35° Campo di Comunità Una              Prea, venerdì 9 agosto 2013

Credo nello Spirito Santo...



 
 
 
 
 
 
 

Queste cose vi ho detto quando ero ancora con voi. Ma il Consolatore (Paraclito), lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (GV. 14,26-27)

Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio” (GV. 15, 26,27)

Gesù disse: “Tutto è compiuto”. E chinato il capo, spirò” (emise lo spirito) (Gv 19,30.)

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo ove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi”…… Dopo detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi”. (GV. 20, 19-23).


 
 
 
 

Credo nello Spirito Santo
La fede della prima comunità cristiana ha raccontato la Trinità: narrando l’evento pasquale lo ha narrato come Storia Trinitaria [1].
Già nelle prime formule battesimali il ricordo della Trinità è presente [2].  Da qui poi la comunità esprime il simbolo apostolico: “Il simbolo si presenta così nella sua origine e anche dopo, nonostante l’estensione dei tre articoli relativi al Padre, al Figlio e allo Spirito, come il racconto della storia trinitaria di Dio per noi: storia del Padre di cui si afferma il primato fontale ed escatologico su tutte le cose; storia del Figlio, densa di corporeità degli eventi della vita del Signore; storia dello Spirito, aperta ad abbracciare il presente della chiesa ed il futuro della vita”  [3].

Come abbiamo visto dai passi del Vangelo che ho scelto lo Spirito è annunciato prima della passione, è donato sulla Croce ed è colui che rende testimonianza, l’artefice della Resurrezione. E’ collegato strettamente al dono della pace e del perdono.

Come forse si riesce un po’ ad intravedere dai brani evangelici non parliamo dello Spirito Santo in sé o come terza persona della Trinità, ma come Spirito del Padre, donato dal  Cristo morto e risorto. Come dice bene J. Ratzinger nel suo capitolo del 1969 sullo Spirito Santo [4], il testo originale greco era “credo in Spirito Santo”; manca l’articolo determinativo: sembra una sottigliezza, ma è fondamentale; la terza parte del Simbolo Apostolico non richiama “in prima linea allo Spirito Santo in quanto persona divina, bensì allo spirito Santo quale dono di Dio alla storia  nella comunità di quanti credono in Cristo” [5]. Le domande trinitarie di questo Simbolo, usato nella liturgia battesimale, non intendevano ed intendono riferirsi ad un DIO EXTRA, ma ad un Dio che ha operato nella storia, diventata storia sacra, storia che ha avuto il suo culmine nella Pasqua.

Con Bruno Forte si può dire: ”il mistero proclamato (nel credo) diventa mistero celebrato, per essere nella  chiesa e nella storia mistero vissuto.” [6].

E’ il Mistero di un Dio che continua ad operare e a parlare nella storia e ci invita a leggere nei segni dei tempi e nella attività umane come incarnare la sua parola nel mondo odierno. La Gaudium et Spes (G.S.) al n.11 ci ricorda che i segni dei tempi vanno attesi non per andare dietro le mode, ma per compiere la volontà di Dio. Infatti  "negli avvenimenti del mondo e nelle aspirazioni degli uomini ci sono i veri segni della presenza o del disegno di Dio".

In questa linea nel successivo  n. 44 il Concilio ci ricorda che è dovere di tutto il popolo di Dio, e soprattutto dei pastori e dei teologi, ascoltare le varie voci del nostro tempo (varias loquelas nostri temporis). Il termine  'loquelas' è più ampio della parola italiana 'voci', si riferisce a tutte le voci dei filosofi, degli scienziati delle riflessioni dell'uomo d'oggi che vanno comprese per comprendere meglio noi stessi e il modo di annunciare il Vangelo oggi, affinché "la Verità rivelata sia meglio compresa e possa essere presentata in forma più adatta". Questo vale anche per il messaggio morale che scaturisce dall’incontro col Cristo. Ascoltare le  riflessioni del nostro secolo sull'uomo, filosofiche, economiche, psicologiche, sociologiche non solo è un dovere che ci deve prendere tutti, ma è essenziale per ascoltare Dio che anche nella riflessione umana ci parla per rivelarci chi siamo e come vivere ogni giorno in risposta al suo Vangelo. Come Chiesa e cristiani non dobbiamo avere paura degli uomini, di noi stessi; togliendo la cattiveria che è dentro ad ognuno di noi, come ci ricorda anche Gesù nel Vangelo, tutto il resto è buono, sta a noi usarlo bene [7].

