38° Campo di Comunità Una                   Bardineto, martedì 2 agosto 2016

Voi chi dite che io sia?

Una riflessione/condivisione personale sulla scoperta graduale del vero volto di Dio e del Cristo,
da giudice severo a Padre misericordioso e Salvatore.

Nel cammino sul tema della misericordia, che cerchiamo di fare insieme quest’anno, credo sia  importante riflettere su questa domanda che Gesù fa ai suoi discepoli … E’ una domanda decisiva, coinvolgente, che il Vangelo pone ad ogni persona che voglia seguirlo: CHI E’ GESU’? Ma è una domanda alla quale non si può rispondere con definizioni astratte, imparate al catechismo, o con quanto abbiamo sentito dire… No, Gesù prima chiede “La folla, chi dice che io sia?” … ma poi:“MA VOI, chi dite che io sia?” (Lc 9,20; Mt. 16,15; Mc 8,29). In quel ma sento una richiesta di una risposta mia, personale, non descrittiva. ma esperenziale! Non un “Tu sei…” ma “Tu PER ME sei…

Per preparare questa  riflessione sono partita dalla rilettura della Bolla Pontificia “Misericordia Vultus”….

In questo documento Papa Francesco chiarisce bene come la risposta che ci viene dalla lettura della Parola è che Gesù ci ha mostrato come Dio sia un padre paziente e misericordioso, cioè come ci ami di un amore, che noi uomini possiamo solo immaginare paragonandolo a quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. È veramente il caso di dire che si tratta di un amore “viscerale”, di pancia. (In ebraico il termine misericordia è rahamim che indica le viscere materne che accolgono la vita che nasce).
Dio ama le sue creature con una tenerezza infinita!!!

Tutta la Parola ci fa conoscere un Dio che si presenta come Amore “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.” (1Gv 4,8), un Dio che vede nel peccatore colui che,  siccome ha molto peccato, può anche molto amare [“Gesù incontra la peccatrice”(Lc 7,36 ss)].
In particolare le parabole del Vangelo di Luca dedicate alla misericordia  rivelano un Dio che ci viene a cercare, che ha bisogno di noi, che vive la gioia immensa di ritrovare l’uomo che col peccato si era allontanato da Lui.
Sono le parabole  della pecora smarrita e della moneta perduta, e quella del padre e i due figli (cfr Lc 15,1-32).

Sì, tutto molto bello, ma… per me questa buona notizia è relativamente recente…
Ho detto all’inizio che sento che Gesù vuole da me una risposta basata sulla mia esperienza personale… chi sono io per te?  Allora per tentare una risposta mia… ho chiuso tutti i libri e ho aperto la vita.

Per la maggior parte della mia vita Dio è stato per me un giudice implacabile, che osservava ogni mio passo, ogni mia parola e ogni noi pensiero per giudicarmi, sempre pronto a  punirmi… il risultato?  Una persona infelice, che trascinava la vita con un sottofondo costante di tristezza, oberata dai sensi colpa. Non ce la facevo ad essere come Dio mi voleva, quindi l’idea di morire mi terrorizzava, ma non perché amassi la vita (anzi!), ma perché certamente sarai finita all’inferno. Troppo difficile meritarmi il paradiso…  Ero piena di conflitti, paure, rabbia ed anche di invidia e di gelosia…

E Gesù? Praticamente non lo conoscevo… cercavo di credere che fosse il figlio di Dio, morto in croce a causa dei miei peccati. Come poteva amarmi?…

Il cambiamento è stato graduale, è avvenuto silenziosamente, senza che io ci mettessi un vero impegno... nessuna esperienza eclatante, nessuna illuminazione improvvisa... come se io, che camminavo sull’orlo di un baratro, fossi stata presa per mano e piano piano riportata su una strada sicura.
Così, a un certo punto, è nata in me la voglia di cercare “di vedere chi fosse Gesù” (Lc. 19,3) Da allora: un prete mi ha consigliato di pregare con i salmi, poi mi ha suggerito di leggere un libro di Santa Teresa d’Avila, … una collega mi ha invitato al pellegrinaggio di una certa  Comunità Una... , e così via. Tante piccole e grandi occasioni di vedere Gesù. Ho cominciato a camminare, con difficoltà, a passi incerti, ma camminavo! E la mia vita si trasformava, anzi cominciava.... un miracolo per me il passaggio da quel sottofondo di tristezza e di conflitto interiore a un sottofondo di pace, di consolazione...
Ma ha fatto tutto Dio: Lui è venuto a cercarmi, proprio come il pastore con la pecorella smarrita della parabola, e per quanto tempo mi ha cercato, con quanta pazienza!

