36° Campo di Comunità Una                   Bardineto, martedì 5 agosto 2014

Eucarestia, celebrazione della vita:

la Liturgia della Parola




Una piccola premessa: questa più che una "catechesi", vuole essere una condivisione del mio sentire e di qualcosa che ho letto nel prepararla...

E comincio proprio condividendo con voi una mia esperienza personale: cos'è per me la parola di Dio?

Per la maggior parte della mia vita è stata solo un ascolto forzato, come era forzato il mio "andare a Messa", solo per paura del peccato mortale!

Nella migliore delle ipotesi cercavo di stare attenta, ma subito dimenticavo... "sì, sì questa la so già...".

Anni fa, ho vissuto una forte depressione... niente più interesse per nulla... come uno zombie andavo a Messa, immersa nella mia profonda angoscia di vivere... e... lo zombie ha cominciato ad ascoltare la parola... a cercare in essa un gancio per riafferrare la vita...

Forse dalla depressione mi ha guarito il medico, fatto sta che ho cominciato  ad andare a Messa sempre più volentieri, con il desiderio di poter trovare una parola che mi comunicasse vita... che mi facesse del bene... 

 

*****

 

Al capitolo 55 dell’ ORDINAMENTO GENERALE DEL MESSALE ROMANO, leggiamo:Le letture scelte dalla sacra Scrittura [...]  costituiscono la parte principale della Liturgia della Parola; l’omelia, la professione di fede e la preghiera universale o preghiera dei fedeli sviluppano e concludono tale parte.

Infatti nelle letture, che vengono poi spiegate nell’omelia, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale; Cristo stesso è presente, per mezzo della sua parola, tra i fedeli.”.


ASCOLTARE

La prima cosa da fare per poter cogliere il messaggio della parola è sicuramente “ascoltare”, che, ovviamente è tutt’altra cosa dal sentire con le orecchie! L'ascolto ha  qualcosa a che fare con l'essere disposti a cambiare se stessi e tutto il castello di idee, di  credenze e di convinzioni che ci siamo costruiti.

Leggendo il libro “La follia di Dio” di Maggi, ho trovato questa frase:

La schiavitù non è tanto una condizione, quanto una convinzione; non è quella dei corpi, ma dei cuori, non quella delle catene, ma delle convinzioni”.

Per le vicissitudini della mia vita, queste parole sono state per me molto significative e mi hanno fatto pensare che, per accogliere la Parola, è proprio necessario liberarsi da tante convinzioni  e costrutti mentali che ci condizionano e creano muri fra la nostra anima e il messaggio di Gesù!  Anche lo stesso “concetto di Dio” che è nella nostra mente può essere un ostacolo alla comprensione.

San Tomaso d’Aquino afferma che “riguardo a Dio, non possiamo dire cosa sia, ma piuttosto cosa non è. Allo stesso modo non possiamo parlare di com’è, ma piuttosto di come non è”.   

E, ancora, in Maggi, troviamo:”Per riconoscere che Gesù è inviato da Dio,(le autorità giudaiche) dovrebbero ammettere la falsità del castello teologico da essi stessi costruito a sostegno di un Dio dominatore, spietato padrone della vita degli uomini, ma sono ormai incapaci di farlo.”

 

Allora ... lasciare andare  tutte le nostre sicurezze, tutte le nostre certezze,  i nostri pregiudizi,  le nostre chiusure, arroccamenti, difese, tutte le nostre paure.... sicuramente difficile, ma credo che, più che fare uno “sforzo” in questo senso, sia utile un atteggiamento di abbandono: mettersi nelle mani di Dio, lasciare che lo Spirito lavori in noi come vuole... per farci “ascoltare” quello che Dio dice a ciascuno di noi, in quel particolare momento, nella situazione di vita in cui ci si  troviamo...

Può essere un solo  frammento di tutta la liturgia della parola, quello attraverso cui Dio parla proprio a me, ma agisce, mi “lavora”... mi cambia... se glielo lasciamo  fare!!!

