Comunità Una Rivarolo

Campo estivo - San Giovenale di Peveragno
sabato 9 agosto2012

Vi ho dato l'esempio!



 
 

Dal Vangelo di Giovanni

Capitolo 13
[1]Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. [2]Mentre cenavano, quando gia il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, [3]Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, [4]si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. [5]Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. [6]Venne
dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». [7]Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». [8]Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». [9]Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». [10]Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». [11]Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi». 

[12]Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? [13]Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. [14]Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. [15]Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.

L'apostolo Giovanni arriva buon ultimo, tra gli Evangelisti, a descriverci il momento dell'ultima cena. E non a caso il suo racconto, cioè quello che vuol dire alle comunità di allora, è decisamente diverso da quello che è stato il racconto degli altri tre Evangelisti.
Chiediamoci qual'è stato il motivo di questa diversità, delle diverse sottolineature fatte da Giovanni. Io mi sono dato una mia spiegazione, che forse non è quella vera, quella storica, ma che sicuramente appare giusta oggi.

Cominciamo a notare che questo brano è proposto dalla Chiesa nella liturgia del giovedì santo e costituisce l'inizio del triduo pasquale, durante il quale facciamo memoria, o, per meglio dire, ci ricordiamo l'un l'altro con forza gli interventi di Dio per donare agli uomini la salvezza.
Se facciamo uno sforzo di memoria, ci rendiamo conto che nella liturgia di quei giorni ci vengono presentati chiaramente gli interventi che Dio mette in atto nella storia del suo popolo, fino al compimento della salvezza che avviene con la morte e la resurrezione del Figlio di Dio. Questo viene fatto attraverso letture dalla Bibbia che ci rendono presente i momenti salienti di questa storia di salvezza.

Anche Gesù, nel festeggiare la Pasqua con i suoi discepoli, ha certamente ricordato, con l'aiuto delle scritture, quella che è stata la storia della salvezza e la liberazione del popolo d'Israele dalla schiavitù dell'Egitto. Ma a questo punto Gesù ci mette del suo. Dentro quella cena che celebra la liberazione dall'Egitto Gesù ci mette la sua cena, ci mette la sua liberazione! La cena era cominciata come una cena-tradizione, e diventa una cena-rivoluzione!

La cena di Gesù è così una cena rivoluzionaria, che impegna gli apostoli e che da lì in poi impegnerà ogni cristiano a vivere revisionando tutti i rapporti con i nostri fratelli e tutti i rapporti con il nostro Dio. "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato". "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Amerai il prossimo tuo come te stesso". "Questo è il mio corpo che è dato per voi... Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi, in remissione dei peccati... fate questo in memoria di me".
La cena di Gesù diventa il segno della presenza del Figlio di Dio in mezzo agli uomini, il segno fondante della nostra fede.
Questo lo ricordano bene i discepoli di Gesù, tant'è vero che ad Emmaus riconoscono il Signore allo spezzare del pane.
E poi, man mano che la comunità dei credenti in Cristo, la Chiesa, cresce e si riunisce, celebra la Pasqua del Signore spezzando insieme il pane che noi crediamo essere il corpo e il sangue del Figlio di Dio fatto uomo. Ed è questo segno che ci fa popolo di Dio in cammino verso il Paradiso.

Forse, già ai tempi in cui Giovanni scrive il suo Vangelo, si intuiva però che tutto potesse cambiare senso, che potesse diventare un'abitudine, o magari una liturgia priva del suo senso più profondo. Giacomo, nella sua lettera, fa riferimento all'uomo con tanti anelli e ricco che entra nell'assemblea e viene fatto sedere ai posti d'onore, mentre al povero viene detto "Tu mettiti in piedi lì", oppure "Siediti qui ai piedi del mio sgabello". E poco dopo Giacomo dichiara che la fede non giova senza le opere, perché non è vera fede quella di chi vede un fratello o una sorella senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e  dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», senza dare loro il necessario per il corpo. E conclude: "Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta".
Mi pare che in tanti casi, anche oggi, possiamo riscontrare che la fede è rimasta orfana delle opere!

Ed ecco che Giovanni ci regala un racconto dell'ultima cena che ci obbliga a fare i conti con la vera fede in quel Gesù di Nazareth... che noi spesso cerchiamo in tutti i modi di rendercelo facile e, soprattutto, viverlo solo a parole... magari facendo passare le parole per preghiera!
Ecco allora che il Figlio di Dio si toglie le vesti, si mette in vita un asciugamano e, davanti ai suoi discepoli arrivati a Gerusalemme stremati dalla fatica del cammino, sudati e impolverati, si inginocchia e lava i piedi a tutti, uno per uno.... anche a chi lo avrebbe tradito... anche a chi lui sapeva che per paura lo avrebbe rinnegato. E proprio quest'ultimo fa resistenza... «Non mi laverai mai i piedi!». Che umiliazione farsi lavare i piedi! E poi da uno che, l'hai capito, ti vuole coinvolgere nella sua vita,... da una persona che ci impegnerà nelle scelte della nostra vita!

«Se non ti laverò, non avrai parte con me».

E allora prendo il coraggio a due mani... "lavami"... anche se sono così come sono...

Ecco che ora si capisce meglio quello che ci vuol dire l'apostolo Giovanni mcon queste sue parole. Dentro a questo brano c'è il senso totale e completo dell'Eucarestia: "fate questo in memoria di me",.... e fatelo così, perché questo è il vero significato... avete capito cosa vi ho fatto? Così fate anche voi... "dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri".

