38° Campo di Comunità Una                   Bardineto, lunedì 1 agosto 2016

Le parole del Giubileo

In questo anno giubilare risuonano diverse parole chiave, il cui significato vero, per noi cristiani, lo si ritrova nella Bibbia. Cerchiamo di afferrarlo attraverso la lettura di vari brani, presi sia dai Vangeli che dall'Antico Testamento, ponendoci anche qualche domanda per la nostra revisione di vita.

Giubileo

      


 (Lc 4, 16-21)

[16]Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. [17]Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:

[18]Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, [19]e predicare un anno di grazia del Signore.

[20]Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. [21]Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».


(Lv 25, 1-12.23-28)

A. L'anno sabbatico

[1]Il Signore disse ancora a Mosè sul monte Sinai: [2]«Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando entrerete nel paese che io vi dò, la terra dovrà avere il suo sabato consacrato al Signore. [3]Per sei anni seminerai il tuo campo e poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti; [4]ma il settimo anno sarà come sabato, un riposo assoluto per la terra, un sabato in onore del Signore; non seminerai il tuo campo e non poterai la tua vigna. [5]Non mieterai quello che nascerà spontaneamente dal seme caduto nella tua mietitura precedente e non vendemmierai l'uva della vigna che non avrai potata; sarà un anno di completo riposo per la terra. [6]Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te, al tuo schiavo, alla tua schiava, al tuo bracciante e al forestiero che è presso di te; [7]anche al tuo bestiame e agli animali che sono nel tuo paese servirà di nutrimento quanto essa produrrà.

B. L'anno del giubileo

[8]Conterai anche sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. [9]Al decimo giorno del settimo mese, farai squillare la tromba dell'acclamazione; nel giorno dell'espiazione farete squillare la tromba per tutto il paese. [10]Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. [11]Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. [12]Poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi.

Riscatto delle proprietà

[23]Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e inquilini. [24]Perciò, in tutto il paese che avrete in possesso, concederete il diritto di riscatto per quanto riguarda il suolo. [25]Se il tuo fratello, divenuto povero, vende una parte della sua proprietà, colui che ha il diritto di riscatto, cioè il suo parente più stretto, verrà e riscatterà ciò che il fratello ha venduto. [26]Se uno non ha chi possa fare il riscatto, ma giunge a procurarsi da sé la somma necessaria al riscatto, [27]conterà le annate passate dopo la vendita, restituirà al compratore il valore degli anni che ancora rimangono e rientrerà così in possesso del suo patrimonio. [28]Ma se non trova da sé la somma sufficiente a rimborsarlo, ciò che ha venduto rimarrà in mano al compratore fino all'anno del giubileo; al giubileo il compratore uscirà e l'altro rientrerà in possesso del suo patrimonio.


(Es 23, 10-12)

Anno sabbatico e sabato

[10]Per sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai il prodotto, [11]ma nel settimo anno non la sfrutterai e la lascerai incolta: ne mangeranno gli indigenti del tuo popolo e ciò che lasceranno sarà divorato dalle bestie della campagna. Così farai per la tua vigna e per il tuo oliveto.

[12]Per sei giorni farai i tuoi lavori, ma nel settimo giorno farai riposo, perché possano goder quiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua schiava e il forestiero.


(Ne 10, 32b)

[...si impegnarono con giuramento a camminare nella legge di Dio, data per mezzo di Mosè, servo di Dio, ad osservare e mettere in pratica tutti i comandi del Signore, Dio nostro, le sue decisioni e le sue leggi. [31]E in particolare:] ... a lasciare in riposo la terra ogni settimo anno e a rinunziare a ogni credito.

(Is 61, 1-3)

Vocazione di un profeta

[1]Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri,
[2]a promulgare l'anno di misericordia del Signore,
un giorno di vendetta per il nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti,
[3]per allietare gli afflitti di Sion, per dare loro una corona invece della cenere,
olio di letizia invece dell'abito da lutto, canto di lode invece di un cuore mesto.


