Comunità Una Rivarolo

Campo San Giovenale di Peveragno
lunedì 2-8-2010

Gesù, il Regno di Dio:
Famiglia Universale dei figli di Dio, nostro Padre.



 
 
 
 

(sintesi, da “Gesù Cristo Liberatore” di Jon Sobrino)

Gesù non ha fatto di sé stesso il centro della sua predicazione. La sua vita è tutta incentrata su qualcosa di diverso da sé. Nei Vangeli questo dato centrale della vita di Gesù viene espresso con due termini:
Regno di Dio e Padre,  parole autentiche di Gesù, che esprimono realtà che coinvolgono tutta l’Umanità:

Marco e Matteo presentano l’inizio della missione pubblica  di Gesù con queste parole: “Gesù si recò nella Galilea predicando la buona Notizia di Dio e diceva: - Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nella buona Notizia.” (Mc 1,14; Mt 4,17).
In Luca Gesù inizia la vita pubblica nella sinagoga di Nazareth : “Lo Spirito del Signore è sopra di me… mi ha mandato a portare  ai poveri un lieto messaggio…a  rimettere in libertà gli oppressi…” (Lc 4,18)
Gesù stesso ricollega la buona Notizia al regno: “E’ necessario  che io annunzi la buona Notizia del regno di Dio…per questo sono stato mandato” (Lc 4,43) “Egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.” (Lc.8.1)

I teologi sottolineano che “Gesù proclama il regno di Dio e non se stesso” (K.Rahner) . Come pure “Il tema centrale della predicazione di Gesù era la sovranità regale di Dio” (J.Jeremias e W.Kasher).

Ma che cos’è il Regno di Dio?  Gesù ne parla molte volte, ma non dice mai che cosa sia in concreto, non lo definisce mai.    Che ne pensava, allora?
Confrontiamo la nozione che Gesù ebbe del regno con le nozioni  che esistevano prima in Israele.
  (NOTA: Sovranità, Regalità, Signoria, sono termini sinonimi)
 
 

1. Il Regno di Dio nell’AT


“Regno di Dio” è un’espressione usata nella seconda metà del I secolo a.C., in Sap. 10,10. Tuttavia  nell’AT è frequente parlare di Jhwh come Re. Questa terminologia non è né originaria né specifica di Israele, esisteva infatti in tutto l’antico Oriente. Israele non ha fatto altro che storicizzare la nozione di Dio-re, secondo la propria fondamentale convinzione di fede che Dio (Jhwh)  interviene nella storia.
Proclamare la regalità di Jhwh è fondamentale per Israele e ricorre in tutta la sua storia; è un altro modo di dire che Dio agisce nelle storia in favore di Israele.

“Dio è nostro re dai tempi antichi, ha operato la salvezza nella nostra terra” (Sal. 74,12)
“Il Signore, vostro Dio, è  vostro re” (1Sam 12,12)
“Del Signore è il regno: è lui che domina sui popoli” (Sal. 22.29)
“Il tuo regno è un regno eterno, il tuo dominio si estende per tutte le generazioni” (Sal. 145,13)
“Cantate inni al nostro re, cantate inni; perché Dio è re di tutta la terra…. Dio regna sulle genti. ” (Sal. 47)
“Grande Dio è il Signore, grande re sopra tutti gli dei” (Sal. 95)

Occorre però chiarire cosa s’intenda con questa “regalità” onde evitare malintesi.

Il “Regno di Dio” ha due dimensioni:  Il “Regno di Dio” presenta allora  due caratteristiche essenziali:
1) E’ l’azione di Dio che governa  2)  per trasformare una realtà sociale cattiva e ingiusta in una diversa, buona e giusta. Perciò, più che di “regno” (territorio) di Dio, bisogna  parlare di “signoria” (presenza attiva) o “governo” o “giudizio”, come si dice nel libro dei Giudici, o nel Salmo 96, 13 : “(Il Signore) viene a giudicare la terra (=regnare sulla terra). Giudicherà (=governerà) il mondo con giustizia e con verità tutte le genti”.

Quindi:

Del “Regno di Dio”  occorre allora evidenziare tre aspetti, per non travisarne il significato:
  1. Sua incidenza sulla storia degli uomini. Cioè, il “Regno di Dio” è una realtà storica, non al di là della storia. Israele ritiene come essenziale alla sua fede che Dio può cambiare la realtà cattiva ed ingiusta in realtà buona e giusta. Perciò al regno di Dio corrisponde una speranza storica.
  1. L’azione di Dio riguarda direttamente la trasformazione di tutta la società, di tutto un popolo. Non soltanto la trasformazione delle singole persone.

     
  1. Il “Regno di Dio” sorge come una Buona Notizia in presenza di realtà pessime, in presenza cioè dell’Antiregno. Il “Regno di Dio” non verrà dopo che sia definitivamente sconfitto l’Antiregno, ma coesiste con questo ed è in continua lotta contro di esso. E’ una realtà  che esclude e va contro l’Antiregno.

2. L’aspettativa del regno di Dio al tempo di Gesù.

Al tempo di Gesù le aspettative del regno di Dio compaiono sotto diverse forme.

3.  La nozione di Gesù sul regno di Dio

Anzitutto notiamo che Gesù si presenta inserito in una tradizione di speranza per la storia oppressa, si presenta prima d’ogni altra cosa in continuità con una tradizione animata dalla  speranza. Gesù partecipa dell’aspettativa del regno, crede che è possibile, crede che è cosa buona e liberante. Questo modo di vedere riconduce Gesù all’umanità, dal momento che a forgiare tali speranze utopiche è stata l’umanità e non solo Israele. Gesù in quanto vero uomo, si mette di fronte alla domanda che l’umanità si pone da sempre: c’è o non c’è salvezza per la storia oppressa? Ora, Gesù è di quelli che credono possibile superare la miseria della storia.
In questo senso preciso, Gesù non ha motivo d’essere visto come monopolio dei cristiani, bensì appartiene alla corrente animata dalla speranza dell’umanità, espressa in forme religiose o secolari. Qui, a partire dallo stesso Gesù,  si dà la possibilità di un ecumenismo universale ed umano di tutti quelli che sperano in un “mondo migliore e più umano” e lavorano per esso.
 
 

3.1. Il regno di Dio è vicino

Come il Battista, anche Gesù proclama che il regno di Dio è vicino.
Dopo che Giovanni fu arrestato Gesù inizia la sua missione nella Galilea, a Cafarnao: “Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt. 4,17).
Anzi, è già presente e operante: “Interrogato dai farisei: - Quando verrà il regno di Dio? - rispose:  - Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: eccolo qui, o eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi.” (Lc. 17,20-21)
Nelle sue parabole afferma che la messe è ormai matura (Mt. 9,37), che i campi già biondeggiano (Gv. 4,35), che adesso c’è vino nuovo (Mc. 2,22), che è l’ora della sposo e non bisogna quindi digiunare (Mc. 2,18-20); che se scaccia i demoni vuol dire che è arrivato il regno di Dio (Mt. 12,28). Insomma: Gesù proclama l’atto finale del dramma della storia, la vittoria finalmente sull’antiregno. I segni che accompagnano le sue parole mantengono viva tale speranza.
 

3.2. Il Regno di Dio è buona notizia (eu-agghelion, e-vangelo, vangelo)

A differenza del Battista, per Gesù la realtà imminente non è il giudizio di Dio – anche se verrà – ma la grazia di Dio. E’ ciò che egli esprime col termine di “buona Notizia” , come affermano esplicitamente Matteo e Luca: “La buona Notizia del Regno”. E’ questa la cosa straordinariamente importante che dice Gesù: Dio si avvicina perché è buono ed è bene per gli uomini che si avvicini. Il suo avvicinarsi è salvezza per l’uomo.
 

3.3. Il regno è pura iniziativa di Dio, dono e grazia

Del Regno Gesù afferma che è puro dono di Dio, che non può essere forzato dall’azione degli uomini: si può solo chiedere attraverso la preghiera. Dio viene per amore gratuito, non come risposta all’azione degli uomini. E’ sempre Dio  che prende l’iniziativa, che per primo si rivolge all’Umanità.  Dice Gesù a Nicodemo: “In verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv.3,5).

Tuttavia tale gratuità non si oppone all’azione degli uomini. Gesù stesso che annuncia la gratuità del regno, non resta inattivo nei confronti del regno stesso, ma compie una serie di attività in riferimento ad esso. Gesù serve attivamente il  regno e per quanto riguarda  la situazione di ingiustizia (l’antiregno), vi si oppone con grande vigore.
Inoltre la venuta del regno non è una realtà storica calata dall’alto per intervento divino, ma richiede una  risposta concreta e libera da parte degli uomini. Inizialmente richiede  una conversione, ossia un radicale cambio di mentalità e di condotta per fare la volontà di Dio : “Non chi mi dice –Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che  fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt. 7,21).

