39° Campo di Comunità Una                   Bardineto, martedì 1 agosto 2017

Signore salvami!

Una riflessione/condivisione sulla disponibilità  a  muoversi verso territori "diversi",
ai "venti contrari" che ci frenano, alla fiducia in Cristo , specie quando ci sentiamo di affondare.

Signore salvami!

Gesù cammina sulle acque, la sfida del mare (Mt 14, 22-32)

Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull’altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.

La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.

Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: “E’ un fantasma” e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Pietro gli disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. Ed egli disse: “Vieni!”. Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!”. E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”.

Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: “Tu sei veramente il Figlio di Dio”.

Vorrei iniziare questa riflessione con una breve premessa che ritengo utile per poter approfondire meglio il brano evangelico che abbiamo appena ascoltato.

Innanzi tutto dobbiamo tenere ben presente che l’autore di questo brano è l’evangelista Matteo, il quale si rivolge principalmente alla comunità Cristiana di origine ebraica e per questo motivo tutta la sua opera è volta a sottolineare come l’intervento di Gesù nella storia del mondo sia in continuità e a compimento di quanto profetizzato nell’Antico Testamento. Da qui i molti riferimenti nell’opera di Matteo alle Sacre Scritture e agli antichi Padri, a volte in maniera esplicita, altre volte, come nel brano che esaminiamo oggi, attraverso  simbolismi, metafore o allegorie.

E’ anche importante, a mio modo di vedere, collocare bene l’episodio che vogliamo approfondire nelle sue coordinate spazio-temporali. La scena si svolge la sera in cui Gesù compie il miracolo della condivisione dei pani  (anticipazione del Suo farsi pane vivo per il mondo) e siamo nei pressi di Cafarnao in Galilea  (terra di confine) sulla sponda occidentale del lago di Tiberiade.

Passando ad analizzare il testo la prima cosa che mi colpisce è questa: “Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva”.  Costrinse – barca – altra riva.

1°) Gesù non costringe certamente con la forza e non impone la Sua volontà, ma quel costringere indica chiaramente l’opposizione, la resistenza dei discepoli a seguire Gesù.

2°) La barca è un chiaro simbolo che ci indica la Comunità Cristiana; dei discepoli in particolare e in definitiva la Chiesa tutta.

3°) L’altra riva è la sponda orientale del lago di Tiberiade, quindi Gesù chiede di recarsi in territorio pagano ed è proprio qui che risiede l’opposizione, la resistenza del gruppo dei Discepoli.

A questo punto mi sorge spontanea una riflessione personale: quanto sono io disponibile a recarmi in territorio pagano, cioè ad andare incontro al diverso da me, da chi la pensa in maniera diversa da me, a chi magari mi è ostile o addirittura intralcia i miei piani? Quanto il mio gruppo, la nostra comunità riesce a far proprio l’invito di Gesù a recarsi sull’altra sponda? Non era forse l’accoglienza e l’andare incontro ai diversi, ai così detti lontani, la vocazione primaria della nostra comunità? Ci riusciamo ancora? Perché la Chiesa fa così fatica ad accogliere l’invito pressante di Papa Francesco ad essere una Chiesa aperta al mondo, una chiesa in uscita pronta a sporcarsi le mani?

Continuando la lettura del testo troviamo ancora due indicazioni che mettono in luce l’opposizione, la resistenza da parte dei Discepoli ad accogliere l’invito di Gesù. Si legge infatti: ”…salì sul monte in disparte a pregare. Venuta la sera Egli stava lassù da solo”.

Il termine “in disparte” ci indica chiaramente l’incomprensione dei Discepoli, che si oppongono alla scelta di Gesù, sono lontani da Lui. L’espressione “venuta la sera” cioè la mancanza di luce, ancora una volta ci mostra come, lontani da Lui, le tenebre ci avvolgono e facilmente smarriamo la strada.

Intanto la barca aveva già preso il largo, ma era agitata dalle onde; infatti il vento era contrario.

Ma cosa è questo vento contrario se non la negatività dell’animo dei Discepoli, la resistenza che oppongono a recarsi dai pagani come aveva chiesto loro Gesù? La barca (comunità) è in pericolo: è lontana dalla spiritualità di Gesù; è battuta dalle onde e dal vento contrario, rischia il naufragio.

Mi domando allora quante e quali volte sono stato battuto da “venti contrari”, quali sono i limiti che intralciano il mio cammino sulle orme di Gesù. Personalmente ritengo che uno dei miei limiti più gravi sia l’autocommiserazione, il mio sentirmi comunque sempre vittima di qualche vera o presunta ingiustizia, in definitiva il mio accentuato egocentrismo. Anche sulla scena sociale nazionale ed internazionale spero che sia sempre Lui a risolvere i problemi e faccio una fatica dannata a chiamarmi parte in causa ed agire di conseguenza con comportamenti concreti.

Proseguendo nell’analisi del testo leggiamo che Gesù alle prime luci dell’alba camminando sulle acque va verso la barca, ma vedendo la scena i Discepoli furono sconvolti e dissero “è un fantasma”.

