Preghiera di giovedì
22 novembre 2012 - Gruppo Fuoco
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Gesù Cristo è
il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della
terra.
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 18, 33b-37) Pilato disse a Gesù:
«Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici
questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse:
«Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno
consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
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La festa di Cristo Re suscita, come del resto molte
altre feste, un gran numero di riflessioni. Nel gruppo abbiamo scelto di
focalizzare su alcuni punti che toccavano le corde di alcuni di noi, per
offrire dei "pensierini" che si spera possano essere utili a tutta la Comunità.
Pensierino 1: vivere il tempo donato.
«A Colui che ci
ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto
di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre...».
Siamo all’ultima domenica
dell’anno liturgico e, un po’ come alla fine della giornata, possiamo fare
l’esame di coscienza sull’anno trascorso.
Siamo stati sacerdoti per
il nostro Padre come Gesù ci vuole, cioè abbiamo fatto del
tempo che ci è stato donato “COSA SACRA” da restituire a Dio per
la costruzione del suo Regno?
In questi anni abbiamo dato
tante definizioni al tempo che trascorre e, per noi, corre sempre più
veloce: una ruota che gira o una freccia lanciata verso l’eternità.
In questi giorni mi è ritornata alla mente un’altra figura: la nostra
vita come una scala a chiocciola. Perché la scala chiocciola? Perché
sul piano orizzontale la chiocciola ritorna nello stesso punto come noi
riviviamo ogni anno gli stessi appuntamenti. Ma non solo ogni anno, ogni
settimana, ogni giorno facciamo gli stessi gesti e magari incontriamo le
stesse persone o le stesse situazioni ma non siamo mai allo stesso punto
del giorno o dell’anno precedente perché in senso verticale siamo
un po’ più in su…vorrei dire più vicini all’arrivo che è
l’incontro con il Padre.
Ma il salire richiede sempre
uno sforzo e il desiderio di raggiungere un traguardo. Se la vita è
solo un ripetersi delle solite cose allora si ha la sensazione di non vivere,
di essere in mano a un destino indifferente. Ma se io sento la chiamata
di Gesù a diventare sacerdote del suo regno tutto cambia prospettiva.
Cesare martedì sera, a gruppo di servizio, diceva: ”perché devo preoccuparmi di ridare la vernice alle mie persiane, tanto come sono ora durano ancora qualche anno e tra cinque anni io chissà se ci sono più!”. E’ un esempio stupido ma spesso anche a me capita di dirmi…perché fare quello sforzo per cambiare…. tanto… e invece non è così che il nostro Re ci vuole. Lui ci vuole capaci di rendere sacro ogni minuto della nostra vita e per primo, come sempre, ci ha dato l’esempio, quando sulla croce con l’ultimo respiro ha offerto tutto al Padre.
Vivere non è solo
respirare ma imparare, far sì che quello che ci succede ci formi
e ci plasmi ogni giorno un po’ nuovi per poter leggere tutto e sempre,
da giovani e da anziani alla luce di un regno che è già ma
non ancora.
Mi piace tantissimo vedere
Renatino, mio nipote, quando si sveglia al mattino. Dalla sua camera chiama
tutti, mamma, papà, nonna e quando qualcuno arriva dal lettino gli
butta le braccine per essere preso e poi parte di corsa a continuare il
gioco lasciato la sera prima. Ma non è mai lo stesso gioco perché
riesce a fare la pila con i cubi un po’ più alta oppure a chiamare
un nuovo colore con il suo nome oppure…. "Se non diventerete come bambini
non entrerete nel Regno".
Ci doni il Signore la freschezza e l’entusiasmo dei bambini per iniziare il nuovo Avvento da un po’ più alto dello scorso anno ma sapendo che sempre Dio mi chiama a fare sacro ogni secondo della mia vita. Quando sono obbligata a fare qualcosa che mi piace poco o mi annoia, mi viene in mente la frase di Prospero….stai aspettando l’autobus o stai pregando, sei in coda dal dottore o stai vivendo con tutte le persone che sono in coda con te? Ci aiuti il Signore a vivere vivi in ogni momento del nostro quotidiano.
