Siamo alla terza tappa del nostro cammino
di quest’anno e praticamente alla fine della nostra quaresima. Anche
questa sera rifletteremo su uno dei profeti così detti minori ma
solo per la brevità del loro libro, non certo per una minore importanza
del loro messaggio. Pensiamo solo che il profeta Giona è l’unico
a cui Gesù si paragona!
E ci sembra davvero strano, in quanto leggendo
il brevissimo libretto (il testo che abbiamo letto
lo comprende quasi tutto) ci troviamo di fronte ad una figura abbastanza
ridicola che potremmo quasi definire gretta.
Questo libro ha alcune caratteristiche particolari:
prima di tutto Giona, a differenza degli altri profeti, parla pochissimo.
Il libro non è incentrato sulle parole del profeta ma sul racconto
del suo comportamento. Solitamente il profeta ascolta la parola di Dio
e poi la proclama al popolo, Giona invece sembra rifiutare il comando di
Dio, e, almeno nella prima metà del libro, gli disobbedisce.
Infine la figura di Giona è sicuramente fittizia. Anche se nella
storia di Israele è esistito un profeta di nome Giona figlio di
Amittai, non ci sono rapporti con quel profeta dell’ VIII secolo A.C. e
il nostro libro, che vide la luce in un’epoca molto più recente,
sicuramente post esilio. Anche la città di Ninive è storicamente
esistita e richiamava tristi ricordi alla mente di un israelita dell’Antico
Testamento, ma nel tempo in cui il libro vide la luce sicuramente non esisteva
più. Tutto il libro poi evoca un mondo di fiaba dove tutto è
grande: il pesce, la tempesta, la città, il vento. Perché
allora inserirlo tra i libri profetici? Perché il messaggio teologico
che contiene è molto serio ed è tutto racchiuso nella
domanda che Dio rivolge a Giona a conclusione del libro “ Ti sembra giusto?”.
Possiamo notare che è l’unico libro della Bibbia che si chiude con
una domanda e che a questa domanda non viene data risposta. La risposta
la dobbiamo dare noi, ognuno nella sua vita decidendo a quale Dio crediamo,
quello vendicativo che avrebbe voluto Giona o quello che emerge alla fine
del racconto.
«La parola del Signore fu rivolta a Giona figlio di Amittai: “ Và a Ninive e proclama contro di essa che la loro malvagità è salita fino a me.” Ma Giona partì per fuggire a Tarsis», e quando il Signore scatena la tempesta è l’unico che, a bordo della nave, dorme beatamente. Come è possibile? Una spiegazione è questa. Ninive era nemica degli Ebrei, li aveva fatti soffrire molto e ora Giona pensa che è giusto che ricevano una punizione. Quindi si allontana non per paura di predicare ma per …perdere tempo…in modo di essere sicuro che l’ira del Signore si abbatta su di loro e anche loro soffrano come gli ebrei hanno sofferto.
Quindi Giona dorme tranquillo semplicemente perché pensa che sta facendo la cosa giusta e ha la coscienza a posto! Ma il Signore non è d’accordo con Giona! Anzi vuole la conversione di Ninive ma anche quella di Giona. E forse la conversione di Giona è più difficile di quella di Ninive. Vi ricordate la figura del figlio prodigo e del fratello maggiore? Chi è convinto di essere già santo non ha bisogno di Dio, anzi pensa di potersi mettere al suo livello e decidere con Lui. Ma, come il padre misericordioso della parabola, Dio non demorde e vuole che Giona capisca come Dio intende agire nei confronti degli uomini che hanno tutti bisogno di salvezza. La parabola del padre misericordioso non finisce più con una domanda ma con un’affermazione “Bisognava far festa e rallegrarsi , perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E, anche il Vangelo non ci dice quale è stata la risposta del fratello maggiore, quasi a dirci ancora una volta che la risposta la dobbiamo dare noi!
