Sacrosanctum
Concilium
5Per
questo, entrando nel mondo, Cristo dice:
Tu
non hai voluto né sacrificio né offerta,un corpo invece mi
hai preparato.
8Dopo aver detto prima: "non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato", cose tutte che vengono offerte secondo la legge,9soggiunge: "Ecco, io vengo a fare la tua volontà". Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo.10Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre. (Lettera agli Ebrei 10, 5-10). |
Cristo
è presente nella liturgia (S.C.7)
Per
realizzare un'opera così grande, Cristo è sempre presente
nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È
presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo
egli stesso che, «offertosi una volta sulla croce,
offre
ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti», sia soprattutto
sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù
nei sacramenti, al punto che, quando uno battezza, è Cristo stesso
che battezza. È presente nella sua parola, giacché è
lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È
presente infine quando
Nella
prima costituzione conciliare, quella sulla Liturgia, la ‘Sacrosanctum
Concilium' (S.C.), più volte viene ripreso il tema, soprattutto in termini pratici,
della partecipazione dei fedeli al culto pubblico, liturgico, della Chiesa.
Al paragrafo settimo si afferma, come abbiamo letto, che Cristo, sempre
presente nella sua Chiesa, lo è specialmente nelle azioni liturgiche,
a tal modo che la liturgia è considerata come l’esercizio della
funzione sacerdotale di Gesù, opera di Cristo e del suo Corpo mistico,
La
partecipazione attiva dei fedeli, viene richiamata più volte, sia
come fine da raggiungere che come meta per la celebrazione della Messa [1].
E’
nel paragrafo quarantottesimo che viene sottolineata la funzione sacerdotale
dei fedeli che: «rendano grazie a Dio offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per
le mani del sacerdote, ma insieme con lui imparino ad offrire se stessi….» [2].
E’
ancora al paragrafo trentunesimo della L.G. (Lumen Gentium) che i fedeli laici vengono
considerati partecipi della triplice funzione di Cristo, re, sacerdote
e profeta, in quanto a Lui incorporati col battesimo e costituiti Popolo
di Dio: «…i
fedeli, cioè, che dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo
e costituiti popolo di Dio e, nella loro misura, resi partecipi dell’ufficio
sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte compiono,
nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano».
Come
il cristiano partecipa al sacerdozio di Cristo?
A
questa domanda aiuta a rispondere la teologia, la quale afferma che mediante
il battesimo, la persona diventa membro di Cristo e quindi partecipe delle
sue tre prerogative di Sacerdote, Profeta e Re.
Il
battesimo incorpora i fedeli alla Chiesa, per il segno indelebile, che
secondo la dottrina della fede è impresso nell’anima, il carattere.[3]
Per mezzo di esso il battezzato è abilitato al culto. S. Tommaso
precisa che il carattere battesimale conferisce un potere che rende capace
l’uomo di ricevere i riti sacri.[4]
S.
Tommaso precisa che con la cresima il sacerdozio comune dei fedeli è
perfezionato in tal modo da rendere il cresimato capace di professare pubblicamente
la fede, quasi per un incarico ufficiale (quasi
ex officio). [5]
Il
momento rituale durante il quale la persona viene resa partecipe del sacerdozio
di Cristo è l’unzione crismale.[6]
San Pier Damiani afferma: «siamo chiamati sacerdoti perché unti con l’unzione del crisma» [7]
Il
soggetto della liturgia è ‘l’Ecclesia’,
la comunità cristiana; il Concilio Vaticano II afferma che: «la principale
manifestazione della Chiesa si ha nella partecipazione piena ed attiva
di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche,
soprattutto alla medesima eucarestia, alla medesima preghiera, al medesimo
altare cui presiede il vescovo circondato dal suo presbiterio e dai ministri» [8]
Al
paragrafo settimo dell’Introduzione al Messale Romano, promulgato da Papa
Paolo VI, leggiamo: «[…]
Cristo è realmente presente nell’assemblea dei fedeli riunita
nel suo nome, nella persona del ministro, nella sua Parola e in modo sostanziale
e permanente sotto le specie eucaristiche»
Questo
nuovo Popolo sacerdotale,
Dopo
la riscoperta, avvenuta col Concilio Vaticano II, della sacerdotalità
fondamentale di noi laici, abbiamo una comunità cultuale non più
bipolare: prete che fa e popolo che assiste, ma l’assemblea
come luogo della presenza del Cristo[10],
segno visibile della Chiesa, che fa memoriale dell’Ultima Cena secondo
il comando di Gesù.
