35° Campo di Comunità Una                   Prea, martedì 6 agosto 2013

Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra




1) “Credo”
Oggi la conoscenza si fonda su basi scientifiche. Ossia su dati reali risultanti da rilevazioni empiriche, ottenute non solo attraverso i nostri sensi (che talora possono errare) ma anche e soprattutto attraverso strumenti tecnologico-scientifici. Per es. io avevo una persistente stitichezza. Il medico, secondo la sua conoscenza sui  sintomi da me descritti, sospettava varie possibilità: colon infiammato, polipi, diverticoli, tumore. Mi fece fare delle analisi strumentali. Referto: tumore al colon.
La conoscenza può anche fondarsi su intuizioni, che dovranno essere verificate tramite successive osservazioni ed esperimenti…. o addirittura tramite semplici ragionamenti, come accade nel  caso  della scienza teoretica pura, impossibilitata di avvalersi di esperimenti per mancanza di strumenti. Ad es. il famoso Bosone (la "particella di Dio") intuito col puro ragionamento da Higgs, fu sperimentalmente accertata  dal  CERN (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire) nel 2012 con conferma ufficiale il 6 marzo 2013. Ci vollero anni per costruire un acceleratore di particelle subatomiche lungo 27 Km che permise di comprovare scientificamente ciò che Higgs aveva teorizzato fin dal 1964.

Insomma, noi conosciamo ciò che possiamo dimostrare attraverso esperimenti analizzati dalla nostra ragione.
Tuttavia noi, per conoscere, non necessitiamo esperimentare tutto personalmente. Molte cose le conosciamo per fede. Anzi dire che oggi conosciamo quasi tutto per fede. Ossia ci fidiamo delle conoscenze che ci mettono a disposizione i nostri simili, fin dal momento della nostra nascita: mamma e papà, maestri, insegnanti, scienziati… preti… giornalisti , che ci danno delle informazioni… Conoscenze teoriche e pratiche, scientifiche, storiche, geografiche, morali… Conoscenze talora apparentemente innocue, superflue, ma che hanno profondamente inciso nella vita attuale di ogni essere umano di ogni epoca. Pensiamo ad es. all’energia del fuoco, alla ruota… che millenni dopo permisero il treno a vapore… Alla  potenza dell’acqua, amata e temuta come una divinità,  che oggi ci fornisce l’elettricità, rendendo possibile mille applicazioni nella vita attuale…
Pensiamo all’imperatore Costantino che diede l’avvio ad una Chiesa da perseguitata a persecutrice,  più matrigna che madre… più potente che povera… più maschilista e clericale che egualitaria…

Conoscenze che furono messe a servizio di uomini e donne, ma usate anche per sottometterci e schiavizzarci.
Tocco appena questo punto per far notare quanto è importante che ogni conoscenza venga continuamente  messa al vaglio della nostra ragione e coscienza: oggi quanta manipolazione, informazione distorta, menzogne… a tutti i livelli, non escluso quello ecclesiale. Quanto dovrà faticare Papa Francesco a purificare la Chiesa se noi  non lo aiuteremo…
Parliamo ora di Dio e della nostra fede.
 

2) “Credo in Dio”
I popoli dell’antichità, di fronte a fenomeni che non sapevano spiegare, immaginavano che operasse la mano misteriosa di una o più divinità. I filosofi da sempre tentarono di dare una spiegazione circa le cause ultime di ciò che esiste. Molti pensatori s’inchinarono di fronte alla possibilità di una mente che dà origine a tutto.
Il popolo nomade della bibbia credeva nel “Dio dei loro padri. Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”.
Un Dio ritenuto  non solo Creatore e Signore dell’universo, ma anche superiore alle divinità degli altri popoli, dal momento che era intervenuto in Egitto  per liberali dalla loro schiavitù.  A lui si votarono senza tentennamenti, stipulando un’alleanza: “Quello che il Signore ha detto, noi lo faremo” (Es.19,8)  Egli sarà il loro Dio, essi saranno il suo popolo.
Oggi, anche scienziati non credenti, restano ammutoliti di fronte a leggi che spiegano l’inizio dell’universo.  Il fisico Stephen Hawking, un ateo convinto,  al termine del suo libro "Dal Big Bang ai buchi neri", si pone il famoso interrogativo: «Che cos'è che infonde vita alle equazioni (alle leggi) e che crea un universo che possa essere descritto da esse?». E lascia aperta la questione.

