39° Campo di Comunità Una                   Bardineto, venerdì 4 agosto 2017

"Prima che il gallo canti..."

L'esperienza di Pietro ci richiama ad essere pronti ogni giorno a riprendere il cammino, nonostante tutto.

Gesù rinnegato da Pietro   (Luca 22,54-62).

[54]Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. [55]Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. [56]Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». [57]Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». [58]Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». [59]Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». [60]Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. [61]E il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». [62]Allora Pietro, uscì fuori e pianse amaramente.

Gli altri evangelisti riportano l'episodio solo con piccole differenze:

"E subito il gallo cantò"… Ecco, il canto del gallo mi dice che il nuovo giorno sta arrivando. Nuovo giorno, nuova vita; bisogna ricominciare nonostante tutto, nonostante anche se quello che ho fatto è stato rinnegare il mio amico per salvare la pelle.


Ma questa potrebbe essere la finale, per cui la riprendiamo dopo.
Provo, proviamo, a vedere cosa questo brano mi/ci dice oggi a me, a noi qui a Bardineto al 39° campo di Comunità. 

Proviamo un po’ col metodo dell’incontro vivo con Gesù vivo ad entrare in questo brano. Ecco: siamo anche noi lì nel cortile del sommo sacerdote, attorno al quel fuoco, è notte; fa freddo, ci stiamo scaldando. Vediamo i personaggi :

Gesù é il principale, catturato, condotto e poi alla fine si volta e guarda Pietro. Importante il linguaggio non verbale di Gesù, che spesso è più forte di quello verbale.

 Pietro… che lo seguiva da lontano, che dialoga, che alla fine esce e, per 3 evangelisti su 4, piange.

 Una serva, un’ altro, il gallo.

Pietro ha paura,  ma segue da lontano il suo maestro … ed è l’unico dei dodici; Giovanni sarà sotto la croce con Maria, ma ora non c’è: sono scappati tutti dall'orto degli ulivi.

Il brano mi pare che faccia presente, con questi dialoghi, che Pietro tenti di mescolarsi al gruppo di sembrare uno di loro, non parla a persone specifiche ma ad ignoti, una donna, un uomo. Ma la sua parlata lo tradisce; lo riconoscono come galileo, foresto, e quindi seguace del Galileo. Pietro continua a negare di essere un discepolo.

Mette fine a questa scena il canto del gallo; Pietro si ricorda, vede Gesù che lo guarda ed esce a piangere.

Intanto qui il maestro viene chiamato Signore, termine che solo dopo la risurrezione viene dato a Gesù; sicuramente questo ci indica che Pietro ha ripensato al fatto dopo la Pasqua e ne ha compreso tutta la sua drammaticità solo dopo. Non ha tradito solo il maestro, l’amico, ma il SignoreElohim, DIO.
 

Ma Dio rivolge tutto. Ripenso a queste parole: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40). Da quando Dio si è fatto uomo, tanto da chiamarsi il figlio dell’uomo, ogni sgarbo fatto a un fratello è fatto a Dio.


Ora , facciamo un po’ di silenzio, proviamo a rileggere il brano:

 => sono Pietro, sono gli altri 11 che sono spariti?

 => sono la folla di uomini e donne che stanno al caldo e puntano il dito?

 => sono Gesù che anche nelle situazioni più negative sa avere uno sguardo di tenerezza per l’unico amico che l’ha seguito ma che ha paura di prenderne le parti?

A partire da queste domande che nascono dalle lettura del brano, vediamo di portarle nella nostra vita, nella nostra realtà quotidiana, ognuno nel suo vissuto storico, personale. Penso a quante volte mi pianto davanti alla televisione, con la scusa che sono stanco,  e  magari il vicino col mal di schiena avrebbe bisogno di qualcuno che gli facesse  la spesa!

E subito il gallo cantò… Ecco, il canto del gallo mi dice che il nuovo giorno sta arrivando. Nuovo giorno, nuova vita; bisogna ricominciare nonostante tutto …… ecco avevo iniziato così, ma poteva essere la conclusione.

E allora il brano ci dice anche altro, che nel chiuso, al caldo di un fuoco stiamo comodi, ma solo uscendo simbolicamente dal cortile del sommo sacerdote, dall’entourage del potere religioso, posso ritrovare me stesso. Seguire il canto del gallo che mi richiama al nuovo giorno e, poiché Dio con Gesù ha anche per me un sguardo di tenerezza, nonostante qualsiasi cosa abbia potuto fare, ecco, il nuovo giorno è lì...

         Il nuovo giorno è la pasqua, (passaggio), è il giorno dopo il sabato (che è il giorno del riposo di Dio), è l’ottavo giorno della creazione nuova, dei cieli e della terra nuova … perché la vita continua e ho ancora una nuova possibilità di amare, di camminare.

A te dico: alzati!

Alzati tu che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, 
 mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce…”.