Preghiera di giovedì 22 novembre 2012 - Gruppo Fuoco

"Pensierini di Fuoco"

Tracce per la riflessione - Festa di Cristo Re dell'Universo, anno B

Dal libro dell'Apocalisse di San Giovanni apostolo  (Ap 1, 5-8)

Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. 
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della ter¬ra si batteranno il petto. Sì, Amen! 
Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!

Dal vangelo secondo Giovanni  (Gv 18, 33b-37)

Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
 


 

La festa di Cristo Re suscita, come del resto molte altre feste, un gran numero di riflessioni. Nel gruppo abbiamo scelto di focalizzare su alcuni punti che toccavano le corde di alcuni di noi, per offrire dei "pensierini" che si spera possano essere utili a tutta la Comunità.
 

Pensierino 1: vivere il tempo donato.
«A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre...».
Siamo all’ultima domenica dell’anno liturgico e, un po’ come alla fine della giornata, possiamo fare l’esame di coscienza sull’anno trascorso.
Siamo stati sacerdoti per il nostro Padre come Gesù ci vuole, cioè abbiamo fatto del tempo che ci è stato donato “COSA SACRA” da restituire a Dio per la costruzione del suo Regno?

In questi anni abbiamo dato tante definizioni al tempo che trascorre e, per noi, corre sempre più veloce: una ruota che gira o una freccia lanciata verso l’eternità. In questi giorni mi è ritornata alla mente un’altra figura: la nostra vita come una scala a chiocciola. Perché la scala chiocciola? Perché sul piano orizzontale la chiocciola ritorna nello stesso punto come noi riviviamo ogni anno gli stessi appuntamenti. Ma non solo ogni anno, ogni settimana, ogni giorno facciamo gli stessi gesti e magari incontriamo le stesse persone o le stesse situazioni ma non siamo mai allo stesso punto del giorno o dell’anno precedente perché in senso verticale siamo un po’ più in su…vorrei dire più vicini all’arrivo che è l’incontro con il Padre.
Ma il salire richiede sempre uno sforzo e il desiderio di raggiungere un traguardo. Se la vita è solo un ripetersi delle solite cose allora si ha la sensazione di non vivere, di essere in mano a un destino indifferente. Ma se io sento la chiamata di Gesù a diventare sacerdote del suo regno tutto cambia prospettiva.

Cesare martedì sera, a gruppo di servizio, diceva: ”perché devo preoccuparmi di ridare la vernice alle mie persiane, tanto come sono ora durano ancora qualche anno e tra cinque anni io chissà se ci sono più!”. E’ un esempio stupido ma spesso anche a me capita di dirmi…perché fare quello sforzo per cambiare…. tanto… e invece non è così che il nostro Re ci vuole. Lui ci vuole capaci di rendere sacro ogni minuto della nostra vita e per primo, come sempre, ci ha dato l’esempio, quando sulla croce con l’ultimo respiro ha offerto tutto al Padre.

Vivere non è solo respirare ma imparare, far sì che quello che ci succede ci formi e ci plasmi ogni giorno un po’ nuovi per poter leggere tutto e sempre, da giovani e da anziani alla luce di un regno che è già ma non ancora.
Mi piace tantissimo vedere Renatino, mio nipote, quando si sveglia al mattino. Dalla sua camera chiama tutti, mamma, papà, nonna e quando qualcuno arriva dal lettino gli butta le braccine per essere preso e poi parte di corsa a continuare il gioco lasciato la sera prima. Ma non è mai lo stesso gioco perché riesce a fare la pila con i cubi un po’ più alta oppure a chiamare un nuovo colore con il suo nome oppure…. "Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno".

Ci doni il Signore la freschezza e l’entusiasmo dei bambini per iniziare il nuovo Avvento da un po’ più alto dello scorso anno ma sapendo che sempre Dio mi chiama a fare sacro ogni secondo della mia vita. Quando sono obbligata a fare qualcosa che mi piace poco o mi annoia, mi viene in mente la frase di Prospero….stai aspettando l’autobus o stai pregando, sei in coda dal dottore o stai vivendo con tutte le persone che sono in coda con te? Ci aiuti il Signore a vivere vivi in ogni momento del nostro quotidiano.

 (Annalisa)
Pensierino 2: "il mio regno non è di questo mondo".
"Il mio regno non è di questo mondo", risponde Gesù a Pilato. E Pilato avrà tirato un sospiro di sollievo. Lui, governatore di una provincia del grande impero romano, non poteva essere tranquillo a processare e magari condannare un re. Ma per fortuna il suo regno non è di questo mondo... Chissà cosa vorrà dire, si sarà domandato, ma in quel momento importava poco capirlo. Quegli ebrei che invece speravano in un Messia liberatore politico saranno invece rimasti male nel sentire che Gesù si tirava indietro dalla questione terrena.

