giovedì 27 gennaio 2011

 
 

Il cristiano uomo nuovo nel privato e nel sociale.

1Ts 4,1-8: Del resto, fratelli, avete imparato da noi il modo in cui dovete comportarvi e piacere a Dio ed è già così che vi comportate. Vi preghiamo e vi esortiamo nel Signore Gesù a progredire sempre di più.  Infatti sapete quali istruzioni vi abbiamo date nel nome del Signore Gesù.   Perché questa è la volontà di Dio:  che vi santifichiate,  che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore, senza abbandonarsi a passioni disordinate come fanno gli stranieri che non conoscono Dio; che nessuno opprima il fratello né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e dichiarato prima. Infatti Dio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione. Chi dunque disprezza questi precetti, non disprezza un uomo, ma quel Dio che vi fa anche dono del suo Santo Spirito.


Paolo scrive questa lettera presumibilmente tra il 50 e il 53 , nel suo secondo viaggio missionario, e da Corinto scrive ai cristiani di Tessalonica evangelizzati nel primo viaggio.
Qui Paolo fa un elenco di esortazioni pratiche in ricordo delle esortazioni a un comportamento che il cristiano deve avere per compiere la volontà di Dio, per essere fedele al disegno del Padre.

Innanzitutto parla di Santificazione. Il cristiano è un Santo perche in Gesù partecipa della Santità di DIO e Santo vuol dire ‘separato’, totalmente altro. Questo ad un primo vedere sembrerebbe andare contro l’incarnazione, ma con i punti seguenti Paolo ci indica chiaramente che il cristiano è nel privato e nel sociale pienamente umano se incarna in sé gli stessi sentimenti che furono di Cristo.
 Nel ‘Padre nostro’ che abbiano meditato al campo estivo abbiamo detto: Padre, sia santificato il tuo nome…..(siate santi perché io sono santo….). …Come può un figlio fare contento il Padre? Accettando di essere figlio. Ecco, a mio parere è questo il santificare il suo nome: Essere figli nel Figlio. Ma, per quelli di noi che sono anche genitori, santificare il nome del padre è anche essere padri e madri (sì, perché ogni volta che la Bibbia indica la misericordia di Dio la indica col termine rahamin, che si può tradurre tenerezza della donna incita verso il suo figlio nel grembo). E esserlo nella quotidianità, accettando le responsabilità, le gioie e le sofferenze che i figli ci danno è testimoniare loro, nel nostro essere genitori, la paternità di Dio.

Paolo poi esorta ad astenersi dalla fornicazione, ( la traducione CEI parla di impudicizia) ma questa è più aderente al testo che in greco fa ‘porneia’ (letteralmente dal vocabolario fornicazione, impudicizia, lussuria e/o idolatria). Qui Paolo sicuramente esorta i cristiani a non praticare la prostituzione sacra, che veniva svolta nei ‘fornici’ dei templi, in quanto per il cristiano , vi è un solo Dio, quello di Gesù Cristo, e la comunione con Dio non avviene sicuramente tramite l’atto sessuale. (Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue è in comunione con me e con il Padre mio).

E da qui ci colleghiamo bene al punto successivo.
Ogni cristiano, tempio dello Spirito Santo, è chiamato a vivere la propria corporeità in Santità ed onore, cioè a vivere le espressioni di affetto ed amore in pienezza come uomini e donne come segno dell’amore di Dio per l’umanità. Spirito Santo che trasforma ogni nostro atto umano e lo incorpora al Cristo: si può dire che i nostri gesti quotidiani, come fare da mangiare, stirare, lavorare dentro e fuori casa, accudire i figli e il partner, sono preghiera, sono il primo servizio a cui gli sposi, ogni uomo e donna, sono chiamati per se stessi e per tutta la comunità cristiana. San Paolo diceva "sia che mangiate, sia che beviate….tutto fate nel nome del Signore"(1 Co 10,31). E in un’altra lettera dice: “per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola” questo mistero è grande;..lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” ( S. Paolo agli Efesini cap.5,31-32). San Paolo in questo brano alla comunità cristiana di Efeso vola alto, esprime il grande mistero che scaturisce dall'unione sponsale dell'uomo con la sua donna, che viene assunto da Cristo come segno efficace del suo Amore per la Chiesa, per gli uomini…" Cristo ha tanto amato il mondo da dare la sua vita per noi".

E se uno vive così da santo, come tempio dello Spirito come può poi opprimere il fratello o sfruttarlo negli affari se anche lui, oltre che ad essere uomo come me, è figlio nel Figlio, amato dallo stesso Padre? Diciamo che l’atteggiamento sociale del cristiano è e deve essere conseguenza del proprio essere figli, amati dallo stesso Padre. Gesù immette un nuovo modo di concepire la convivenza umana: “non si tratta di alcune regole divine circa alcuni aspetti della convivenza, ma è la convivenza stessa che è chiamata a divenire specchio dell’Eterno”. (Siate santi perché Io sono Santo).

Si può forse dire, o meglio riassumere, queste esortazioni come un pressante invito ad non essere idolatri, ma a essere nei propri comportamenti, dai più intimi a quelli sociali, sia religiosi che economici, adoratori dell’unico Dio che in Gesù si è incarnato e si è fatto uomo ed ha assunto in Lui l’umanità di ognuno.

Concludo citando un ‘omelia sul Vangelo di Matteo di Giovanni Crisostomo che alla fine del IV secolo richiama il senso dell’adorazione di Dio dicendo:

Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri, privi di panni di Coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, quando fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto ‘questo è il mio corpo…’ ha detto anche: mi avete visto affamato e mi avete dato da mangiare e ogni volta che non avete fatto una di queste cose a uno dei più piccoli tra questi, non l’avete fatto neppure a me. Il Corpo di Cristo che sta sull’altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure, quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariamo dunque a pensare ed onorare Cristo come egli vuole….().
(Omelie sul Vangelo di Matteo, OM. 50, 3-4-Liturgia delle Ore)