43° Campo di Comunità Una                   Roburent, sabato 12 agosto 2023

Manifestazione - Testimonianza

(trascrizione della presentazione a voce, integrata da appunti scritti, non rivista dall'autore)


Devo dire che, all'inizio, non sapevo cosa dire su queste parole ma, pensandoci un po', ho capito che potevo mettere insieme una riflessione utile partendo dal battesimo: come si manifesta il nostro essere seguaci di Gesù e cosa testimoniamo.
La riflessione non è ben strutturata, con un filo logico continuo, ma è piuttosto una serie di flash sui quali riflettere e condividere.

Cominciamo allora leggendo, nel Vangelo di Matteo, il battesimo di Gesù:

"Battesimo di Gesù" (Mt 3, 13-17)

[13] In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. [14] Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». [15] Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. [16] Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. [17] Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».

Due pensieri su questa pagina.
Il primo è che Gesù, che è il Figlio di Dio, scende al Giordano e si mischia a tutti noi, con la gente qualunque che era lì, che immagino come nel film di Pasolini "Il Vangelo secondo Matteo", gente malandata, con i vestiti strappati. Questo ci fa capire che Dio vuole mischiarsi completamente con noi, noi che siamo piccoli, dei poveretti, ma che siamo stati costruiti a sua immagine, a immagine di Dio.
E poi mi ha colpito la frase che esce dalla nuvola: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Questa frase ci terrei proprio a sentirmela dire anche a me. Non so se accadrà, ma se, arrivato davanti al MIO CREATORE, mi dicesse queste parole, sarebbe proprio bello! La mia vita sarà stata scarsa, ma mi pare di averla vissuta per mettere insieme una piccola tessera del MOSAICO DELLA SALVEZZA. Un gran mosaico che vale proprio la VITA DI UNA PERSONA.

Parliamo un pochino del rito del BATTESIMO: vediamo cosa può dire alla vita di ciascuno di noi dopo tanti anni.
La celebrazione comincia con una domanda che sembra facile, e va bene che la fanno ai bambini e ai genitori, padrini e madrine, che normalmente non ci pensano tanto sopra. Se noi adulti ci ragioniamo sopra, questa domanda, secondo me, è difficile, tremenda, e faremmo fatica a dare la risposta. La domanda è: "cosa chiedete per questo bambino o bambina?", e ci potremmo mettere anche "per quest'uomo, per questa donna". E tutti rispondono: "il battesimo", o a volte non rispondono e lo suggerisce il prete, sennò non si va avanti.
Se ce lo chiedessero a noi? "Siete venuti qua, cosa chiedete?".
Quando Giovanni, il Battista, vedendo passare Gesù, dice «Ecco l'agnello di Dio!», e poi due dei suoi discepoli si mettono a seguire Gesù, Gesù chiede: «Cosa cercate?». Loro rispondono «Dove abiti?» e Gesù dice a loro «Venite e vedete», e un po' più avanti [nei Vangeli di Matteo e di Luca] «il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». Quindi, se mi seguirete, dice Gesù, cioè se noi lo seguiremo, e non per finta ma sul serio, potrebbe capitare anche a noi di non sapere dove posare il capo! Però... se veramente lo seguo col cuore, con la vita, devo ricordare anche l'altra frase di Gesù, quando dice: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e troverete riposo» [Mt 11,28]. In queste sue parole io ci leggo UNA PROMESSA: mettete la vostra vita nella mia e tutto troverà soluzione.

Non so se ricordate la storia di quell'uomo che sogna di camminare sulla sabbia e, guardando indietro vede, per ogni giorno della sua vita, due tracce: le orme sue e quelle del Signore. Però poi si accorge che in certi tratti c'era una sola traccia, proprio in corrispondenza dei giorni più difficili. Allora dice a Gesù: "Signore, perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più duri della mia vita?". E Gesù gli risponde: "Figlio mio, quelli sono i giorni in cui io ti portavo in braccio".
Ti prego, Signore, cammina accanto a me... e quando vedi che non ce la faccio più, prendimi in braccio!

Ma riprendiamo col battesimo. Io faccio fatica a capire il significato di tante frasi che si dicono riguardo al battesimo. Ad esempio "ti cancella il peccato originale"... cosa vuol dire, se la mia tendenza a fare il male, ad essere egoista, ecc., resta sempre lì? Però penso che il battesimo è un aiuto per saperci districare nel groviglio di aggettivi e pronomi possessivi, IO, TU, MIO, TUO... IO al centro del mondo, anche quando faccio del bene. E poi nel groviglio c'entra anche DIO: IO, MIO, DIO, che poi finisce per essere IO, IO, IO, IO... L'egoismo passa sempre avanti! Non ce ne accorgiamo? Ma se addirittura quando qualcuno osa contraddire il MIO servizio verso i poveri, io salto sù e vien fuori una guerra! Anche nelle cose più positive l'IO passa davanti a tutto!