Gesù, rispondendo agli scribi e farisei
si paragona a Giona e richiama i suoi tre giorni nel ventre del pesce come
anticipo del segno della resurrezione.
Come i tre giorni nel ventre del pesce sono
stati l’inizio della salvezza dei Niniviti e di Giona, così i tre
giorni nel sepolcro di Gesù sono stati l’inizio della salvezza di
tutta l’umanità. Leggendo la preghiera di Giona nel ventre del pesce
mi è sembrato di sentir riecheggiare il grido di Gesù sulla
croce “Dio mio perché mi hai abbandonato?”. Giona
nel racconto e Gesù nella realtà della sua Croce racchiudono
in quel grido il grido di tutti gli uomini nel buio della sofferenza. La
risposta di Dio Padre è la risurrezione, per Giona dal ventre del
pesce, per Gesù con la sconfitta definitiva della morte!
Poi Giona predica, i Niniviti si pentono
e il Signore sospende il castigo promesso. A quel punto Giona
si arrabbia davvero. Quanto cammino dobbiamo fare per credere che il Padre
non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva! E di tutti
i peccatori, anche quelli (pensiamo per esempio a politici o mafiosi) che
ci sono più antipatici! Scrivendo questa riflessione ho pensato
che io spessissimo rido con i comici dei difetti dei politici e spesso
mi arrabbio per le loro azioni, ma non mi è mai venuto in
mente di dedicare un’ora di Adorazione per la loro conversione!
Invece il cammino di Quaresima dovrebbe esserci
servito proprio a questo! Nella 1° domenica ci è stato
chiesto di “convertirci e credere alla Buona Novella che Gesù porta”.
PadrePaolo, nella predica alla sua parrocchia a Siyabuswa, ha tradotto
il termine conversione con un termine inglese che anche noi conosciamo
bene: “I Care”.
Mi converto, cambio la mia attenzione dalle
cose a cui di solito faccio attenzione a delle altre….mi converto a Dio,
mi interesso di Dio e quindi cerco nella preghiera il colloquio con lui.
Mi converto al prossimo; mi interesso del mio prossimo, la famiglia, gli
amici, i fratelli e quindi faccio per loro quello che li può aiutare.
Nell’ultimo viaggio in Sud Africa tante cose
mi hanno colpito ma una mi ha veramente commosso, vedere il balconcino
da cui Nelson Mandela, dopo 27 anni di prigionia e torture ha pronunciato
il famoso discorso che ha salvato il Sud Africa dalla guerra civile “Nel
paese che io sogno c’è posto anche per i bianchi che anzi saranno
attori essenziali”.
Mandela non ha avuto cuore solo per il suo
popolo ma per tutti, e proprio grazie a lui io potevo essere lì
in pace e in compagnia di persone con la pelle diversa dalla mia!
Prendo infine dal messaggio per la Quaresima
di Papa Benedetto, inframezzandolo con mie considerazioni:
“La Quaresima ci offre ancora una volta
l’opportunità di riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità.
Infatti questo è un tempo propizio affinché rinnoviamo il
nostro cammino di fede sia personale che comunitario. Quest’anno desidero
proporre alcuni pensieri alla luce di un breve testo biblico tratto dalla
lettera agli Ebrei ”Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci
a vicenda nella carità e nelle opere buone”. Prestiamo attenzione,
abbiamo a cuore, “We care”. “L’attenzione all’altro comporta desiderare
per lui o per lei il bene sotto tutti gli aspetti: fisico, morale e spirituale.
