«Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, per proclamare l'anno di grazia del Signore». (Lc 4,18-19)
Credo che quel misterioso Spirito divino che tutti i popoli adoravano in modi differenti, e che ancor oggi chiamano con svariati nomi e attributi, si sia presentato nelle vesti di un uomo ben concreto: Gesù. Gesù s’immerse nella cultura e nella storia dell’umanità. Vide i soprusi di cui sono capaci gli umani che scivolano nella disumanità. Conobbe l’avidità di imperi che conquistano e schiavizzano altri popoli. Seppe dell’impero egiziano e dell’assiro-babilonese, che oppressero gli ebrei. Conobbe quello romano che, benché rispettasse le usanze dei popoli sottomessi, interveniva energicamente se essi non avessero ottemperato alle norme e ai tributi imperiali! Vide l’avidità di ricchi gaudenti che sfruttano i poveri come servi. Vide donne considerate come proprietà privata del maschio. Conobbe capi religiosi che dominano in nome di Dio emarginando chi non si allinea alla loro ideologia! Gesù stette solo a guardare? No! Difese con fermezza emarginati, poveri, donne, stranieri, denunciando ingiustizie e oppressioni da parte di ricchi, capi religiosi e politici, dai quali finì per essere perseguitato e ucciso. Ma prima di morire ci ha lasciato il suo Spirito affinché proseguissimo la sua opera liberatrice: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”. Del resto mai il Padre è stato soltanto a guardare. Da sempre è intervenuto nella storia dell’umanità, non certo direttamente, ma attraverso uomini particolarmente ispirati, per mostrare le ingiustizie compiute dal suo popolo e chiedergli un cambio di mentalità (“le vostre vie non sono le mie vie, i vostri progetti non sono i miei progetti”), e conseguentemente un cambio di vita personale e sociale, ossia un concreto cambio di vita economica e di politica. Sono i veggenti, gli illuminati, i profeti. Il popolo d’Israele li chiama “nabì” in greco prophètes, coloro che parlano in nome di Dio. Persone di fede che da un lato hanno lo sguardo fisso su Dio, di cui conoscono almeno parzialmente il disegno del Regno; mentre dall’altro hanno gli occhi puntati sulla realtà, sui problemi del popolo, sugli avvenimenti storici, che confrontano col progetto divino per interpretarli, criticarli, denunciarli, correggerli...Tale era Amos, un mandriano e coltivatore di piante di sicomoro. “Predica sotto il regno di Geroboamo II (783-743 a.C.) epoca umanamente gloriosa, nella quale il regno del nord si estende e si arricchisce, ma il lusso dei grandi è un insulto alla miseria degli oppressi e lo splendore del culto maschera l’assenza di una religione vera.” (Bibbia di Gerusalemme, Trento 2009, pag.1690).
Amos si rivolge contro i misfatti dei popoli
vicini di Israele, Filistei, Fenici, Ammoniti, pronunciando queste condanne:
Così
dice il Signore: ”Hanno deportato popolazioni intere...allora manderò
il fuoco alle mura delle loro città e divorerà i palazzi...”.
Però Amos si scaglia soprattutto contro i crimini di Israele, popolo
che tradisce la sua fedeltà a Dio: Così dice il Signore:”Per
i misfatti di Israele non revocherò il mio decreto di condanna,
perché hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un
paio di sandali, essi che calpestano come la polvere della terra la
testa dei poveri e fanno deviare il cammino dei miseri, e padre e figlio
vanno dalla stessa ragazza, profanando così il mio nome...” (Am.2,6-7).
E contro Samaria corrotta: Non sanno agire con rettitudine, violenza
e rapina accumulano nei loro palazzi. Perciò dice il Signore”Il
nemico circonderà il paese, sarà abbattuta la tua potenza
e i tuoi palazzi saranno saccheggiati” (Am. .10-11).
E ancora: “Ascoltate voi che calpestate
il povero e sterminate gli umili del paese...voi che usate bilance false,
comprate con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali...In
quel giorno, oracolo del Signore Dio, farò tramontare il sole a
mezzogiorno e oscurerò la terra in pieno giorno! Cambierò
le vostre feste in lutto...Ecco, verranno giorni in cui manderò
la fame nel paese; non fame di pane né sete di acqua, ma di ascoltare
le parole del Signore. Allora...cercheranno la parola del signore, ma non
la troveranno.” (Am.8, 4-12).
