CONVERTIRSI PER ESSERE TESTIMONI:
Vedere la realtà con gli
occhi del Padre, per cambiarla con la forza del suo Spirito.
1Ts 1,4-10:
Conosciamo, fratelli amati da Dio, la vostra elezione. Infatti il nostro
vangelo non vi è stato annunciato soltanto con parole, ma anche
con potenza, con lo Spirito Santo e con piena convinzione; infatti sapete
come ci siamo comportati fra voi, per il vostro bene. Voi siete divenuti
imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte
sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo, tanto da diventare
un esempio per tutti i credenti della Macedonia e dell'Acaia. Infatti da
voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e
nell'Acaia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa
in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne; perché
essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come
vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero,
e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti;
cioè, Gesù che ci libera dall'ira imminente.
“Convertitevi,
perché il regno dei cieli è vicino”. Al Campo
Famiglie di Peveragno, al cui scritto vi rimando, dicevo che l’invito di
Gesù “è rivolto a ogni essere umano, anche se con
modalità diverse, perché molti non conoscono il messaggio
di Gesù, o hanno altre fedi, o non sono credenti”. Qui, invece,
mi rivolgo in particolare ai credenti che cercano d’essere seguaci
di Gesù, iniziando dalle parole di don Paolo Farinella.
“Il Dio di Gesù Cristo, preannunciato da Isaia e proclamato da Giovanni
Battista viene per chiunque si pente e si converte.
L’annuncio-invito della conversione percorre tutto il NT dall’inizio della
vita pubblica di Gesù a dopo la risurrezione, dagli Atti degli Apostoli
a Paolo perché costituisce la chiave di volta dell’incontro tra
Dio e ciascuno di noi (Mc 1,15; Lc 13,3-5; 24,47; At 2,28; 26,20).
Nel vangelo (Mc 1,15) «conversione» traduce il termine greco
«metànoia» che è composto dalla preposizione
«metà - oltre» e «noûs - pensiero»
per cui, in modo molto semplice possiamo dire che conversione significa
capovolgimento del pensiero.
Troppo spesso pensiamo che convertirsi riguardi il comportamento o il cambiare
atteggiamento. Non è così perché sarebbe come cambiare
vestito. La conversione riguarda il pensiero, cioè le ragioni che
fondano la vita e i criteri che usiamo per organizzarla: le modalità
e gli stili di vita sono una conseguenza. Il comportamento segue sempre
l’essere ed è un segnale che ci rivela la nostra consistenza e la
nostra dimensione interiore. L’etica è la conseguenza di una scelta
di vita.
La conversione pertanto non è il riconoscimento di Dio onnipotente,
ma la scoperta di un Dio che ha dimenticato se stesso per permetterci di
stare al suo fianco. Spesso identifichiamo la conversione con il rimorso
o con il senso di colpa come se Dio dovesse stare lì a chiedere
il conto senza sconti e misericordia. La conversione è un impegno
totale sulla proposta di vita fatta da Dio in Gesù che diventa il
nostro metro e la nostra misura. La prospettiva del Regno di Dio ci obbliga
a guardare in avanti, non a ripiegarci sul passato, sul quale tra l’altro
non abbiamo alcun potere nemmeno di manomissione: il passato possiamo solo
accettarlo e, in un contesto di conversione, offrirlo a Dio come un dono
che ci appartiene. Quanto cammino ancora da fare per liberarci dalla nostra
religiosità pagana!
Chi si converte ripone in Dio la fiducia della propria salvezza (Ger 17,5-11;
31,16-22; Is 2,6-22) e si fida e si affida a Dio, per cui il convertito
è colui che fa l’affidamento della sua vita ed è certo di
non essere né frainteso né deluso” (don
Paolo Farinella, Dom. 27 T.O. anno C, 3 ott.2010).
Io
penso che troppo spesso teniamo gli occhi fissi su noi stessi, sui nostri
difetti, le debolezze, le incapacità… I nostri pensieri sono
quasi esclusivamente incentrati su di NOI: e ci preoccupiamo di migliorare,
di fare opere di bene….e ci addoloriamo nel constatare che invece non cambiamo
affatto, anzi, più invecchiamo più abbiamo l’impressione
di peggiorare; o abbiamo l’impressione di fare poco, d’essere inutili….
E tutte le volte che ci confessiamo ripetiamo il solito ritornello e raccontiamo
e ci pentiamo delle solite “sciocchezze” che riteniamo peccati. Dimenticando
ciò che è più importante: punto di partenza è
convertirci, è rivolgere lo sguardo al Padre, fidarci di Lui,
abbandonarci a LUI. Egli per primo ci ama, ci chiama, ci
accoglie così come siamo, deboli, incapaci, meschini…. E ha bisogno
di noi, ci affida una missione, che è continuazione dell’opera del
Figlio, costruire la Famiglia dei figli di Dio! E’ il suo Spirito
che a poco a poco ci cambia….e se non lo fa è perché
gli piacciamo così o forse perché rispetta il nostro modo
di essere o le nostre scelte! (Chi si preoccupa della propria
vita la perderà, …..cercate prima il Regno di Dio….)
