Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra
1) “Credo”
Oggi la conoscenza si fonda su basi scientifiche.
Ossia su dati reali risultanti da rilevazioni empiriche, ottenute non solo
attraverso i nostri sensi (che talora possono errare) ma anche e soprattutto
attraverso strumenti tecnologico-scientifici. Per es. io avevo una persistente
stitichezza. Il medico, secondo la sua conoscenza sui sintomi da
me descritti, sospettava varie possibilità: colon infiammato, polipi,
diverticoli, tumore. Mi fece fare delle analisi strumentali. Referto: tumore
al colon.
La conoscenza può anche fondarsi su
intuizioni, che dovranno essere verificate tramite successive osservazioni
ed esperimenti…. o addirittura tramite semplici ragionamenti, come accade
nel caso della scienza teoretica pura, impossibilitata di avvalersi
di esperimenti per mancanza di strumenti. Ad es. il famoso Bosone (la "particella
di Dio") intuito col puro ragionamento da Higgs, fu sperimentalmente accertata
dal CERN (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire)
nel 2012 con conferma ufficiale il 6 marzo 2013. Ci vollero anni per costruire
un acceleratore di particelle subatomiche lungo 27 Km che permise di comprovare
scientificamente ciò che Higgs aveva teorizzato fin dal 1964.
Insomma, noi conosciamo ciò che possiamo
dimostrare attraverso esperimenti analizzati dalla nostra ragione.
Tuttavia noi, per conoscere, non necessitiamo
esperimentare tutto personalmente. Molte cose le conosciamo per fede. Anzi
dire che oggi conosciamo quasi tutto per fede. Ossia ci fidiamo delle conoscenze
che ci mettono a disposizione i nostri simili, fin dal momento della nostra
nascita: mamma e papà, maestri, insegnanti, scienziati… preti… giornalisti
, che ci danno delle informazioni… Conoscenze teoriche e pratiche, scientifiche,
storiche, geografiche, morali… Conoscenze talora apparentemente innocue,
superflue, ma che hanno profondamente inciso nella vita attuale di ogni
essere umano di ogni epoca. Pensiamo ad es. all’energia del fuoco, alla
ruota… che millenni dopo permisero il treno a vapore… Alla potenza
dell’acqua, amata e temuta come una divinità, che oggi ci
fornisce l’elettricità, rendendo possibile mille applicazioni nella
vita attuale…
Pensiamo all’imperatore Costantino che diede
l’avvio ad una Chiesa da perseguitata a persecutrice, più
matrigna che madre… più potente che povera… più maschilista
e clericale che egualitaria…
Conoscenze che furono messe a servizio di
uomini e donne, ma usate anche per sottometterci e schiavizzarci.
Tocco appena questo punto per far notare
quanto è importante che ogni conoscenza venga continuamente
messa al vaglio della nostra ragione e coscienza: oggi quanta manipolazione,
informazione distorta, menzogne… a tutti i livelli, non escluso quello
ecclesiale. Quanto dovrà faticare Papa Francesco a purificare la
Chiesa se noi non lo aiuteremo…
Parliamo ora di Dio e della nostra fede.
2) “Credo in Dio”
I popoli dell’antichità, di fronte
a fenomeni che non sapevano spiegare, immaginavano che operasse la mano
misteriosa di una o più divinità. I filosofi da sempre tentarono
di dare una spiegazione circa le cause ultime di ciò che esiste.
Molti pensatori s’inchinarono di fronte alla possibilità di una
mente che dà origine a tutto.
Il popolo nomade della bibbia credeva nel
“Dio dei loro padri. Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”.
Un Dio ritenuto non solo Creatore e
Signore dell’universo, ma anche superiore alle divinità degli altri
popoli, dal momento che era intervenuto in Egitto per liberali dalla
loro schiavitù. A lui si votarono senza tentennamenti, stipulando
un’alleanza: “Quello che il Signore ha detto, noi lo faremo” (Es.19,8)
Egli sarà il loro Dio, essi saranno il suo popolo.
Oggi, anche scienziati non credenti, restano
ammutoliti di fronte a leggi che spiegano l’inizio dell’universo.
Il fisico Stephen Hawking, un ateo convinto, al termine del suo libro
"Dal Big Bang ai buchi neri", si pone il famoso interrogativo: «Che
cos'è che infonde vita alle equazioni (alle leggi) e che crea un
universo che possa essere descritto da esse?». E lascia aperta la
questione.