Queste minacce, più che punizioni
piovute dal cielo, sono la prevedibile conseguenza delle ignobili ingiustizie
sociali che lacerano il popolo, creano ribellioni interne ponendo l’uno
contro l’altro, indeboliscono l’unità civile, quindi espongono la
popolazione ad attacchi esterni...Amos sa che, se Israele non agisce in
fretta per correggere gli ingiusti stili di vita, tutti saranno colpiti
e soffriranno per le colpe di una minoranza; ma superate le ingiustizie
sociali il popolo di Dio potrà risorgere: “...Muterò
le sorti del mio popolo Israele, ricostruiranno le città devastate
e vi abiteranno, pianteranno vigne e ne berranno il vino, coltiveranno
giardini e ne mangeranno il frutto...” (Am. 9,14).
Vedere la realtà.
Osserviamo allora il mondo d’oggi con attenzione
particolare ai suoi aspetti più drammatici. La realtà, quella
che non riescono a nasconderci, è sotto gli occhi di tutti; ma o
ce ne danno informazione parziale o distorta o in trafiletti secondari,
oppure è fatta passare così velocemente da non darci
il tempo di vederla, di collegare i vari eventi, di trovarne le cause.
Basti ricordare le guerre ipocritamente definite “umanitarie” per esportare
democrazia e combattere il terrorismo dei nemici classificati come il “male
assoluto”; la povertà che aumenta ogni anno accanto alla vergognosa
ricchezza di minoranze; i disperati in fuga su barconi, definiti
“clandestini”, quindi per la legge “delinquenti”; bolle finanziarie
causate da finanze allegre che, mentre arricchiscono pochi, mettono in
ginocchio grandi moltitudini di gente. E’ la crisi mondiale, economica,
ma anche sociale, etica, politica.
Ascoltiamo il sociologo Luciano Gallino, che
come Amos denuncia le ingiustizie umane ad opera del capitalismo finanziario
in Finanzcapitalismo - La civiltà del denaro in crisi (2010):
“A fronte di immensi mezzi il mondo assicura un vita decente solamente
a circa 1,5 miliardi di persone, ma al tempo stesso costringe a una vita
indecente gli altri 5 miliardi...è peggiorata fortemente la distribuzione
del reddito a scapito dei salari... i punti persi da redditi di lavoro
sono andati ai redditi da capitale... Nel 2005 si stimava che gli abitanti
degli slums abbiano superato il miliardo... altre decine di milioni vivono
in condizioni orrende nei campi per rifugiati... Secondo la Fao a
causa della crisi le persona che soffrono la fame hanno superato il miliardo,
mentre nel 2006 erano 840 milioni... Il numero di bambini morti sotto i
5 anni ha ripreso a crescere: più di 9 milioni l’anno, 25.000 decessi
al giorno, 17 al minuto. La strage degli innocenti continua! Anche
nei paesi sviluppati un elevato grado di insicurezza socio-economica attanaglia
masse di persone: persone che si chiedono con angoscia se il mese prossimo,
o forse domani, avranno ancora un lavoro, un reddito, una casa, la possibilità
di mandare i figli a scuola, o di avere almeno cibo sufficiente per sé
e per loro. La vita del mondo è offesa non soltanto dalla sua
povertà, ma anche dalla ricchezza che si limita a guardala in tv”
(pag.32 della pubblicazione citata).
E ancora: “Nei primi tre anni della crisi,
gli stati hanno impegnato tra i 12.000 e i 15.000 miliardi di dollari per
salvare le sue maggiori istituzioni, cioè le banche e le compagnie
di assicurazioni, e stimolare la ripresa dell’economia. Ma non appena ritornato
in forze – gli è bastato un solo anno, il 2009 – il sistema finanziario
è ripartito all’attacco, questa volta a danno degli stati che si
sono indeboliti per sostenerlo e riparare, per quanto possibile, ai suoi
danni...... Così sono in gioco tante famiglie che corrono il rischio
di perdere una parte considerevole dei loro risparmi . Sono pure in gioco
condizioni di lavoro e salari, sicurezza alimentare e sanità, previdenza
sociale e diritti umani, istruzione e ricerca, servizi sociali e sostegni
al reddito, qualità della vita e rapporti interpersonali, funzioni
delle istituzioni e contenuti della democrazia.” (Ibid. pag.15).
Diamo anche uno sguardo all’Italia.
