Gruppo Fuoco - Predicazione del 12 febbraio 2004
 

Geometria dell’anima

Una riflessione sulle beatitudini di Luca

(VI dom. T.O., anno C)


È un vangelo difficile, quello su cui riflettiamo oggi. Perché ci tocca tutti da vicino, …. perché parla di ricchi e di poveri, e noi sappiamo di essere tutti abbastanza ricchi, o di sicuro non poveri, ….. perché dice cose difficili da capire, come “beati i poveri”, e ci fa fatica, pensando a quei poveri davvero poveri, quelli che ravattano nella spazzatura per trovare qualcosa da mangiare o per coprirsi, credere che siano beati.

Però non possiamo accantonarlo perché è difficile, ma dobbiamo metterci in ascolto per capire cosa ci dice. … Come ci dice il salmo 118: “la tua parola, nel rivelarsi, illumina, dona saggezza ai semplici”.
 

È un vangelo difficile, e la prima tentazione è quella di annacquarlo un po’, ad esempio prendendo, dal Vangelo di Matteo, l’espressione “poveri in spirito” e mettendo in evidenza che l’importante è non essere troppo attaccati ai beni terreni, così che alla fine non si prova neppure a cambiare niente, in noi e fuori di noi… Ma c’è una seconda tentazione, quella di mettere sul conto altrui questa interpretazione annacquata, e leggere questo Vangelo in chiave “politica” (tra virgolette), accusando i “padroni” del mondo, o le ricche e potenti istituzioni ecclesiastiche di distorcere la parola di Dio. No. Questa pagina tocca ciascuno di noi. Certo, i potenti del mondo non possono leggere queste parole a cuor leggero, ma neppure noi possiamo usarle a cuor leggero per accusare altri. Possiamo ricordarle con forza nella chiesa e nel mondo se, con molta umiltà, prima le abbiamo indirizzate al nostro cuore. Ciascuno/a di noi deve riconoscere di essere ancora lontano da questa strada. E del resto, Gesù parlava ai suoi discepoli e ad una folla di gente comune, non ai potenti. …. E con questo non voglio dire che questo Vangelo non abbia implicazioni politiche, anzi! Sta però a ciascuno di noi, man mano che capiamo più a fondo il pensiero di Dio, fare le scelte che ci sembrano più opportune per una vita più felice, sia nostra che dei fratelli, per costruire il regno di Dio.

Allora vediamo meglio il messaggio di questa pagina. Innanzi tutto va osservato il chiaro riferimento all’episodio biblico di Mosè che scende dal monte Sinai con le tavole della legge ricevute da Dio stesso. Però la situazione qui è molto diversa. Gesù è venuto ad annunciare l'arrivo della salvezza promessa da Dio, proclamando il mondo dei valori di Dio, annunciando il modo con il quale Dio salva. Le beatitudini per i poveri e le lamentazioni per i ricchi non vanno lette in chiave moralistica, cioè non dicono che cosa deve fare l'uomo. Nella discesa di Mosè dal monte, Dio, per mezzo dei dieci comandamenti, rivelò all'uomo cosa doveva fare; nella discesa di Gesù dal monte Dio rivela che cosa fa lui, come la pensa lui, quali sono le cose che contano. E qui, scusate una possibile presunzione, ci metto una mia interpretazione su questo Vangelo, che è poi un’interpretazione “geometrica” della realtà … potrei intitolarla “Geometria dell’anima”, o anche “Gesù l’ortogonale”.

Scriviamo da una parte le parole associate alle beatitudini: povertà, fame, sofferenza, umiliazione, servitù. E ora scriviamo dall’altra parte le parole che descrivono le situazioni opposte: ricchezza, sazietà, godimento, prestigio, potere. Uniamo questi due gruppi di parole con una retta … Questo è un asse cartesiano, che va da valori bassi (la povertà, l’umiliazione, ecc.) a valori alti (ricchezza, prestigio, ecc.); lo possiamo tranquillamente chiamare l’asse della “carne”.

Gesù parla di queste cose per farci cambiare completamente l’ottica, ma, attenti!, Lui non intendeva semplicemente “capovolgere” i valori della carne. Non voleva, cioè, che i poveri diventassero ricchi e i ricchi poveri, che i potenti cadessero in disgrazia e gli umiliati diventassero potenti, o che i servi diventassero padroni. Gesù ci vuole parlare di un’altra dimensione della vita, una dimensione “ortogonale”, quella dello “spirito”. Ecco, disegniamo un asse qui sopra, in verticale, a rappresentare la dimensione dello spirito. È una dimensione che, se la seguiamo, ci porta in alto, lontano dalla dimensione della carne.

Non è una mia invenzione. Io ne do soltanto una rappresentazione geometrica, con la speranza che ci aiuti a capire meglio. San Paolo, nella lettera ai Romani, ci parla di carne e spirito. Ci dice che i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace, così come dice che ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito. È la venuta di Gesù e la discesa dello Spirito Santo che rendono possibile liberarci dalla legge della carne. Ma, se queste parole sembrano troppo teoriche, Paolo spiega bene le idee nella prima lettera a Timoteo, con parole più terra-terra e riferibili immediatamente al Vangelo di Luca che abbiamo letto oggi: “Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. Al contrario coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori.