Per noi cristiani da dove proviene ciò
che conosciamo di Dio? Sono convinto: unicamente da Gesù.
Afferma Giovanni: "Dio nessuno lo ha mai
visto: il figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno
del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv.1,18) - Gli disse
Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù:
“Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi
ha visto me, ha visto il Padre”(Gv.14,8-9). Ma in realtà io
ho citato Giovanni. Ossia: non conosciamo Dio neppure direttamente da Gesù,
bensì da testimoni che hanno vissuto con lui, apostoli e discepoli
che ci presentano il suo messaggio e si sono lasciati uccidere (martiri,
cioè testimoni) per divulgarlo. Per questo diciamo che la
nostra è una fede apostolica.
Gli Atti degli apostoli citano uno dei discorsi
di Pietro al popolo d’Israele: "Avete ucciso l'autore della vita. Ma
Dio l' ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni." (At
3,15).
E in una sua lettera, Giovanni scrive: "Quello
che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo
veduto con i nostri occhi, quello che noi contemplammo e che
le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si
è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza
e vi annun-ciamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è
manifestata a noi - , quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo
anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra
comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste
cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena ." (1Gv1,1-4).
Quindi «non credo in un Dio qualsiasi,
pensato da filosofi o riconosciuto dalle molteplici fedi religiose! Credo
nel Dio di Gesù, presentatomi dagli evangeli. Nel Dio-Relazione
d’Amore, non chiuso in se stesso. Nel Dio Creatore perché è
Amore, esplosione di Vita, continuo dono di sé, in questo senso
“Potente”. Credo nel Dio che ama, nel Dio misericordioso, nel Dio che perdona,
nel Dio Padre che mai abbandona l’umanità al proprio destino. Che
gratuitamente si dona, offre il proprio amore senza mai imporsi,
in questo senso per sua natura “impotente”, per cui, impossibilitato di
imporre la propria volontà, si schiera dalla parte delle vittime,
con cui si identifica, si fa carico delle ingiustizie subite da esse! Credo
nel Dio che entra nella storia, non per manipolarla, ma per orientarla
verso la vita nella sua pienezza e verità; non per sostituirsi agli
esseri umani, come fosse un mago con la bacchetta magica, ma per
incoraggiarli ad agire. Che non interviene direttamente sovvertendo
il corso della storia. Al contrario, agisce attraverso gli eventi
naturali, la natura, l’azione di uomini e donne, attraverso
Gesù che chiama “figlio prediletto”, attraverso i suoi seguaci,
coloro che proseguono il progetto del suo Regno » (da Gianni a
“Fratelli e sorelle Atei e Agnostici”, 19.01.2009 ).
3) “Credo in Dio Padre”
Già nei libri dell’A.T. si usano
tante espressioni per parlare di Dio: Sposo, Pastore, Liberatore,
Re inteso come difensore degli indifesi, protettore dei deboli, vendicatore
e liberatore degli oppressi.
Si usa anche chiamarlo “Padre” per sottolineare
la sua autorità che esige rispetto e ubbidienza, ma anche per affermare
la sua bontà e amore verso il popolo d’Israele. Commoventi sono
talune preghiere che troviamo in Isaia: "Signore, tu sei nostro padre,
noi siamo l'argilla e tu il vasaio, tutti siamo opera delle tua mani”(Is.64,7).
"Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti invochiamo come liberatore"
(Is.63, 16). Tutti i giorni i giudei, e sicuramente anche Gesù,
pregavano con le Diciotto benedizioni in cui invocavano Dio come “nostro
padre e nostro re”.
Per Gesù risultava del tutto naturale
chiamare Padre il suo Dio. Tutte le volte che parla di Dio lo chiama Padre.
Ne cito alcuni casi.
Appena dodicenne, ai genitori che lo stavano
cercando preoccupati dice: «Perché mi cercavate? Non sapevate
che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc.2,49)
I 72 discepoli, tornati dal diffondere la
buona notizia di pace nei vari villaggi, comunicarono a Gesù la
gioia per la riuscita della missione. Allora Gesù comunica la sua
felicità al Padre: "In quello stesso istante Gesù esultò
nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo
e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le
hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a
te è piaciuto»" (Lc.10,21).