Questo discorso l'ho fatto per introdurre i tre doni che ci fa il battesimo.
Il battesimo ci dà la forza, ci fa diventare capaci di essere RE della nostra vita, PROFETI, cioè persone che parlano con Dio, parlano di Dio, parlano con Dio delle persone che hanno vicine, ecc., cioè persone capaci di rapportarci con Dio e con i fratelli, e poi SACERDOTI, cioè persone capaci di rendere sacra ogni nostra azione e di offrirla a Dio, ossia di costruire una vita degna del suo Creatore.
Vediamo un po' meglio queste tre cose.

Essere RE, re della nostra vita, delle nostre scelte, capaci di non lasciarci andare nella corrente del pensiero e del modo di vivere che va per la maggiore, di quello che è di moda ora e poi chissà... schiavi delle cose alla moda che ci vengono proposte: "VOI SIETE NEL MONDO MA NON DEL MONDO" [Cfr. Gv 15,19]. Saper vivere ogni esperienza di vita, ogni nostro lavoro, servizio, senza lasciarsi assorbire, succhiare, completamente, anche dalle cose buone, senza diventare tifosi delle nostre cose e delle nostre scelte. A volte Dio diventa il tappabuchi della mia vita: mi viene a mente di fermarmi a pregare quando non ho niente da fare. Per essere re della nostra vita dobbiamo ricordarci sempre che le nostre scelte sono secondarie e che la VERA VITA HA UN'ALTRA META.
Per essere re della nostra vita bisogna anche essere re dei nostri CONSUMI, delle nostre false esigenze, di cose più che marginali e dalle quali ci facciamo invece prendere. Un mese fa è uscita la notizia che il mondo ricco, da gennaio a giugno, si era già consumato tutto quello che viene prodotto in un anno. E allora cosa facciamo? Chi affamiamo? Noi paesi ricchi non possiamo fare a meno di tutto, anche delle cose inutili, perché NOI DOBBIAMO TENERE IN PIEDI IL NOSTRO MODO DI VIVERE, DI STARE BENE.
Re della nostra vita e non RE DI CIÒ CHE MI FA COMODO! Come era scritto nella preghiera di stamattina, ricordiamoci sempre che noi siamo terra, siamo sole, siamo cielo, siamo acqua, pioggia, neve, calore, che noi facciamo parte di questo mondo. Dobbiamo essere consapevoli di essere una parte, una piccola parte del mondo. E invece pensiamo di essere al di sopra di tutto. Se pensiamo che è bastato un virus piccolissimo, invisibile, per mettere in ginocchio il mondo per anni, che ci ha ammazzato i vecchi... e noi continuiamo a vivere come se fossimo superiori a tutto!

Il dono di essere PROFETI, imparare a parlare di Dio ad ogni uomo che incontriamo. Parlare di Dio conle parole più giuste, ma ancora di più con la nostra vita, col nostro sorriso, con la nostra calma, la nostra fiducia ("Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?" [Rm 8,31])... RACCONTARE DIO CON UNA VITA CHE TESTIMONI IL NOSTRO ESSERE FIGLI DI DIO, che abbiamo la sua forza dentro di noi.
Purtroppo poi succede che parliamo bene ma razzoliamo male. Gandhi diceva che sarebbe diventato cristiano se avesse visto un cristiano comportarsi come Gesù. Quindi ha più valore se raccontiamo Dio con una vita che testimoni il nostro essere suoi figli.
E poi c'è l'altro aspetto, quello di PARLARE CON DIO DELLE PERSONE CHE ABBIAMO VICINO. Cioè, mettere le persone care nel nostro cuore, per portarle a Dio, che è l'altro aspetto dell'essere profeta. Il più delle volte, nella Bibbia, il profeta parla al popolo di Dio, ma molte volte il profeta parla anche a Dio del suo popolo. Mettere nelle mani del Signore le persone che ci sono care, ma anche quelle che ci sono meno care, quelle che non hanno nessuno, quelle che tribolano. Bisogna soprattutto ACCORGERSI di queste situazioni! Quante persone abbiamo lasciato indietro perché non siamo riusciti ad avere un rapporto serio con queste persone! Ci spaventano le situazioni difficile, le persone che hanno delle difficoltà. Di solito facciamo finta di non vederle, oppure le vediamo ma non ce la sentiamo di prendercene carico. E poi, se allarghiamo il discorso, ci spaventa il colore della pelle, stendiamo i nostri reticolati, personali o di stato... Se andate per monti vicino ad un confine, quando siete su un sentiero, non è che capite quando siete in Italia e quando passate in Francia; su un prato al confine ci può essere un pastore di qua e uno di là, senza poterli riconoscere. Se vai da Genova a Mentone e parli i diversi dialetti, non ti accorgi di entrare in Francia: a Finale Ligure i bambini li chiamano "matettu"; a Garessio per dire "no" dicono "ne pas"; nel fornaio di Saintes Maries de la Mer trovi le "fugassette", come le trovi a Recco. Nella cultura popolare non esiste un confine netto, che è una sovrastruttura artificiale, valida solo per questioni di amministrazione, ma che non ha senso nei rapporti umani. IMPEGNAMOCI A LEGGERE LA NOSTRA VITA E A METTERLA A DISPOSIZIONE. Posso accogliere OGNI UOMO COME UN FRATELLO, al di là di ogni differenza.
Mi vengono in mente tante persone che abbiamo incontrato nella nostra vita, gli incontri ai campi o nei nostri pellegrinaggi, a Verona, alle Piagge, a Nomadelfia, a Vecchiano, a Bergamo, a Sammartini, a Avigliana... ripenso alle esperienze fatte insieme ad altre persone... persone che ci sono entrate nel cuore, che ci hanno arricchito quanti modi diversi di essere. Quanti visi possiamo portare al Signore nelle nostre preghiere! Ce li ricordiamo? Con tutti questi incontri personali forse siamo diventati anche noi dei piccoli profeti.