Anche per me oggi Dio è amore. Amore senza condizioni... Dio non mi ama  perché me lo merito, mi ama così come sono e, come ama me, ama il disperato che vive di espedienti, la zingara che mi racconta bugie all’uscita della chiesa per avere qualche euro, il ragazzo straniero che mendica spiccioli all’uscita del supermercato… ecc. ecc…
E, ne sono convinta, ama anche colui che  ha commesso delitti efferati, quelli che umanamente si fa fatica a  perdonare; Dio lo aspetta, proprio come ha aspettato me, ma lo ama già ora, anche prima che lui si penta, lo  ha già perdonato… anche per lui Gesù sta alla porta e bussa

Inoltre, per me Dio ama tutte le sue creature, anche gli animali e le piante: “Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli.” (Daniele 3,79-81). Il cantico di Daniele è solo una delle molteplici espressioni della tenerezza di Dio verso animali e piante che troviamo nella Bibbia.
Dio è VITA e dovunque c’è vita Dio è al lavoro.

Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo… questa frase, imparata a memoria al catechismo, ha assunto finalmente un significato.

Quindi oggi (ora che, pur con tutti i miei dubbi, mi sento davvero salvata) Gesù è per me una presenza costante accanto a me. Se mi trovo in  una situazione che mi dà ansia, ho sperimentato già diverse volte che non serve una fede grande (io non ce l’ho, purtroppo), ma è bastata anche una fiducia piccola piccola, quasi soffocata dal dubbio, dall’ansia che opprime e da quella vocina che ripete dentro: “è tutto inutile”. Perché quel granellino di fiducia è stato sufficiente a darmi il coraggio di affrontare la situazione, di ritrovare la pace e di vivere il presente in piena gioia.
Adesso riesco più spesso a vivere nel presente… sono sparite tante paure che mi paralizzavano, non penso a quello che potrebbe accadermi in futuro, come se non mi importasse più tanto…

Anche i miei rapporti con le persone sono cambiati, perché mi sono abituata a cercare di mettere nelle relazioni l’impegno ad accettare sempre l’altro. E quando l’egoismo si fa sentire e nascono in me reazioni di rifiuto, provo a rendermi consapevole di tali reazioni negative, a non identificarmi in loro… perché io non sono la rabbia o il fastidio che sento…  in me c’è il Signore. La cosa che desidero di più è quella di riuscire, non so ancora come, a trasmettere questo amore a chi mi sta vicino…

Ora mi rendo conto che, nell’entusiasmo di condividere con voi quello che il Signore ha fatto per me, ho dato un immagine troppo idilliaca di quello che è la mia vita oggi… naturalmente ci sono momenti di oscurità… ma, se li  confronto con ciò che è stato, vi assicuro che sono poca cosa: il Signore mi ha dato la gioia di vivere e non finirò mai di ringraziarlo per questo e lo prego di darmi sempre la forza di dire alla Vita il mio Sì.

Per finire, riporto un piccolo “furto”: un brano copiato da una riflessione trovata sul sito di Comunità nelle preghiere del Giovedì, che mi piace riproporvi:


Noi crediamo in Dio, e in un Dio che è Padre, che è Amore. Cosa si può desiderare di più che incontrarlo, vederlo, farsi abbracciare da Lui?

Mi piace ancora una volta ricordare quel canto di Taizé che per me è bellissimo: De noche iremos, de noche, que para encontrar la fuente, solo la sed nos alumbra. È la sete che ci illumina, anche quando la mente non vede alcuna traccia. E, in relazione al tema generale dell’incontro con Dio, mi viene a mente un passo del Cantico dei Cantici che racconta il desiderio ardente dell’incontro con l’amata: Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce”. E poi quel versetto dell’Apocalisse: Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”.

Solo con una vera sete di Dio ci è possibile cogliere i segni della sua presenza, scovarlo nascosto in un cantuccio, sentirlo che bussa discretamente alla nostra porta.

Se Dio è invece per noi solo un’idea, non ci importerà di cercare niente di più di Lui di quello che già sappiamo... ma cosa mai coglieremo della Sua realtà, come potrà mai la nostra vita staccarsi dal quotidiano, dal fare, dal dovere, dalla ricerca ossessiva di un appagamento che non verrà mai?.”

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Qualche spunto per la riflessione personale:

Rispondere alla  domanda di Gesù: “Ma voi chi dite che io sia?” richiede soprattutto di ascoltare il cuore e non la mente raziocinante. Gesù ci chiede una risposta individuale, che può essere poi condivisa, ma che parte dal cuore di ciascuno di noi.

Non è facile dare degli “spunti”… ognuno troverà dentro di sé i suoi personali… provo ad indicarne qualcuno: