40° Campo di Comunità Una                   Bardineto, giovedì 2 agosto 2018

Occhi nuovi per vedere

Una traccia per la nostra personale conversione, per riacquistare la vista interiore con l'aiuto di Gesù, "luce del mondo".

Gesù salva, Gesù guarisce. Nella storia raccontata dai Vangeli, Gesù interviene spesso a guarire da infermità fisiche, menomazioni, malattie, ma mai si limita al solo aspetto fisico: Gesù guarisce e salva lo spirito! (Si pensi ad esempio all'episodio dei 10 lebbrosi di cui, mentre tutti sono guariti, uno solo è salvato!).

Le guarigioni fisiche diventano dunque segni di una guarigione interiore, di uno spirito che si libera dalle sue deficienze, dai "virus" che ne limitano a annullano le capacità. Questo è l'aspetto su cui noi ci soffermiamo in questo Campo, quello che interessa assolutamente tutti.

Questo parallelo tra guarigioni fisiche e spirituali è voluto da Gesù stesso (come ad esempio vediamo nell'episodio del cieco nato e nel dibattito tra Gesù e i farisei che ne consegue) ed è ovviamente sottolineato dagli evangelisti. Però mi sembra opportuno rimarcare anche una grande differenza tra i mali fisici e quelli spirituali: nel caso di grave menomazione fisica, come paralisi, cecità, lebbra, è l'infermo stesso che si rende conto della propria condizione e desidera la guarigione; nel caso della menomazione spirituale che ne è il parallelo, la prima questione è se ci si rende o no conto di essa, se sentiamo il bisogno di liberazione, se desideriamo realmente essere guariti e salvati. Ad esempio, nell'episodio del cieco nato, i farisei chiedono a Gesù: "Siamo ciechi anche noi?".

È come nella storiella di De Mello dell'aquila che si crede un pollo e neppure le passa per la testa il desiderio di saper volare.

Questo è fondamentale per noi. Ad esempio, quando leggo del cieco di Gerico, Bartimeo, che grida per farsi sentire da Gesù mentre tutti gli dicono di tacere e non disturbare e lui grida ancora più forte, io mi commuovo e rifletto sulla fede di quest'uomo di poter essere guarito e sulla sua tenacia, ma poi mi viene una domanda: "ma io lo so di essere cieco, o almeno ipovedente? Desidero realmente vedere chiaro, vedere lontano, vedere in profondità?".

Il tema di oggi è appunto la cecità, intimamente legato alla presentazione di Gesù come luce del mondo. E allora subito butto lì un po' di domande che mi pongo, anche, purtroppo, in modo confuso e disordinato, e alle quali non sono affatto sicuro di avere personalmente una risposta precisa:

Gli episodi dei Vangeli che ho letto sono tre: il cieco di Gerico (Mc 10, 46-52), il cieco di Betsaida (Mc 8, 22-26) e il cieco nato (Gv 9, 1-41). Ciascuno di essi presenta aspetti molto interessanti, che vedrò di includere in questa riflessione. 

Il cieco di Gerico (Mc 10, 46-52)
[46] E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. [47] Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». [48] Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». [49] Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». [50] Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. [51] Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». [52] E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Il cieco di Betsaida (Mc 8, 22-26)
[22] Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. [23] Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». [24] Quegli, alzando gli occhi, disse: «Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano». [25] Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. [26] E lo rimandò a casa dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».
Il cieco nato (Gv 9, 1-41)
[1] Passando vide un uomo cieco dalla nascita [2] e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». [3] Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. [4] Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. [5] Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». [6] Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco [7] e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. [8] Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». [9] Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». [10] Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?». [11] Egli rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista». [12] Gli dissero: «Dov'è questo tale?». Rispose: «Non lo so». 
[13] Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: [14] era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. [15] Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo». [16] Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?». E c'era dissenso tra di loro. [17] Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». [18] Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. [19] E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?». [20] I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; [21] come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso». [22] Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. [23] Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età, chiedetelo a lui!».    
[24] Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». [25] Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo». [26] Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». [27] Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». [28] Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! [29] Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». [30] Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. [31] Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. [32] Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. [33] Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». [34] Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori.     
[35] Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?». [36] Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». [37] Gli disse Gesù: «Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui». [38] Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi. [39] Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi». [40] Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». [41] Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».

Entrare in contatto con Gesù, nella fede, guarisce, salva. Pensiamo solo all'emoroissa che cercava di toccare appena un lembo del mantello di Gesù... e fu guarita! Ma come si entra in contatto con Gesù?

Il cieco di Gerico, Bartimeo, è lui che si mette a gridare perché Gesù lo ascolti. Ma prima ha sentito dello schiamazzo, avrà chiesto e qualcuno gli avrà detto «passa Gesù di Nazareth». E quando Gesù dice «Chiamatelo!», c'è qualcuno che gli dice «Coraggio! Alzati, ti chiama!».

Il cieco di Betsaida invece viene portato a Gesù da altri, non si capisce bene se addirittura dagli stessi discepoli, che pur non capendo ancora la vera missione di Gesù cominciano però a maturare la fiducia che entrare in contatto con lui può guarire da ogni male. Il cieco nato, invece, viene visto direttamente da Gesù, e mentre i discepoli pensano solo a capire se era cieco per colpa sua o dei genitori, Gesù avvicina il cieco e fa la sua parte per operare la guarigione.

Da questi episodi scaturiscono alcune domande per la nostra condivisione, se vogliamo. Come siamo entrati in contatto con Gesù? Ne abbiamo solo sentito parlare e siamo andati noi a cercarlo? Qualcuno ci ha portati da lui? Oppure è lui stesso che mi è venuto incontro?

