alla sofferenza, di fronte al razionalismo. Facciamoci guidare non dalla ragione utilitaristica ma dal cuore, dall’anima. Apriamoci al bello che è in ognuno di noi per andare oltre le apparenze, perché in ogni cosa, in ogni uomo c’è qualcosa di più di ciò che appare: c’è una scintilla Divina, c’è il Signore che ci ha voluti così come siamo.

Voglio concludere con un pensiero del Cardinal Martini che mi pare possa riassumere compiutamente questa riflessione.

E’ nel silenzio che ascolta Dio che la nostra anima viene introdotta a scoprire le meraviglie del Regno di Dio. Bisogna perciò imparare a distaccarci dalla gente e da tutto ciò che dice la gente, se vogliamo che i nostri orecchi si aprano all’ascolto e all’intelligenza delle parole di Dio in cui è la nostra liberazione e la nostra salvezza; bisogna mettere ogni giorno ampi spazi di silenzio e di solitudine per fermarci con Dio e per riflettere sulle Sue parole. Non si può sprecare la nostra vita per raccogliere denaro o pietre, per metterci in vetrina davanti agli uomini o per correre sulle strade del mondo: tutte cose che non servono per far sorgere la luce nelle nostre anime. Inutile lamentarci per la nostra notte e per il nostro mondo: la notte non si illumina e il mondo non cambia se il cuore dell’uomo non cambia; ma il cuore dell’uomo non cambia se non si pone in ascolto di Dio.