Domenica
è la festa della Santissima Trinità, festa che riprende il Tempo Ordinario, il
tempo della nostra vita quotidiana, quello, credo, più importante per la nostra
fede. I tempi forti sono quelli in cui ci si
sofferma su un aspetto della nostra fede, come il bisogno di un salvatore, o il
mistero di Dio che si fa bambino e "mette la tenda tra di noi", o il
cammino di scoperta di un Messia completamente diverso dal re potente e
liberatore immaginato prima, o lo stupore del Cristo che sconfigge la morte...
Tutto poi da vivere ogni giorno, nel tempo "ordinario", per essere
"ordinariamente" illuminati dal Cristo. E
oggi è anche l'ultima delle nostre preghiere del giovedì con un commento, prima
delle vacanze estive in cui pregheremo più semplicemente con i vespri. Momento
buono, dunque, per un compito per le vacanze. Tre
anni fa avevo proposto una riflessione "A immagine della Trinità",
che mi è piaciuto rileggere, e del resto avevo attinto da riflessioni di
predicatori seri e bravi. Quest'anno vorrei proporvi un compito che può
occuparvi per tutte le vacanze: scoprire Il
Padre. Nel Credo
diciamo: "Credo in Dio, Padre
Onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e
invisibili". Crediamo nel Padre ma non lo vediamo. Gesù ci dice:
"nessuno conosce il Padre se non il
Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11, 27), e
Giovanni, nel prologo del suo Vangelo, afferma: "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno
del Padre, lui lo ha rivelato" (Gv 1,18). Il Padre quindi non può essere visto se
non attraverso Gesù, come afferma lui stesso: "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Gv 14,9). Però possiamo
scoprirne le tracce. Un suggerimento lo dà Gesù ai
discepoli: "Osservate come crescono
i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche
Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste
così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà
assai più per voi, gente di poca fede?" (Mt 6, 28-30). "Osservate", "guardate",
sono i verbi che Gesù suggerisce ai discepoli. Penso che in questi giorni, sui
monti, si comincino a trovare i gigli di San Giovanni. Belli! Si impongono
all'attenzione. Eppure due vicini tra loro non sono identici. Sul mio poggiolo
ho 5 fiori di gerbere: due più rossi, tre più aranciati, e sempre diversi nelle
varie parti. E ciascuno è uno spettacolo. Se passeggiate in campagna fermatevi
a guardare i fiori di ogni tipo. Se potete, fotografateli da vicino e poi
guardateli ingranditi, e scoprirete dettagli e bellezze incredibili, specie nei
fiori più comuni, quelli di campo, e in quelli piccoli, che di solito quasi non
ci si fa caso. E lo stesso vale per gli insetti: ogni insetto, ape, vespa,
vespetta, che vedete su un fiore è diversa dalle altre. Sono diverse le
rigature gialle e nere. Ce ne sono di magre e di cicciotte, quelle con la testa
piccola e quelle con due occhi giganteschi. Ci sono quelle col dorso lucido e
quelle col dorso peloso. Ne ho fotografato una anni fa che pare che abbia un
giubbotto di pelliccia rossiccia. E i grilli, e le mantidi, e le farfalle.
Quelle che a riposo tengono le ali chiuse in alto e quelle che le allargano in
basso... Guardate le colline, i boschi, gli
alberi. Ascoltate il canto degli uccelli, sempre diverso. Osservate il cielo,
le nuvole, i tramonti, il mare. Guardate gli aironi e i germani sul Polcevera.
Guardate un gatto che gioca con una pallettina. Se andate al mare osservate con
la maschera i pesciolini nell'acqua bassa e quelli fosforescenti sotto gli
scogli, e le alghe, e le attinie.... Lo spettacolo continuo del creato, lo
spettacolo della vita... tracce di Dio creatore sparse ovunque. Sì, noi crediamo in un Dio che è
sorgente della vita, in un Dio che è Vita. E
allora vorrei proporre un altro esercizio, preso da Eckhart Tolle, per
scoprire
le tracce di Dio Padre. Rivolgiamo l'attenzione all'interno del corpo.
È vivo?
C'è vita nelle mie mani, nelle gambe, nei piedi, nel torace? Posso
sentire la
vita nella faccia, nell'attaccatura dei capelli, negli orecchi? Posso
sentire
il sottile campo di energia vitale che pervade ogni parte del mio
corpo?
