39° Campo di Comunità Una                   Bardineto, lunedì 31 luglio 2017

La chiamata di Pietro

La chiamata di Pietro ci spinge a ripensare alla nostra personale chiamata e alle prospettive che il Signore con essa ci ha dato, a come abbiamo risposto e a come possiamo rispondere oggi, a come possiamo collaborare a "pescare uomini".

Quest'anno vogliamo metterci in ascolto della voce di Dio seguendo il percorso fatto da Pietro. Perché Pietro? Come diceva ieri sera Claudio, perché è una persona semplice, spontanea, facile agli entusiasmi ma anche che si fa prendere dalle paure. Un personaggio molto umano, che dice quello che gli viene nel cuore, aperto. Insomma, una persona con cui ciascuno di noi può confrontarsi, per somiglianze o anche per differenze.

Seguendo il percorso di Pietro speriamo di poter rivedere facilmente il nostro percorso personale e metterlo davanti al Signore. Senza giudicarci, senza condannare le nostre mancanze, pigrizie, incertezze, infedeltà: solo rivedere noi stessi. È solo conoscendoci, essendo consapevoli di "dove siamo girati", che  possiamo "convertirci". Ma lo possiamo fare solo aprendoci all'azione dello Spirito, l'unico che ci può trasformare da dentro.

Oggi vediamo com'è che Pietro è diventato discepolo di Gesù, come l'ha incontrato, come Gesù l'ha chiamato, come Pietro ha risposto.

A questo proposito, Claudio aveva suggerito di leggere il brano di Matteo 4, 18-22, e cominciamo con quello, che è praticamente identico al brano di Marco letto a fine febbraio. Poi però vedremo che c'è bisogno di altro, per capire bene le vicende.

Chiamata dei primi quattro discepoli (Mt 4, 18-22)
[18]Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.
[19]E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». [20]Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. [21]Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. [22]Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.

Sinceramente trovo questo brano poco illuminante, perché troppo fuori dalle nostre esperienze umane: uno sconosciuto passa, ti chiama dicendoti che ti farà pescatore di uomini e tu molli tutto e gli vai dietro? Sì, certamente vero che Gesù avesse un carisma fuori dal comune, ma tutto suona ugualmente molto poco realistico. Se invece ricostruiamo le vicende utilizzando le informazioni disponibili nei quattro vangeli, tutto diventa più plausibile, più umano, più accessibile anche a noi.

San Giovanni, che scrive per ultimo, chiarisce infatti che, al momento dell'episodio letto prima, Gesù non era uno sconosciuto, ma i quattro uomini l'avevano già incontrato prima.


I primi  discepoli (Gv 1, 35-42)
[35]Il giorno dopo Giovanni [il Battista] stava ancora là con due dei suoi discepoli [36]e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». [37]E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. [38]Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». [39]Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
[40]Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. [41]Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» [42]e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».

Abbiamo qui due discepoli di Giovanni Battista, uno Andrea, fratello di Simone, e uno Giovanni, fratello di Giacomo. Sono pescatori, sì, ma sono stati colpiti da questa figura grandiosa che era il Battista e gli vanno dietro. Vogliono capire, vogliono delle indicazioni. La fede trasmessa dai sacerdoti e dai dottori della legge non bastava a riempire il cuore, mentre Giovanni dava una sferzata, una carica nuova di cui evidentemente avevano bisogno.

Quando passa Gesù e il Battista lo indica come "l'agnello di Dio", intuiscono che lì c'è qualcuno di più grande e lo seguono. Erano circa le 4 del pomeriggio, e per quella sera restano con Gesù.

È dopo questo incontro di Giovanni e Andrea con Gesù che entra in gioco Simone: Andrea trova suo fratello, gli dice "Abbiamo trovato il Messia", e lo porta da Gesù.
Quello che non è poi così ovvio è che Simone vada dietro a suo fratello Andrea. Forse Andrea aveva una luce sul viso che lo rendeva convincente. Forse Simone, pur essendo un uomo più quadrato, uno che "doveva tirare avanti la barca" per campare, era anche lui, nel suo cuore, una persona in ricerca, insoddisfatto di una fede fatta di obblighi e divieti, una fede che, pur ricordando le grandi opere di Dio verso il popolo di Israele, non faceva vibrare il cuore.
E qui Gesù dà a Simone un primo colpo: gli cambia nome. È come se dicesse "tu sei Emma; ti chiamerai Gelsomino", oppure "tu sei Claudio, ti chiamerai Gazzella". Magari non capisci bene cosa succede, ma di sicuro qualcosa dentro di te si smuove.

