Giovedì 18 marzo 2010
Traccia di riflessione su Gv 8,1-11 (L’adultera)
V domenica di Quaresima, anno C

Siamo nella seconda metà della Quaresima, il nostro cammino annuale di conversione e di riconciliazione con Dio. Un cammino in cui vogliamo rivivere il percorso di Gesù, essere col cuore vicini a Gesù che va sulla croce, per essere vicini a Lui nella resurrezione. Quest’altra domenica, la domenica delle Palme, faremo memoria dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, accolto come un re, e del brusco voltafaccia del popolo, che porta alla condanna a morte di Gesù e alla sua passione.
Oggi siamo invitati a farci vicini a Gesù, a scoprire la sua azione di salvezza, ora, qui, per ciascuno di noi, non 2000 anni fa e per un’umanità generica e astratta.

«Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». Gesù risponde agli scribi e ai farisei in modo semplice ma, andando bene a vedere, anche duro, perché li costringe a farsi un esame di coscienza, a diventare consapevoli di non essere nella posizione di poter condannare, ma di essere anche essi bisognosi della misericordia di Dio.
Quella di Gesù è una parola, ovviamente, anche per noi. Ci ricorda che siamo tutti peccatori, tutti adulteri nei confronti di Dio, al quale troppo spesso abbiamo preferito amanti di ogni genere: il possesso delle cose, il prestigio e magari il potere sugli altri, i piaceri della vita comoda.... Una parola dura, coerente però con tutti gli insegnamenti di Gesù. In Matteo (Mt 7,1) si legge: “Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.”.

Una parola che costituisce un insegnamento morale, da tenere sempre presente, ma così difficile! Quante volte giudichiamo! Quante volte condanniamo senza possibilità di appello. Quante pietre nelle nostre mani e nelle tasche, lì, pronte per essere tirate! Come facciamo a imparare a non giudicare? Come potremo cavarcela quando saremo giudicati noi?

La nostra fede però non è solo insegnamenti morali. La nostra fede è soprattutto Buona Notizia. Sempre Matteo (Mt 20,28) riporta quel che Gesù dice di sé stesso: «Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» e (Mt 9,12-13) «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Misericordia, questa parola meravigliosa. Anche Giacomo, nella sua lettera (Gc 2, 12-12) dice: “Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.”. Gesù che è venuto per salvare ciascuno di noi. Gesù venuto per i peccatori. Gesù che ci usa misericordia e ci offre una legge di libertà.

Dopo aver sfidato scribi e farisei a riconoscersi senza peccato, Gesù si china e scrive in terra. Come Dio che al Sinai aveva scritto la Legge sulle tavole di pietra, Gesù scrive la Legge del mondo nuovo: una legge incisa non sulla pietra, ma nei nostri cuori.
Il profeta Ezechiele riporta le parole del Signore (Ez 11, 19-20): «Darò loro un cuore nuovo, e uno spirito nuovo metterò dentro di loro; toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne... saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio».
Qui Gesù avvera queste parole. Gli scribi e i farisei erano venuti per mettere alla prova Gesù e trovare il modo di accusarlo, usando la donna come pretesto, senza nessuna pietà, nessun sentimento umano verso di lei. Ai loro occhi è solo un oggetto, certamente disprezzato e magari anche desiderato. Uomini con il cuore di pietra, che si riparano sotto il manto della Legge: il comando divino della fedeltà coniugale serve solo a mettere in difficoltà Gesù, e di questo comando ne tengono solo una parte, quella che riguarda la donna, non quella che riguarda l’uomo.
Ma la sfida di Gesù compie il miracolo. Quegli uomini se ne vanno uno a uno, si rigirano, "si convertono": il loro cuore di pietra, di fronte all'appello di Cristo, diventa un cuore di carne. Un cuore capace di compassione per la giovane donna, un cuore capace di liberarsi da un legalismo stretto per aprirsi agli altri. Sì, prima ancora di salvare la donna, Gesù ha salvato il cuore degli uomini che la volevano lapidare!