Per noi cristiani da dove proviene ciò che conosciamo di Dio? Sono convinto: unicamente da Gesù.
Afferma Giovanni: "Dio nessuno lo ha mai visto: il figlio unigenito,  che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv.1,18) -  Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre”(Gv.14,8-9). Ma in realtà io ho citato Giovanni. Ossia: non conosciamo Dio neppure direttamente da Gesù, bensì da testimoni che hanno vissuto con lui,  apostoli e discepoli che ci presentano il suo messaggio e si sono lasciati uccidere (martiri, cioè  testimoni) per divulgarlo. Per questo diciamo che la nostra è una fede apostolica.
Gli Atti degli apostoli citano uno dei discorsi di Pietro al popolo d’Israele: "Avete ucciso l'autore della vita. Ma Dio l' ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni." (At 3,15).
E in una sua lettera, Giovanni scrive: "Quello che era  da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che noi  contemplammo  e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti  si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annun-ciamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è manifestata a noi - ,  quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena ." (1Gv1,1-4).

Quindi «non credo in un Dio qualsiasi, pensato da filosofi o riconosciuto dalle molteplici fedi religiose! Credo nel Dio di Gesù, presentatomi dagli evangeli. Nel Dio-Relazione d’Amore, non chiuso in se stesso. Nel Dio Creatore perché è  Amore, esplosione di Vita, continuo dono di sé, in questo senso “Potente”. Credo nel Dio che ama, nel Dio misericordioso, nel Dio che perdona, nel Dio Padre che mai abbandona l’umanità al proprio destino. Che  gratuitamente si dona, offre il proprio amore senza mai  imporsi, in questo senso per sua natura “impotente”, per cui, impossibilitato di imporre la propria volontà, si schiera dalla parte delle vittime, con cui si identifica, si fa carico delle ingiustizie subite da esse! Credo nel Dio che entra nella storia, non per manipolarla, ma per orientarla verso la vita nella sua pienezza e verità; non per sostituirsi agli esseri umani, come fosse un mago con  la bacchetta magica, ma per incoraggiarli ad agire. Che non interviene direttamente  sovvertendo il corso  della storia. Al contrario, agisce attraverso gli eventi naturali,  la natura, l’azione di  uomini e donne, attraverso Gesù che chiama “figlio prediletto”, attraverso i suoi seguaci, coloro che proseguono il progetto del suo Regno » (da Gianni a “Fratelli e sorelle  Atei e Agnostici”, 19.01.2009  ).
 

3) “Credo in Dio Padre”
Già nei libri dell’A.T.  si usano tante espressioni  per parlare di Dio: Sposo, Pastore, Liberatore,  Re inteso come difensore degli indifesi, protettore dei deboli, vendicatore e liberatore degli oppressi.
Si usa anche chiamarlo “Padre” per sottolineare la sua autorità che esige rispetto e ubbidienza, ma anche per affermare la sua bontà e amore verso il popolo d’Israele. Commoventi sono talune preghiere che troviamo in Isaia: "Signore, tu sei nostro padre, noi siamo l'argilla e tu il vasaio, tutti siamo opera delle tua mani”(Is.64,7). "Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti invochiamo come liberatore" (Is.63, 16). Tutti i giorni i giudei, e sicuramente anche Gesù, pregavano con le Diciotto benedizioni in cui invocavano Dio come “nostro padre e nostro re”.

Per Gesù risultava del tutto naturale chiamare Padre il suo Dio. Tutte le volte che parla di Dio lo chiama Padre. Ne cito alcuni casi.
Appena dodicenne, ai genitori che lo stavano cercando preoccupati dice: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc.2,49)
I 72 discepoli, tornati dal diffondere la buona notizia di pace nei vari villaggi, comunicarono a Gesù la gioia per la riuscita della missione. Allora Gesù comunica la sua felicità al Padre: "In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto»" (Lc.10,21).
Perfino negli ultimi attimi di vita e nella sofferenza della croce, trovò la forza per dichiarare la propria fiducia  al Padre: "Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò" (Lc.23,46).