A questo punto possiamo rivedere l'episodio della chiamata, però nella versione più ricca che ne dà Luca:

Chiamata dei primi quattro discepoli (Lc 5, 1-11)
[1]Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret [2]e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. [3]Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
[4]Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». [5]Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». [6]E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. [7]Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. [8]Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». [9]Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; [10]così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». [11]Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Vediamo che ora Gesù comincia ad avere un impatto più forte nella vita di Pietro. Per prima cosa sceglie la sua barca e lo coinvolge nella sua predicazione chiedendogli di fargli da supporto. "Fammi salire sulla tua barca. Lascia lì di lavare le reti, rema e tieni la barca ferma a qualche metro da riva". Chissà cosa avrà pensato Pietro: "Doveva proprio venire a interrompere il mio lavoro?". Già che aveva il giramento per una notte di pesca infruttuosa. E chissà se Pietro sarà stato a sentire gli insegnamenti di Gesù? In ogni caso non sembrerebbe che si fosse proprio infiammato!

E poi, alla fine della sua predicazione, Gesù chiede a Pietro di prendere il largo e gettare le reti. Gesù in qualche modo ha deciso che la sua relazione con Pietro e gli altri deve diventare più stretta e fa questa richiesta, quasi un ordine.

Povero Pietro, come deve essere rimasto spiazzato! "Non abbiamo preso niente tutta la notte e questo qui, che di pesca non ne capisce, mi dice di rimettermi a pescare!". Chissà che occhi avrà fatto! Ma Gesù era un Rabbì, e Pietro non se la sente di dirgli di no. Dal racconto pare che Pietro abbia acconsentito per pura cortesia, senza credere a un risultato positivo. E invece il risultato c'è, ed è anche molto ma molto fuori dell'ordinario, visto che c'è voluta anche la seconda barca per tirare sù tutti i pesci.

A questo punto Pietro avrebbe potuto vedere nell'episodio un'incredibile botta di fortuna, e invece lo interpreta come un chiaro segno della presenza di Dio nell'operato di Gesù: lo chiama infatti "Signore" e non più "Maestro", con un titolo riservato a Dio e al suo Messia.

La reazione di Pietro, però, risulta sbagliata in un'ottica cristiana, anche se è quella più naturale per tutti noi: Simone si rende conto, come in un flash, dell'abisso che c'è tra lui e Gesù, sente la sua profonda indegnità e chiede a Gesù, chiamato appunto "Signore", di allontanarsi. Questo errore è purtroppo comune in noi anche dopo 2000 anni di cristianesimo, quello di pensare che il Signore possa stare vicino a noi solo se siamo persone meritevoli, per bene. Ma le logiche di Dio sono diverse, e questa è proprio una bella notizia che Gesù ci dà col suo modo di agire. Gesù sceglie la gente semplice, quella che vive una vita vera e priva di maschere, che non mette al primo posto l'apparire davanti agli altri. Sono queste persone che Gesù cerca come suoi collaboratori.

E per prima cosa dice a Pietro "Non temere!", che può voler dire "non avere paura di me", ma anche "non temere di non essere all'altezza di quello che sto per chiederti. Non lo vedi che, se ascolti quello che ti dico, qualcosa di buono ci esce fuori? Fidati, seguimi, e non arrovellarti se ne sei capace o no. D'ora in poi sarai pescatore di uomini".

Chissà cosa avrà capito Pietro e chissà cosa avranno capito gli altri tre, ma resta il fatto che lasciano tutto e lo seguono. Poi Pietro e gli altri in realtà continueranno a fare i pescatori di pesci, per campare, ma ora a questo lavoro si aggiunge un compito molto più importante, quello di essere collaboratori del Cristo.

Quello che trasparisce anche è che non sono le parole e i concetti che convincono Pietro e gli altri a mollare tutto e seguire Gesù; c'è il suo sguardo, il suo tono di voce, che rivelano chiaramente l'amore di Gesù per Pietro e la sua fiducia in lui. E da parte di Pietro non c'è un ragionamento, un calcolo: "in cosa consiste il lavoro?", "che orario dovrò fare?", "che prospettive ho, che sicurezza mi dai?". No, no, c'è la risposta immediata alla chiamata di uno che senti che ti ama profondamente e che tu riconosci come Signore.

Il compito dei discepoli sarà quindi quello di "pescare" uomini, tirarli fuori dal mare inquinato in cui credono di vivere ma in cui in realtà soffocano, il mare inquinato dell'avere e dell'apparire invece che essere, del sentire di dover stare in alto, con la paura continua di cadere in basso, del prendere invece che del dare, del cercare soddisfazioni materiali che lasciano invece una sete insoddisfatta. Questo è il lavoro dei discepoli, tirare su alla vita, dove si respira bene, aiutare l'uomo a realizzarsi e a vivere con uno spirito vivo e gioioso... sapendo però che il lavoro vero non lo fa il discepolo, ma lo Spirito di Dio!

Potremmo quindi oggi rivedere questa storia, metterla come su una pellicola trasparente e guardare alla nostra vita. Guardare al passato, alla storia del nostro incontro con Gesù, e guardare il presente: quale chiamata sento oggi, a quale passo nuovo m'invita il Signore?