Ma
noi, no! Come stolti, invece di guardare la Luna fissiamo
lo sguardo sul dito che ce la indica! O come l’allievo alla scuola guida
a cui l’istruttore ripeteva:“Non guardare il volante o il cambio, guarda
la strada!”.
Che
è dunque la CONVERSIONE ?
E’
amare il Padre, corrispondendo al suo amore. Ma non c’è padre
senza figli e famiglia. Quindi è amare anche l’Umanità
intera: “Chi non ama il proprio fratello che vede non po’
amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da
lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello” (1Gv.4,20) “Cercate anzitutto
il Regno di Dio e la sua giustizia” (Mt.6,33)
E’
amare
come il Padre che è misericordioso, che perdona 70 volte 7,
cioè sempre, e perdona anche il nemico, fino a dare l’altra guancia
e lasciarsi “mettere in croce”; che ci richiama continuamente attraverso
i “profeti”, il primogenito Gesù, i suoi seguaci; che ci attende
come il Padre del figlio prodigo e ci cerca come il buon Pastore;
che agisce in ogni persona, credente o no….Che prosegue l’opera di creazione
attraverso noi umani, avendo uno sguardo particolare per i figli oppressi
e vittime di ingiustizie. Insomma conversione
è opera gratuita
del Padre su noi. E’ vivere nello Spirito del Padre. E’ quindi:
1)
vedere la realtà con gli occhi del Padre: “Ho osservato
la miseria del mio popolo in schiavitù e ho udito il suo grido:
conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dei suoi
oppressori” (Es. 3,7)
Dicevo
che il nostro sguardo è quasi totalmente incentrato sulla nostra
persona, preoccupati di noi, della nostra vita, della nostra salvezza,
di che mangeremo, vestiremo… dei nostri figli, forse anche del nostro
quartiere o paese. Il Padre invece si preoccupa dell’Umanità intera.
Gesù ci invita a guardare più in là di noi:
“Cercate
anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia” (Mt.6,33) “Se il chicco
di grano, caduto per terra , non muore, rimane solo; se invece muore, produce
molto frutto. Chiunque ama (è attaccato) la propria vita, la perde
e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la
vita eterna” (Gv.12,24)”Chi vuol salvare la propria vita, la perderà;
ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”
(Mt. 16,25)
2)
giudicarla alla luce della sua Parola. “I miei pensieri (propositi,
intenzioni, criteri) non sono i vostri pensieri, le vostre vie (opere)
non sono le mie vie”(Is. 55,7)
Conversione
è giudicare la realtà col “criterio” del Padre. E’ scegliere
tra due criteri: quello del Padre (Regno-Famiglia universale) o quello
del Mondo (Ricchezze, Potere, Dominio,Piaceri). Dal criterio scelto,
ne conseguiranno le opere, le azioni quotidiane, piccole o grandi che siano,
secondo i talenti ricevuti e la forza dello Spirito che è presente
in noi umani.
L’A.T.
ci parlava di due vie (opere): della vita, il bene – della morte, il male
“Vedi,
io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Perciò
ti comando di amare il Signore, tuo Dio, di camminare per le sue vie, di
osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu
viva e ti moltiplichi e il Signore, tuo Dio, ti benedica nella terra in
cui stai per entrare per prenderne possesso. Ma se il tuo cuore si
volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti
ad altri dei e a servirli, oggi io vi dichiaro che certo perirete, che
non avrete più lunga vita nel paese in cui state per entrare”
(Dt.30,15 segg.)
Gesù
è chiarissimo nell’illustrarci le due vie: Dio-Padre (e il suo Regno)
o la Ricchezza:
“Nessuno
può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà
l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro.
Non potete servire Dio e la ricchezza” (Mt 6,24).
E
ci indica la via della salvezza, “la regola d’oro”, che paragona ad una
porta stretta:
“Tutto
quanto volete che gli altri facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa
infatti e la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché
larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione,
e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e
angusta la via che conduce alla vita, e poche sono quelli che la trovano!”
(Mt. 7,12-13).
3)
agire nella storia come Gesù per costruire il Regno di Dio,
per creare fatellanza universale, eliminando barriere, pregiudizi
e ingiustizie. “Non chiunque dice ‘Signore, Signore’, entrerà
nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che
è nei cieli”
Diamo
allora un’occhiata alla realtà mondiale, riportata da diverse fonti.
Viviamo
una crisi sociale, con oltre un miliardo di persone che muoiono di fame;
una crisi economica, causata da un sistema finanziario sganciato dalla
vita reale; una crisi climatica, con un pianeta che sta drammaticamente
cambiando. Questo ha portato a tensioni, violenze, oppressione: le insurrezioni
popolari del Maghreb di questi giorni che ce lo ricordano, rappresentano,
altresì, il riscatto, la speranza e la dignità di quelle
popolazioni. E ancora:
=>
963 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di povertà.
=>
Circa 1 miliardo e 200.000 milioni di lavoratori vivono con meno di due
dollari al giorno e oltre 700 milioni, con meno di 1,25 dollari al giorno
.