Tipico di Gesù, invece è chiamare Dio “Abbà”. Questa espressione in aramaico, la lingua di Gesù, appare in 3 versetti del N.T. In Marco : Diceva: «Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi». (Mc. 14,36). Inoltre troviamo tale espressione anche nelle lettere di Paolo ai Galati e ai Romani (cfr. Gal.4,6 e Rm.8,15).
Con la parola abbà, papà, padre mio caro, indubbiamente Gesù vuole esprimere tutto il suo affetto e intimità verso Dio che avverte vicino, buono, tenero. A Lui si abbandona con  fiducia filiale, benché con rispetto e sottomissione. Egli fa la  volontà del Padre con amore filiale. Quindi, attraverso la vita di Gesù possiamo conoscere non solo che cosa voglia , ma anche chi sia Dio.
 

4) Conoscere Gesù è conoscere il Padre. Vivere come Gesù è vivere come figli di Dio.
Il Padre si manifesta e si rende visibile attraverso l’ umanità di Gesù: “Chi ha visto me ha visto il Padre”.
Insomma,  caratteristica fondamentale di Dio che apprendiamo da Gesù è la sua paternità. Egli chiama  Dio non soltanto come “Padre mio”, ma anche come “Padre nostro”. Gesù non parla di Dio come entità a sé stante, ma come “Padre che ha per figli l’umanità intera”. Tale è il “Regno di Dio” che ci annuncia: la Famiglia universale di Dio che ci vuole tutti suoi figli.

E’ Padre misericordioso, che non punisce, ma sempre ama di un amore intenso; che ci attende come quel padre attende il proprio figlio perduto, a cui neppure dà il tempo di chiedergli “perdono” che subito accoglie, ridandogli quella vita e quella dignità sperperate nel paese del bengodi  (questo è il senso del perdono che noi cristiani dovremmo esercitare!).

E’ Padre, che invia suo Figlio Gesù per indicarci il cammino della vita, dell’amore, della felicità, tutte cose che desideriamo ma che spesso ricerchiamo nei falsi idoli che ci offre il “paese del bengodi”: denaro, consumismo, potere, mercificazione e sfruttamento dei nostri simili, piaceri contrari alla dignità umana.

E’ Padre, che si preoccupa dei suoi figli e, pur senza fare miracoli, ci corre sempre in aiuto attraverso suoi collaboratori: tutti coloro che spendono  la propria vita lavorativa con senso di servizio,  lavoratori di ogni tipo, ingegneri, medici, insegnanti, assistenti, sacerdoti, persone che ci passano a lato, pronte a un gesto disinteressato d’aiuto...Consapevoli o meno di prestare le proprie mani a Dio!

Soprattutto i seguaci di Gesù dovrebbero essere in prima fila a collaborare col Padre per sollevare l’umanità dalle molteplici sofferenze, avendone ricevuto la missione direttamente da Gesù. Infatti prima di tornare  al Padre, egli non solo  ci ha lasciato un segno della sua presenza attraverso il pane e il vino dell’eucaristia: “Prendete, mangiate e bevete : questo è il mio corpo e il mio sangue….questo è la mia vita vissuta e data per tutti voi…” ma anche ci ha incaricati di vivere come lui, da figli di Dio Padre “…Fate lo stesso in memoria di me,  spendendovi per i fratelli,  amandovi come io vi ho amati…”. Così  ci lascia continuatori della sua missione:  rendere visibile il Padre mostrando il suo amore all’Umanità intera e collaborando con lo Spirito all’edificazione del Regno di Dio: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi!

Il Concilio Vaticano II : “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono,  sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (G.S. 1).

Gesù con la sua vita ci ha mostrato   “Padre di tutti” e la sua volontà: ha difeso i diritti e la dignità degli emarginati, dei poveri, dei deboli, delle donne...Si è opposto alle ingiustizie dei ricchi, del potere religioso e politico! Il Padre vuole che tutti i figli siano coinvolti nel costruire la Sua Famiglia! OGGI tocca a noi essere testimoni dell’amore del Padre.

In sintesi: Il Padre si manifesta attraverso Gesù:

         Così è  il Padre. Così è Gesù. Così siamo invitati ad essere NOI, suoi figli.