Un'esercitazione sulla nostra partecipazione all'Eucarestia
attraverso "Sentimenti Eucaristici"
Il mese scorso Francesco ha tratteggiato i punti principali
della costituzione Sacrosanctum Concilium con cui il Concilio Vaticano II
riformava la liturgia, in particolare la celebrazione eucaristica. E nel primo
incontro di questo ciclo Claudio sottolineava come la nostra intenzione fosse
non solo di conoscere meglio che cosa è uscito dal Concilio, ma anche e
soprattutto di fare un cammino di conversione personale.
Ecco quindi che l'incontro di preghiera di oggi vuole essere
solo ed esclusivamente un'esercitazione, centrata sulla nostra partecipazione
all'Eucaristia. Ci sono state dette alcune cose importanti sull'eucarestia, sì;
ma che importanza hanno per me; come vivo la mia partecipazione alla Messa;
quali sentimenti provo?
Lo sapete, l'abbiamo sottolineato più volte, un vero cammino
di spiritualità comincia con un serio cammino di consapevolezza. Come faccio a
cambiare se non so come sono fatto? A "convertirmi" se non so da che
parte sono girato? Cosa mi guida? Cosa mi frena? Solo se avrò imparato a
riconoscere i fili che mi fanno muovere come un pupazzo, potrò cercare di
liberarmene.
E quindi oggi ci soffermiamo sull'analisi dei nostri
sentimenti a riguardo della nostra partecipazione all'Eucaristia. Li vogliamo
conoscere meglio, ma senza giudicarli, perché cercare subito un giudizio, del
tipo "questo va bene, questo non va bene", sovrappone nella nostra
testa uno schema precostituito, che ci impedisce di conoscerci bene.
Per l'esercitazione di oggi ci serviamo della traccia
offertaci nel Campo del 1985 da don Prospero con il documento "Sentimenti
Eucaristici". E qui mi sembra bello ringraziare il Signore per don
Prospero, in particolare per come don Prospero ci ha fatto nascere e crescere
come Comunità di fratelli e sorelle in cammino permanente di conversione. Noi
non leggiamo quasi mai gli scritti del nostro fondatore, come fanno invece spesso
altri Movimenti ecclesiali. Don Prospero infatti non ci ha lasciato un suo
"Vangelo". Ha invece saputo prendere il Vangelo di Cristo, cibo dello
spirito, e "cucinarlo" in modo che non passasse attraverso il nostro
"apparato digerente" senza lasciare alcun nutriente. Anzi, il Vangelo
di Gesù, come ce lo preparava Prospero, lo spezzettava, lo condiva con gli
aromi dei sentimenti, lo cucinava nella pentola della vita quotidiana, diventava
più facilmente assimilabile, e il suo potere di trasformazione riusciva ad
agire in noi, cuori duri.
Chef Prospero! Cerchiamo anche noi di essere bravi
cuochi della Parola di Dio!
Quello che proviamo a fare ora potrà essere solo un
"assaggio" di esercitazione, perché il documento "Sentimenti
Eucaristici" è di 22 pagine, nell'originale ciclostilato, e comprende 27 "esercizi", che hanno
preso un Campo di una settimana. Quindi in un quarto d'ora non possiamo che
"assaggiare" quanto a suo tempo preparato da don Prospero, giusto per
farci venire la voglia di riprendere quel documento, che ho messo anche sul
sito di Comunità, e di meditarci un po' sopra, da soli, in famiglia, in gruppo.
Già, "sentimenti eucaristici": ma perché? Perché,
sottolinea Prospero, "tutto nasce dalla considerazione semplicissima
che quando le cose "contano" davvero nella nostra vita, proprio
allora noi lo verifichiamo con la comparsa dei SENTIMENTI, i più svariati".
Del resto è evidente che senza i sentimenti, senza le passioni, le cose grandi
non si fanno: come si fa a diventare un grande musicista se non c'è passione?
Come si fa a vincere un gran premio di motociclismo se ci si annoia alla guida?
A questo proposito, sapeste quante volte mi è risuonata
nella mente la domanda che don Prospero poneva, se certe cose le facciamo
"per farle" o "per averle fatte". La domanda è
centratissima per la nostra partecipazione all'Eucarestia, ed è la prima che
dobbiamo porci - vado a Messa per andarci o per esserci andato? ... perché sento
che voglio partecipare o solo per essermi tolto un fastidio? - ma va altrettanto bene per tutte le attività
importanti della vita, anche per i rapporti intimi col coniuge. Se le cose
importanti le faccio "per averle fatte"... vado poco lontano!
La
Sacrosanctum Concilium ribadisce la reale presenza del Cristo
nella liturgia eucaristica, non solo attraverso la consacrazione del pane e del
vino, ma anche attraverso la sua parola e attraverso la assemblea stessa dei
fedeli ("dove due o tre sono riuniti
nel mio nome, io sono in mezzo a loro" dice Gesù). Inoltre il Concilio
ha messo in evidenza come la liturgia eucaristica sia celebrata da tutta
l'assemblea, superando una vecchia concezione secondo cui il sacerdote
celebrava e il popolo assisteva, in quanto con il battesimo tutti noi siamo
resi partecipi delle funzioni di Cristo re, sacerdote e profeta.
