41° Campo di Comunità Una                   Prea, venerdì 9 agosto 2019

Siamo una comunità in Cristo

La chiamata alla pienezza della vita, ciascuno con i doni che ha ricevuto, da mettere al servizio di tutti


Iniziamo questo momento di riflessione leggendo due brani di San Paolo tratti dalle lettere agli Efesini e ai Romani:

Appello all'unità (Ef 4, 6-7.11-13)
[6]Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. [7]A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. [...]
[11]Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, [12]per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, [13]finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

Umiltà e carità nella comunità (Rm 12, 1.6-8)
[1]Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale […]
[6]Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; [7]chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all'insegnamento; [8]chi esorta si dedichi all'esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.

Vorrei leggere anche un brano del Vangelo di Matteo che ha delle affinità con questi di Paolo e col tema della riflessione:

(Mt 23, 8-12)
[8]Ma voi non fatevi chiamare "rabbi", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.  [9]E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. [10]E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. [11]Il più grande tra voi sia vostro servo; [12]chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.

Su questo brano di Vangelo avevo condiviso al Campo del 2009, a Peveragno, riguardo alla Ministerialità nella Chiesa  e avevamo visto insieme alcune figure sia maschili che femminili che rappresentavano diversi ministeri nella chiesa delle origini: (http://comunitauna.xoom.it/Catechesi_peveragno.htm).

Oggi volevo sottolineare alcune parole dei 2 brani di Paolo che abbiamo letto.
  1. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. … finché arriviamo tutti ….all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

  2. offrire i vostri corpi come sacrificio vivente ….. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi.
Provo a condividere due riflessioni su queste parole che ho scelto;
  1. L'opera di Dio è in tutti, credenti e non credenti, in ogni essere vivente.
    So, sappiamo riconoscerla? Ci sarà capitato a volte che abbiamo sentito più vicini al nostro sentire, al messaggio di Gesù, alla Buona notizia del Vangelo, persone o colleghi che non frequentano la chiesa .. (non chi dice Signore, Signore, ma chi fa la volontà del padre mio (MT 7,21)).
    Dio opera in tutti affinché tutti arriviamo all'uomo perfetto ... che è la misura dell'amore del Cristo: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (GV.13,34-35) ... si è infatti discepoli se amiamo, non se seguiamo dei precetti. A volte non ho, non abbiamo, fiducia nella Vita, nella forza dell'amore presente in ogni persona. Pensiamo ad esempio a vicende tragiche come i campi di sterminio, o le morti di massa nel Mediterraneo: ci assale la sfiducia verso le capacità di amore dell'uomo. Eppure Dio opera sempre per suscitare persone che realizzano l'uomo vero, quello che ama. Viene infatti usato il tempo presente, 'arriviamo', quasi che Dio in ogni istante metta tutto sé stesso nella forza evolutrice della vita affinché  ognuno sappia amare in quel momento, al meglio di quello che può. L'amore di Dio non si vede nelle nuvole, ma nelle persone.
  2. Anche se Paolo è quello che ha portato il messaggio di Gesù ai greci, lui è profondamente ebreo e ha una visione dell'uomo come unità, non divisa in anima e corpo: esiste solo il corpo espressione dell'individuo, unico modo di essere in questo mondo, di essere in relazione, di essere religiosi. Col corpo, nel corpo si è: Paolo ci invita ad essere sacrifici viventi a vivere in pienezza col nostro corpo, con la nostra corporeità l'amore, massima espressione di Dio. Non facciamoci fuorviare dalla parola "culto spirituale", come se fosse da estraniarsi dal corpo: l'espressione vuol dire culto nello spirito di Dio che è Amore.
    ".. Il centro da cui irradia il sacro non è solo quello ubicato nello spazio al di fuori del'uomo, bensì quello che coincide col suo corpo …" [1].

  3. Abbiamo doni diversi…   Meno male che non siamo tutti uguali! Spesso facciamo della diversità una difficoltà, un limite, una barriera, ma ognuno di noi ha un dono, è un dono; solo nel confronto con gli altri lo posso, lo possiamo riconoscere; è una caratteristica personale, che in quest'ottica d'amore non può trasformarsi in potere, ma solo in servizio, proprio perché "dono".

Severino Dianich diceva che la Chiesa è la comunità delle persone che hanno incontrato il Risorto. La Chiesa in effetti nasce con la Maddalena davanti al sepolcro vuoto. Papa Francesco la ha infatti dichiarata "apostola degli apostoli", come già la aveva definita San Tommaso d'Aquino[2].
Con questa mia condivisione di oggi, in una maniera forse un po' originale, ho detto le stesse cose, partendo dalle parole di Paolo: faccio parte della comunità di Cristo se sono pienamente uomo AMANTE, nel mio quotidiano, nel mio presente, se non sono legato al passato ma ho fiducia nella Vita che nell'amore ha sempre la meglio sulla morte.

Ognuno è un pezzo di questa Vita iniziata dalla Parola (logos) amorevole di Dio ricevuta dai propri avi e trasmessa alla propria discendenza, ognuno è un pezzettino importantissimo di questa evoluzione, di questo cammino, nel proprio qui ed ora, nel proprio spazio tempo. …Come ci ricordano Atti 17,28 "In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" e Col. 1,17 "Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono...." e Apocalisse 1,17-18 "..Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre...".  Siamo invitati a riconoscere il Dio della Vita, invitati a riconoscersi parte di questa Vita…[3].


Carissimi, amiamoci gli uni gli altri,
 perché l'amore è da Dio:
chiunque ama è generato da Dio
e conosce Dio
(1 GV: 4,7)

  • Mi sento amato? Riconosco e accetto il mio bisogno di essere amato?
  • So vedere, riconoscere, intorno a me le persone che mi amano veramente e mi aiutano a far uscire il meglio che è in me?
  • Tento di amare?
  • So vedere Dio in ogni persona?
  • So che quando amo Dio è presente in me, e che quando non amo Dio è comunque presente perché io possa amare?




Note e riferimenti bibliografici


[1]   Sandro Spinsanti, "Corporeità", in Diakonia - etica della persona (a cura di Tullo Goffi e Giannino Piana, curatori), Queriniana, Brescia 1983, pag.87.

[2]   Papa Francesco, Apostola degli apostoli. Maria di Màgdala nelle parole del papa, Castelvecchi Editore, maggio 2017.

[3]   Tratto da Il mistero di Dio e la sua comprensione umana, la misteriosa relazione tra l'opera di Dio e l'opera dell'uomo a partire dalla riflessione sul cap. 4 di Marco, Cammino della Comunità Una Rivarolo del 4/11/2017 in https://francescofassone64.weebly.com/note.html