Il cristiano uomo nuovo nel privato e nel sociale.
Paolo scrive questa lettera presumibilmente
tra il 50 e il 53 , nel suo secondo viaggio missionario, e da Corinto scrive
ai cristiani di Tessalonica evangelizzati nel primo viaggio.
Qui Paolo fa un elenco di esortazioni
pratiche in ricordo delle esortazioni a un comportamento che il cristiano
deve avere per compiere la volontà di Dio, per essere fedele al
disegno del Padre.
Innanzitutto parla di Santificazione.
Il cristiano è un Santo perche in Gesù partecipa della Santità
di DIO e Santo vuol dire ‘separato’, totalmente altro. Questo ad un primo
vedere sembrerebbe andare contro l’incarnazione, ma con i punti seguenti
Paolo ci indica chiaramente che il cristiano è nel privato e nel
sociale pienamente umano se incarna in sé gli stessi sentimenti
che furono di Cristo.
Nel ‘Padre nostro’ che abbiano meditato
al campo estivo abbiamo detto: Padre, sia santificato il tuo nome…..(siate
santi perché io sono santo….). …Come può un figlio fare contento
il Padre? Accettando di essere figlio. Ecco, a mio parere è questo
il santificare il suo nome: Essere figli nel Figlio. Ma, per quelli
di noi che sono anche genitori, santificare il nome del padre è
anche essere padri e madri (sì, perché ogni volta che la
Bibbia indica la misericordia di Dio la indica col termine rahamin,
che si può tradurre tenerezza della donna incita verso il suo figlio
nel grembo). E esserlo nella quotidianità, accettando le responsabilità,
le gioie e le sofferenze che i figli ci danno è testimoniare loro,
nel nostro essere genitori, la paternità di Dio.
Paolo poi esorta ad astenersi dalla fornicazione, ( la traducione CEI parla di impudicizia) ma questa è più aderente al testo che in greco fa ‘porneia’ (letteralmente dal vocabolario fornicazione, impudicizia, lussuria e/o idolatria). Qui Paolo sicuramente esorta i cristiani a non praticare la prostituzione sacra, che veniva svolta nei ‘fornici’ dei templi, in quanto per il cristiano , vi è un solo Dio, quello di Gesù Cristo, e la comunione con Dio non avviene sicuramente tramite l’atto sessuale. (Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue è in comunione con me e con il Padre mio).
E da qui ci colleghiamo bene al punto successivo.
Ogni cristiano, tempio dello Spirito Santo,
è chiamato a vivere la propria corporeità in Santità
ed onore, cioè a vivere le espressioni di affetto ed amore in
pienezza come uomini e donne come segno dell’amore di Dio per l’umanità.
Spirito Santo che trasforma ogni nostro atto umano e lo incorpora al Cristo:
si può dire che i nostri gesti quotidiani, come fare da mangiare,
stirare, lavorare dentro e fuori casa, accudire i figli e il partner, sono
preghiera, sono il primo servizio a cui gli sposi, ogni uomo e donna, sono
chiamati per se stessi e per tutta la comunità cristiana. San Paolo
diceva "sia che mangiate, sia che beviate….tutto fate nel nome del Signore"(1
Co 10,31). E in un’altra lettera dice: “per questo l’uomo lascerà
suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno
una carne sola” questo mistero è grande;..lo dico in riferimento
a Cristo e alla Chiesa” ( S. Paolo agli Efesini cap.5,31-32). San Paolo
in questo brano alla comunità cristiana di Efeso vola alto, esprime
il grande mistero che scaturisce dall'unione sponsale dell'uomo con la
sua donna, che viene assunto da Cristo come segno efficace del suo Amore
per la Chiesa, per gli uomini…" Cristo ha tanto amato il mondo da dare
la sua vita per noi".
E se uno vive così da santo, come tempio dello Spirito come può poi opprimere il fratello o sfruttarlo negli affari se anche lui, oltre che ad essere uomo come me, è figlio nel Figlio, amato dallo stesso Padre? Diciamo che l’atteggiamento sociale del cristiano è e deve essere conseguenza del proprio essere figli, amati dallo stesso Padre. Gesù immette un nuovo modo di concepire la convivenza umana: “non si tratta di alcune regole divine circa alcuni aspetti della convivenza, ma è la convivenza stessa che è chiamata a divenire specchio dell’Eterno”. (Siate santi perché Io sono Santo).
Si può forse dire, o meglio riassumere, queste esortazioni come un pressante invito ad non essere idolatri, ma a essere nei propri comportamenti, dai più intimi a quelli sociali, sia religiosi che economici, adoratori dell’unico Dio che in Gesù si è incarnato e si è fatto uomo ed ha assunto in Lui l’umanità di ognuno.
Concludo citando un ‘omelia sul Vangelo di Matteo di Giovanni Crisostomo che alla fine del IV secolo richiama il senso dell’adorazione di Dio dicendo: