Gesù entrò
di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa
e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti
alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando
un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo
innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli
si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella su cui era adagiato
il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico:
«Figlio, ti sono perdonati i peccati».
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"Si recarono da lui
portando un paralitico, sorretto da quattro persone"
Ci ha colpito, condividendo
in gruppo, la forza e la determinazione con la quale i quattro vogliono
portare l’amico ammalato davanti a Gesù perché lo guarisca.
Non li ferma la folla, salgono sul tetto, e addirittura lo sfondano per
poter calare la barella.
Sì, per raggiungere
traguardi importanti bisogna essere determinati e uniti. Una seconda
considerazione è che l’iniziativa dei quattro è sostenuta
dalla fede in Gesù: se il paralitico viene guarito è grazie
alla loro fede. Forse non tutti avevano la stessa intensità di fede,
ma l’amore per l’amico e il desiderio di vederlo guarito fa mettere da
parte ogni diversità.
Queste due categorie, il
paralitico e i 4 amici, sono stati per noi metafora di questa società.
Il paralitico ci rappresenta
l’umanità incapace di muoversi verso il proprio fine, mentre i quattro
sono coloro che operano, si donano agli altri, sostenuti dalla propria
fede e dall’amore. I due ruoli non sono statici: a volte ci capita
di sentirci un po’ il paralitico, ed a volte facciamo parte dei 4 barellieri.
Questo ci ha dato ancora una
volta l’occasione per capire come dovrebbe essere questa umanità,
e come siamo tutti dipendenti uno dall’altro. C’è sempre qualcuno
che lavora per me, e per il quale è giusto che io restituisca, col
mio lavoro, il bene fatto, e qualcuno che prega per me, in attesa delle
mie preghiere.
Ermes Ronchi è un
frate dell’ordine dei Servi di Maria, dirige a Milano il Centro culturale
fondato da Davide Maria Turoldo, di cui diffonde la spiritualità.
Lui dice: “Una fede che non si fa carico di altri non è una vera
fede, e la nostra deve essere fede che si fa carico del problema, del dolore,
della fatica, della gioia del mondo.”
Regaliamoci queste parole,
per riconoscere alla nostra comunità questo dono dell'auiuto
fraterno. Stiamo in questa famiglia ormai da molti anni, condividendone
le sorti, e nel contempo siamo aperti all’esterno, ognuno in base
alla propria vocazione, chi con servizi alla parrocchia, chi al territorio,
chi al mondo.
Per quanto mi riguarda, Maurizio
ed io abbiamo percorso con molti di voi alcune strade, per
volerci più bene e per essere famiglia aperta. Allora era come se
il Signore mi dicesse: vai avanti così, è questa la via,
non ti fermare, ed io ero felice.
Poi succede che gli anni
che passano a volte lasciano strati di indifferenza imprevisti, e succede
che un giorno Simona mi dice…”sai mamma, a me ed a Yuri piacerebbe prendere
un bambino in affido familiare”... Mi sono morsa la lingua per non risponderle
“Ma dai! Ma cosa dici? Hai già i tuoi bimbi, il lavoro…”….
Un secondo dopo ho
pensato ai piccoli che sono entrati nella mia famiglia, a quanto io abbia
creduto nell’affidamento familiare, e a quanto sarei stata incoerente con
quella risposta.
Non è invece meraviglioso
pensare di avere dato l’esempio a mia figlia??
Ma torniamo al vangelo.
"Figlio, ti sono rimessi
i tuoi peccati"
Gesù chiama
il paralitico teneramente figlio, e lo ama come un figlio.
Papa Giovanni XXIII diceva
che il Signore è donna, perché il suo amore è di madre.
Mi sono venute in mente le
madri dei ragazzi disabili, che durante i mio lavoro in A.S.C.U.R. ho avvicinato.
Sono stata abbastanza con loro per capire che vivono un amore totale, possessivo,
nel quale non consentono ad altri di entrare. E’ un amore mutilato, perché
queste madri sono rimaste prigioniere di quello stato d’animo che viene
chiamato “la stanza dei bambini”, in quanto non hanno potuto immaginare
per i figli un futuro che andasse oltre la fase dei giochi, dell’infanzia.
Si pongono davanti ai figli pensando che molti sacrifici sono stati inutili;
questa angoscia alimenta la paura più grande che vivono, cosa sarà
del figlio dopo la loro morte. Fortunatamente molte di loro vivono nella
fede, ed aspettano il giorno che Gesù verrà a liberarle.
Gesù libera il paralitico
nel corpo e nell’animo, prende l’iniziativa senza che gli venga chiesto.