"Il mio regno non è
di questo mondo" è per me invece una frase molto importante,
che parla al mio spirito. Lo dicevo una decina di giorni fa ai miei amici
Testimoni di Geova che mi interrogavano su cosa penso del giorno del giudizio.
Sì, perché loro insistono molto sulla attesa di un mondo
nuovo, un mondo di pace e di giustizia che sarà stabilito da Dio-Geova.
E io rispondevo loro che questo è molto bello, ma tocca solo un
angolo della mia mente, perché pone la salvezza nel futuro e anche
in un futuro che potrebbe essere molto lontano, mentre la frase di Gesù
"Il mio regno non è di questo mondo" mi dice che il suo regno
è nella dimensione dello spirito, è da cercare non nel futuro
ma nel momento presente, ora, nella profondità del mio spirito.
Questo sì che mi tocca dentro.
Nel vangelo di Giovanni
Gesù dice chiaramente alla samaritana: «Dio è spirito,
e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità»
(Gv 4, 24). Il regno di Gesù non è di questo mondo perché
Dio è spirito, appartiene ad una dimensione che non è quella
delle coordinate spazio-temporali che noi conosciamo e misuriamo. E San
Luca riporta la risposta di Gesù ai farisei che gli chiedevano «Quando
verrà il regno di Dio?». Gesù risponde: «Il regno
di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà:
Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è
in mezzo a voi!». Il regno di Dio è qui, ora; lo dice
Gesù stesso. Questa è per me la buona notizia: il regno di
Dio, il regno di Gesù, non lo devo aspettare in un futuro più
o meno lontano, ma lo posso trovare ora, qui, nel profondo del mio cuore,
ed è qui e ora che lo voglio cercare!
Voglio cercarlo nell'ascolto, nell'attenzione al cuore degli altri, nell'osservazione delle meraviglie dei fiori e della natura, nel silenzio. Vedete, voglio condividervi una sensazione sgradevole che una volta ho avuto durante la santa messa. Quando, dopo il Padre Nostro, un coro ha "cantato" (ma io direi piuttosto "gridato a squarciagola"): "Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli". Certamente chi cantava voleva rendere omaggio al Cristo e riconoscerlo nostro re, ma io, di sicuro sbagliandomi, percepivo come una voglia di supremazia, di rivincita qui, su questa terra... noi cristiani che vinciamo sui non cristiani... Sì, di sicuro non è così, ma io sento il regno di Dio più in sintonia con il "mormorio di un vento leggero" che fa coprire il volto col mantello ad Elia, che sente in quel mormorio la presenza di Dio. E del resto Matteo applica a Gesù le parole di Isaia "Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante" (Mt, 12,19-20). Un re che non grida, che non si impone con la forza.
Quindi io sento questo regno di Dio non da attendere nel futuro ma da cercare oggi, non da aspettare che venga nella dimensione esteriore delle vicende del mondo ma da cercare nell'interiorità e nel silenzio. Arturo Paoli direbbe: "con la forza della leggerezza". E questo, intendiamoci bene, non per tenersi fuori dai problemi del mondo! Perché l'interiorità, la spiritualità non sono finalizzate alla propria pace interiore e che il resto del mondo crepi pure. Crescere in spiritualità significa crescere in mitezza, misericordia, tolleranza, distacco dalla sete di possesso o di potere e prestigio o dal bisogno di avere ragione. Significa far germogliare i frutti dello Spirito. E niente modifica di più il mondo esteriore che un cambiamento del cuore delle persone! Se il nostro cuore si dilata, tutti i rapporti col mondo attorno a noi migliorano.
"Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime", dice Gesù (Mt 11,29). Ecco, questo è il re che mi affascina, questo è il re che mi piace cercare di seguire.
Signore Tu sei il re dell'universo, della storia degli uomini, fa che ognuno di noi possa sperimentare nella propria vita che Tu sei il re dei nostri cuori e della nostra vita, donaci lo Spirito Santo perche possiamo gustare la Tua Parola di Vita e così, rinnovati nel cuore, essere in mezzo ai fratelli testimoni di questa Tua regalità. (Franca)
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