Sentire il respiro quieto. Sentire senza ragionarci sopra, immersi nel
momento
presente, arrendendosi totalmente alla vita. Sentire la vita nel mio
corpo è
una porta di accesso al contatto col Padre della Vita... non più solo
scoprire delle tracce, ma entrare in contatto.... Provare per credere. Il
Figlio. Certo, Gesù di
Nazareth è stato visto dai suoi contemporanei. E i discepoli lo hanno
riconosciuto come il Figlio di Dio, come Pietro quando dice «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di
vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»
(Gv 6, 68-69), ma lo hanno riconosciuto anche Marta e Natanaèle, e il
centurione sotto la croce. Lo hanno visto come uomo, e anche riconosciuto come
Figlio di Dio. Poi però è asceso al cielo... è tornato nella dimensione dello
spirito... E noi, dove e come lo possiamo scoprire? Innanzi tutto vorrei ricordarci di
scoprire il Cristo nell'eucarestia. È forse la cosa più difficile, anche per
chi partecipa sempre alla Messa, ma possiamo in silenzio pregare il Cristo con
parole di questo tipo: "Mi è difficile, Gesù, riconoscerti in un pezzetto
di pane. Però tu ci hai detto «Chi mangia
la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna», e hai anche detto «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo ...
questo è il mio sangue... fate questo in memoria di me». E allora lo credo,
perché tu solo, Signore hai parole di vita e di verità". Facciamolo.
Usciamo dall'abitudine. Lasciamo che questo mistero ci interroghi e ci lasci
sbigottiti, per darci la possibilità di vedere l'Invisibile. Ma c'è un altro "luogo" dove
possiamo cercare di scoprire il Figlio. Ricordiamo le parole di Gesù: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io
sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20). Ecco, quando due o tre di noi sono
riuniti nel nome di Cristo, lui è lì presente. Sentiamolo, percepiamolo. Certo,
dobbiamo prima di tutto essere riuniti "nel suo nome". Però non c'è
bisogno dei grandi numeri, delle grandi folle. Bastano pochi fratelli o sorelle
accanto a noi. Sentiamo quindi la presenza di Cristo ogni volta che ci troviamo
riuniti nel nome di Gesù, nella Santa Messa, negli incontri di preghiera con
decine o centinaia o migliaia di persone, ma anche nella nostra piccola
preghiera dei vespri dei giovedì dell'estate, che acquista così un valore
infinito ed è da valorizzare, da tenere in grande conto, e anche nella
preghiera fatta solo in due persone... riunite nel suo nome. E infine vorrei ricordarci un altro
indizio per scoprire il Cristo. Ricordate
quello che Gesù insegnava ai suoi discepoli, seduto sul monte degli Ulivi, nel
cosiddetto "discorso escatologico" nel Vangelo di Matteo ai capitoli
24 e 25, riguardo al giudizio finale: "Quando
il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà
sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed
egli separerà gli uni dagli altri". E prosegue: "Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete
dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi".
"Allora i giusti gli risponderanno:
Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato, ecc. ecc.?". E Gesù
prosegue: "Rispondendo, il re dirà
loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di
questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me." (Mt 25, 35-40).
Gesù si identifica con ogni fratello o sorella che ha bisogno della nostra
attenzione, Gesù che dice ai suoi discepoli: «io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,
20). Dove
si nasconderà oggi Gesù? Dietro quella ragazza che chiede due spiccioli al
semaforo? O dietro mia suocera che ha sempre voglia di parlare? O dietro mia
moglie o mia sorella, che avrebbero bisogno di un apprezzamento? Gli esempi
possibili sono infiniti, persone che conosciamo bene, persone che incontriamo
per la prima volta.... Ma cerchiamo di farlo, questo esercizio. Ad esempio la
mattina, pensando alle persone che probabilmente incontrerò. Ciascuna di esse è
il Cristo travestito; cosa gli dico? cosa posso fare per lui? E durante il
giorno, guardiamo ogni persona con sospetto: sei il Cristo travestito? E se in
montagna vedi uno che ha finito l'acqua della borraccia... dagliene un po'
della tua: non si sa mai che fosse Gesù che aveva sete e tu glie l'hai negata! E
infine lo Spirito Santo. Lo Spirito che è soffio, ispirazione. Lo
Spirito che Gesù promette ai suoi discepoli, a noi, e che ci guida a
comprendere ogni cosa, il vero senso dell'insegnamento di Gesù, il significato
vero dell'essere, tutte cose che risultano difficili da capire con il