Il peccato fa ammalare tutta
la persona e la salvezza viene da Gesù che va alle radici
del male.
Ma cosa vuol dire concretamente
peccare? A me non risulta facile riconoscere i miei peccati, trovo sempre
un motivo per giustificarmi e ridimensionarli. Forse una spiegazione che
mi risulta comprensibile è: peccare vuol dire mettere il piede in
fallo, sbagliare passo, prendere un sentiero che allontana dal traguardo,
ovvero non confidare nel Padre, come il paralitico essere incapace di muovermi
verso il mio fine, non avere fiducia, quindi fede e speranza per il futuro;
tutte le volte che io non riconosco il mio peccato non riconosco la misericordia
del Signore.
Spero che mi succeda come
al paralitico, che Gesù mi legga nel cuore, prenda tra le sue mani
la mia vita e, senza bisogno di tante parole, dica anche a me …."Figlia"…
Poi Gesù prosegue:
"prendi
il lettuccio e va a casa tua".
Quella di Gesù è
una liberazione integrale dal peccato e dall’infermità. Proprio
perché la radice del male è il peccato la guarigione non
basta, ci vuole la salvezza; non è solo il corpo che va sanato,
ma l’intimo della persona. L’impegno per questa liberazione fisica e spirituale
Gesù lo affida a ogni cristiano e a tutta la comunità ecclesiale:
essi devono portare la Parola che salva e porre segni concreti di liberazione
Ormai il lettuccio non serve
più, come le bende che rimangono in un angolo del sepolcro
quando il corpo di Gesù viene investito dalla pienezza della vita.
La resurrezione che libera dal potere della morte e del peccato è
il fondamento di ogni liberazione umana vissuta come passaggio dal
male al bene, da segni di morte a manifestazioni di vita.
Quindi il paralitico si alza,
raccoglie il suo lettuccio e va via senza una parola.
Il lettuccio rappresenta
tutto ciò che tiene paralizzato l‘uomo. Il gesto simbolico della
liberazione avvenuta è quello del paralitico che prende la barella
e la porta a casa camminando con le sue gambe.
La partecipazione alla liberazione
di ogni forma di schiavitù relativa all'uomo e alla società
e la lotta per la giustizia e la pace testimoniano la fede nella resurrezione,
come possibilità di vincere le tenebre della morte.
Ancora una volta il commentatore
ci parla di giustizia e di pace. Sentii Paolo VI dire che viene prima la
giustizia, che è dalla giustizia che nasce la pace.
Vi è un mondo del lavoro
in profonda sofferenza, e i più deboli stanno perdendo quelle conquiste
fatte grazie a correnti di pensiero che chiedevano per tutti pari dignità
e grazie ad amministrazioni sensibili al problema della giustizia sociale.
Come sapete, si vogliono
spendere 15 miliardi per acquistare non so quanti cacciabombardieri, più
la spesa per armarli. Questo vuole dire che si taglieranno fondi alla sanità,
alla scuola, ai servizi per la persona. Molti soldati verranno ritirati,
e di questo siamo felici, ma verranno spesi tantissimi dei nostri soldi
per queste armi sofisticate più efficaci e precise nel portare morte.
Ma un poco moriremo anche
qua.
Il taglio ai servizi
farà morire la contentezza degli anziani che avevano trovato compagnia
in quell’ora o due giornaliere, li faranno ritornare nella solitudine.
Non ci sono più soldi
per 1 ora o 2 di assistenza domiciliare, pagate miseramente, ma ci sono
i cacciabombardieri…. Penso che i nostri governanti dovrebbero chiedere
il loro perdono per le scelte sciagurate che fanno.
Abbiamo letto che l’impegno
per ogni liberazione fisica e spirituale Gesù lo affida ad ogni
cristiano e a tutta la comunità ecclesiale. Penso allora che
se saremo convertiti e coscienti di questa chiamata, sicuramente usciranno
dieci, venti, cento braccia di persone che volontariamente porteranno il
lettuccio del figlio, e sfonderanno il tetto, e faranno cose da matti per
aiutare chi non ce la fa più ad alzarsi, e le madri si libereranno
dal’angoscia!
Questi uomini e donne si
sono innamorati di Gesù. Si sono innamorati perché, come
dice don Gigi di Romena, "fra tutti, Gesù l’è il più
ganzo!”.
Quando un uomo viene aiutato
a rialzarsi, quando si realizzano processi di liberazione dal male
e dal peccato, allora c’è motivo per la meraviglia e la lode a Dio
e si può ancora verificare che: "tutti
si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto
nulla di simile!»".