Spunti di riflessione sulla Carità (ispirati al documento di don Prospero del 1984, il 113):


«Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli... Se avessi il dono della profezia»: sì, certo, so e so fare tante cose, dal semplice cucinare un certo piatto, ad avere conoscenze culturali e capacità professionali, al saper capire e gestire situazioni. E questi sono doni che il Signore mi invita a sviluppare e mettere a frutto. Verifico però quanto li impiego per costruire il Regno di Dio o invece per mettermi in mostra come uno che la sa   lunga o per il mio interesse.

«... i misteri e la scienza...»: da una parte l’invito a vivere in profondità, opposta alla superficialità di chi non si legge dentro e non guarda dentro al cuore dei fratelli e degli altri in generale. Ma dall’altra l’invito a intingere la profondità nell’amore, per trasformarla in una robusta tenerezza per il prossimo.

«Se avessi una fede da spostare le montagne...»: l’invito a verificare quanto la mia fede si ferma all’esterno del mio essere, per sentirmi a posto, o per mostrarmi più “santo”, o quanto invece accresce la mia capacità di amore, soprattutto quando nessuno, tranne il Signore, lo noterà.

«E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato...»: è l’atteggiamento di chi si impegna, si regala, si lascia bruciare... cosa si può chiedere di più? Verifichiamo però quanto, nella nostra vita quotidiana, facciamo il bene, sia nei servizi (poveri, anziani, catechismo, ecc.) che nel lavoro o in famiglia (figli, nipoti, genitori anziani), per riceverne gratitudine e riconoscimento, o per sentirci più bravi, e quanto riusciamo a donare gratis, per il bene degli altri, e basta! Naturalmente bisogna darlo “il corpo alle fiamme”, ossia coinvolgendosi e donandosi, e non dando agli altri solo qualche spicciolo della nostra vita. Dio ci scampi dai “buoni sentimenti” del cuore vuoto a pancia piena!

«La carità è paziente»: quante situazioni fanno crescere in noi un sentimento inconfondibile, l’irritazione! Come provo, nella vita di ogni giorno, a riportare la pace nel mio cuore? Sento il desiderio di vivere in pace, nonostante quella situazione? Davanti a chi mi irrita, mi fermo un attimo a pensare se mi irrita perché mi mette in discussione e disturba il mio quieto vivere? Ma se invece è proprio l’altro che sbaglia, provo a provare il sentimento opposto, la “compassione”, cogliendo nell’altro i motivi di sofferenza, di paura, di delusione, che lo spingono verso la meschinità o anche la cattiveria? Scopro nell’altro il fratello amato da Gesù? Ricordo con gioia quella volta che, lentamente e faticosamente, ho sostituito l’irritazione con la tenerezza?

«è benigna»: verifico la mia tendenza a dispormi al sorriso, a cercare di accogliere l’altro con affetto, a cogliere nell’altro ogni aspetto buono, mettendo in secondo piano ogni suo aspetto antipatico.

«non è invidiosa»: quante volte mi sono trovato ad invidiare qualcosa negli altri? Che cosa? Cose cristianamente discutibili come i soldi, la bellezza, la carriera e il successo? O anche cose davvero buone che non ho? Se invece rifletto che posso già avere quello che realmente conta e posso crescere nello spirito delle beatitudini, se considero quale è il mio tesoro, l’amore, e che è qui a portata di mano, gratis, chi dovrò allora invidiare?

«non si gonfia, non si vanta»: primo frutto della carità è l’umiltà. Come vivo nel quotidiano una vera volontà di non apparire, di non mettermi in mostra, ad esempio nel cedere il discorso o tacere quando potrei fare la figura di chi sa le cose? Come verifico, nella mia vita, che il desiderio di apparire è stato spesso la fonte di grandi malumori? Avverto il silenzio come terra buona dalla quale nascono parole di bene e non ortiche pungenti?

«non manca di rispetto»: è il discorso della delicatezza e del pudore nel trattare il prossimo, specie chi mi fa innervosire. Essere donne e uomini forti dentro, e per questo capaci di tanta delicatezza e vera sensibilità d’animo.

«non cerca il suo interesse»: è questione di mettere la nostra gioia nel vedere gli altri felici. Una persona veramente disinteressata è una calamita di luce sul cammino di chi la incontra. Chi ricordo più nitidamente?

«non si adira»: Verifico che quando mi arrabbio divento veramente brutto? Sento la chiamata di Dio a vivere in bellezza, nel cuore e nel volto? Sento questa splendida possibilità di soffrire senza insofferenza?

«non tiene conto del male ricevuto»: l’arte del perdono che libera il mio cuore da ogni pesantezza...

«non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità»: verifico nella mia vita il gusto di dire le cose in sincerità, la spinta ad essere “interi”, senza doppiezze, come mi vede Dio. E senza camuffare per sincerità la voglia di “vomitare” quello che mi sta sullo stomaco. Una sincerità alimentata dallo stare regolarmente alla presenza di Dio, così da non avere timore davanti a chi conta meno di Dio. Ma una sincerità che dà la precedenza alla carità, così che, se la verità non dovesse fare il bene dell’altro, ma il suo male, saprà aspettare fino a quando potrà giovare alla carità.

«tutto copre»: scopro che più brutture altrui seppellisco nel mio cuore e più cresce la pianta della mia interiorità. Che gioia incontrare “spazzini” di brutture, per un mondo più pulito, anziché persone che usano ogni bruttezza come soprammobile!

«tutto crede»: quella che spesso ben capisce le sottili macchinazioni, ma si vanta di non capire e impara a illudersi lucidamente, come Gesù in croce.

«tutto spera»: la forza del mio cuore dipende dalla mia capacità di sperare da me e dagli altri un po’ di quello che solo Dio sa sperare. Le persone crescono nella misura in cui qualcuno spera in loro. Il buon senso ci invita al sospetto; la fede alla fiducia, diventando come bambini...

«tutto sopporta»: la logica umana è sovvertita da quella di Gesù che chiede discepoli capaci di farsi trafiggere col sorriso... Per Dio niente è impossibile. Chi, cosa, sopporto con gioia?

«non avrà mai fine»: Dio è Carità e chi vive nella carità vive già in Dio. Come avverto in me la sensazione che, quando amo davvero, sono già nelle braccia del Padre e inauguro fin da oggi la vita eterna, quando non faremo altro che amare?