38° Campo di Comunità Una                   Bardineto, venerdì 5 agosto 2016

" Misericordia io voglio e non sacrificio "

Una riflessione che indica il passaggio da una "teologia del sacrificio" a una "teologia della condivisione",
 con l'invito a "danzare la misericordia".

6 Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio. 7 Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. 8 Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato». (MT.12,6-8)

Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». (Lc 10,29-37)

Per questa breve condivisione ho scelto principalmente questi due brani a cui aggiungerò anche Eb,10-5 e 1 Cor. 11, 23-26 .

Sono partito dalla Parola della XV domenica che abbiamo proclamato il 10 luglio scorso per poi fare un breve passaggio a un tema a me caro dalla teologia del sacrificio a quella della tavola/condivisione per finire con un invito a ‘danzare la misericordia’  [1].

Sono flash apparentamenti staccati ma in me hanno un filo logico, che proverò a condividere con voi.

Parola della XV domenica: Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica..

Questi versetti mi hanno fatto subito ricollegare alla parola di Domenica scorsa ( 03 07 16):"Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura" e questo versetto di Ezechiele " vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. (Ez: 36,26-27).

«Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Della parabola del buon Samaritano ho preso questo versetto che mi sembra faccia sintesi.

Ecco, la Parola ascoltata il 10 luglio (XV domenica) mi, ci dice, che non ci sono leggi da osservare che possano portarci alla salvezza, che spesso la norma non mi aiuta a vedere e ad essere prossimo ai fratelli, (vedi il dottore della legge nella parabola), che solo una relazione nuova con l'altro, con chi ha bisogno, che parta da un mio rinnovamento profondo, che parta dal mio cuore, dalla mia capacità di amare può farmi prossimo.
Solo la compassione, il patire insieme, l'aver empatia per la situazione degli altri mi permette di essere prossimo, senza dimenticare me stesso. Non posso dare se non sono: la relazione è sempre un dare e un ricevere. (Mensa della Parola 10/07/2016, XV domenica del T.O.) [2]


Dalla teologia del sacrificio alla teologia della tavola/condivisione. [3]

 "Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà (Eb 10,5-7).

"Io infatti ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: " Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me"; allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice , dicendo: " Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché Egli venga" (1 Cor. 11,23-26).

Questi due brevi brano riassumono, a mio parere, la svolta che si è compiuta con Gesù, da una religione di sacrificio ad una religione di condivisione: dove la cena,  diventa segno , simbolo, dell'amore di Dio che accetta di essere sacrificato, di dare cioè il senso più profondo alla sua vita amando pienamente il Padre e tutti gli uomini. e segno del cibo da condividere con tutti.

"Fate questo in memoria di me" ha sicuramente una valenza orizzontale, sociale, di condivisione, insita nel gesto stesso dello spezzare ( e quindi condividere ) il pane e in quello di passarsi il calice del vino; questo gesto però è segno- simbolo o sacramentum proprio per la sua valenza simbolico gestuale- Il significato è insito nel significante, per dirla alla S. Tommaso.; il senso è dentro al segno. Per questo il comando di Gesù' fate questo in memoria di me' è innanzitutto un comando a ripetere il gesto dello spezzare il pane , gesto che è sacro di suo, e che quindi non ha bisogno di ministri deputati a questo. E' la comunità riunita nel suo nome che fa memoria..... [4]


...Di tutto ciò, che ho sempre pensato, ne ho avuto consapevolezza durante l'eucarestia della II domenica di Pasqua; penso che un 'attenta analisi storica delle prime comunità cristiane, come del r
esto è presente in atti 2,46 'Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa', e un'attenta analisi della teologia sacramentaria, possano aiutare a superare la sacralizzazione del ministero ordinato. [5]


Tornando all’eucarestia, come memoria della cena del Signore, volevo condividere con voi alcune considerazioni; può sembrare fuori tema, ma per me sono proprio queste parole di Paolo ai Corinti che racchiudono il fare misericordioso di Gesù: sta per essere tradito e nonostante tutto fa un gesto di amore, di condivisione, spezza il pane e condivide il vino, e di questi segni ne fa la memoria del suo amore per tutti sulla croce.

E’ un po’ come  Gesù mi, ci dicesse che il rito del pane spezzato è il nuovo segno della comunione di Dio con gli uomini, che con questo gesto non si sarà più bisogno di sacrifici perché con la condivisione del pane ( dei beni primari che la natura offre a tutti) Dio non è più lontano, non è più nel tempio. E’ un gesto possibile a tutti: l’umanità è divinizzata nel condividere, Dio è umanizzato nel sigillare col suo sangue sulla croce questo gesto. E’ un po’ come se Gesù dicesse è finito il tempo dei riti, il tempo di un Dio lontano da farsi amico con i sacrifici. E questo lo afferma, lo sigilla col suo sangue sulla croce.

In quel Pane che raccoglie simbolicamente il Regno e il Pane quotidiano, ritrovo l'invito pressante all'unità del mio esistere : le ansie . le paure , le divisioni permangono,ma sono fatte da Gesù, tramite lo Spirito che è invocato sui doni e sui fedeli, Eucaristia per diventare segno dell'amore di Dio: in quel pane ci sono anch'io, c'è ognuno di noi. Sarebbe bello in una messa che all'offertorio ognuno presentasse la sua ostia, durante il ricordo dell'Ultima cena la tenesse in mano per poi offrirsi insieme a Cristo, simboleggiati anche noi in quel pane con le parole del " Per Cristo con Cristo ed in Cristo a te Dio Padre Onnipotente.." [6]

Queste parole allora diventerebbero una danza , mia, nostra di celebrazione della nostra umanità, unita al Cristo  simbolicamente in quel pane e vino alzati, come una danza umana che viene avvolta,  inserita in una danza d’amore che Dio fa, Padre, Figlio e Spirito.

Una danza che mi fa gustare l’infinito, l’amore, ma restando ci piedi per terra partendo da quel pane offerto e da condividere.


Note:

[1]   
Cfr. Giuliva di Berardino -Danzare la misericordia- Corpo e danza nella bibbia, Edizioni Immacolata 2016

[2]    http://mensadellaparola.weebly.com/domeniche-precedenti.html

[3]    https://www.facebook.com/notes/francesco-fassone/dalla-teologia-del-sacrificio-alla-teologia-della-tavola-condivisione/10151979937221058

[4]    Cfr: A questo proposito la Meneghetti A., che nel suo libro ‘I laici fanno liturgia’, a pagina 73 afferma:
« [… ] il ministro ordinato rimane insostituibile: In quanto rapportato , nell'intero corpo sacerdotale, al Cristo capo, esercita sempre il ruolo della presidenza dell’assemblea e dell’animazione nell'edificazione della comunità. Tale ruolo della presidenza, però, anche in assenza del ministero ordinato, non potrà mai mancare, perché è destinato a rappresentare il Cristo, capo del corpo ecclesiale. Un fratello una sorella saranno perciò necessariamente chiamati a mostrare questo segno alla comunità.»

[5]    http://francescofassone64.weebly.com

[6]    Cfr. : l’eucarestia e il vivere dl cristiano – breve catechesi per una serata con tema eucaristico.  Francesco Fassone

http://www.qumran2.net/materiale/anteprima.php?id=12457&anchor=documento_17&ritorna=%2Findice.php%3Fautore%3D436&width=1280&height=923