giovedì 12 giugno 2014
Preghiera di Comunità Una - Traccia per la riflessione - Gruppo Fuoco
Letture della festa della Santissima Trinità, anno A

 

Scopri la Trinità: un compito per le vacanze

Domenica è la festa della Santissima Trinità, festa che riprende il Tempo Ordinario, il tempo della nostra vita quotidiana, quello, credo, più importante per la nostra fede. I tempi forti sono quelli in cui ci si sofferma su un aspetto della nostra fede, come il bisogno di un salvatore, o il mistero di Dio che si fa bambino e "mette la tenda tra di noi", o il cammino di scoperta di un Messia completamente diverso dal re potente e liberatore immaginato prima, o lo stupore del Cristo che sconfigge la morte... Tutto poi da vivere ogni giorno, nel tempo "ordinario", per essere "ordinariamente" illuminati dal Cristo.

E oggi è anche l'ultima delle nostre preghiere del giovedì con un commento, prima delle vacanze estive in cui pregheremo più semplicemente con i vespri. Momento buono, dunque, per un compito per le vacanze.

 

Tre anni fa avevo proposto una riflessione "A immagine della Trinità", che mi è piaciuto rileggere, e del resto avevo attinto da riflessioni di predicatori seri e bravi. Quest'anno vorrei proporvi un compito che può occuparvi per tutte le vacanze: scoprire la Trinità, vederne le tracce, ascoltarne la voce. Il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. È possibile? Sì, è possibile, ma richiede attenzione.

 

Il Padre. Nel Credo diciamo: "Credo in Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili". Crediamo nel Padre ma non lo vediamo. Gesù ci dice: "nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11, 27), e Giovanni, nel prologo del suo Vangelo, afferma: "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato" (Gv 1,18).

Il Padre quindi non può essere visto se non attraverso Gesù, come afferma lui stesso: "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Gv 14,9). Però possiamo scoprirne le tracce.

Un suggerimento lo dà Gesù ai discepoli: "Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?" (Mt 6, 28-30).

"Osservate", "guardate", sono i verbi che Gesù suggerisce ai discepoli. Penso che in questi giorni, sui monti, si comincino a trovare i gigli di San Giovanni. Belli! Si impongono all'attenzione. Eppure due vicini tra loro non sono identici. Sul mio poggiolo ho 5 fiori di gerbere: due più rossi, tre più aranciati, e sempre diversi nelle varie parti. E ciascuno è uno spettacolo. Se passeggiate in campagna fermatevi a guardare i fiori di ogni tipo. Se potete, fotografateli da vicino e poi guardateli ingranditi, e scoprirete dettagli e bellezze incredibili, specie nei fiori più comuni, quelli di campo, e in quelli piccoli, che di solito quasi non ci si fa caso. E lo stesso vale per gli insetti: ogni insetto, ape, vespa, vespetta, che vedete su un fiore è diversa dalle altre. Sono diverse le rigature gialle e nere. Ce ne sono di magre e di cicciotte, quelle con la testa piccola e quelle con due occhi giganteschi. Ci sono quelle col dorso lucido e quelle col dorso peloso. Ne ho fotografato una anni fa che pare che abbia un giubbotto di pelliccia rossiccia. E i grilli, e le mantidi, e le farfalle. Quelle che a riposo tengono le ali chiuse in alto e quelle che le allargano in basso...

Guardate le colline, i boschi, gli alberi. Ascoltate il canto degli uccelli, sempre diverso. Osservate il cielo, le nuvole, i tramonti, il mare. Guardate gli aironi e i germani sul Polcevera. Guardate un gatto che gioca con una pallettina. Se andate al mare osservate con la maschera i pesciolini nell'acqua bassa e quelli fosforescenti sotto gli scogli, e le alghe, e le attinie.... Lo spettacolo continuo del creato, lo spettacolo della vita... tracce di Dio creatore sparse ovunque.

Sì, noi crediamo in un Dio che è sorgente della vita, in un Dio che è Vita.

E allora vorrei proporre un altro esercizio, preso da Eckhart Tolle, per scoprire le tracce di Dio Padre. Rivolgiamo l'attenzione all'interno del corpo. È vivo? C'è vita nelle mie mani, nelle gambe, nei piedi, nel torace? Posso sentire la vita nella faccia, nell'attaccatura dei capelli, negli orecchi? Posso sentire il sottile campo di energia vitale che pervade ogni parte del mio corpo? Sentire il respiro quieto. Sentire senza ragionarci sopra, immersi nel momento presente, arrendendosi totalmente alla vita. Sentire la vita nel mio corpo è una porta di accesso al contatto col Padre della Vita... non più solo scoprire delle tracce, ma entrare in contatto.... Provare per credere.