 

Ed ecco quindi che è essenziale essere attenti a tutta la parola che ci viene proposta nella Messa, perché non è detto che quel frammento si trovi proprio nel Vangelo...  può essere nella prima lettura o nella seconda, nel salmo, a volte anche nell’omelia.

 

 

L’ANTICO TESTAMENTO

 

Non è sempre facile, almeno per me, scoprire  la presenza del Signore  in alcuni testi dell’Antico Testamento... “Ricorda il cammino che ti ha fatto compiere il Signore tuo Dio in questi 40 anni di deserto, per umiliarti, per provarti, per conoscere ciò che c’era nel tuo cuore, se tu avresti osservato o no i suoi precetti. (Dt 8, 2)

Mi  vengono in mente alcuni insegnanti che ho conosciuto! Insistevano che operavano così, umiliando e minacciando, per il bene dei ragazzi.

Beh, forse era anche vero, ma che nel loro metodo ci fosse amore per gli allievi... non sono mai riuscita a  crederlo!

 Ma certamente dobbiamo tener conto di un sacco di fattori... ...dei tempi, dei linguaggi in uso, dei generi letterari e del tipo di  umanità a cui la Parola si rivolgeva, ecc. ecc.

 

Nella  costituzione dogmatica  Dei Verbum, a proposito dei libri dell’Antico Testamento, leggiamo:Questi libri, sebbene contengano cose imperfette e caduche, dimostrano tuttavia una vera pedagogia divina.(D.V. 15)

 

E il Cardinal Martini scriveva: «Dio prende per mano il suo popolo, lo corregge, lo educa e lo colloca nuovamente nel suo originario progetto di felicità». [...]I suoi interventi, anche se a volte severissimi per la durezza di mente e di cuore degli uomini, sono interventi di punizione e di correzione, perché l’uomo si renda conto di avere sbagliato, di non poter farsi gioco di Dio, e così ritorni umilmente a lui, sempre pronto a perdonare (Is 10,24-25; 57,16-18).» (“Guida alla lettura della Bibbia”, p. 14,75).

 

E allora penso a quanto sia necessario riscoprire la Bibbia come la storia della crescita della comprensione di Dio da parte del suo popolo.  Un percorso lento di illuminazione dell’umanità, perché esca dalle caverne dell’odio  e s’incammini verso l’amore, la coscienza limpida e la verità. Un percorso  che culmina in Gesù, Parola viva di Dio!!!

 

Ancora a proposito della difficoltà di comprensione di alcune letture, mi viene in mente ciò che  don Prospero scrive nel documento “Sentimenti Eucaristici”, c’è un paragrafo che potremmo intitolare (da quanto Don Prospero stesso ha evidenziato) “MA COM’E’ IMPORTANTE NON CAPIRE” nel quale troviamo un bel suggerimento :

Accettiamo  il presupposto che purtroppo normalmente ci capita di non capire le prime due letture e apprezziamo proprio questa loro (per colpa nostra) incomprensibilità; ascoltandole magari a occhi chiusi.  Ecco la circostanza per recuperare il senso del mistero, così indispensabile per vivere l’esperienza di fede.”

 

Accettare i nostri limiti, la nostra difficoltà a capire, chiudere gli occhi e abbandonarci nell’ascolto fiducioso, lasciare che lo Spirito lavori in noi...

 

 

IL VANGELO

 

Gesù - e questa è la buona notizia - inaugura un rapporto con Dio completamente nuovo che non è basato sull’osservanza di regole, di leggi, di prescrizioni, di comandamenti, ma è basata sulla somiglianza al suo amore.

Con la sua vita e il suo insegnamento  spazza completamente via ogni ambiguità dall'immagine di un Dio che è sì infinitamente buono, ma nello stesso tempo capace di castigare "le colpe dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione” (Dt 5,9).

Gesù toglie ogni residua traccia di violenza dal volto di Dio, presentandoci non solo un Dio d'amore, ma addirittura un Dio a servizio dell'uomo!

Un Dio che non chiede ma dona!

