Pellegrinaggio di Comunità Una

all'Arsenale della Pace di Torino, 19 maggio 2019

 


L'impegno di molte persone della Comunità ha fatto sì che quest'anno il pellegrinaggio si limitasse ad un solo giorno, tutto dedicato all'incontro con la realtà del SERMIG di Torino, all'Arsenale della Pace, senza quindi alcuna componente turistica. Nella giornata abbiamo così potuto approfondire la conoscenza di questa grande realtà che è sì una realtà di impegno verso i più poveri e deboli, senza distinzione di provenienza, di cultura o di fede, e che coinvolge una base di volontariato molto ampia, ma che si radica in una profonda spiritualità e fede cristiana.

Al nostro arrivo siamo stati accolti da Alessandro, un giovane che, con la moglie e la famiglia, fa parte della fraternità del SERMIG, anche se, diversamente dai fratelli e le sorelle che hanno scelto la vita monacale e vivono all'interno dell'Arsenale, vive la normale
vita di famiglia, nella loro casa e con il loro lavoro esterno, dedicando però una quota del loro tempo alle attività e alla vita del SERMIG.
Alessandro ci ha accompagnato tutta la mattina a visitare l'Arsenale, illustrandoci al meglio la storia, le attività e la spiritualità del SERMIG.

visita  visita

Il SERMIG, SERvizio MIssionario Giovani, è nato nel 1964 come un "semplice" gruppo giovanile, guidato da Ernesto Olivero, con lo scopo di combattere la fame nel mondo tramite opere di giustizia, promuovere lo sviluppo e praticare la solidarietà verso i più poveri. Inizialmente il SERMIG operava sostanzialmente cooperando con vari missionari sparsi per il mondo, ma successivamente ha cominciato ad occuparsi anche della povertà presente in Torino, allargando poi la sua opera ad altri luoghi in varie parti del mondo, come in Brasile e in Giordania. Il contatto con i missionari li ha infatti aperti alla mondialità e all'impegno per la pace, e li ha portati a chiedere insistentemente, e infine ad ottenere nel 1983, l'uso del vecchio arsenale militare di Torino, che è così diventato l'Arsenale della Pace, in cui invece di produrre armi per uccidere si costruiscono legami di pace, realizzando così la profezia di Isaia "forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci" (Is 2,4). Come simbolo concreto possiamo prendere il tabernacolo della cappella, al centro della seconda foto che segue, che in origine era un piccolo forno per fondere pezzi di armi.
Altri "arsenali" nati in seguito sono l'Arsenale della Speranza, a San Paolo del Brasile, rivolto all'accoglienza del popolo di strada (nel 1996), e l'Arsenale dell'Incontro, a Madaba in Giordania, dedicato all'accoglienza per giovani portatori di handicap e di incontro e dialogo fra persone di diversa provenienza (nel 2003).

L'A
rsenale della Pace è oggi principalmente una casa di accoglienza per i poveri che offre rifugio per la notte, pasti, cure sanitarie e sostegno a persone che vogliono cambiare la loro vita. Al suo interno è ospitata anche la "Università del Dialogo", dedicata alla formazione dei giovani su temi quali l'educazione alla convivenza tra culture, la pace e in generale i grandi temi dell'esistenza. Sono presenti inoltre una scuola per artigiani restauratori e un laboratorio di musica riconosciuti dal Ministero della Pubblica Istruzione italiano. Il Sermig definisce l'Arsenale della Pace "una casa dove ognuno può ritrovare silenzio e spiritualità, se stesso e il respiro del mondo".
Nel 2007 le porte del SERMIG si sono aperte sulla piazza antistante, dove i giovani del SERMIG hanno preso ad incontrare ed organizzare giochi per ragazzi dai 6 ai 18 anni, di 25 nazionalità diverse. Come sviluppo quasi ovvio le attività si sono estese anche all'interno dell’Arsenale della Pace, con la nascita di Felicizia, il posto dove i ragazzi del quartiere possono ritrovarsi ogni giorno per giocare e stare insieme, dove possono imparare a volersi e a trattarsi bene, dove tutti accettano di rispettare le stesse regole e di parlare in italiano per fare diventare le diversità una ricchezza.
Inoltre, a partire dagli anni novanta, l'Arsenale si è aperto all'incontro con giovani provenienti da tutta Italia, proponendo esperienze di condivisione, di solidarietà, di sensibilizzazione sulle tematiche care al Sermig, il che fa sì che l'Arsenale sia frequentato continuamente da gruppi di giovani.

chiesa "vecchia"  chiesa "vecchia"

Dopo la visita, abbiamo partecipato alla S.Messa nella chiesa, ricavata da quello che nel precedente pellegrinaggio del 2007 era l'auditorium, per avere spazio sufficiente per le diverse centinaia di persone normalmente presenti. Eccellente l'animazione dei canti e profondo il senso di partecipazione; Ernesto Olivero uno dei vari ministri straordinari dell'eucarestia.

Messa  Messa

Dopo aver pranzato al self-service dell'Arsenale, abbiamo partecipato ad un incontro con il responsabile dell'accoglienza maschile, uno dei primi a far parte della comunità monastica dell'Arsenale, e con lui abbiamo potuto approfondire, anche attraverso molte domande, la spiritualità del SERMIG e il loro modo di operare.

Anche se tra i volontari che quotidianamente donano il loro tempo a favore dei bisognosi ci sono diversi non credenti o non praticanti
(solo per le attività a Torino si parla di oltre 650 ore di volontariato al giorno!), la spinta e la linfa vitale dell'operare della Fraternità del SERMIG è il costante contatto con Dio nella preghiera, personale e comunitaria.
Uno dei punti chiave della spiritualità del SERMIG è il concetto di restituzione: quando si riconosce che la vita è dono di Dio e quando, pregando il Padre Nostro, scopriamo che siamo tutti figli dello stesso Padre, nasce come conseguenza la spinta alla "restituzione" dei beni, delle capacità, del tempo e di ogni altra risorsa per il bene dell'umanità sofferente. Assieme al concetto di restituzione altri punti cardine sono quello dell'accoglienza e la dedizione totale alla pace.


Nel condurre le attività e nell'organizzare il volontariato il SERMIG opera con grande concretezza, avviando solo attività che si sa di poter condurre con competenza e affidabilità. Ad ogni volontario che si offre viene quindi chiesto di fare solo quello che sa fare (ad esempio non si farà fare attività con i bambini ad una persona che non sappia trattare con loro) e di rispettare degli impegni precisi: uno può essere disponibile anche solo per poche ore al mese, ma su quelle ore bisogna poterci contare! Sarebbe infatti disastroso lanciare una nuova iniziativa di accoglienza, ad esempio per i senza fissa dimora, e doverla poi chiudere dopo qualche mese per la non disponibilità dei volontari: sarebbe vissuta come un tradimento!

Un incontro quindi che ci ha fatto riflettere sul vero modo di essere cristiani credibili, quello del contatto con Dio, dell'apertura, della generosità, della mondialità, della lotta per la pace, della speranza e infine della gioia.

Alle 16, dopo aver salutato e scambiato i contatti, siamo ripartiti per la Liguria.

saluti finali  saluti finali



motto finale