Giornata di Comunità di inizio Quaresima al Santuario della Guardia
1 marzo 2015


Messa   Angelus 1   Angelus 2
La giornata è iniziata con la partecipazione alla S.Messa delle 11:00, celebrata da don Marco Granara. Una messa bella, come sempre, conclusasi con l'ascolto dell'Angelus di Papa Francesco dalla Basilica di San Pietro e la sua benedizione.

Abbiamo poi pranzato nella "sala del papa", dove alle 14:30 è venuto don Marco Granara a stimolarci con una riflessione anche lunga, ma che ci ha tenuti comunque ben svegli.

pranzo 1   pranzo 2


Don Marco è partito dall'osservazione degli innumerevoli problemi in cui siamo immersi, a livello personale, familiare, sociale, politico, e di come possano differire le risposte. Ad esempio, di fronte ai grossi problemi politici e sociali, alle grosse disuguaglianze, alla corruzione, alle ingiustizie, una risposta comune è quella di una perenne conflittualità a tutti i livelli, questi contro quelli, e quelli contro quegli altri. Espressioni continue di rabbia, insulti e "vaff", contrapposizioni perennemente di punta. E questo avviene anche su altri livelli, come quello ecclesiale e familiare: prese di posizioni radicali, tentativi di soffocare l'uno le idee dell'altro. In questo modo il conflitto si radicalizza e non si riesce a costruire niente di positivo.
L'altra possibile risposta è quella tipica di chi pensa che non se ne possa uscire, o almeno non con sforzi umanamente possibili
e accettabili. E quindi si resta fermi, ci si ritira nel proprio privato e ci si limita a sospirare "speriamo bene" e ad augurarsi che ci pensi il Signore. E questa purtroppo è la risposta più comune per le singole persone, ma anche per le parrocchie, per porzioni della politica, per la magistratura: si tira avanti nel quotidiano e si spera in bene, senza provare a costruire niente.
Anche nella vita della Chiesa vi sono difficoltà di fronte alle nuove realtà, come quelle legate alla famiglia e ai nuovi modi di convivenza: coppie che si separano e divorziano, coppie che convivono senza neppure provare a sposarsi, separati e divorziati che si fanno un nuovo nucleo familiare, coppie omosessuali, questioni legate ai bambini nati con fecondazione artificiale, adozioni da parte di singoli o coppie non sposate, ecc. E anche davanti a queste problematiche una risposta comune è quella di prendere posizioni nette, a favore o contro l'una o l'altra idea, senza ascoltare realmente le ragioni di chi la pensa diversamente. Papa Francesco sta indicando un diverso modo di procedere, cercando di somigliare di più al modo di agire di Gesù: dialogare, parlarsi, ascoltare. Dialogare tra vescovi, certamente, ma anche con i laici e la gente comune. Dire cosa ci sembra di ascoltare da Dio, ma anche ascoltare cosa e come vive l'altro. Papa Francesco, sulle questioni della famiglia, ha messo in moto un meccanismo di dialogo che richiede anni, con incontri periodici e a una certa distanza di tempo tra loro, e questo potrebbe essere fatto anche su questioni diverse.
Partendo da queste osservazioni, e richiamando una serie di vivenze personali, Don Marco è quindi giunto a porci la domanda: noi che tipo di risposta diamo alle molteplici questioni della vita di oggi? Siamo tra quelli che urlano o siamo tra quelli che si mettono con pazienza ad ascoltare l'altro, a dialogare, a costruire relazioni umane? Chi prende posizioni irremovibili e attacca etichette agli altri ("quello è fascista, quello è comunista, quello è un miscredente", ecc.) è una persona che ha l'orologio fermo. Non ascolta, non vede e non coglie le problematiche e i bisogni dell'altro, e quindi non cambia mai dentro sé stesso. Mentre chi ascolta e dialoga è persona in continuo divenire, viva. Nelle persone c'è molto, molto di più che un'etichetta, e il cuore che ascolta è un cuore che cammina, che dimostra capacità di compassione e di pazienza. Gesù è andato oltre il sistema delle etichette: Zaccheo era considerato un ladro, un mafioso, Ma Gesù è andato a pranzo da lui e questi alla fine si impegna a dare metà dei suoi beni ai poveri.
Quindi, per la Quaresima 2015, don Marco ci propone queste ulteriori domande su noi stessi: siamo tra quelli che restano in attesa degli eventi? Viviamo nella paura? Ci facciamo i fatti nostri? O invece crediamo in un Dio che è padre di ogni uomo, anche del mafioso e del terrorista, e che dobbiamo lavorare nel quotidiano a tessere relazioni di dialogo, di ascolto? Questa è la proposta che ci viene dall'essere credenti e seguaci del Cristo: essere sempre pronti a ricominciare, a costruire. Essere lievito senza voler apparire ed essere pronti a lasciarci un po' di pelle.

Rifless 1  rifless 2


Buona Quaresima 2015 !!!!