Considerazioni

  1. Gratuità: con l'affermazione dell'impossibile possesso della terra da parte dell'uomo, si ribadisce che l'uomo non può pretendere di dominare il creato; il creato è di Dio, per cui l'uomo vive in forza di una gratuità, o grazia, che è segno dell'amore disinteressato di Dio.
  2. Giustizia: se la terra è dono di Dio, essa è di tutti e per tutti: ogni forma di accaparramento è peccato contro Dio e il prossimo. La giustizia è riconoscere l'amore gratuito di Dio nel mondo, e assecondarlo facendo di esso il principio del proprio agire e del proprio essere. Si devono quindi superare tutte le forme di sfruttamento, sia quelle che riguardano i beni della terra e soprattutto quelle che riguardano lo sfruttamento dell'uomo nei confronti dell'altro uomo.
  3. Perdono: l'anno giubilare istituisce la possibilità di un nuovo inizio, perché distrugge l'idea di una società che si fonda sulle differenze sociali, ma anche l'idea che l'uomo possa rimanere chiuso nel peccato e nella colpa: l'anno iniziava col perdono di Dio e trovava la sua realizzazione nella restituzione delle terre agli antichi proprietari, nella remissione dei debiti, nella liberazione degli schiavi e nel riposo della terra.
  4. Realizzazione messianica: l'anno giubilare richiama l'instaurazione dell'era messianica, in cui cesseranno tutte le sofferenze e le violenze. Per un verso questo momento acquista i tratti di un futuro sempre più lontano, per l'altro coincide con il ritorno alle origini, ed il realizzarsi del progetto di Dio.
  5. Gioia: una diversa etimologia indica che giubileo possa derivare dal latino iūbilō, "gridare di gioia". Questo ci porta a vedere in questo anno un periodo all'insegna della gioia e della festa. Il cristiano è colui che vive nella gioia del Signore risorto: è mancanza, peccato grave per ogni cristiano abbandonarsi alla tristezza e alla disperazione anche nei momenti difficili della vita quotidiana, perché questi sentimenti negano la salvezza che Dio, in Gesù Cristo, ha offerto a tutti gli uomini.
Per la nostra riflessione


Misericordia



(Es 34, 5-7)

Apparizione divina

[5]Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. [6]Il Signore passò davanti a lui proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà, [7]che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione».


(Is 49, 13-15)

[13]Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri.
[14]Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato».
[15]Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai.


(Os 2, 16-18.21-22)

[16]Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.
[17]Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acòr in porta di speranza.
       Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto.
[18]E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone. 

[21]Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore,
[22]ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore.


Considerazioni

Dio si rivela con due attributi: Raham (misericordioso e pietoso) e Hesed (amore e fedeltà).

1.    Raham

Significa essere misericordioso e compassionevole; l'aggettivo rahum (misericordioso) è sempre e soltanto riferito a Dio, mentre il sostantivo rahamim indica non solo la misericordia, ma anche le viscere; in particolare indica il grembo materno. In tal modo
rahamim va ad indicare quel sentimento che sottolinea le caratteristiche proprie dell'amore della donna e della madre. Si tratta di un moto interiore: la misericordia nasce e si sviluppa dentro l'uomo; non è in primo luogo un atto, un gesto, ma qualcosa che percepisco nell'intimo, un moto profondo che nasce, si sviluppa e vive nei recessi più intimi e vitali del nostro essere (cuore e viscere: ciò che ci mantiene in vita; grembo: ciò che in noi genera la vita degli altri!). Questo amore tutto gratuito corrisponde ad una necessità interiore, ad un'esigenza di cuore. Acquista perciò un senso più profondo e originario, genera una gamma di sentimenti, come la bontà, la tenerezza, la pazienza, la comprensione, la compassione, la prontezza al perdono. Dio ama così: è Padre e Madre nell'amore. Saperlo è sorgente di pace, perché ci libera da tutto l'affanno di cercare motivi - sempre improbabili - per meritare il suo amore.

2.    Hesed
  1. Un libero e gratuito interessamento di Dio per l'uomo. Si tratta di un termine relazionale, che non indica una singola azione, ma un atteggiamento costante: Dio è fedele nel suo amore, che non è un sentimento, ma una scelta, diremmo "un'opzione fondamentale".
  2. Un profondo atteggiamento di bontà, che acquista un valore giuridico in un patto fra due persone che si impegnano interiormente e diventa una fedeltà verso se stessi.

Per la nostra riflessione



Pellegrinaggio



(Lc 24, 13-32)

[13]Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, [14]e conversavano di tutto quello che era accaduto. [15]Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. [16]Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. [17]Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; [18]uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». [19]Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; [20]come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. [21]Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. [22]Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro [23]e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. [24]Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».

[25]Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! [26]Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». [27]E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. [28]Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. [29]Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. [30]Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. [31]Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. [32]Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?».



Considerazioni

L’idea del pellegrinaggio è sempre stata importante nel messaggio cristiano e porta con sé almeno tre prospettive, nelle quali si racchiude il senso della vita e della storia personale e dell’umanità:

1)    Il cammino è figura del percorso della vita in cui siamo accompagnati dal Signore che si fa incontro a noi.