Domandiamoci allora, senza paura e senza giudizio:
Con
che cuore parto da casa e vado a messa? Lo faccio volentieri o solo per
abitudine? E se fossi fuori città, da solo, ci andrei ugualmente? Cosa mi
mancherebbe in una domenica senza messa?
Vivo
l'andare a messa palpitante come per un appuntamento con Qualcuno che mi
aspetta? Cosa mi spinge ad essere puntuale, se lo sono, e quali motivi più
o meno nascosti mi portano a essere spesso in ritardo?
Anche
se so che Dio è spirito ed è presente ovunque, avverto la sacralità della
chiesa, luogo in cui Gesù è presente nell'eucarestia e luogo in cui hanno
pregato generazioni e generazioni di fedeli? Entrando in chiesa mi sento a
mio agio o come in casa d'altri? Sento che incontro i fratelli nella fede,
con cui insieme celebriamo la liturgia del ringraziamento per
eccellenza?
Mi
sento protagonista in chiesa, e più o meno rispetto ad altre situazioni,
come la famiglia o il lavoro? Vorrei esserlo di più, ad esempio con una
preghiera dei fedeli più vasta, preparata da tanti? O mi accorgo che mi
defilo a fare lo spettatore passivo?
Come
vivo il particolare momento dell'anno liturgico? Cerco di
"respirare" i sentimenti che caratterizzano quella certa
domenica o solennità, che so, la
Festa di Tutti i Santi, il mercoledì delle Ceneri, la Trasfigurazione,
la Pentecoste?
La celebrazione eucaristica è composta da molti momenti,
inclusi i dialoghi tra il celebrante e l'assemblea, dialoghi che, sottolinea la Sacrosanctum
Concilium, sono di grande rilievo, dato il carattere
comunitario della celebrazione eucaristica. Ciascun momento ha il suo
significato, che potrebbe essere vissuto con uno specifico sentimento. Rimando
di nuovo al documento di don Prospero, da "sorseggiare" un punto per
volta, meditandoci su e magari condividendo in gruppo o con qualche fratello o
sorella, ma qui proviamo a sottolinearne qualcuno:
il "confesso": come avverto
la mia manchevolezza davanti a Dio e ai fratelli? Quale
"peccato" avverto come più imbarazzante davanti allo sguardo del
Padre? Sento l'abbraccio di Dio che, come il padre misericordioso della
parabola, mi accoglie facendo festa?
il "Gloria": riesco a
vivere un generale atteggiamento di "grazie" per i doni della
vita? Quali situazioni della mia vita avverto come doni luminosi e
"felicitanti"? E riesco ogni volta a mettere a fuoco un nuovo motivo,
magari specifico per la settimana trascorsa, per ringraziare il Signore e
rendergli gloria?
il
versetto del salmo: di solito
ci invita a ripetere qualcosa di impegnativo, come, per domenica prossima,
"Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla", e che
posso far fatica a dire con convinzione. Riesco ad affidare al Signore la
mia fatica a pronunciare quella frase, con sincerità, e a dirgli il mio
desiderio di poterla dire convintamente. Ad esempio: "Signore, no, non
sono libero da ansie e paure, ma voglio sapermi affidare sempre di più a
te".
gli
"amen": diverse volte
la liturgia prevede questa nostra risposta, che indica adesione a una
preghiera fatta dal sacerdote, e spesso arriva il momento dell'amen che
non si è fatto in tempo a capire a cosa diamo la nostra adesione. Dico
l'amen distrattamente o a volte mi sento di dire, in cuor mio, "non
ho fatto in tempo a capire tutto, ma sì, mi fido a occhi chiusi, aderisco...
amen!".
le letture e l'omelia: come mi rapporto con le prime due letture, che spesso
sono difficili da capire? Accetto di non capire bene molti passi
dell'Antico Testamento, vivendo il senso di mistero nella lunga storia
dell'Alleanza di Dio con il suo popolo? Cerco di cogliere nel brano di
Vangelo qualche frammento di Buona Notizia per la mia vita, magari per il
momento specifico che vivo oggi? Ascolto l'omelia per valutare se mi piace
o no, o cerco invece di captare qualche elemento utile per la mia vita, da
poter meditare nel mio cuore, anche quando sia in mezzo a parole vuote o
che riflettono una visione del sacerdote pessimista, chiusa, giudicante?
il "Credo": è così facile
"recitarlo" come una filastrocca. Mi soffermo mai a pensare che
noi crediamo a qualcosa di incredibilmente grande? Riesco a passare
dall'espressione di una fede intellettuale all'adesione di cuore alla
sequela di Gesù? Se dovessi scrivere io un "credo", quali
sarebbero i punti più importanti da metterci, quelli che sento palpitanti
per la mia vita?