Gallino ne descrive la situazione del 2010:
“...In Italia, la legge finanziaria del 2010
ha ridotto il trasferimento dallo stato agli enti territoriali di 14,4
miliardi di euro. Questi tagli si stanno traducendo in un peggioramento
dei trasporti pubblici; una marcata riduzione dei posti disponibili alle
famiglie negli asili e nelle scuole materne, degli insegnanti nella scuola,
degli infermieri e dei medici negli ospedali del sistema sanitario; una
diminuzione delle attività culturali; dei servizi di manutenzione
di strade e parchi pubblici, perfino dell’illuminazione pubblica. Tutto
ciò rappresenta non altro che un notevole taglio del reddito disponibile
alle famiglie degli strati a reddito medio-basso. Nel contempo, sta dispiegando
i suoi effetti la micidiale formula di calcolo della pensione, elaborata
in vari passi dal 1992 in poi... In Italia come negli altri paesi UE, siamo
dunque dinnanzi a misure di austerità volte a chiedere alla maggioranza
economicamente più debole della popolazione di “Salvare il bilancio”
pubblico, nel mentre non sfiorano nemmeno la parte più ricca” (Ibid.
pag.127). Sono passati quasi 2 anni: la situazione è
migliorata?
Prendiamo una notizia, dall’ANSA, 3 aprile
20012 ore 16: : “L’ Inps le taglia la pensione a 600 euro, 78enne
si suicida a Gela. Poco più di un anno fa le era morto il marito,
ora l’Inps le ha ulteriormente ridotto la pensione di 200 euro (da 800
a 600) e lei, Nunzia C., 78 anni, afflitta dall’incubo di non potercela
fare a vivere con quei pochi soldi, ha deciso di morire, gettandosi dal
quarto piano, eludendo la sorveglianza dei figli (tre femmine e un maschio)
con i quali viveva”. E’ un caso isolato? Leggo da una statistica: suicidi
a causa della crisi, 1009 persone solo tra 2008 e il 2010...giovani, disoccupati,
imprenditori...e le cifre continuano ad aumentare...
Vogliamo anche rivolgere l’attenzione
a nostra Madre Natura? Cito un altro autore, Guido Viale:
“L'orizzonte esistenziale delle nostre vite
è dominato dalla crisi ambientale: non solo dai mutamenti climatici,
che rappresentano ovviamente la minaccia maggiore; ma anche dalla scarsità
di acqua e suolo fertile a causa dell'inquinamento e della devastazione
a cui sono sottoposti; dalla distruzione irreversibile della biodiversità;
dall'esaurimento del petrolio e degli altri idrocarburi, che sono anch'essi
"risorse naturali", anche se utilizzate per devastare la natura; dall'esaurimento
di molte altre risorse, sia geologiche che alimentari; dall'inquinamento
degli habitat umani che riduce progressivamente la qualità della
vita e delle relazioni interpersonali”.
L. Gallino ancora una volta denuncia: “Il
capitalismo finanziario ha elaborato scientificamente, e quindi applicato
ad oltranza in tutti il mondo, il concetto di “valorizzazione” delle risorse
naturali. In concreto: abbattimento delle foreste pluviali ed altre; scavi
minerari, sottostanti a ecosistemi sensibili; industrializzazione della
pesca in mare, distruggendo sistemi tradizionali che fornivano alimento
alle popolazioni costiere; imbrigliamento di acque fluviali mediante dighe
che modificano ecosistemi...” (op.cit. pag.151). Si succhia il pianeta
per denaro!
Così il dio denaro ha trasformato tutto in merce, a tutto ha dato un prezzo e tutto vuole convertire in denaro! Ha iniziato col “tempo”: il tempo è denaro! Quindi ha fissato un prezzo al tempo in cui veniva dato un prestito. Ha dato un prezzo al lavoro, mentre prima i suoi frutti erano scambiati a seconda delle necessità. Un prezzo alla terra, alle risorse naturali che avidamente sfrutta, a beni essenziali come l’acqua, alle persone che usa come macchine da lavoro o come consumatori. Ha dato un prezzo ai corpi umani e agli esseri viventi, di cui vorrebbe sfruttare i migliori genoma... L’avidità umana tutto vuole possedere... lo stesso Dio che presume di avere dalla sua parte.