E poi interroghiamoci sul nostro ruolo per portare i fratelli a Gesù, che è quello, prima di tutto, di saper dire "passa Gesù di Nazareth", indicare Gesù a quelli, come noi, che sono ai margini della vita, mendicanti e bisognosi di essere rimessi in moto. Il nostro ruolo non è certo quello di chiedere di tacere a chi grida il proprio bisogno, cosa che invece a volte succede anche nella Chiesa, ma è piuttosto quello di incoraggiare, di far alzare, di dire loro che il Signore li chiama. O infine il nostro ruolo può essere quello di portare direttamente qualcuno a Gesù.

Questi episodi dei Vangeli ci dicono però che a chi vuol essere guarito, a chi vuol diventare seguace di Gesù, è richiesto anche di metterci del proprio. Bartimeo mette in evidenza il primo atteggiamento necessario, già detto all'inizio: lui sente la propria condizione di cieco e di mendicante, bisognoso della carità spicciola degli altri. Dobbiamo scoprirci ciechi e mendicanti, fare esperienza della nostra povertà, dei nostri limiti, della nostra fragilità: è questo che ci mette in moto! Se siamo contenti di come siamo, non facciamo nulla per migliorare: l'inquietudine è la strada per uscire dal buio!

E poi Bartimeo, che aveva sentito parlare di Gesù e forse conosceva le scritture che indicavano che il Salvatore sarebbe venuto da Nazareth, e aveva quindi capito che in lui c'era una concreta possibilità di salvezza, si mette a gridare, a invocare, e soprattutto resiste a tutti quelli, ed erano molti, che lo sgridavano e gli dicevano di stare zitto, di non disturbare. Sì. perché uno che grida la propria situazione disgraziata, il proprio dolore, il proprio bisogno di pienezza, solitamente disturba. E invece Bartimeo grida più forte! Decisamente la fede non è per i deboli, per quelli che si arrendono facilmente: la fede è per le persone forti, determinate, decise, tenaci!

E infine Bartimeo, quando viene chiamato, balza subito in piedi e corre da Gesù buttando via il mantello, l'unica sua proprietà, quello che gli serviva da coperta per la notte. Anche noi dobbiamo alzarci subito, mollare tutto quello che ci intralcia, correre. Gesù mi chiama oggi, ora. Non devo trovare scuse per restare fermo o prendermela calma. Devo liberarmi dei pesi, fidarmi e muovermi!

Il cieco nato mette in evidenza un'altra qualità: uno che lui non conosce gli mette sugli occhi una poltiglia di fango fatta con lo sputo e gli chiede di andarsi a lavare alla piscina di Siloe... e lui ci va! Si fida completamente quando ancora non c'è nessun accenno di guarigione, e obbedisce! La guarigione non è frutto di magia: basta obbedire alla parola di Gesù! Questo è chiesto anche a noi: fidarsi totalmente di Gesù e obbedire alla sua parola! Come mi trovo io rispetto a questi atteggiamenti?

L'episodio del cieco di Betsaida mette in evidenza invece altri aspetti, di cui quello centrale è che la guarigione è graduale, mentre ai lati ci sono l'averlo preso per mano e condotto fuori del villaggio e l'averlo rimandato a casa dicendogli di non entrare nemmeno nel villaggio.

Gesù si rapporta col cieco con tenerezza, lo prende per mano e poi lo coinvolge nella sua stessa guarigione. Dopo una prima imposizione delle mani gli chiede cosa vede e il cieco risponde: «Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano». Dopo aver imposto di nuovo le mani sugli occhi del cieco, questi "ci vide chiaramente... e vedeva a distanza ogni cosa".

Questo episodio ci dà una traccia per la nostra personale conversione, per la nostra guarigione:

Cosa succede poi quando uno è guarito, anzi salvato, da Gesù?

Bartimeo si mette a seguire Gesù, e quasi di sicuro ne diventa discepolo. Infatti è l'unico che viene chiamato per nome, perché molto probabilmente era noto nella Comunità di Marco. Quello che Bartimeo fa nell'episodio raccontato è solo il primo passo, e lo fa con entusiasmo. L'incontro con Gesù ti guarisce, ti salva e ti mette in moto, fa sì che tu ti metta a seguirlo.

Per il cieco nato la vicenda è più lunga e complessa, perché viene subito messo praticamente sotto processo da parte dei farisei. Non solo questi vogliono sapere chi era stato ad operare la guarigione, ma vogliono fargli dire che quell'uomo era un peccatore perché aveva operato di sabato, e alla fine cacciano fuori l'ex-cieco, visto che li fronteggiava apertamente dando risposte contrarie a quello che volevano loro. L'ex-cieco non teme i farisei e si decide di stare dalla parte del profeta di Nazareth. Ciascuno di noi è chiamato a questo: stare dalla parte del profeta di Nazareth, anche al rischio di essere emarginati.

Ma Gesù non abbandona l'ex-cieco, gli va di nuovo incontro e gli fa un ulteriore dono, quello della piena rivelazione di sé stesso. Il cieco, che sotto l'interrogatorio dei farisei, si era dapprima riferito a Gesù come "quell'uomo chiamato Gesù", ed era poi passato a definirlo "un profeta" e quindi "uno che viene da Dio", ora, alla domanda di Gesù "«Tu credi nel Figlio dell'uomo?» risponde «Io credo, Signore!», riconoscendolo quindi come "Signore". Non ha solo acquistato la vista fisica, ma occhi nuovi per vedere la presenza di Dio.

Dobbiamo quindi chiederci se anche noi riconosciamo la luce di Gesù Cristo e la sappiamo vedere nel nostro quotidiano, se alla sua luce viviamo con una prospettiva più luminosa, se alla sua luce vediamo il mondo e i fratelli/sorelle con occhi nuovi.

Buon cammino di illuminazione!