C’è una Nuova Alleanza, quella tra figli e Padre, non  tra servi e Signore, come era intesa  quella mosaica.

 

Ma io, avverto “la buona notizia” nelle pagine del Vangelo?

 

Mi ricollego alle bellissime  parole di Don Prospero:

Ovviamente ogni pagina del Vangelo vuole suscitare in noi sentimenti di cuore e propositi di opere sempre nuovi e sempre diversi. E’ tanto importante verificare se di anno in anno la stessa pagina del Vangelo ci ripete monotona la stessa storiella o se, crescendo noi, cresce e cambia il messaggio che ci porta, evidenziandone magari un anno una frase diversa dal precedente.

Poveri noi se, iniziandone l’ascolto, dicessimo come dicevamo da bambini “questa la so già”.

 

E poco più avanti:

Se Vangelo significa appunto “buona notizia”, la buona notizia che la nostra vita non è una corsa verso la morte, che Qualcuno lassù ci ama e ci aspetta, che l’amore è il senso della vita, ecco che allora il nostro cuore va abituato a palpitare di esultanza davanti a questa notizia sempre antica e sempre nuova, più che davanti a tutte le belle notizie che hanno allietato la nostra vita. Non è facile comandare al cuore, ma si può...

 
Ecco,  anche se non è facile “comandare al cuore”, è essenziale  disporci all’ascolto del Vangelo aspettandoci  ogni volta  una "buona notizia!". Una parola rivolta proprio a me, che è come la mano che Dio mi tende, per guidarmi sulla strada della vita, nelle mie scelte e nel mio cammino spirituale!

Certo, la Parola nella Messa è rivolta a tutta la Comunità, ma per ognuno di noi il Signore può scegliere una frase diversa... quella di cui abbiamo bisogno in quel momento,  perché nessuno ci conosce così bene come Lui.

 
La Parola, dunque, non va soltanto ascoltata, va mangiata, spezzettata, fatta propria... e, come il cibo materiale dentro il nostro corpo  si trasforma in energia e in nuove cellule , così la Parola, masticata e assimilata, entra a far parte di noi, della nostra realtà spirituale interiore, ci mette in sintonia con il Signore, ci cambia, ci trasforma, ci rinnova, ci dà forza e nuova Vita!

Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». (Mt 11).

E il giogo di Gesù è dolce, perché il giogo di Gesù sono le beatitudini, che non sono nuovi comandamenti, ma  un invito a ricercare tutto ciò che concorre alla nostra piena felicità .

E il  peso di Gesù è leggero. Ed è un peso leggero, perché non ci sono regole da osservare, ma un amore da accogliere. Non una dottrina da subire, ma un Dio che ci chiede essere accolto per donarci  la sua stessa capacità d’amore.

Al punto 12 della Sacrosanctum Concilium, leggiamo:” La vita spirituale tuttavia non si esaurisce nella partecipazione alla sola liturgia Il cristiano, infatti, benché chiamato alla preghiera in comune, è sempre tenuto a entrare nella propria stanza per pregare il Padre in segreto (cfr. Mt 6,6)”.

Penso sia importante riprendere la parola ascoltata nella Messa, magari nel silenzio della propria stanza, e ascoltarla, ancora e ancora... può venir da pensare “la conosco, non mi dirà niente di nuovo!” Beh, se consideriamo i testi sacri come una lettera morta, degli scritti di tanto tempo fa... è proprio così. Ma la Parola di Dio invece è viva! Ogni volta che ci accostiamo ad essa con animo aperto, con fiducia, Dio crea in noi qualcosa di nuovo! Crea a partire da quello che trova in noi, fosse pure solo spazzatura, trasforma e continuamente comunica vita! .

 
Questo è proprio quello che ho sperimentato personalmente nella mia settimana di silenzio e preghiera a Taizé. - Grazie Signore!