Veniamo allora al concreto:

quanto può essere difficile lavare i piedi al genitore anziano...
quanto può essere difficile lavare i piedi al coniuge, al figlio, alla nipote...
quanto può essere difficile lavare i piedi al vicino di casa pesante...
...a chi ti incontra e ha voglia di parlare e tu non hai tempo...
...ai poveri che ti chiedono...
...a chi vive nella sofferenza di una malattia...

Ma...

quanto ancora più difficile può essere farsi lavare i piedi dal genitore anziano?
Quanto è difficile farsi lavare i piedi dal coniuge?
Quanto è difficile farsi lavare i piedi dai figli?
Quanto è difficile farsi lavare i piedi dai nipoti?
...Da chi ti chiede... da chi soffre...

Mi sembra che possiamo dare una spiegazione a questa differenza:

Se sono io che lavo i piedi all'altro, io sarò sempre uno che fa un'opera buona, ma lui non sarà parte della mia vita, perché mi voglio tenere libero, anche se gli voglio bene, anche se capisco le sue necessità. Io voglio essere libero! Non voglio essere troppo legato ai suoi tempi... voglio fare il bene quando comoda a me, secondo quello che io ho programmato.
Come a dire che lo faccio quando sono libero da altri impegni, quando non ho niente da fare o mi annoio, ma non modifico la mia vita per fare questo servizio. Questa non è una battuta, e di certo non è sempre così, ma è una situazione che è frequentissima: non voglio essere inglobato nel tuo bisogno!

Ma, al contrario, se è l'altro, quello che mi sta davanti, che si offre di lavarmi i piedi, è lui che detta i tempi... sono io che devo modificare i miei progetti.
Sono io che devo fare parte di lui, perché le sue necessità sono lì che hanno bisogno di me...
E in quel momento, chi chiede di lavarmi i piedi, è il Signore che è presente in quella persona che ho davanti... e io tentenno ancora.

«Se non ti laverò, non avrai parte con me».

Ma Signore, lo vedi che è difficile... abbiamo i piedi affaticati dal cammino della vita... siamo pieni di polvere...
E tu ti fai vedere in ginocchio davanti a noi con il catino per rinvigorirci...
Lo vedi che corro sempre per tante cose... non ci capisco più... avevo tanti sogni, e ora...

"Siediti", dice il Signore, "riposati. Ti lavo i piedi e sarai rinfrancato".

Lo vedi che non so staccarmi dalle mie cose, dai miei tempi... dai miei progetti... dalle mie pigrizie e comodità...

"Ma io vi do l'esempio... ti capisco... sono qui in ginocchio davanti a te... Il mio giogo è leggero... dai, sù!".

E poi, quante cose scopro di aver ancora da fare, quanti sogni da realizzare... Lo vedi l'affanno del mondo... il mio affanno...
Signore lavami! Voglio far parte con te, per saper lasciare il mio progetto ed impegnarmi nel tuo!

Scopro mica che l'Eucarestia - "questo è il mio corpo... questo è il mio sangue" - prendono allora un significato più pieno, più completo?...

Il foglio che segue ci dovrebbe aiutare a fare un po' di deserto personale per preparare il momento che questo pomeriggio vivremo insieme come conclusione di questo Campo.



 
 

Come ogni anno ci proponiamo l'un l'altro un momento conclusivo che sia segno del cammino che percorriamo insieme da tempo e, al campo, viviamo con maggiore intensità.
Facciamo riferimento a:

"Se non ti lascerai lavare i piedi... avete capito cosa vi ho fatto?"

Alcune provosazioni concrete... per non raccontarci la storiella dell'uva...

"Ero nudo... affamato, malato, forestiero, carcerato, solo... Avevo bisogno di un'ora del tuo tempo... ti sembrava di non averlo..."
Quale era il volto di Gesù in quel momento, che mi chiedeva di lasciarmi lavare i piedi?

"Voi siete il sale della Terra... attenti a non perdere il sapore... Voi siete la luce del mondo... risplenda la vostra luce davanti agli uomini".
Ho vissuto la vita con la "schiena dritta"? In quale occasione ho capito che qualcuno mi lavava i piedi?

"Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei..."
Chi mi ha lavato i piedi in quell'occasione?

"Vi fu detto: occhio per occhio, dente per dente, ma io vi dico: porgi l'altra guancia..."
Per quale fatto posso dire che "sentivo scorrere l'acqua sui miei piedi"?

"Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle."
Sono attento a questi bisogni  o "passo oltre, dall'altra parte"?.... "Tu non mi laverai i piedi".

"Perché dov'è il tuo tesoro, lì è anche il tuo cuore".
Qual'è il mio tesoro? Voglio tenermi i piedi sporchi e polverosi?...

"Non affannatevi... non seminano, non mietono... non filano".
Mi sento libero dai condizionamenti?... Libero per essere pronto a far parte di te?

"Ad ogni giorno basta la sua pena".
Mi sento in un cammino di vita serena ma attenta... perché cerco il tuo Regno?

"Perché osservi la pagliuzza... e non ti accorgi della tua trave?".

"Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta che conduce alla perdizione".

Ecco, ognuno di noi è in cammino... affaticato... con i piedi coperti di polvere...
Signore Gesù, tu deponi le vesti... ti metti in ginocchio davanti a me e mi stai lavando i piedi... "Capite quello che vi faccio?"

Mi chiami a far parte di te...
                                 .........ci provo......
                                      .......Signore, eccomi!