Preghiera a Boccadasse
26 maggio 2001
1 La dignità dell’ uomo
Quando il Signore Dio fece la
terra e il cielo , nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba
campestre era spuntata – perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla
terra e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l’acqua dei
canali per irrigare tutto il suolo -; allora il Signore Dio plasmò l’uomo con
polvere dal suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne
un essere vivente…Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden,
perché lo coltivasse e lo custodisse. ( Gen.2,4b-7;2,15).
* Sembra che , tanto a livello delle singole nazioni
quanto a quello dei rapporti internazionali, il libero mercato sia lo strumento più efficace per collocare le
risorse e rispondere efficacemente ai bisogni. Ciò tuttavia, vale solo per quei
bisogni che sono solvibili, che dispongono di un potere d’acquisto, e per
quelle risorse che sono vendibili, in grado di ottenere un prezzo adeguato.
Ma esistono numerosi bisogni
umani che non hanno accesso al mercato.
E’ stretto dovere di giustizia e di verità impedire che i bisogni umani
fondamentali rimangano insoddisfatti e che gli uomini e che gli uomini che ne sono oppressi periscano. ………….
Prima ancora della logica dello scambio
degli equivalenti e delle forme di giustizia, che le so proprie, esiste un qualcosa che è dovuto all’uomo perché è
uomo, in forza della sua eminente dignità. Questo qualcosa dovuto comporta
inseparabilmente la possibilità di sopravvivere e di dare un contributo attivo
al bene della comunità.
[ Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica “
Centesimus annus”, (1 maggio 1991), nr. 34 ]
Voi infatti fratelli siete
stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per
vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate al servizio gli uni degli
altri.
Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso.( Gal.5, 13-15)
* In questo
cammino siamo tutti solidali. A tutti perciò abbiamo voluto ricordare la
vastità del dramma e l’urgenza dell’opera da compiere. L’ora dell’azione è già
suonata: la sopravvivenza di tanti bambini innocenti, l’accesso ad una
condizione umana di tante famiglie sventurate, la pace del mondo, l’avvenire
della civiltà sono in giuoco. A tutti
gli uomini, e a tutti i popoli di assumersi le loro responsabilità.
]Paolo VI, Lettera Enciclica “ Populorum
progressio” (26 marzo 1967) nr.80.]
3 La giustizia
Se un fratello o una sorella
sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro :”
Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi.” Ma non date loro il necessario
per il corpo, che giova?……….E ora a voi o ricchi:…….ecco il salario da voi
defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste
dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti: Avete
gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati
per il giorno della strage: avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può
opporre resistenza.(Giac.2.15-16 e
5.4-6).
*…si “ mette in luce più chiaramente la realtà
dell’interdipendenza dei popoli , nonché il fatto che il lavoro umano per sua natura è destinato a unire i popoli,
non già a dividerli. La pace e la prosperità, infatti, sono beni che
appartengono a tutto il genere umano, sicché non è possibile goderne
correttamente e durevolmente se vengono ottenuti e conservati a danno di altri
popoli e nazioni, violando i loro diritti o escludendoli dalle fonti di
benessere.” (Nr.27)
…” Lo sviluppo , infine, non deve essere inteso in un modo
esclusivamente economico, ma in senso integralmente umano. Non
si tratta solo di elevare tutti i popoli al livello di cui godono oggi i paesi
più ricchi, ma di costruire nel lavoro solidale una vita più degna, di far
crescere effettivamente la dignità e la creatività di ogni singola persona, la
sua capacità di rispondere alla propria vocazione e , dunque, all’appello di
Dio, in essa contenuto , “ (nr.29)
[ Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica
“Centesimus annus”( 1 maggio1991).]
Da questo abbiamo conosciuto
l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la
vita per i fratelli .
Ma
se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli
chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio? Figlioli, non
amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità.( 1 GV.3,16-18).
* in effetti sono tanti nel nostro tempo, i bisogni
che interpellano la sensibilità cristiana . Il
nostro mondo comincia il nuovo millennio carico delle contraddizioni di una
crescita economica, culturale, tecnologica, che offre a pochi fortunati grandi
possibilità, lasciando milioni e
milioni di persone non solo ai margini del progresso, ma alle prese con
condizioni di vita ben al di sotto del minimo dovuto alla dignità umana. E’
possibile che nel nostro tempo , ci sia ancora chi muore di fame? Chi resta
condannato all’analfabetismo? Chi manca delle cure mediche più elementari? Chi
non ha una casa ove ripararsi?…….
Il cristiano che si affaccia su questo
scenario, deve imparare a fare il suo atto di fede in Cristo decifrandone
l’appello che egli manda da questo mondo della povertà…….
E’ l’ora di una nuova “ fantasia della
carità”, che si
dispieghi non tanto e non solo nell’efficacia dei soccorsi prestati, ma nella
capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia
sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna
condivisione.
[ Giovanni Paolo II, Lettera apostolica
al termine del Grande Giubileo dell’anno 2000 .” Novo millennio ineunte” (6
gennaio 2001), nr. 50.]