la preghiera dei fedeli: vorrei mai
che tutti insieme rivolgessimo al Padre una preghiera più specifica di
quelle preconfezionate e inevitabilmente generiche? Magari affidare al
Signore una situazione particolare della parrocchia, della città, del
mondo? Nelle occasioni in cui il sacerdote consente preghiere spontanee,
riesco a mettere a fuoco qualche cosa da domandare? O resto muto per paura
del giudizio altrui, anche se so che la persona che conta di più, il
Signore, sa bene quello che avrei in cuore di dire?
l'offertorio: si portano all'altare
il pane e il vino della consacrazione e le offerte per la Chiesa e per i poveri,
e ciascuno di noi è invitato a offrire "sé stesso". Cosa vuol
dire, per me, offrire me stesso? Riconosco che tutto quello che ho è dono
di Dio, da mettere completamente nelle sue mani? Oppure in fondo penso
"Signore, vengo a messa, ti faccio anche delle offerte, ma tu non mi
toccare questo o quello!"? Sono disponibile a cambiare i miei
progetti secondo quello che il Signore mi farà capire che mi chiede?
il "Santo": la liturgia dice "uniti agli Angeli e ai Santi cantiamo con gioia l'inno della tua
lode". Con quali sentimenti vivo il pensiero che noi stiamo
lodando Dio insieme alle realtà spirituali invisibili, il
"cielo", gli Angeli e i santi? Che importanza ha per me il
"cielo" nella mia vita attuale, qui sulla terra?
la consacrazione: sono tre gli
aspetti che possono suscitare nostri sentimenti: 1) Gesù che, in quanto
Dio, è sempre presente tra noi, ora si rende presente anche fisicamente
nel pane e nel vino... che spavento! come mi sento piccolo! 2) le parole
di Gesù ci parlano di corpo offerto in sacrificio, di sangue versato...
chi ha mai dato una prova d'amore così grande? Dio si regala a me! 2) sono
invitato a cena da Gesù... sono in compagnia di Dio, non sono solo!
il
"Padre Nostro": è la
preghiera che ci invita a mettere al primo posto Dio e, riconoscendolo
come Padre di tutti, ci invita a sentirci tutti fratelli. Come vivo questa
spinta all'universalità? Mi sento parte viva del Popolo di Dio in cammino,
unito alla tensione evangelizzatrice dei missionari, unito alla sofferenza
dei milioni che patiscono guerre, fame, violenze, malattia?
lo scambio della pace: un gesto
impegnativo che mi chiede di sentire lo strazio delle infinite divisioni
che lacerano il nostro mondo. Quando e dove mi trovo operatore di pace?
Quanto la fede nel Cristo crocifisso e risorto mi stimola a lottare per la
pace, in ogni situazione, fiducioso nella vittoria finale dell'Amore?
la comunione eucaristica: quali
sentimenti mi suscita? Sentimenti di intimità affettiva col Dio
incarnato? Di pericolosità, perché mi unisco al Gesù che si è fatto
mettere in croce e mi invita a fare come lui? Di coraggio, perché
con Lui potrò davvero dare un taglio diverso, più aperto, più generoso,
alla mia vita?
l'invito finale, "la messa è
finita... andate...": ci sono volte in cui ho sentito forte la
tensione a portare nel mio mondo le luce del Signore, a echeggiare la sua
Buona Notizia?
Vorrei, per concludere, proporvi un esercizio da fare ora,
qui, in questi ultimi minuti, e che è al di fuori degli esercizi proposti da
don Prospero, ma che riprende un sentimento che io ho sentito forte in qualche
occasione. Prima della comunione eucaristica, il sacerdote solleva l'ostia
consacrata e dice "ecco l'agnello di Dio, che toglie i peccati
del mondo". Gesù è quello che ha preso su di sé i peccati del
mondo e si è offerto in sacrificio, una volta per tutte, per riscattare
l'umanità.
Ma Gesù è anche quello che prende su di sé le mie
povertà, le mie debolezze, i miei tradimenti. Se ne fa carico lui e li porta con sé sulla croce. Se accetto questo,
posso abbandonare le mie ansie per non riuscire a superare le mie difficoltà
spirituali, per non saper risolvere da solo i miei problemi, se c'è lui a
sobbarcarsi il peso. Posso affidarmi a Lui e lasciare che il suo Spirito lavori
dentro di me. Devo "solo" accogliere il suo amore e mollare la presa
sul mio io, abbandonarmi, arrendermi...
Come mi sento davanti a lui? Cosa avrei voglia di dirgli?
Posso farlo in questi ultimi minuti, andando, se voglio, a poggiare la fronte
sulla croce e parlandogli brevemente in silenzio.
Poi concluderemo con il Padre Nostro recitato tutti assieme.