Campo estivo - San Giovenale
di Peveragno
venerdì 8 agosto2012
La preghiera di Gesù per i suoi discepoli
Capitolo 17
[6]Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini
che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno
osservato la tua parola. [7]Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai
dato vengono da te, [8]perché le parole che hai dato a me io le
ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito
da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. [9]Io prego per loro; non
prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi.
[10]Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono
glorificato in loro. [11]Io non sono più nel mondo; essi invece
sono nel mondo, e io
[20]Non prego solo per questi, ma anche per
quelli che per la loro parola crederanno in me; [21]perché tutti
siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi
in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
[25]Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. [26]E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro». |
(Quello che segue sono appunti presi durante la riflessione esposta a voce)
Riflettiamo sulla preghiera di Gesù
per i suoi discepoli, per cui, per iniziare, è importante riconoscersi
discepoli e, di conseguenza, riconoscere Gesù come maestro. Vedete,
si creava un rapporto speciale tra un discepolo che seguiva un maestro
e questo che lo accettava come discepolo. Il discepolo seguiva sempre il
maestro e condivideva la vita con lui. Gesù ha vissuto degli anni
con i suoi discepoli, istruendoli, soprattutto con il suo esempio. E ora,
alla fine della sua vita, prega per loro.
Questa preghiera è divisa in
quattro parti:
Quando Gesù parla di "gloria"
nel vangelo di Giovanni, il termine greco usato equivale ad "Amore". È
la manifestazione dell'amore che lega Gesù al Padre, è lo
Spirito Santo, che sarà quello che legherà i discepoli. La
caratteristica della comunità dei discepoli è quella di essere
uniti nell'amore. Un amore che non comporta uniformità di comportamenti.
Ciascuno conserva la propria personalità, ma è l'amore che
tiene tutti uniti. Come avviene in una famiglia, in cui ogni figlio è
diverso ed ha una sua personalità, in cui i genitori non sono solo
amici dei figli ma, appunto, genitori. Quindi la famiglia è composta
da persone diverse, ed è l'amore che lega tutti tra di loro, non
l'uniformità. Il tema dell'amore è fondamentale, ma ognuno
nella sua diversità deve amare senza bisogno di uniformarsi. Per
amore bisogna rispettare la diversità, ed è proprio nella
diversità che bisogna amarsi fino a dare la vita. Qui sorge la domanda:
"per chi, per che cosa, darei la vita? per chi, per che cosa, ho speso
la mia vita?".
I discepoli sono quindi invitati ad
essere come Gesù.
Nella terza parte Gesù prega per
noi, ossia per quelli che crederanno sulla base della testimonianza dei
suoi discepoli.
«...siano anch'essi in noi
una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato»:
l'amore tra i discepoli sarà
l'indicatore che essi sono in unione con il Padre e il Figlio.
Questa preghiera ci dice anche che la
nostra morte sarà un entrare nella comunione di amore col Dio trinitario.
Si potrebbe fare un parallelo tra questi versetti e il Prologo del Vangelo
di Giovanni, tra "Come tu, Padre, sei in me e io in te" e "In
principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio",
nel fatto che Gesù dichiara che l'unione di amore con il Padre è
da sempre.
La nostra dimensione è quindi
quella di una crescita continua nello Spirito.
Il mondo rifiuta l'amore, sia quello
del tempo di Gesù che il nostro attuale. Siamo in una società
secolarizzata che rifiuta l'amore. Per questo, se la Comunità Una
vive rapporti di amore e di fratellanza, può essere testimone del
Vangelo di Gesù nella società.
Gesù è Salvatore, e nostra
missione è quella di dare testimonianza di salvezza. Da che cosa
devo essere salvato? Gesù salva dal male, dal peccato.