Il terzo dono è quello di essere SACERDOTI, persone capaci di far diventare le cose della vita importanti, sacre, degne di essere messe sull'altare del nostro Creatore. In ogni situazione, età, condizione, nei modi più diversi, compatibilmente con le nostre energie, con la salute che abbiamo, costruire, insieme a lui, il suo Regno. E quando non ce la faremo più, anche se stai lì, fermo, e non puoi fare altro, magari ogni tanto una preghiera, per noi, per il mondo: "Signore, sono con te, con le mie forze possibili, e quando sembrerà tutto finito, mi rimarrà la preghiera per mettermi e mettere il mondo nel tuo cuore". Facciamolo... lo faremo!



E arrivo ad alcune riflessioni finali sulla nostra vita.
Intanto noto la nostra vita corre un pericolo, quello di avanzare per inerzia, di vivere di riflesso di altre vite, i figli, i nipotini. Agli "Incontri coniugali" questi sono chiamati i "terzi incomodi", che, pur arricchendo la vita dei genitori e dei nonni, rischiano di assorbirci troppo e di limitare o annacquare, di restringere la vita degli sposi. L'importante è vivere una vita dilatata, che non si accontenta del tran-tran quotidiano. Certamente non è facile vivere con guizzi continui, vari giorni di convivenza al campo ci stancano, ci manca il sonnellino del pomeriggio o il telegiornale, ma quello che possiamo fare facciamolo: non accontentiamoci del nostro tran-tran.

Soprattutto, cerchiamo sempre di NON ADORARE LE CENERI DI QUELLO CHE È STATO, QUELLO CHE ABBIAMO FATTO E VISSUTO, anche se bello, ma, invece, cerchiamo sempre di ESSERE CUSTODI DEL FUOCO DELLA VITA. che nei diversi modi arde nel nostro cuore! Cerchiamo di tenere un FUOCO SEMPRE VIVO, che riscaldi e illumini noi e le persone che incontriamo nelle situazioni più diverse della vita, e soprattutto di quelle che ci vivono accanto. Cerchiamo anche solo di essere dei testimoni davanti ai figli. Sì, siamo vecchi e potremmo dire "abbiamo già dato!", ma in realtà non abbiamo ancora dato tutto! Chi ci sta vicino deve vedere che NON SIAMO FERMI.
Non facciamo oggi quello che abbiamo fatto ieri e domani quello che abbiamo fatto oggi! Cerchiamo di fare qualcosa di nuovo, di diverso, di avere un sogno, e ci sentiremo vivi: TENIAMO VIVO IL FUOCO DELLA VITA! C'è quella frase: "i vostri anziani faranno sogni", mi pare del profeta Gioele, che anche papa Francesco ha ripreso più volte nei suoi discorsi, per sottolineare l'importanza dell'incontro tra giovani e anziani sul terreno dei sogni di un mondo migliore [si veda ad esempio questo articolo]. È fondamentale, anche se poi non si realizzerà tanto, che coltiviamo ideali che servono a noi e anche a testimoniare che un mondo diverso è possibile. Dobbiamo perciò tenerci collegati al mondo che ci circonda, non essere di quelli che, in un sondaggio, dicono "non so", perché non si interessano di quello che succede nel mondo, nella vita della politica, nella gestione della società, non conoscono neanche il nome dei ministri. Dobbiamo sapere cosa succede in giro, nel nostro mondo, terremoti, alluvioni, guerre, cambi di regime nei paesi, ecc.! VIVIAMO AD OCCHI SPALANCATI, vista aguzza, ORECCHIE APERTE, per poter DISTINGUERE I RUMORI INUTILI DAL SOFFIO DELLA VITA.