"Il mio regno non è di questo mondo" è per me invece una frase molto importante, che parla al mio spirito. Lo dicevo una decina di giorni fa ai miei amici Testimoni di Geova che mi interrogavano su cosa penso del giorno del giudizio. Sì, perché loro insistono molto sulla attesa di un mondo nuovo, un mondo di pace e di giustizia che sarà stabilito da Dio-Geova. E io rispondevo loro che questo è molto bello, ma tocca solo un angolo della mia mente, perché pone la salvezza nel futuro e anche in un futuro che potrebbe essere molto lontano, mentre la frase di Gesù "Il mio regno non è di questo mondo" mi dice che il suo regno è nella dimensione dello spirito, è da cercare non nel futuro ma nel momento presente, ora, nella profondità del mio spirito. Questo sì che mi tocca dentro.
Nel vangelo di Giovanni Gesù dice chiaramente alla samaritana: «Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità» (Gv 4, 24). Il regno di Gesù non è di questo mondo perché Dio è spirito, appartiene ad una dimensione che non è quella delle coordinate spazio-temporali che noi conosciamo e misuriamo. E San Luca riporta la risposta di Gesù ai farisei che gli chiedevano «Quando verrà il regno di Dio?». Gesù risponde: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!». Il regno di Dio è qui, ora; lo dice Gesù stesso. Questa è per me la buona notizia: il regno di Dio, il regno di Gesù, non lo devo aspettare in un futuro più o meno lontano, ma lo posso trovare ora, qui, nel profondo del mio cuore, ed è qui e ora che lo voglio cercare!

Voglio cercarlo nell'ascolto, nell'attenzione al cuore degli altri, nell'osservazione delle meraviglie dei fiori e della natura, nel silenzio. Vedete, voglio condividervi una sensazione sgradevole che una volta ho avuto durante la santa messa. Quando, dopo il Padre Nostro, un coro ha "cantato" (ma io direi piuttosto "gridato a squarciagola"): "Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli". Certamente chi cantava voleva rendere omaggio al Cristo e riconoscerlo nostro re, ma io, di sicuro sbagliandomi, percepivo come una voglia di supremazia, di rivincita qui, su questa terra... noi cristiani che vinciamo sui non cristiani... Sì, di sicuro non è così, ma io sento il regno di Dio più in sintonia con il "mormorio di un vento leggero" che fa coprire il volto col mantello ad Elia, che sente in quel mormorio la presenza di Dio. E del resto Matteo applica a Gesù le parole di Isaia "Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante" (Mt, 12,19-20). Un re che non grida, che non si impone con la forza.

Quindi io sento questo regno di Dio non da attendere nel futuro ma da cercare oggi, non da aspettare che venga nella dimensione esteriore delle vicende del mondo ma da cercare nell'interiorità e nel silenzio. Arturo Paoli direbbe: "con la forza della leggerezza". E questo, intendiamoci bene, non per tenersi fuori dai problemi del mondo! Perché l'interiorità, la spiritualità non sono finalizzate alla propria pace interiore e che il resto del mondo crepi pure. Crescere in spiritualità significa crescere in mitezza, misericordia, tolleranza, distacco dalla sete di possesso o di potere e prestigio o dal bisogno di avere ragione. Significa far germogliare i frutti dello Spirito. E niente modifica di più il mondo esteriore che un cambiamento del cuore delle persone! Se il nostro cuore si dilata, tutti i rapporti col mondo attorno a noi migliorano.

"Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime", dice Gesù (Mt 11,29). Ecco, questo è il re che mi affascina, questo è il re che mi piace cercare di seguire.

 (Carlo)
Pensierino 3: un regno per tutti... anche per me?.
Gesù è davanti a Pilato, e di fronte alla domanda "Sei re?", non dice "", ma "tu l'hai detto". Sembra quasi dire "Ecco, finalmente qualcuno l'ha capito!", sperando anche che si capisca che il suo regno è per tutti, non solo per gli Ebrei, non per un popolo solo.
Gesù era fuggito dalla regalità terrena (ricordiamo il brano in cui era sfuggito alla folla che lo voleva fare re, con la nota che quelli lo volevano re solo perché lui aveva appagato la loro fame, ragionando, come spesso fanno gli uomini, solo con il loro corpo), ma il suo regno non era, e non è, di questo mondo.
E quando dice a Pilato "Tu l'hai detto!", Gesù non è un uomo libero tra la folla, ma in catene, sapendo di essere condannato. Con la sua morte, Gesù dà il suo regno a tutti, anche al ladrone pentito a cui dice "Tu sarai con me in paradiso", cioè nella pienezza della Beatitudine che si ha solo col Cristo.
La frase "Io non ho eserciti" mi ricorda poi dei versi della "Canzone di Marinella", in cui "un re senza corona e senza scorta bussò alla sua porta", e poi "Lui che non la volle creder morta, bussò cent'anni alla sua porta". Gesù non ha scorta, ma ha la corona del suo amore che dal Padre, attraverso di lui, si riversa sull'uomo: il suo regno è dare agli uomini l'Amore di Dio.
Per quanto tempo, mi domando, Gesù busserà alla mia porta? Lui che è armato solo di amore riuscirà a farsi sentire? Quanto dovrà aspettare che il mio cuore non morto gli apra? Spero di udire il suo bussare e, nell'aprire, di spalancare bene la porta e di ascoltarlo, non di metterlo in un cantuccio dicendogli "ora che sei entrato mettiti lì buono e non disturbare!".
 (Loris)

 
 
Preghiera

Signore Tu sei il re dell'universo, della storia degli uomini, fa che ognuno di noi possa sperimentare nella propria vita che Tu sei il re dei nostri cuori e della nostra vita, donaci lo Spirito Santo perche possiamo gustare la Tua Parola di Vita e così, rinnovati nel cuore, essere in mezzo ai fratelli testimoni di questa Tua regalità. 

(Franca)