Gratuità e Azione dunque non si oppongono. La venuta del regno è, da una parte, qualcosa che si può solo chiedere, mai forzare; dall’altra però, già su questa terra deve compiersi la volontà di Dio. E’ attraverso l’azione libera degli uomini che Dio estende il suo regno. E’ ugualmente  chiaro che è lo stesso amore gratuito di Dio a generare la necessità e la possibilità della reazione d’amore da parte degli uomini.

(fine della sintesi, da “Gesù Cristo Liberatore” di Jon Sobrino)

                                                              



 
(riflessioni personali)

Chiarito il concetto di Regno di Dio, possiamo tradurlo con altre parole , fedeli al nuovo linguaggio di Gesù che vede in Dio il “Padre mio e Padre vostro”. Regno è allora la “ Famiglia universale dei Figli del Padre Nostro celeste”. Questo è il  progetto del Dio di Gesù: condurre l’umanità ad essere una unica Famiglia governata dal Padre di tutti, perché egli è Padre buono che ama l’umanità.

Esigenze del Regno: Pentimento e Conversione.

Riflettiamo su ciò che viene richiesto per aderire a tale progetto.
Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”  è rivolto a ogni essere umano, anche se con modalità diverse, perché molti non conoscono il messaggio di Gesù, o hanno altre fedi,  o non sono credenti.
 
A TUTTI  viene richiesto  di pentirsi del male fatto e di cambiare i propri  pensieri e  azioni.

    1. cambio di mentalità, adesione ai nuovi principi/valori di giustizia, di amore, di pace…Tutti li possono abbracciare, perché sono valori profondamente umani .Tutti, anche se non credenti, sono interiormente raggiunti dal messaggio di Dio, benché in modo per noi misterioso: “Su ascoltatemi…L’empio abbandoni la sua via (opere ) e l’uomo iniquo i suoi pensieri (propositi, intenzioni), ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona: Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.” (Is. 55,7). “Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova” (Is.1,16).

    2. Comunque sia, prima o poi, ogni vivente è chiamato a dover scegliere tra l’“amare il prossimo  come se stesso” o “l’amare  le ricchezze e il potere”,  tra una vita aperta  agli altri, di solidarietà, di servizio…e una vita egoistica circoscritta al proprio io e al proprio ristretto mondo, preoccupata solo di ammassare beni. Quel “non si può servire a Dio e alle ricchezze” pende sulle scelte di ogni vivente, come una spada di Damocle ….e  obbliga a scegliere!….
      Alcuni, poi, daranno un’ adesione cosciente a Dio e saranno chiamati alla sequela di Gesù (i seguaci).
    1. cambio di condotta, di prassi, di azioni: è la logica conseguenza del cambiamento di mentalità.

    2. Giovanni,  per far parte del Regno, richiedeva pentimento e opere,“frutti degni di conversione”: egli pensava che fossero lo nostre opere buone ad aprirci la strada al Regno. Per Gesù, invece, le opere saranno una conseguenza dell’azione di Dio in noi! Infatti Gesù non ci chiede previamente le opere, ma il pentimento per il male compiuto, e soprattutto  una conversione che sia un  “aprirci” a Dio che ci attende, come quel Padre che attende il proprio figlio perduto (Lc.15). Che sia un “aprirci” al suo Spirito che illumina  attraverso la Parola e i fatti quotidiani della vita.
      E’ il Padre che aiuterà i figli a cambiar mentalità e modo di vivere. E suoi figli sono coloro di cui Gesù dice: “Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt.12,50). Sono figli di Dio perché “fanno la  volontà del Padre” anche senza saperlo, soccorrendo i sofferenti, come fa l’eretico “buon samaritano” di Luca 10, o coloro di cui parla Gesù:“Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi….tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”(Mt.25). Costoro neppure sanno di aver incontrato Gesù nei più poveri!


La crescita del Regno

Le opere del regno saranno dunque una conseguenza dell’azione di Dio che ci rinnova e fortifica col suo Spirito , anche a nostra insaputa, sempre a condizione che noi restiamo in ascolto della nostra coscienza, attraverso la quale il Padre ci stimola ad essere aperti alle esigenze dei nostri simili, soprattutto i più deboli.
Così ogni essere umano, anche inconsapevolmente, può contribuire alla crescita del Regno di Dio.

      In sintesi: chi potrà far parte del Regno?
  1. I poveri materialmente, gli emarginati, le vittime di ingiustizie, gli oppressi…
  2. Coloro che hanno scelto di vivere poveri per seguire Gesù nel suo disegno di liberazione da ogni ingiustizia e povertà materiale.
  3. Inoltre ogni donna o uomo  che lotta per la giustizia e la pace anche se di altra fede.