Comunità Una Rivarolo

Campo estivo - San Giovenale di Peveragno
lunedì 6 agosto2012

Vi  do un comandamento nuovo



 
 

Dal Vangelo di Giovanni
Capitolo 13
[31]Quand'egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. [32]Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. [33]Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. [34]Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. [35]Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri». 

Capitolo 15
[12]Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. [13]Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. [14]Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.

"Vi do un comandamento nuovo": la vita del cristiano è segnata da una legge nuova che supera i comandamenti mosaici; non ci è più richiesta l’obbedienza ma l’amore, come evidenziato nel brano letto.

La riflessione si incentra in gran parte sul primo brano; riprenderemo il secondo (che è comunque una specificazione del primo) verso la conclusione. Siamo all’inizio del cosidetto “discorso finale di Gesù”, durante l’ultima cena, discorso che può essere definito il suo testamento spirituale.

I primi due periodi parlano di “glorificazione” e essa è la CROCE: ricordiamo tutti le parole di San Paolo nella lettera ai Filippesi (cap.2,5-11) “Gesù Cristo pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso ecc..” : è il rovesciamento della logica umana, la massima umiliazione e il massimo sacrificio è la glorificazione; subito dopo dice “come io vi ho amato”, allora la CROCE è il paradigma di questo amore; ciascuno di noi ha la propria croce da portare e stiamo sicuri che nei momenti di peggior amarezza e dolore della nostra vita quella è sicuramente l’ora in cui Gesù è più vicino a noi e ci glorifica ....... !

Gesù ci indica la CROCE , ma ci “dona” un nuovo comandamento: quello dell’amore; gli studiosi, gli esegeti sottolineano la triplice ripetizione di “gli uni verso gli altri”, a suggerire che l’amore come comunione diventa nel credente qualcosa di triplice: la Trinità stessa, l’amore reciproco delle tre Persone divine; poi l’aggettivo nuovo che non è espresso con la parola greca “neos” che suonerebbe come nuovo in ordine di tempo, più recente, ma con “kainòs” che sempre Giovanni usa x esprimere cieli nuovi e terre nuove, come a suggerire che proprio questa esperienza di comunione costituirà il nocciolo della vita eterna definitiva! Proprio quest’orizzonte trinitario e escatologico spiega il perchè l’ Amore in Giovanni sia soprattutto comunione reciproca, più che, come dicono gli altri evangelisti, amore per i nemici: in cielo non ci saranno nemici! Allora ecco spiegarsi il “come io vi ho amato”: una tale comunione non può essere frutto della nostra buona volontà; Gesù non potrebbe dire “fate come me, imitatemi”, noi non ce la faremmo, ecco allora che la parola greca “katòs”, andrebbe tradotta con “siccome” più che con “come”: l’Amore crocifisso del Figlio, trasparenza dell’Amore trinitario di Dio, anticipo o causa della comunione definitiva; ecco allora che il cristiano è invitato a coltivare la propria fede in comunione oggi, anticipo della comunione del domani definitivo.

Noi dobbiamo amare l’altro come Gesù ama; quali sono le caratteristiche del suo amare ?

divino e soprannaturale, universale, cioè verso anche i nemici, gli indifferenti, i contrari ....
disinteressato, salvifico, eroico fino al sacrificio della propria vita
Questo per Gesù che è Dio. Per riportarlo a noi basta ricordare il passo sulla carità della lettera di S.Paolo ai Romani (12,9-19)........

Ancora, la rivoluzione di Cristo è quella di un amore che non può mai tollerare violenze o vendette: la violenza degli ultimi è l’amore e il perdono: diceva anni fa in un discorso a Parigi Helder Camara sul tema della violenza-non violenza:  “Noi siamo dalla parte della non-violenza, che non è affatto una scelta di debolezza e di passività. Significa credere, ben più che nella forza delle guerre e dell’odio, in quella della verità, della giustizia, dell’amore: solo uomini con una visione planetaria e un cuore universale saranno strumenti validi per il miracolo di essere violenti come i profeti, esigenti come il Cristo, rivoluzionari come il vangelo, senza ferire l’amore”.