Credo nello Spirito Santo” vuol dire proprio questo: credo che Dio mi faccia nuovo dandomi la possibilità di vincere la mia cattiveria, di essere veramente uomo e donna come Lui l’ha pensato. Vuol dire che credo non in un Dio astratto, ma in un Dio che opera in me, mi trasforma e  mi dà i doni per essere veramente Uomo. Vuol dire che credo che il bene, tutto il bene, è frutto dell’operare insieme di Dio e dell’uomo. E’ credere che l’amore di Dio è vivo nella storia e la trasforma in storia della Salvezza.  Tutti noi abbiamo esperienza della nostra fatica a fare il bene, della nostra fragilità, della cattiveria che è in noi, ma Dio ci dona il suo amore; l’abbiamo celebrato nel Battesimo e nella Cresima, dove abbiamo avuto la pienezza dello Spirito che ci rende testimoni della Pasqua, di questo Gesù morto e Risorto per ogni uomo. Abbiamo ricevuto l’unzione  che ci ha reso capaci di esser figli nel Figlio, re, sacerdoti e profeti, come abbiamo già visto e approfondito in altre occasioni.
"Credo nello Spirito Santo" vuol dire credo che posso fare il bene, perché Dio mi dà la forza di farlo, di essere buono. Tutto è grazia, diceva S. Agostino citando San Paolo. Tutto è dono.

Il catechismo ci ricorda che lo Spirito ci ha dato 7 doni: un numero simbolico che ricorda la perfezione di Dio, lo ‘shabbat’, il giorno in cui Dio si è riposato dopo la Creazione [8]. 
Mi piace vederne alcuni, per condividere  proprio semplicemente questi doni che Dio mi ha fatto, ci ha fatto, e che noi abbiamo ricevuto; ma sappiamo che ci sono? O il regalo, l’ho, l’abbiamo lasciato nell’armadio? Ecco, questo condividerne alcuni con voi è un tentare di riaprire il regalo di Dio, vederlo nella sua semplicità di aiuto ad essere ognuno di noi come il progetto di uomo che Lui ha per ognuno, cioè quello di suo figlio (figli nel Figlio).

Per finire attingo ad alcune parti della catechesi che papa Francesco ha fatto il mercoledì prima di Pentecoste; lui parla di Spirito che rende testimonianza alla Verità, verità non filosofica o dogmatica, ma verità ricevuta dall’incontro col Cristo morto e risorto.

Qual è allora l’azione dello Spirito Santo nella nostra vita e nella vita della Chiesa per guidarci alla verità? Anzitutto, ricorda e imprime nei cuori dei credenti le parole che Gesù ha detto, e, proprio attraverso tali parole, la legge di Dio – come avevano annunciato i profeti dell’Antico Testamento – viene inscritta nel nostro cuore e diventa in noi principio di valutazione nelle scelte e di guida nelle azioni quotidiane, diventa principio di vita. Si realizza la grande profezia di Ezechiele: «vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo… Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme» (Ez 36,25-27). Infatti, è dall’intimo di noi stessi che nascono le nostre azioni: è proprio il cuore che deve convertirsi a Dio, e lo Spirito Santo lo trasforma se noi ci apriamo a Lui”.
"Lo Spirito Santo, poi, come promette Gesù, ci guida «a tutta la verità» (Gv 16,13); ci guida non solo all’incontro con Gesù, pienezza della Verità, ma ci guida anche “dentro” la Verità, ci fa entrare cioè in una comunione sempre più profonda con Gesù, donandoci l’intelligenza delle cose di Dio. E questa non la possiamo raggiungere con le nostre forze. Se Dio non ci illumina interiormente, il nostro essere cristiani sarà superficiale." [11]

Volevo poi finire con alcune domande che prendo sempre in prestito da  papa Francesco:

Anche se apparentemente il richiamo del papa alla Verità sembra rafforzare un'adesione intellettuale ad un Dio astratto, monolito e dogmatico, dalle parole di Francesco si capisce bene la sua sottolineatura all’azione dello Spirito che ci guida all’incontro con la persona di Gesù, che ci pone in una comunione sempre più grande con Lui fino a farci avere lo stesso sguardo di Dio e lo stesso suo cuore.
 


Note

  1. Cfr. Atti, 2,22-23; 32-33.” 22 Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazareth - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, 23 dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. ………. 32 Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. 33 Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire”.
  2. Cfr. cap. VIII della Didachè dove abbiamo il Battesimo per triplice infusione nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
  3. Bruno Forte, ”Trinità come storia- saggio sul Dio Cristiano” , Paoline 1985, pag. 61.
  4. Cfr. Joseph Ratzinger “Introduzione al cristianesimo - lezioni sul simbolo apostolico” Queriniana Brescia, nuova edizione 2000, pagg. 321- 327.
  5. Ibidem, pag. 321.
  6. Cfr. Bruno Forte, op. citata, pag 61.
  7. Cfr. Enrico Chiavacci “Il cammino della Morale”, Ed. Ancora 2005.
  8. Cfr. “Catechismo della Chiesa Cattolica-Compendio”.
  9. Rm, 8.15.
  10. Cfr. Gn.3.
  11. Udienza Generale del 15 maggio 2013, Catechesi di Papa Francesco.
  12. Ibidem.