Quindi, queste due dimensioni, quella della carne e quella dello spirito, non sono una mia invenzione. Ma proviamo ora a fare un esercizio: cerchiamo di assegnare dei numeri percentuali a come noi ci vediamo sulla dimensione della carne e a come ci vediamo sulla dimensione dello spirito. Con questi numeri possiamo rappresentarci come un punto nel piano carne-spirito, nella rappresentazione geometrica che abbiamo costruito. Dove ci mettiamo? …

Però, attenti! C’è una trappola! Il piano carne-spirito non può essere tutto occupato. Non si può essere 100% carne e 100% spirito. Mi pare che un buon modello sia quello di vedere lo spazio occupabile come un triangolo, che va da 100% carne e 0% spirito a 100% spirito e 0% carne. Se siamo al 75% sull’asse della carne, ossia della ricchezza, del piacere, del prestigio, del potere, possiamo al massimo arrivare al 25% sull’asse dello spirito, se siamo bravi. Sta a noi scegliere. San Francesco l’aveva capito. Aveva capito che voleva arrivare al 100% dello spirito, e con gioia ha scelto di essere allo 0% sull’asse della carne!

Ma parliamo ora un minuto di questa dimensione dello spirito. Il catechismo ufficiale della Chiesa Cattolica ci insegna che i doni dello Spirito sono sette: la sapienza, l'intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà e il timore di Dio. E i frutti dello Spirito, le perfezioni che lo Spirito Santo plasma in noi come primizie della gloria eterna, sono dodici, secondo la tradizione della Chiesa: “amore, gioia, pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia, continenza, castità”. Ma tutti questi elenchi mi pare dicano poco, almeno al mio cuore. Mi piace di più la definizione di Tony De Mello: spiritualità significa risveglio. E, cioè, capire cosa veramente conta per la nostra felicità. Scoprire che la felicità è nel vivere svegli ogni momento della nostra vita, anziché rimandarla sempre al domani (“quando avrò raggiunto questo, sarò felice”), scoprire che il mio vero io non si identifica con le mie delusioni e le mie depressioni (“le nuvole sono sopra, non sono io le nuvole”). Scoprire che è una grande balla quella che ci hanno sempre insegnato che per essere felici dovevamo avere successo, essere belli, fare soldi, trovare un partner invidiabile, avere una casa prestigiosa, essere intelligenti, simpatici. Scoprire che, se cerco il prestigio, la carriera, il potere, non mi basterà mai, non sarò mai soddisfatto, e in piùavrò sempre paura di perdere quello che ho ottenuto. La felicità è liberarmi dalla dipendenza dell’approvazione degli altri, dai rimpianti dell’ieri, dalle paure e dai desideri del domani. De Mello ci dice che la vera felicità non ha cause: è la nostra condizione naturale. Quello che bisogna fare è solo liberarsi dalle croste che impediscono al mio spirito di respirare, liberarci dai lacci, paure o bramosie, che mi impediscono di amare. Dice ancora De Mello: “quando l’occhio è libero, vediamo; quando il cuore è libero, amiamo”.

E la spiritualità non è una cosa solo teorica. È una cosa che ha delle implicazioni pratiche tremende. Vi immaginate che mondo sarebbe se ai finanzieri non gli importasse mai di farsi corrompere? E se i lavoratori non se la prendessero troppo comoda per la paura di essere sfruttati o non si mettessero in mutua fasulla per non passare per fessi? O se i commercianti si accontentassero sempre di portare a casa uno stipendio equo? Se a una percentuale sempre più alta di gente non gli importasse di essere “arrivati”, di fare “audience”, di strappare applausi, di avere potere, di avere prestigio? La persona spirituale, sveglia, non balla al ritmo e alla musica del “mondo” (o della “carne”), non si fa muovere come un pupazzo dai fili dei valori del mondo (“devo agire così sennò sono considerato un imbecille”). Ha una sua musica interna, la musica di uno spirito libero, la musica di uno che ama.

È la crescita in spiritualità che ci farà fare, automaticamente, le scelte più giuste nella vita quotidiana. … Liberi da… liberi da idoli … liberi da maschere … È proprio grazie a questa libertà dai valori della carne che la Comunità dei cristiani, e in particolare la nostra Comunità, si prenderà cura dei poveri, degli affamati, degli afflitti, prenderà le distanze da chi porta avanti situazioni di sopruso, di violenza, di guerra, e non avrà paura a prendere posizioni che potranno dispiacere ai potenti in tutte quelle situazioni in cui Gesù avrebbe alzato solennemente la sua voce, … senza paura di andare verso la morte sulla croce.

Quindi questo brano sulle Beatitudini è legge? O è Buona Notizia? È Vangelo, è Buona Notizia!! È la notizia che, grazie alla venuta del Cristo, la felicità è possibile, che è possibile una vita vera, in cui lo spirito in noi esulta, canta, balla, in un rapporto dolcissimo di amore con Dio e con i fratelli. È la notizia che un mondo di rapporti fraterni è possibile.