37° Campo di Comunità Una                   Bardineto, venerdì 7 agosto 2015

Il rapporto con Dio tra fede e preghiera, nelle parabole del Vangelo:

Il giudice e la vedova




In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”
».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
(Lc 18, 1-8)

Il brano di oggi è una parabola fatta  però per andare oltre al breve brano scritto.

Frasi chiave sono la prima: "Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai” e l’ultima: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".

Il cap. 18 di Luca si collega con il precedente, nel quale gli apostoli chiedono a Gesù di rafforzare la loro fede, quindi la preghiera come mezzo per rafforzare la fede. Fede in un Dio incarnato, figlio dell’uomo.

Padre A. Maggi precisa che non si tratta di una parabola sulla preghiera, perché non si nomina mai il Padre (e invece quando gli apostoli avevano chiesto  “insegnaci a pregare” Gesù aveva indicato il Padre Nostro). In questo brano si insiste invece sulla giustizia e si illustra una situazione paradossale: una persona senza diritti (donna, vedova...) che non aveva nemmeno il diritto di rivolgersi a un giudice per una controversia, invece ha la faccia di insistere con un giudice che non teme Dio, il quale alla fine cede per paura di perdere la faccia di fronte alla gente.

Questa parabola si collega all’altra “Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli...” (Mt. 7, 7-14), qui il messaggio è uguale, Gesù ci dice che Dio ha sempre presente, come un grido incessante, i problemi di tutte le persone (profughi, gente in guerra, popoli sotto la fame....).

Dicendo “Quando il Figlio dell’uomo verrà...”, secondo Maggi, Gesù  indica il tempo in cui finisce “la religione del tempio”(il velo del tempio si squarciò)... e quindi il momento della sua morte, resurrezione, pentecoste... il dono dello spirito, una religione nuova. Quindi non si parla di un tempo futuro, ma Gesù si rivolge ai suoi discepoli in quel momento. Allora una preghiera costante, essere in sintonia con Cristo, avere gli stessi sentimenti, la stessa capacità di amore... prendersi cura...

Quindi, con Carlo Molari, si  può dire che se noi ci mettiamo in preghiera costante, in sintonia con Dio, allora ecco che riusciamo anche a prenderci cura della vedova e di ogni situazione che richiede una nostra azione di giustizia. La ragione di pregare sempre sta nella preghiera stessa; noni non siamo possessori della vita... siamo vivi perché l’energia divina che ci ha creato ci fa crescere... psicologicamente, attraverso le relazioni, spiritualmente, pregando sempre... quello che ci fa crescere è entrare in questa “corrente di amore”, che non è al di fuori della vita, ma è lì, nella vita quotidiana.

Nutrimento per la vita dell’anima è quindi uno stato di “preghiera” costante, che però non è parlare, ma sintonizzarsi con la corrente di amore che fluisce da Dio.

Carlo Molari analizza anche i momenti di aridità, di fatica, di confusione nella preghiera. Questo può avvenire anche quando, diventando più adulti nella fede, sentiamo vuote le parole delle preghiere tradizionali... sono momenti di crescita, di confusione... ci vuole costanza... è allora che dobbiamo tener duro nel mostro rapporto con Dio.

Da qui ci domandiamo se percepiamo la preghiera come uno stare alla presenza del Dio della vita... silenzio... nel quale percepire... ascoltare... per aprirsi allo stupore...

La preghiera è fiducia. Per esplorare strade nuove ci vuole fiducia...  Tutto quello che è stato fino ad oggi ce l’ho nello zaino, non lo posso cambiare, è così. Ma, se mi lascio guidare dallo spirito, posso percorrere strade nuove.

Pregare è “Saldare il silenzio delle stelle con il frastuono dei giorni, svincolarsi dalle catene del rumore  e scoprire le nostre musiche sotterranee”, dice Ermes Ronchi.

Riferimento ai salmi composti in Babilonia... si può pregare Dio anche se non andiamo al tempio.

Vorrei finire, pertanto, con queste parole della lettera agli Ebrei:

Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,un corpo invece mi hai preparato.  Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –per fare, o Dio, la tua volontà» ( Ebrei 10,5).

Breve bibliografia