Ognuno
di noi partecipa dell’offerta del Cristo nell’Eucaristia, unendo se stesso,
per dono di Dio e non per propri meriti personali, all’Unico Sacrificio.
L’apporto storico, concreto, personale di ognuno è accolto (simbolicamente,
nell’offerta dei doni pane e vino) e consegnato a Cristo: nella celebrazione
entra a far parte della Storia della Salvezza passata, presente e futura;
offerta e trasformazione cosmologica: la terra, i suoi frutti, l'uomo, noi siamo offerti al Padre nel Cristo, che nella Comunione ci viene ridonato;
è un cerchio che si chiude: è una 'preghiera'cosmica che
si ripete ogni volta nel Cristo offerto al e dal Padre.
Come
abbiamo visto sopra, Papa Paolo VI nel settimo paragrafo dell’Introduzione
al Messale Romano, afferma:« […]
Cristo è realmente presente nell’assemblea dei fedeli riunita
nel suo nome, nella persona del ministro, nella sua Parola e in modo
sostanziale e permanente sotto le specie eucaristiche».
Il
3 aprile 1969, giovedì della Cena del Signore, Papa Paolo VI firmava
la costituzione apostolica con cui promulgava il Messale Romano riformato
a norma del Concilio Ecumenico Vaticano II. Inoltre viene sottolineato
che: «La celebrazione dell’Eucarestia è […] azione di tutta
Il
capitolo secondo del PNMR (Principi e Norme per l'uso del Messale Romano) al paragrafo quattordicesimo sottolinea quanto
sopra evidenziato: «Poiché la celebrazione della Messa, per sua natura, ha carattere
“comunitario”, grande rilievo assumono i dialoghi tra il celebrante
e l’assemblea dei fedeli e le acclamazioni.» [12]
L’analisi
dei testi, il commento teologico pastorale dell’introduzione al Messale
stesso, hanno fatto emergere che
La
celebrazione dell’Eucaristia è infatti azione di tutta
Paolo
VI nella Costituzione Apostolica con cui promulga l’Ufficio Divino secondo
il Concilio Vaticano II , al paragrafo ottavo, afferma anche che: «l’intera vita dei fedeli […..] attraverso le singole ore del giorno e della
notte, è quasi una ‘leitourgia’, mediante la quale essi si dedicano
in servizio di amore a Dio e agli uomini, aderendo all’azione di Cristo
che con la sua dimora tra noi e con l’offerta di se stesso, ha santificato
la vita di tutti gli uomini.»
L’offerta
eucaristica, memoriale della morte e resurrezione del Cristo, è estesa
a tutte le ore della giornata dalla Liturgia delle Ore; anche noi laici
siamo invitati a compiere la missione della Chiesa, celebrandone qualche
parte. [14] Questa
santificazione della giornata, offerta al Padre nel Cristo, si basa sulle
parole di Gesù alla Samaritana: «E’
giunto il momento ed è questo in cui i veri adoratori adoreranno
il Padre in Spirito e verità».
(Gv.4, 23). Come si vede in tutta la liturgia della Chiesa e non solo
nella Messa è presente l’aspetto sacerdotale del Popolo di Dio,
fondato sull’incorporazione a Cristo col Battesimo.