Perfino negli ultimi attimi di vita e nella
sofferenza della croce, trovò la forza per dichiarare la propria
fiducia al Padre: "Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre,
nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò"
(Lc.23,46).
Tipico di Gesù, invece è chiamare
Dio “Abbà”. Questa espressione in aramaico, la lingua di Gesù,
appare in 3 versetti del N.T. In Marco : Diceva: «Abbà,
Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice!
Però, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi».
(Mc. 14,36). Inoltre troviamo tale espressione anche nelle lettere di Paolo
ai Galati e ai Romani (cfr. Gal.4,6 e Rm.8,15).
Con la parola abbà, papà, padre
mio caro, indubbiamente Gesù vuole esprimere tutto il suo affetto
e intimità verso Dio che avverte vicino, buono, tenero. A Lui si
abbandona con fiducia filiale, benché con rispetto e sottomissione.
Egli fa la volontà del Padre con amore filiale. Quindi, attraverso
la vita di Gesù possiamo conoscere non solo che cosa voglia , ma
anche chi sia Dio.
4) Conoscere Gesù
è conoscere il Padre. Vivere come Gesù è vivere come
figli di Dio.
Il Padre si manifesta e si rende visibile
attraverso l’ umanità di Gesù: “Chi ha visto me ha visto
il Padre”.
Insomma, caratteristica fondamentale
di Dio che apprendiamo da Gesù è la sua paternità.
Egli chiama Dio non soltanto come “Padre mio”, ma anche come “Padre
nostro”. Gesù non parla di Dio come entità a sé stante,
ma come “Padre che ha per figli l’umanità intera”. Tale è
il “Regno di Dio” che ci annuncia: la Famiglia universale di Dio che ci
vuole tutti suoi figli.
E’ Padre misericordioso, che non punisce, ma sempre ama di un amore intenso; che ci attende come quel padre attende il proprio figlio perduto, a cui neppure dà il tempo di chiedergli “perdono” che subito accoglie, ridandogli quella vita e quella dignità sperperate nel paese del bengodi (questo è il senso del perdono che noi cristiani dovremmo esercitare!).
E’ Padre, che invia suo Figlio Gesù per indicarci il cammino della vita, dell’amore, della felicità, tutte cose che desideriamo ma che spesso ricerchiamo nei falsi idoli che ci offre il “paese del bengodi”: denaro, consumismo, potere, mercificazione e sfruttamento dei nostri simili, piaceri contrari alla dignità umana.
E’ Padre, che si preoccupa dei suoi figli e, pur senza fare miracoli, ci corre sempre in aiuto attraverso suoi collaboratori: tutti coloro che spendono la propria vita lavorativa con senso di servizio, lavoratori di ogni tipo, ingegneri, medici, insegnanti, assistenti, sacerdoti, persone che ci passano a lato, pronte a un gesto disinteressato d’aiuto...Consapevoli o meno di prestare le proprie mani a Dio!
Soprattutto i seguaci di Gesù dovrebbero essere in prima fila a collaborare col Padre per sollevare l’umanità dalle molteplici sofferenze, avendone ricevuto la missione direttamente da Gesù. Infatti prima di tornare al Padre, egli non solo ci ha lasciato un segno della sua presenza attraverso il pane e il vino dell’eucaristia: “Prendete, mangiate e bevete : questo è il mio corpo e il mio sangue….questo è la mia vita vissuta e data per tutti voi…” ma anche ci ha incaricati di vivere come lui, da figli di Dio Padre “…Fate lo stesso in memoria di me, spendendovi per i fratelli, amandovi come io vi ho amati…”. Così ci lascia continuatori della sua missione: rendere visibile il Padre mostrando il suo amore all’Umanità intera e collaborando con lo Spirito all’edificazione del Regno di Dio: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi!”
Il Concilio Vaticano II : “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (G.S. 1).
Gesù con la sua vita ci ha mostrato “Padre di tutti” e la sua volontà: ha difeso i diritti e la dignità degli emarginati, dei poveri, dei deboli, delle donne...Si è opposto alle ingiustizie dei ricchi, del potere religioso e politico! Il Padre vuole che tutti i figli siano coinvolti nel costruire la Sua Famiglia! OGGI tocca a noi essere testimoni dell’amore del Padre.
In sintesi: Il Padre si manifesta attraverso Gesù:
Così è il Padre. Così è Gesù. Così siamo invitati ad essere NOI, suoi figli.