=>
72 milioni di bambini non vanno a scuola. Di questi la maggioranza sono
bambine.
=>
Ogni cinque secondi un bambino muore di fame.
=>
Più di 4000 bambini al giorno con meno di 5 anni muoiono di diarrea,
una malattia facilmente evitabile
=>
Nei paesi poveri, ogni minuto muore una madre di parto per carenze e inefficienze
nel sistema sanitario
=>
Un miliardo di persone vive senza avere accesso all’acqua pulita, e due
miliardi senza strutture igienico-sanitarie adeguate.
=>
La spesa annuale per la lotta all’Hiv/Aids, una malattia che miete 3 milioni
di vite all’anno, equivale alla spesa di 3 giorni in armamenti.
=>
Nel 2009 il mondo ha speso circa 1600 miliardi di dollari in difesa.
=>
Per ogni dollaro speso in cooperazione allo sviluppo, 10 dollari sono spesi
per armamenti.
=>
Circa i cambi climatici. I problemi hanno preso corpo adesso all’improvviso,
attraverso fenomeni che si stanno ripetendo in tutti i continenti: calori,
incendi di boschi, perdite di raccolti in Russia con numerose vittime;
cambiamento climatico in Cina, piogge intense o siccità; perdite
progressive delle riserve d’acqua dell’Himalaya, che minacciano l’India,
la Cina, il Pakistan e altri paesi; piogge eccessive in Australia che hanno
inondato quasi un milione di chilometri quadrati; ondate di freddo insolite
ed estemporanee in Europa, con conseguenze considerevoli nell’agricoltura;
siccità in Canadà; ondate inusuali di freddo in Colombia
che hanno danneggiato milioni di ettari coltivabili; precipitazioni mai
viste in Venezuela; catastrofi per le piogge eccessive nelle grandi città
del Brasile e siccità al Sud
Nel
2015 potrebbero essere 375 milioni le persone colpite ogni anno da calamità
legate ai cambiamenti climatici, un aumento del 50% rispetto agli attuali
250 milioni.
Si
stima un aumento di 133 milioni di persone in più, fra 6 anni, colpite
da catastrofi naturali causate dal riscaldamento globale (sono esclusi
terremoti, guerre ed eruzioni vulcaniche)….Aggiorno i dati ricordando anche
la tragedia naturale del Giappone, accompagnata dalla stupidità
ed arroganza umana: mi riferisco alla costruzione di impianti nucleari
in una terra altamente sismica!
Potremmo
continuare per ore ….Ebbene: il Padre non resta affatto indifferente
di fronte a tanta sofferenza umana. Ed agisce continuamente attraverso
persone di buona volontà, credenti o meno; e tra esse NOI, che siamo
chiamati per essere seguaci di Gesù, dovremmo essere in prima linea.
Mi sono profordamente commosso all’udire che 50 volontari s’erano offerti
per impedire un disastro nucleare in Giappone. M’è venuto spontaneo
pensare ai 50 giusti, attraverso i quali Dio avrebbe salvato gli abitanti
di Sodoma e Gomorra! Il Padre non va né contro il corso naturale
degli eventi, né contro la stupidità umana. Tuttavia credo
che sarà stato a lato di quei 50 per minimizzare i danni di una
centrale che mai avrebbe dovuto essere costruita in una zona ad alto
rischio sismico.
C’è
un criterio d’azione che dovremmo fare nostro: pensare globalmente ed
agire localmente. Ossia, avere una visione ampia, mondiale della realtà,
dal momento che siamo parte di un tutto interconnesso. Io direi, avere
uno sguardo fraterno, lo stesso del Padre. Quindi agire nel quotidiano,
nella porzione di mondo di cui abbiamo esperienza diretta, tenendo presente
che le nostre azioni, benché piccole ed apparentemente inutili,
hanno una influenza globale: ognuno di noi è responsabile dell’andamento
dell’Umanità.
Allora,
anche se siamo vecchi, stanchi e ammalati, diamoci da fare nel continuare
a dare il buon esempio ai nostri figli ed alle persone con le quali entriamo
in contatto, attraverso quei piccoli gesti quotidiani che consideriamo
inutili….Inutili, anche perché, purtroppo, una errata educazione,
ci ha inculcato il CULTO dei GRANDI, dei SANTI, degli EROI… che spesso
(sempre?) li hanno messi su piedistalli o su altari per condizionarci e
farci sentire pecore cretine, e quindi ciecamente obbedienti agli ordini
di Autorità costituite dall’Alto. Dimenticando che Santo non è
chi dà di più, ma chi dà tutto ciò che
ha di sé: dovrà far fruttare 100 chi 100 avrà ricevuto,
ma 10 chi ne avrà ricevuto soltanto 10. E dimenticando
che Eroe è chi compie il proprio “dovere” quotidianamente, meglio
se con spirito d’amore servizievole e disinteressato, non chi riceve una
pallottola in guerra, andata a combattere per difendere i privilegi dei
potenti e dei ricchi. (da una mia lettera a un amico)