 
L’OMELIA

Scrive papa Francesco nell’ EVANGELII GAUDIUM : “Il predicatore ha la bellissima e difficile missione di unire i cuori che si amano: quello del Signore e quelli del suo popolo.[...] Durante il tempo dell’omelia, i cuori dei credenti fanno silenzio e lasciano che parli Lui. Il Signore e il suo popolo si parlano in mille modi direttamente, senza intermediari. Tuttavia, nell’omelia, vogliono che qualcuno faccia da strumento ed esprima i sentimenti, in modo tale che in seguito ciascuno possa scegliere come continuare la conversazione.

Parole bellissime, come Francesco ci ha abituato, ma... non sempre le cose vanno così. Non sempre la “predica” del sacerdote ci trova “in sintonia”. A me  capita spesso di trovare una omelia pesante, noiosa, qualche volta contiene  affermazioni che mi disturbano...  si scontrano con il mio “sentire”  e la reazione immediata è di fastidio, noia,  rifiuto...

Sono le mie debolezze a prendere il sopravvento... ma poi... sento che voglio prendere le distanze da questi sentimenti, sento che desidero mettermi “in ascolto”, senza esprimere giudizi!  Sono a Messa per stare con il Signore,  non per dare voti al sacerdote! 

 

Anche un solo fiore tra la spazzatura” dice don Prospero in Sentimenti Eucaristici, bellissimo!

Anche se mi portassi a casa una sola frase, di tutta l’Omelia, sarà quella che parlerà alla mia vita, che mi consentirà di “continuare la conversazione” con il Signore.

IL CREDO

Al capitolo 67 dell’ ORDINAMENTO GENERALE DEL MESSALE ROMANO, leggiamo: “Il simbolo, o professione di fede, ha come fine che tutto il popolo riunito risponda alla parola di Dio, proclamata nella lettura della sacra Scrittura e spiegata nell’omelia; e perché, recitando la regola della fede, con una formula approvata per l’uso liturgico, torni a meditare e professi i grandi misteri della fede, prima della loro celebrazione nell’Eucaristia.”.

Mah?!  Io non riesco a sentire questa preghiera, rischio di recitarla “a pappagallo” come dice papa Francesco... Mi sembra di essere al mio catechismo, negli anni 50:  recitare a memoria una serie di dogmi... Insomma, probabilmente per la mia poca fede, questa professione di fede mi mette in crisi!

Sono ancora le parole di Prospero che mi aiutano e incoraggiano: E’ il sospetto del dubbio sulla fede che ravviva la nostra fede! Davvero la nostra fede sorpassa tutte le aspettative del nostro cuore!”

Sì, don, questo è davvero “troppo, troppo, troppo bello!!!”

 

E allora faccio mie due proposte che trovo in Sentimenti Eucaristici:

Se dovessi scrivere tu un piccolo credo (come facevano le prime comunità cristiane) quali parti sceglieresti?”.

Quali secondo me parlano solo alla mia testa e quali anche alla vita?

 

E ancora: “quale aspetto della fede più mi incoraggia e quale mi mette più in difficoltà nel credo?”.

 Ecco, fare questo esercizio, riflettere su questi punti può aiutarci a professare la nostra fede non come  un’espressione di formule solo intellettuali, ma come una dichiarazione, che viene dal cuore, di adesione totale al Vangelo!!!

 

LA PREGHIERA DEI FEDELI

La Liturgia della Parola si conclude con la Preghiera dei fedeli: mi piacerebbe che, dopo alcune intercessioni rituali, fosse lasciato spazio a preghiere spontanee...

Anche se so che, per intervenire, dovrei superare la paura del giudizio degli altri.

Saprò esprimermi bene? Che figura farò? Come se non sapessi che la persona che conta di più è il Signore e che lui sa bene quello che ho nel cuore da dire... E’ un po’ quello che mi succede nella nostra preghiera del giovedì! Per non parlare di come mi sento oggi!!!

E allora “possa lo sguardo di Dio diventare ben presto lo sguardo più importante della nostra vita, così da poterci muovere, parlare ed esprimere nella libertà della fede.”.

Grazie don Prospero, per avermi tanto aiutato, con le tue parole, anche nella preparazione di questa riflessione!!!