In questi versetti vanno sottolineati almeno due aspetti: 1°) Gesù va verso di loro e cioè la barca (chiesa-comunità) ancora una volta è distante da Gesù, quindi in pericolo, e ancora una volta è Lui, è Gesù che si fa nostro prossimo, ci viene incontro, è Lui che prende l’iniziativa e ci mostra tutta la Sua benevolenza.

2°) E’ un fantasma. I discepoli non possono credere che quello che vedono andare verso di loro camminando sull’acqua sia proprio Gesù in carne ed ossa, nella sua umanità più completa.

Matteo parla di mare anche se, in verità, si tratta di un lago. Ora il mare nella tradizione Ebraica è considerato un elemento ostile che solo Dio può dominare. Dio è l’unico che può camminare sulle acque del mare (Gb 9,8; Gb 38,16; Sal 77,20; Sir 24,5). Quindi i discepoli che non hanno ancora capito la natura divina di Gesù vero uomo e vero Dio, sono impauriti e pensano a uno spirito, a un fantasma appunto. Attendevano un Messia che fosse un capo politico potente venuto a liberare il regno di Israele dalla oppressione romana, che portasse la casa di Israele al dominio  sui popoli pagani confinanti. Alla fine della fiera non avevano ancora capito che il Regno annunciato da Gesù era un altro; un Regno di pace, amore e giustizia: la sua pace, il suo amore, la sua giustizia.

E qui arriviamo al cuore del messaggio di oggi: Coraggio, sono Io.

Gesù mi dice, ci dice, di non temere! Con Lui accanto, anche se il vento è forte e il mare in tempesta, nulla ci può nuocere se la nostra fede è fondata sulla Sua roccia e non sulla sabbia (campo 2015).

In seconda battuta la rivelazione: IO SONO. Gesù si mostra a noi nella sua natura divina come a Mosè davanti al roveto ardente (Es 3,14).

A questo punto ecco la figura di Pietro ergersi a protagonista. ”SE SEI TU”. Come il diavolo nel deserto ha sfidato Gesù, ora Pietro con la sua richiesta sfida Gesù. Crede che la stessa vita di Dio si può ottenere come concessione dall’alto; Gesù invece ha dimostrato che la si ottiene dal basso, servendo i fratelli. Di nuovo Gesù invita Pietro (immagine e simbolo di ogni Cristiano e quindi di tutta la Chiesa) a seguirlo -VIENI- e di nuovo per la terza volta (3= simbolo della totalità ) Matteo ci presenta l’immagine del vento contrario.

Pietro, constatate le difficoltà dell’impresa, è preso dalla paura, annaspa nel mare (elemento ostile e simbolo del male come abbiamo già visto) e rischia di sprofondare nell’abisso. Allora quell’urlo “SIGNORE SALVAMI” .

E’ stupefacente, commovente e al contempo incoraggiante la risposta di Gesù a quel grido di Pietro che prima che a parole risponde con quel gesto salvifico: TESE LA MANO, LO AFFERRO’.

Il Signore non si spaventa né si scoraggia di fronte alla mia/nostra debolezza, alle nostre fragilità, ai nostri dubbi, alla nostra paura, al nostro peccato, ma è sempre pronto a tenderci la mano, ad afferrarci per i capelli e portarci in salvo. Non suoni come un rimprovero quel “UOMO DI POCA FEDE PERCHE ’ HAI DUBITATO?”, ma come un invito ad imitare Lui, a passare per la croce non vissuta come sacrificio, ma come dono totale di sé. Dono di un amore totale ed incondizionato, unico viatico per avere la stessa vita di Dio.

Ecco che allora quando Gesù è al centro della comunità, quando sale sulla barca, il vento contrario cessa, il mare si placa, la nostra navigazione può procedere spedita sulla rotta giusta riconoscendo come i Discepoli ”DAVVERO TU SEI FIGLIO DI DIO”.

Vorrei terminare questa riflessione con ultima considerazione: “COMPIUTA LA TRAVERSATA APPRODARONO A GENESARET”. Ora, se guardiamo la carta geografica del territorio dove si svolgono i fatti, notiamo che Gennesaret è a soli pochi Km più a sud di Cafarnao, luogo da cui è partita la barca, quindi la traversata del lago di Tiberiade non è stata compiuta affatto. Un po' come se Gesù avesse detto a Pietro: Pietro Garibaldi imbarcati a Quarto e precedimi a Marsala perché là ci attende qualcosa di importante, dobbiamo portare a compimento un progetto essenziale; ma Pietro e gli altri sono arrivati solo a Varazze anziché a Marsala, ma Gesù è comunque con loro. Mi sono chiesto cosa ciò significasse e mi sono dato questa risposta: Gesù entra e si fa presente nella storia del mondo, nella nostra storia, nella mia storia sempre e comunque nonostante la mia/nostra incapacità a perseguire il Suo progetto d’amore ed è presente nella concretezza della situazione con la Sua azione salvifica perché crede ed ha fiducia in noi nonostante tutti i miei/nostri limiti e le mie/nostre infedeltà. Ci chiede alla fine dei conti di avere come Lui una fede non misterica, ma sacramentale, cioè di non credere a un Dio seduto sulle nuvole che dall’alto mi giudica e mi premia o punisce a seconda del mio comportamento, ma a un Dio che si fa segno concreto nella storia e nei fratelli, specie nei più piccoli e deboli.


Signore Salvami