ragionamento razionale: "il
Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli
v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Gv
14, 26), e "Quando però verrà lo
Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera" (Gv 16,
13). Bella quest'espressione: lo Spirito ci guida alla verità tutta intera,
perché la verità, l'essere, la vita, non possono essere analizzate, cioè
scomposte in parti da studiare separatamente mediante la mente, ma vanno
afferrate come un tutt'uno. Lo Spirito ci fa intuire Dio; è quello che prega
dentro di noi quando non sappiamo cosa dire: "lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo
che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con
insistenza per noi, con gemiti inesprimibili" (Rm 8, 26). Lo Spirito è
il Consolatore, quello che ci difende, che ci libera dalle pastoie di una legge
fatta di precetti e divieti estranei al nostro cuore, per farci una lunga serie
di doni: "se vi lasciate guidare
dallo Spirito, non siete più sotto la legge. ... Il frutto dello Spirito
invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza,
dominio di sé; contro queste cose non c'è legge" (Gal 5, 18-23). Lo Spirito che è in noi, come ci dice
Gesù: "Voi lo conoscete, perché egli
dimora presso di voi e sarà in voi" (Gv 14, 17), ma difficile da
catturare in una fotografia, come suggerisce la risposta di Gesù a Nicodemo:
"Il vento soffia dove vuole e ne
senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato
dallo Spirito" (Gv 3, 8). Lo Spirito dunque è soffio,
ispirazione. Lo Spirito parla al nostro cuore e, contemporaneamente, fa intuire
la verità e produce un cuore leggero. Lo Spirito è in sintesi una voce, una
voce da ascoltare, se vogliamo camminare in Dio e vivere una vita piena. E
allora, quest'estate, ascoltiamola questa voce. Dove mi parla lo Spirito? Cosa
mi dice? Nel Credo professiamo: "e ha parlato
per mezzo dei profeti". Questo è un canale di ascolto dello
Spirito. Profeti sono coloro che parlano a nome di Dio, avendone ascoltato la
voce dentro la loro coscienza, dentro la loro situazione di vita personale,
dentro la storia del popolo. Ma... sono profeti solo quelli riconosciuti
nell'Antico Testamento? O lo Spirito ha parlato anche attraverso gli
evangelisti e gli autori delle lettere apostoliche, degli Atti degli Apostoli e
dell'Apocalisse... e poi basta? Vi sembra possibile che lo Spirito abbia smesso
di parlare? No, perché, come sottolinea il Concilio Vaticano II, "i fedeli ...
dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio
[sono], nella loro misura, resi partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico
e regale di Cristo" (Lumen Gentium, Cap. IV al punto 31). Quindi lo Spirito lo ascoltiamo nella
Sacra Scrittura, e ogni giorno Come faccio
a sapere se ascolto lo Spirito, quando leggo questi "profeti" e le
Sacre Scritture? Lo capisco dai frutti: se le parole che leggo mi aprono alla gioia,
alla fiducia, alla benignità, all'unione, alla pace... sono suggerite dallo
Spirito. Se creano conflittualità, distinzione tra "noi e loro", scoraggiamento,
tristezza... sono suggerite dal Divisore, il diavolo, dall'Accusatore, satana.
E allora facciamoci venire la voglia di scoprire lo Spirito che parla e
vigiliamo sulle voci che ascoltiamo! Ma lo
Spirito lo possiamo ascoltare anche direttamente. Difficile? Sì e no... però
bisogna dedicargli ascolto. Ad esempio ritagliandoci dei tempi quotidiani di
silenzio mentale, senza fare riflessioni ma solo attenti all'istante
presente... "Quando sarò là..." "com'era bello quando..."
No, Dio è "Io Sono" e lo si sente solo nel momento presente. E poi
possiamo sentire la voce dello Spirito anche abituandoci ad osservare gli
eventi esterni e la nostra stessa vita senza cercare di dare subito una
valutazione, senza giudicare immediatamente, men che meno attraverso frasi
fatte o proverbi, che sono la morte del cervello e della consapevolezza. E allora
verranno fuori intuizioni nuove... la voce dello Spirito che mi fa capire, la
voce dello Spirito che mi suggerisce come muovermi, la voce dello Spirito che
mi apre ai fratelli. Dice San
Paolo: "Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo
Spirito del Signore c'è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come
in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima
immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore" (2Cor 3, 17-18). Grande
prospettiva!!!! Ce n'è per tutta l'estate e anche molto oltre, vero? Auguro a tutti un buon lavoro, ricco di frutti! |