2)    La meta: il camminare non è una azione a vuoto, ma nasce e trova la sua forza nel guardare alla meta; il traguardo da raggiungere è il Regno di Dio in noi oggi, la costruzione del Regno nel mondo intorno a noi, la beatitudine con Dio alla fine dei tempi.

3)    La fatica o meglio la costanza: camminare è faticoso, a volte bisogna stringere i denti per superare le difficoltà che ogni giorno ci propone.


Per la nostra riflessione





Indulgenza



(Lc 19, 5-9)

Zaccheo

[5]Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». [6]In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. [7]Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!». [8]Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». [9]Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa.».

Considerazioni

L’indulgenza è un atto della Chiesa, attraverso il quale viene ridotta la pena temporale, a cui viene condannato un peccatore a causa dei suoi peccati; anticamente le pene dei peccati perdonati erano comminate in giorni di scomunica: il peccatore pur partecipando all’eucaristia ne rimaneva lontano per un determinato periodo. Questo periodo di “scomunica” poteva essere ridotto grazie a gesti concreti che dimostravano l’avvenuta conversione del cuore: come Zaccheo che si impegna ad una vera conversione ed ottiene la salvezza. Questa istituzione nel corso dei secoli ha perso la sua originale forza per un duplice motivo:

a)    Sempre più venivano considerate “buone”, cioè azioni meritevoli di indulgenza, le offerte per i poveri e per le necessità della Chiesa.

b)    L’idea teologica che ci dovesse essere un tempo di purificazione (purgatorio) per tutti coloro che non erano pienamente “in grazia di Dio” al momento della morte; a questo tempo poteva essere applicata così come alla vita terrena la pratica dell’indulgenza.

Ritornare al senso originale dell’indulgenza vuol dire prendere la decisione di rendere concreta la nostra conversione operando per il bene; il mio peccato è sempre perdonato dal Signore, ma la mia vita torna a fiorire con il mio impegno nella misericordia.

Per la nostra riflessione






Porta



(Gv 10, 1-10)

Il buon pastore

[1]«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. [2]Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. [3]Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. [4]E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. [5]Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». [6]Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.

[7]Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. [8]Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. [9]Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. [10]Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.


(Mt 7, 13-14.21-23)

Le due vie

[13]Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; [14]quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!

I veri discepoli

[21]Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. [22]Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? [23]Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.

(Mt 25, 1-13)

Parabola delle dieci vergini

[1]
Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. [2]Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; [3]le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; [4]le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. [5]Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. [6]A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! [7]Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. [8]E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. [9]Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. [10]Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. [11]Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! [12]Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. [13]Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.


Considerazioni

L’immagine della porta mi apre ad alcune possibili riflessioni:

1)    Entrare

Questo è il primo simbolo che si trova nel rito del battesimo: i bambini vengono accolti sul sagrato per poter entrare attraverso la porta ed essere accolti dalla comunità. Il primo sentimento che si esprime è quindi l’accoglienza; il cristiano è per sua natura accogliente, poiché riconosce nell’altro un fratello ed in secondo luogo è cattolico cioè appartiene al mondo e non a un suo particolare luogo.

2)    Uscire

Il cristiano è sempre pronto ad uscire per testimoniare “il vangelo”; se il cristiano non annuncia con la sua vita la novità evangelica non risponde alla sua essenziale vocazione. L’apostolicità e caratteristica determinante dell’essere cristiano. La visione religiosa cristiana non è intimistica, guarda al mondo e non si ferma al nostro piccolo mondo

3)    Stretta e chiusa

Con questi termini si sottolinea che la porta richiama all’impegno, alla ricerca costante di rispondere positivamente alla chiamata di Dio, ma soprattutto la porta chiusa richiama al tema dell’attesa concretamente impegnata a trasformare il mondo.

4)    Attraversare

Cristo è la porta, solo attraverso la sua vita, cioè solo vivendo secondo il suo modello, noi possiamo costruire il Regno voluto dal Padre. Ricorda S. Paolo “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5); allora attraversare significa rivestirsi di quei sentimenti e modi di pensare che furono di Gesù. Decidere di attraversare vuol dire impegnarsi ad amare come Gesù ha amato (Amatevi come io vi ho amato”), impegnarsi a vivere nella verità e secondo la logica di Dio ( “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” Rm 12,2) come Gesù ha fatto; vuol dire soprattutto vivere secondo la volontà di Dio alla quale anche con fatica dobbiamo rivolgerci ("Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia ma la tua volontà" Lc 22, 42).


Per la nostra riflessione