Finora abbiamo ascoltato una “presentazione” del brano ora potremmo provare a “incarnarci in questa lettura”, cioè metterci a confronto la nostra vita visto che nell’ultimo passo Gesù ci chiama alla testimonianza: “da questo conosceranno che siete miei discepoli....”; mi sembra bello prendere come traccia d’aiuto alcuni passi del libro “La vita comune” del teologo protestante Bonhoeffer, proprio perche parla al cristiano “necessariamente” come essere comunitario e questo nostro campo è un campo di fratellanza comunitaria:

Fondamenti dell’amore reciproco

Bonhoeffer specifica il servizio fraterno vicendevole come legge fondamentale della comunità cristiana: A questo punto vogliamo considerare due mancanze che caratterizzano singolarmente questi brani a rafforzamento di quanto prima detto e a conclusione della riflessione.

Nel primo, Gesù lascia UN comandamento nuovo, uno solo e non nomina Dio, quindi non chiede l’amore verso Dio ma un amore da trasmettere e scambiare tra gli uomini ricordo e testimonianza di quello che Lui (Dio) attraverso Cristo ci ha manifestato: attenzione quindi a sentirci tanto innamorati di Dio e poi non saper amare i fratelli, attenzione , per concretizzare, a essere presenti alla celebrazione festiva della messa (glorificazione di Gesù attraverso il sacrificio della croce), prender magari parte alla distribuzione della comunione e negare, prima e dopo, la comunione con i fratelli.

La parola che ci saremmo potuti aspettare, soprattutto nel secondo brano,  è “nemici”: ebbene per il cristiano non ci sono nemici, egli non può discriminare nell’ambito della massa umana, tra salvata e dannata, andrebbe contro la libertà di Dio; ove per nemici si intenda anche e soprattutto diversi da noi (e nella storia contro la diversità, in nome della FEDE, sono state commesse spesso addirittura atrocità oppure esclusioni e forzature): pretendiamo di vedere sempre le cose dal nostro punto di vista, invece l’altro andrebbe sempre accolto col presupposto che da lui , soprattutto da lui, ci può venire la voce dello spirito; molto bello è l’episodio degli atti degli apostoli (al cap.10) che è abbinato in 1°lettura nella domenica con il vangelo di Giovanni al cap.15 (il ns.secondo brano appunto): un ufficiale dell’esercito romano di nome Cornelio “uomo religioso e che con tutta la sua famiglia credeva in Dio” manda a chiedere a Pietro di fargli visita, cosa che egli fa accompagnato da alcuni credenti del posto ove soggiornava (in Palestina); leggiamo “mentre Pietro stava per entrare in casa, Cornelio gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi. Ma Pietro lo rialzò dicendogli: ‘Alzati ! Sono un uomo anch’io !’. Poi conversando con lui entrò in casa. Qui trovò tutti quelli che si erano riuniti, allora prese la parola e disse: ‘Davvero mi rendo conto che Dio tratta tutti alla stessa maniera: egli infatti ama tutti quelli che credono in lui e vivono secondo la sua volontà, senza guardare al popolo a cui appartengono. Mentre stava ancora parlando, lo Spirito Santo venne su tutti coloro che lo ascoltavano. I credenti di origine ebraica che avevano seguito Pietro rimasero molto meravigliati per il fatto che il dono dello Spirito veniva dato anche ai pagani. Inoltre li sentiva parlare in altre lingue e lodare Dio. Allora Pietro disse: ‘Come si può ancora impedire che siano battezzati con acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito come noi ?’ Allora ordinò di battezzarli nel nome di Gesù Cristo”.
Le parole di Pietro sono illuminanti e conclusive per questa riflessione: per amore DOBBIAMO ESSERE SEMPLICEMENTE UOMINI FRA GLI UOMINI.

Scrive Bruno Ferretti in "La vita è tutto quello che abbiamo: "Alcuni uomini non sanno quanto è importante che essi ci siano. Alcuni uomini non sanno quanto faccia bene anche il solo vederli. Alcuni uomini non sanno quanto sia di conforto anche un loro sorriso. Alcuni uomini non sanno quanto sia benefica la loro vicinanza. Alcuni uomini non sanno quanto saremmo più poveri senza di loro.  Alcuni uomini non sanno che sono un dono del cielo. Lo saprebbero se glielo dicessimo con il linguaggio inconfondibile del cuore."