Il bene è ciò che suscita, protegge e promuove la vita, la
fraternità e la comunione. Mai dobbiamo essere incapaci di avere
misericordia verso chi soffre, mai il nostro cuore deve essere talmente
assorbito dai nostri problemi da risultare sordo al grido del povero. Il
prestare attenzione al fratello comprende altresì la premura per
il suo bene spirituale. E qui desidero richiamare un aspetto della vita
cristiana che mi pare caduto in oblio: “la correzione fraterna”. Nella
Chiesa dei primi tempi e nelle comunità veramente mature nella fede
ci si prende a cuore non solo la salute corporale ma anche quella dell’
anima. Il rimprovero cristiano non è mai animato da spirito di condanna;
è mosso sempre dall’amore a dalla misericordia e sgorga da vera
sollecitudine per il bene del fratello. Nel nostro mondo impregnato di
individualismo è necessario riscoprire l’importanza della correzione
fraterna per camminare insieme verso la santità. Questa reciproca
correzione ed esortazione in spirito di umiltà e carità deve
essere parte della vita della comunità cristiana.” Questo ha
scritto papa Benedetto nel suo messaggio per la quaresima.
Penso sia bello sentire da una voce così
autorevole che quello che dovrebbe essere il compito essenziale dei nostri
gruppi è fondamento per la reciproca carità.
Gesù ci ha chiesto di essere “santi
perché il vostro Padre che è nei cieli è Santo”.
E quale è la santità di Dio? La sua misericordia per tutte
le creature. “ Dice il Signore “Al tempo della misericordia ti ho
ascoltato , nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Si dimentica forse
una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio
delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non
ti dimenticherò mai. Ecco ti ho disegnato sulle palme delle mie
mani.” (Is 49, 15).
Come dicevo all’inizio il libro di Giona finisce con una domanda. Dio ha risposto con la vita del Suo Figlio che, quando eravamo ancora peccatori è morto per noi. Ora sta a noi rispondere ogni giorno….come Giona che si è lamentato della misericordia di Dio o come seguaci di Gesù? Prendo di nuovo dal messaggio del Papa: “Attenzione agli altri nella reciprocità è anche riconoscere il bene che il Signore compie in essi e ringraziare con loro per i prodigi di grazia che il Dio buono e onnipotente continua a operare nei suoi figli. Quando un cristiano scorge nell’altro l’azione dello Spirito Santo non può che gioirne e dare gloria al Padre celeste.”.
Abbiamo ancora una settimana prima di vivere
il Triduo Pasquale con Gesù che al contrario di Giona dice il suo
sì incondizionato al Padre e si offre per la salvezza di tutti.
Con Gesù dire al Padre il nostro “I care”, mi interessi, Tu e i
fratelli che mi metti accanto ogni giorno. Buona Settimana Santa per vivere
una Santa Pasqua di Resurrezione.
Fu rivolta a Giona, figlio di
Amittài, questa parola del Signore: "Àlzati, va' a Ninive,
la grande città, e in essa proclama che la loro malvagità
è salita fino a me".
Giona invece si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s'imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore. .... Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, suo Dio, e disse: "Nella mia angoscia ho
invocato il Signore
Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: "Àlzati, va' a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico".Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. ... I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. ... Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. Giona ne provò grande dispiacere e ne fu sdegnato. Pregò il Signore: "Signore, non era forse questo che dicevo quand'ero nel mio paese? Per questo motivo mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, di grande amore e che ti ravvedi riguardo al male minacciato. ... Ma il Signore gli rispose: "Ti sembra giusto essere sdegnato così?".Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì una capanna e vi si sedette dentro, all'ombra, in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città. Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona, per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino. Ma il giorno dopo, allo spuntare dell'alba, Dio mandò un verme a rodere la pianta e questa si seccò. Quando il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un vento d'oriente, afoso. Il sole colpì la testa di Giona, che si sentì venire meno e chiese di morire, dicendo: "Meglio per me morire che vivere". Dio disse a Giona: "Ti sembra giusto essere così sdegnato per questa pianta di ricino?". Egli rispose: "Sì, è giusto; ne sono sdegnato da morire!". Ma il Signore gli rispose: "Tu hai pietà per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita! E io non dovrei avere pietà di Ninive, quella grande città, nella quale vi sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?". |