Giudicare: valutare la realtà
secondo il messaggio di Gesù
Vogliamo ora valutare ciò che abbiamo
sotto gli occhi? Dio ci ha creati per la felicità. Ci ha messi in
un mondo stupendo... Siamo liberi di fare ciò che vogliamo... con
un unico limite: è nocivo per noi andare contro la nostra stessa
natura fatta a immagine di Dio-amore. Siamo fatti per amare ed essere
amati! Ma siamo liberi di fronte all’originale bivio, per cui dobbiamo
scegliere: amore o dominio. E’ il fondamentale dubbio da cui neppure Gesù
fu esentato: “Dio o mammona”. Ma la storia dello spirito umano è
di una monotonia incredibile. Per conseguire il connaturato desiderio di
felicità continuamente noi umani scegliamo la scorciatoia
apparentemente comoda e appagante: il possesso, l’accumulo di beni, il
delirio di potere, di supremazia, di dominio. In altre parole spesso optiamo
per relazioni di dominio invece di costruire relazioni d’amore. Tutto
e tutti, persone, natura e Dio stesso, sono ridotti allo stato di “cose”,
di strumenti, di mezzi, che ci si illude di mettere al proprio servizio,
ma in realtà ne siamo resi schiavi come da una droga, che inganna
perché appaga solo momentaneamente quel naturale desiderio
di felicità, lasciando poco dopo con un vuoto incolmabile.
Così ripetiamo ingiustizie e sopraffazioni senza mai imparare dai
nostri errori. Ma l’amorevole Padre continuamente ci invia profeti per
indicarci i pericoli incombenti. Quali? Forse non quelli causati dalla
rivolta di miliardi di poveri che non hanno né i mezzi, né
la forza per ribellarsi alle criminali ingiustizie... Forse quelli causati
dallo stesso sistema finanziario che continuerà a implodere
fino a trascinare tutto e tutti nel suo baratro infernale. O forse gli
sconvolgimenti causati dalla stessa Madre Natura che ha iniziato
a dare segni chiari di non sopportare più i nostri stili di vita
che producono crimini contro di essa: da un lato la ingurgitiamo voracemente,
dall’altro le vomitiamo immondizia!
Il Padre ci ha indicato il cammino di conversione
prima attraverso i profeti di un tempo, poi con Gesù, i suoi
discepoli e la sua Parola; oggi per mezzo non soltanto dei
suoi seguaci, ma anche dei vari profeti di ogni credo; ma soprattutto
attraverso la voce sofferente dei miliardi di esseri umani che gridano
“ho fame, ho sete, sono ingiustamente incarcerato, sono disoccupato, sono
vittima di malattie e disastri ambientali, ho tante bocche da sfamare...”.
E’ con questi continui richiami che il Padre ci chiede di modificare i
nostri stili di vita, di avere più attenzione per i poveri, di lavorare
per sostituire le ingiuste strutture finanziarie, economiche, politiche...
Agire: intervenire per eliminare
ingiustizie
Dopo aver analizzato la realtà e averla
valutata alla luce del messaggio di Gesù, ossia aver capito come
Gesù pensa e come agirebbe, dobbiamo passare all’azione: intervenire
per contribuire e eliminare le ingiustizie, compiendo quelle opere,
anche apparentemente piccole, che aiutano a crescere il Regno, la famiglia
universale di Dio Padre. E’ la fase più importante. Anche Gesù
ce la ricorda: “Non chi dice Signore, Signore farà parte del
Regno, ma chi fa la volontà del Padre mio!”. Del resto l’Eucaristia,
mentre è un render grazie al Padre che condivide la sua vita con
noi, è (o dovrebbe essere!) anche una nostra risposta a quell’invito
di Gesù “fate questo in memoria di me” per promettergli il
nostro impegno personale e sociale a voler condividere vita e beni
con i nostri fratelli.
Che fare quindi ? Qui termina il mio intervento
e dovrebbe iniziare il nostro. A noi il compito di tradurre in scelte concrete,
in azioni personali e collettive, i continui inviti che ci giungono dalla
Parola del Padre e dai segni dei tempi, come li chiamava papa Giovanni
XXIII.
Solo allora si potrà realizzare la
promessa del Padre, annunciata per bocca di Amos: “Muterò le
sorti del mio popolo Israele, ricostruiranno le città devastate
e vi abiteranno, pianteranno vigne e ne berranno il vino, coltiveranno
giardini e ne mangeranno il frutto...” (Am. 9,14).