37° Campo di Comunità Una                   Bardineto, mercoledì 5 agosto 2015

Il rapporto con Dio tra fede e preghiera, nelle parabole del Vangelo:

La casa sulla Roccia




"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
(Lc 6, 46-49)

Innanzitutto bisogna collocare il brano all’interno dei vangeli perché questo ci aiuta a capirne il senso; sia in Matteo che nel passaggio analogo nel vangelo di Luca questo è situato alla conclusione del “Discorso della montagna” (Matteo 5-7); mentre per Luca si trova al termine dell’analogo discorso che viceversa Luca pone come pronunciato in un luogo pianeggiante. Ma le diverse dislocazioni sono simboliche di un identico intento: Matteo si rivolge ad una comunità cristiana di Ebrei convertiti e per loro il luogo importante, quello dell’incontro con Dio è la montagna; al contrario Luca rivolgendosi ai pagani (Greci, Romani...)  pensa di localizzare lo stesso discorso in un luogo pianeggiante simbolico della piazza (Agorà). Uscendo quindi dalla simbologia entrambi gli evangelisti pongono questa parabola al termine di quello che è il discorso più importante di Gesù, il suo manifesto costitutivo della comunità cristiana. 

Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.” Gesù ci dice: ”perché mi invocate, se poi non fate la volontà del Padre?” Qui Gesù cerca di indicare come nella concreta vita vissuta si deve svolgere il nostro rapporto con Dio.
Questo brano si lega a quello delle 5 vergini stolte che hanno finito l’olio e che invocano il padrone di casa per poter entrare alla festa, ma ormai hanno perso l’occasione: quell’olio che mancava loro è il “fare la volontà di Dio”. Il rapporto con Dio è basato sul “fare la sua volontà” e Dio non ci chiede niente che non siamo in grado di fare: anche quando le risorse fisiche non consentono di “fare” cose materiali, c’è sempre la preghiera e pregare non è invocare, è intercedere, un po’ come svegliare Gesù che dorme sulla barca; posso stare in relazione con Dio e in questa relazione viva scopro il mio “fare” la sua volontà!

Qui siamo un passo avanti rispetto alla riflessione di lunedì: ascolto la voce del Signore, buon pastore, e allora cerco di tradurla in concreto.

Questa parabola ci presenta ancora due persone che fanno un’azione simile: entrambe  cercano di mettere sù casa, che equivale a costruire la propria vita, lo diciamo spesso a proposito del matrimonio: due si sposano e si dice che mettono su casa. Uno dei due cerca la soluzione facile e costruisce sulla sabbia (lo stolto), facile perché non ci si sforza nello scavare; mentre l’uomo saggio costruisce sulla roccia e questa scelta costa fatica, ma poi regge agli eventi negativi.

Innanzitutto soffermiamoci sul significato di “roccia”: nella Bibbia la roccia è Dio e qui vorrei fare una piccola digressione circa un brano molto conosciuto, ma anche molto travisato, secondo me. La frase “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia chiesa” viene interpretata come se la pietra su cui viene fondata la chiesa sia lo stesso Pietro; ma la pietra non è certo l’uomo Pietro pronto a rinnegare Gesù nel momento della difficoltà (Pietro) ma è Dio, ovvero lo stesso Gesù. Gesù dice che fonderà la chiesa su di sé (che è la roccia), Tornando al brano la pietra mi piacerebbe intenderla come il dono che Dio fa alla mia vita e sul quale io fondo la vita stessa. Su quale pietra l’ho basata? (Potrebbe essere il dono della moglie o del marito o una vocazione specifica...).

 L’uomo stolto, invece, costruisce sulla sabbia. Bellissima questa idea di Matteo, perché la sabbia non è altro che roccia sbriciolata, una fede vuota, tanti piccoli idoli al posto della roccia vera (Dio). Allora la questione fondamentale su cui ci dovremo soffermare è verificare su cosa fondiamo la nostra vita, ovvero quali sono gli “idoli” della mia vita? Al contrario Luca parla di terra, che in ebraico è Adam, cioè uomo; per Luca lo stolto fonda la vita sull’uomo, sui valori umani,  e questa non regge.

I due personaggi subiscono le stesse tempeste e alluvioni. Non è che il saggio sia immune dai problemi. Dio non è un amuleto che ci preserva dalle disgrazie, dalle prove. La rovina non è data dagli eventi, ma dipende dalle mie fondamenta: se ho fondato la vita su cose “umane”che possono sparire, quando succede è la rovina; se l’ho fondata su Dio, ho il suo sguardo su di me, quindi reggo agli eventi. Dio non è un amuleto che mi preserva dalla rovina, Dio semmai è un’ancora: la nave sballottata nella tempesta non viene trascinata via dal vento.

Se noi ci aspettiamo di non subire tempeste, vuol dire che cercavamo Dio per interesse; siamo come la gente che andava dietro a Gesù perché aveva dato loro da mangiare; allora, perché cerchi Dio? Perché hai fame o per accogliere il suo messaggio? Se cerchiamo Dio solo nel momento del bisogno, allora abbiamo costruito sulla sabbia.

Rimangono quindi due interrogativi fondamentali che si legano l’un l’altro e che lascio alla vostra riflessione: il primo riguarda su cosa io abbia fondato la mia vita e secondo quale in fondo al mio cuore sia la vera idea che io ho di Dio.