 

Il Figlio. Certo, Gesù di Nazareth è stato visto dai suoi contemporanei. E i discepoli lo hanno riconosciuto come il Figlio di Dio, come Pietro quando dice «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6, 68-69), ma lo hanno riconosciuto anche Marta e Natanaèle, e il centurione sotto la croce. Lo hanno visto come uomo, e anche riconosciuto come Figlio di Dio. Poi però è asceso al cielo... è tornato nella dimensione dello spirito... E noi, dove e come lo possiamo scoprire?

Innanzi tutto vorrei ricordarci di scoprire il Cristo nell'eucarestia. È forse la cosa più difficile, anche per chi partecipa sempre alla Messa, ma possiamo in silenzio pregare il Cristo con parole di questo tipo: "Mi è difficile, Gesù, riconoscerti in un pezzetto di pane. Però tu ci hai detto «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna», e hai anche detto «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo ... questo è il mio sangue... fate questo in memoria di me». E allora lo credo, perché tu solo, Signore hai parole di vita e di verità". Facciamolo. Usciamo dall'abitudine. Lasciamo che questo mistero ci interroghi e ci lasci sbigottiti, per darci la possibilità di vedere l'Invisibile.

Ma c'è un altro "luogo" dove possiamo cercare di scoprire il Figlio. Ricordiamo le parole di Gesù: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20). Ecco, quando due o tre di noi sono riuniti nel nome di Cristo, lui è lì presente. Sentiamolo, percepiamolo. Certo, dobbiamo prima di tutto essere riuniti "nel suo nome". Però non c'è bisogno dei grandi numeri, delle grandi folle. Bastano pochi fratelli o sorelle accanto a noi. Sentiamo quindi la presenza di Cristo ogni volta che ci troviamo riuniti nel nome di Gesù, nella Santa Messa, negli incontri di preghiera con decine o centinaia o migliaia di persone, ma anche nella nostra piccola preghiera dei vespri dei giovedì dell'estate, che acquista così un valore infinito ed è da valorizzare, da tenere in grande conto, e anche nella preghiera fatta solo in due persone... riunite nel suo nome.

E infine vorrei ricordarci un altro indizio per scoprire il Cristo.

Ricordate quello che Gesù insegnava ai suoi discepoli, seduto sul monte degli Ulivi, nel cosiddetto "discorso escatologico" nel Vangelo di Matteo ai capitoli 24 e 25, riguardo al giudizio finale: "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri". E prosegue: "Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi". "Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato, ecc. ecc.?". E Gesù prosegue: "Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me." (Mt 25, 35-40). Gesù si identifica con ogni fratello o sorella che ha bisogno della nostra attenzione, Gesù che dice ai suoi discepoli: «io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).

Dove si nasconderà oggi Gesù? Dietro quella ragazza che chiede due spiccioli al semaforo? O dietro mia suocera che ha sempre voglia di parlare? O dietro mia moglie o mia sorella, che avrebbero bisogno di un apprezzamento? Gli esempi possibili sono infiniti, persone che conosciamo bene, persone che incontriamo per la prima volta.... Ma cerchiamo di farlo, questo esercizio. Ad esempio la mattina, pensando alle persone che probabilmente incontrerò. Ciascuna di esse è il Cristo travestito; cosa gli dico? cosa posso fare per lui? E durante il giorno, guardiamo ogni persona con sospetto: sei il Cristo travestito? E se in montagna vedi uno che ha finito l'acqua della borraccia... dagliene un po' della tua: non si sa mai che fosse Gesù che aveva sete e tu glie l'hai negata!