Non arrendiamoci mai dicendo "io non ci posso fare niente". Anche se possiamo fare pochissimo, possiamo almeno sognare una vita più felice, PERCHÉ DIO L'HA SOGNATA FELICE!
Ad esempio, noi abbiamo piantato un olivo e sappiamo bene che non vedremo mai un'oliva attaccata a quell'olivo. Darà frutti tra anni e magari poi lo taglieranno, ma bisognava piantarla lo stesso, perché se non siamo proiettati in avanti è come se ADORASSIMO LA CENERE DI UN FUOCO CHE C'ERA E CHE ORA NON C'È PIÙ. Prendiamo la legna che troviamo nei boschi, portiamocela a casa, teniamolo acceso questo fuoco, teniamo viva la nostra vita!
COLTIVIAMO LA NOSTRA VITA CON PAZIENZA, perché I NOSTRI FRUTTI, PUR TARDIVI, arrivino a maturazione e siano gradevoli di gusto, perché qualcuno ne possa mangiare. Annaffiamo con cura il terreno della nostra vita e non dimentichiamoci di togliere le erbacce più invadenti che impediscono alla luce di DIO di illuminare e scaldare il nostro cuore. Viviamo nella speranza che ci SARÀ FRUTTO, e non DIMENTICHIAMOCI DI COGLIERE QUEL FRUTTO.
NON RINUNCIAMO ALLA FELICITÀ. Non arrabbiamoci continuamente per cose inutili: arrabbiarsi è tempo perso! E, allo stesso modo, anche odiare una persona è tempo perso! Cosa risolviamo se viviamo arrabbiati e odiando gli altri? Dio non ci ha costruito così!

Ancora un pensiero sull'uso del tempo. Guardiamo indietro solo per sapere da dove veniamo, ma dobbiamo sapere che IL PASSATO NON È PIÙ VIVIBILE, ma abbiamo un PRESENTE DA NON SPRECARE e un futuro a nostra disposizione. STIAMO quindi ATTENTI AD ADOPERARE BENE IL NOSTRO TEMPO, perché, ricordiamocelo bene, DOPODOMANI, "DOMANI" È GIÀ "IERI". Quello che rimandi a "domani" rischi di doverti accorgere, dopodomani, che avresti dovuto farlo "ieri".
L'orto è un esempio importante per descrivere l'atteggiamento da avere verso la vita: zappi la terra, semini e coltivi gli ortaggi, cresce la pianta, la cogli... e poi, quando è finito il suo ciclo, quando è dinita la sua stagione, tu non stai a guardare indietro, ma prepari di nuovo la terra, togli le erbacce, la concimi... NON STAI FERMO!

A conclusione, ripeto queste due cose, sul FUOCO e sul TEMPO.
Quando sembra che il fuoco lasci spazio alla cenere, non stiamo ad adorare le ceneri della nostra vita, che, guardandomi in giro, mediamente è stata stupenda, ma occupiamoci ad alimentare quel fuoco, AGGIUNGIAMO UN ALTRO PEZZO DI LEGNO e avremo ancora LUCE, CALORE, ENERGIA. Perché la vita non diventi cenere, alimentiamo ancora un sogno, mettiamoci ancora una volta IN ASCOLTO DELLO SPIRITO, perché ... ... NASCA UNA COSA NUOVA!

E RICORDIAMOCI sempre che, DOPODOMANI, "DOMANI" È GIÀ "IERI".

Concludiamo con un canto:

L'UOMO NUOVO

Dammi un cuore, Signor,
grande per amare.
Dammi un cuore, Signor,
pronto a lottare con te.

L’uomo nuovo creatore della storia,
costruttore di nuova umanità.
L’uomo nuovo che vive l’esistenza
come un rischio che il mondo cambierà.

L’uomo nuovo che lotta
con speranza, nella vita cerca verità.
L’uomo nuovo non stretto da catene,
l’uomo libero che esige libertà.

L’uomo nuovo che più non vuole frontiere,
né violenze in questa società.
L’uomo nuovo al fianco di chi soffre
dividendo con lui il tetto e il pane.