«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? ... Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». In tutto il Vangelo l’azione di Gesù è legata alla missione di perdonare i peccati. Lo troviamo in questo episodio, ma anche in quello del paralitico o in quello della peccatrice che profuma i piedi di Gesù. «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati», dice Gesù. E la peggiore malattia è essere separati dall’amore di Dio a causa dei nostri peccati. Questa è la malattia più seria, più grave, quella che Gesù risana con più urgenza. Notiamo, inoltre, che l’adultera non aveva chiesto il perdono dei peccati, così come non l’aveva chiesto il paralitico né la peccatrice. La parola di perdono di Gesù arriva per prima, prima ancora che noi confessiamo il nostro peccato.
E la parola di perdono di Gesù è potente. «Va'», dice Gesù alla donna: la sua parola rimette in strada, apre un avvenire. Così come rimette in piedi il paralitico: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina», si legge ancora in Giovanni (Gv 5,8). Dio salva amando. Questa è Buona Notizia: Dio non ha mandato suo Figlio per giudicare ma per aprire una nuova strada con la sua misericordia. E questo lo fa con i più malati, quelli col cuore appesantito, con i peccatori. Sì, in ogni situazione c’è sempre una via d’uscita, ma non per le nostre capacità, non per la nostra intelligenza. Solo perché è Lui che ci apre questa strada, Lui che ci mette in grado di camminare, Lui che ci ri-crea.
La nostra storia personale non viene cancellata. L’adultera certamente avrà dovuto subire le conseguenze del suo momento di debolezza. Ma la nostra storia ce la portiamo dietro in modo nuovo, in modo trasformato dal perdono del Cristo. Quando ci troviamo a terra, paralizzati, rifiutati... è allora che Gesù decide di amarci ancora di più, più di quello che potremmo mai pensare di meritare, e ci rimette in piedi. Siamo tutti chiamati a ricevere il suo perdono, ad alzarci e tornare a Dio.

Questa è la grande, Buona, Notizia. San Paolo, nella lettera ai Romani (Rm 8, 31-35) dice: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo?”. È Cristo stesso che intercede per noi!
Giovanni il Battista, quando vede Gesù che gli viene incontro, dice «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che prende su di sé il peccato del mondo!». Eccola ancora la Buona Notizia! Lui prende su di sé le mie povertà, le mie fragilità, le mie cattiverie. Lui mi toglie le pietre dalle mani e dalle tasche. Mi rimette sulle gambe, mi rimette in sella dopo la caduta, mi apre una nuova strada. Non devo essere in ansia perché non so risolvere da solo i miei problemi e superare le mie debolezze. Devo solo affidarmi a Lui, devo lasciare che lo Spirito lavori dentro di me, devo accogliere il Suo amore.

Ci avviciniamo alla settimana santa, e puntiamo dritti alla morte di Gesù in croce e alla sua risurrezione. San Pietro, nella sua prima lettera (1Pt 2, 24-25), ci dice: «Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.». Per noi cristiani morte e resurrezione sono inseparabili. Costituiscono il passaggio dalla morte alla vita, la vittoria sul male, la creazione in noi di una persona nuova, guarita, redenta. Dio è un Amore che va oltre, che dona la vita ed è per noi sorgente di vita.

Per questo stasera preghiamo attorno alla croce, con fiducia, e con gratitudine, coltivando in cuore il riverbero delle parole di Isaia (Is 43, 18-19): «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?». Poggiando la fronte sulla croce, affidiamo a Gesù ogni nostra povertà, ogni nostro egoismo, ogni nostra cattiveria, esprimendo col corpo anche quello che non riusciamo ad esprimere con i pensieri e le parole. Gesù è quello che ci rinnova, prendendo su di sé i nostri peccati ... e quelli di tutto il mondo. E io, come uomo e donna, come seguace di Gesù, non posso tirarmi indietro da nessuno di questi peccati, neppure quelli dei tiranni più crudeli, dei conquistatori delle Americhe o degli schiavisti o dei torturatori. Per questo pregherò volentieri dicendoGli: “Perdonaci Signore. Perdona questo nostro mondo che ti ha tradito rincorrendo altri amanti, facendosi l’idolo della ricchezza, del profitto, del consumo, del tenore alto di vita, a scapito della giustizia e della solidarietà. Perdonami quando i miei primi valori sono quelli della comodità e del piacere, del possesso, del prestigio o del potere. Perdonami quando non so dedicarti un po’ del mio tempo, perdonami quando cedo alle mie debolezze, perdonami quando preferisco le mie comodità invece di aiutare chi è nel bisogno, quando respingo chi viene da noi a cercare una vita solo dignitosa. Perdonami quando raccolgo una pietra e vorrei tirarla a chi penso sia più peccatore di me. Confido, Gesù, nella infinita potenza del tuo amore. Confido che, restando accanto alla tua croce, i germogli di bene appena visibili, nel mio cuore e nel nostro mondo, cresceranno donandoci profumi e sapori nuovi".