 

E infine lo Spirito Santo. Lo Spirito che è soffio, ispirazione. Lo Spirito che Gesù promette ai suoi discepoli, a noi, e che ci guida a comprendere ogni cosa, il vero senso dell'insegnamento di Gesù, il significato vero dell'essere, tutte cose che risultano difficili da capire con il ragionamento razionale: "il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Gv 14, 26), e "Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera" (Gv 16, 13). Bella quest'espressione: lo Spirito ci guida alla verità tutta intera, perché la verità, l'essere, la vita, non possono essere analizzate, cioè scomposte in parti da studiare separatamente mediante la mente, ma vanno afferrate come un tutt'uno. Lo Spirito ci fa intuire Dio; è quello che prega dentro di noi quando non sappiamo cosa dire: "lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili" (Rm 8, 26). Lo Spirito è il Consolatore, quello che ci difende, che ci libera dalle pastoie di una legge fatta di precetti e divieti estranei al nostro cuore, per farci una lunga serie di doni: "se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. ... Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è legge" (Gal 5, 18-23).

Lo Spirito che è in noi, come ci dice Gesù: "Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi" (Gv 14, 17), ma difficile da catturare in una fotografia, come suggerisce la risposta di Gesù a Nicodemo: "Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito" (Gv 3, 8).

Lo Spirito dunque è soffio, ispirazione. Lo Spirito parla al nostro cuore e, contemporaneamente, fa intuire la verità e produce un cuore leggero. Lo Spirito è in sintesi una voce, una voce da ascoltare, se vogliamo camminare in Dio e vivere una vita piena. E allora, quest'estate, ascoltiamola questa voce. Dove mi parla lo Spirito? Cosa mi dice?

Nel Credo professiamo: "e ha parlato per mezzo dei profeti". Questo è un canale di ascolto dello Spirito. Profeti sono coloro che parlano a nome di Dio, avendone ascoltato la voce dentro la loro coscienza, dentro la loro situazione di vita personale, dentro la storia del popolo. Ma... sono profeti solo quelli riconosciuti nell'Antico Testamento? O lo Spirito ha parlato anche attraverso gli evangelisti e gli autori delle lettere apostoliche, degli Atti degli Apostoli e dell'Apocalisse... e poi basta? Vi sembra possibile che lo Spirito abbia smesso di parlare? No, perché, come sottolinea il Concilio Vaticano II, "i fedeli ... dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio [sono], nella loro misura, resi partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo" (Lumen Gentium, Cap. IV al punto 31).

Quindi lo Spirito lo ascoltiamo nella Sacra Scrittura, e ogni giorno la Chiesa ci propone delle letture legate solitamente da un filo continuo. Ma lo ascoltiamo anche nelle parole di santi canonizzati, o nelle parole di tanti scrittori che si sono aperti alla voce dello Spirito. Tanto per nominare solo scrittori defunti che ho letto, penso a frère Roger Schultz, a don Tonino Bello, a Giovanni Vannucci, a Tony de Mello, a Carlo Carretto, al cardinale Martini, a Henri Nouwen, a Dietrich Bonhoeffer, autori di scritti e di libri che ho letto e che mi hanno dato molto.

Come faccio a sapere se ascolto lo Spirito, quando leggo questi "profeti" e le Sacre Scritture? Lo capisco dai frutti: se le parole che leggo mi aprono alla gioia, alla fiducia, alla benignità, all'unione, alla pace... sono suggerite dallo Spirito. Se creano conflittualità, distinzione tra "noi e loro", scoraggiamento, tristezza... sono suggerite dal Divisore, il diavolo, dall'Accusatore, satana. E allora facciamoci venire la voglia di scoprire lo Spirito che parla e vigiliamo sulle voci che ascoltiamo!

Ma lo Spirito lo possiamo ascoltare anche direttamente. Difficile? Sì e no... però bisogna dedicargli ascolto. Ad esempio ritagliandoci dei tempi quotidiani di silenzio mentale, senza fare riflessioni ma solo attenti all'istante presente... "Quando sarò là..." "com'era bello quando..." No, Dio è "Io Sono" e lo si sente solo nel momento presente.

E poi possiamo sentire la voce dello Spirito anche abituandoci ad osservare gli eventi esterni e la nostra stessa vita senza cercare di dare subito una valutazione, senza giudicare immediatamente, men che meno attraverso frasi fatte o proverbi, che sono la morte del cervello e della consapevolezza. E allora verranno fuori intuizioni nuove... la voce dello Spirito che mi fa capire, la voce dello Spirito che mi suggerisce come muovermi, la voce dello Spirito che mi apre ai fratelli.

Dice San Paolo: "Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore" (2Cor 3, 17-18). Grande prospettiva!!!!

 

Ce n'è per tutta l'estate e anche molto oltre, vero? Auguro a tutti un buon lavoro, ricco di frutti!   giglio San Giovanni