giovedì 16 gennaio 2014

Unitatis Redintegratio


 

 

Un pellegrinaggio spirituale e di conversione

Riprendiamo il nostro cammino sulle vie nuove tracciate mezzo secolo fa dal Concilio Vaticano II. Ciò che ho appena detto parrebbe una contraddizione in termini, se non fosse un duro atto di accusa al nostro essere cristiani, poiché quelle vie tracciate sono state poco o per nulla battute in questi anni dai cristiani.

Il nostro sguardo lo scorso anno si era soffermato sulla Chiesa, la comunità (ed uso questo termine non a caso) dei credenti in Cristo, chiamata a ripensarsi non più in termini sociologici e gerarchici, ma in termini sacramentali come il nuovo popolo di Dio in cammino verso l’incontro con il suo Signore; insomma la Chiesa non era più la "societas" perfetta di medioevale memoria, ma il corpo di Cristo pellegrinante per le vie del mondo. Una vera e propria rivoluzione copernicana!!

Nel percorso di questo anno siamo chiamati a percorrere le tre vie di riforma che la Chiesa si era data: la via ecumenica, quella liturgica e quella della riscoperta della Parola di Dio. Non per nulla furono tre i movimenti che prepararono il clima del Concilio: quello ecumenico, quello liturgico e quello biblico.

Quest’anno ripercorreremo il decreto Unitatis Redintegratio sull’ecumenismo, le costituzioni Sacrosanctum Concilium sulla liturgia e Dei Verbum sulla rivelazione. Ma per cominciare mi sembra necessario ricordare, innanzitutto a me stesso, che questo nostro percorso è soprattutto un percorso di conversione personale.

 

Il primo passo

Il decreto sull’ecumenismo (vedasi il sito Vaticano per il testo completo della Unitatis Redintegratio) venne approvato il 21/11/1964, nello stesso giorno in cui veniva approvata la costituzione Lumen Gentium, e la coincidenza non è casuale, poiché proprio alla luce della visione ecclesiale del Concilio è possibile capire meglio l’idea dei padri conciliari circa l’ecumenismo. Vorrei rileggere con voi parte del Capitolo 1 della Lumen Gentium al punto 8:

Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra e incessantemente sostenta la sua Chiesa santa, comunità di fede, di speranza e di carità, quale organismo visibile, attraverso il quale diffonde per tutti la verità e la grazia. Ma la società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l'assemblea visibile e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino. Per una analogia che non è senza valore, quindi, è paragonata al mistero del Verbo incarnato. Infatti, come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile l'organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo (cfr. Ef 4,16).

Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica e che il Salvatore nostro, dopo la sua resurrezione, diede da pascere a Pietro (cfr. Gv 21,17), affidandone a lui e agli altri apostoli la diffusione e la guida (cfr. Mt 28,18ss), e costituì per sempre colonna e sostegno della verità (cfr. 1 Tm 3,15). Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui, ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso l'unità cattolica.

La Chiesa non è quindi la società perfetta abitata da santi, ma “una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino”. Non si può dimenticare che la comunità cristiana è “casta et meretrix”, come la definiva S.Agostino: in essa ci stanno a pieno titolo Don Riccardo Seppia e Madre Teresa di Calcutta. Pertanto tutto questo non ci deve né scandalizzare, né abbattere, e nemmeno ci deve portare ad un giudizio escludente; a questo proposito ci viene in soccorso qualto ha scritto Francesco, vescovo di Roma a proposito dell’Eucaristia che, “sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli” (Evangelii Gaudium al punto 47).

Ecco il primo passo: il riconoscimento del peccato e della necessità perenne di una conversione personale e comunitaria.  “Questa Chiesa (l’unica Chiesa di Cristo), in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica”: quel verbo "sussistere", e non "essere" indica che non c’è identità tra la Chiesa di Cristo e la Chiesa cattolica, ma quell’unica Chiesa di Cristo anima la Chiesa cattolica nel suo pellegrinaggio terreno come un ideale mai raggiunto, ma sempre presente.

 

Promuovere il ristabilimento dell'unità fra tutti i cristiani

Con queste parole inizia il decreto del Concilio sull’ecumenismo e così prosegue: “Da Cristo Signore la Chiesa è stata fondata una e unica,[….] Tutti invero asseriscono di essere discepoli del Signore, ma hanno opinioni diverse e camminano per vie diverse, come se Cristo stesso fosse diviso. Tale divisione non solo si oppone apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura”.

Questo documento mette subito il dito nella piaga della divisione tra i cristiani, indicandone anche le tragiche conseguenze, ovvero la controtestimonianza che i cristiani oggi danno.

 

Principi cattolici sull’ecumenismo

Intanto già il titolo di questo primo capitolo propone un cambiamento di visione notevole: fino al concilio si era sempre parlato di ecumenismo cattolico ovvero del ritorno alla casa cattolica di coloro che intraprendendo strade diverse, e perciò sbagliate, avevano deviato dal retto cammino; ora si parla di principi cattolici, cioè di un modo cattolico di percorrere la strada verso l’unità.

  1. Ritornare a Cristo:Questo è il sacro mistero dell'unità della Chiesa, in Cristo e per mezzo di Cristo, mentre lo Spirito Santo opera la varietà dei ministeri. Il supremo modello e principio di questo mistero è l'unità nella Trinità delle Persone di un solo Dio Padre e Figlio nello Spirito Santo” (U.R. 2). Credo che l’immagine più bella per indicare il cammino ecumenico sia una ruota a raggi con il perno centrale che è Gesù Cristo, quanto più le comunità si avvicinano a Cristo tanto più esse si riavvicinano tra loro; la divisione a come causa il nostro allontanarci da Cristo.
  1. L’apostolicità e il servizio petrino: è compito degli apostoli e dei loro successori, i vescovi, quello di insegnare, governare e santificare la comunità e tra gli apostoli è a Pietro che dopo la sua professione di amore, affidò tutte le sue pecore perché le confermasse nella fede e le pascesse in perfetta unità, mentre egli (Gesù) rimaneva la pietra angolare e il pastore delle anime nostre in eterno” (U.R. 2).
  1. I semi di verità nelle varie confessioni cristiane: la divisione e le polemiche non siano di impedimento al riconoscimento dei doni che Cristo ha seminato nelle varie comunità; “Sicuramente, le divergenze che in vari modi esistono tra loro e la Chiesa cattolica, sia nel campo della dottrina e talora anche della disciplina, sia circa la struttura della Chiesa, costituiscono non pochi impedimenti, e talvolta gravi, alla piena comunione ecclesiale. Al superamento di essi tende appunto il movimento ecumenico. […] tra gli elementi o beni dal complesso dei quali la stessa Chiesa è edificata e vivificata, alcuni, anzi parecchi ed eccellenti, possono trovarsi fuori dei confini visibili della Chiesa cattolica: la parola di Dio scritta, la vita della grazia, la fede, la speranza e la carità, e altri doni interiori dello Spirito Santo ed elementi visibili. Tutte queste cose, le quali provengono da Cristo e a lui conducono, appartengono a buon diritto all'unica Chiesa di Cristo.

 

Punto dolente: l’autorità dal vescovo di Roma

“Per stabilire dovunque fino alla fine dei secoli questa sua Chiesa santa, Cristo affidò al collegio dei dodici l'ufficio di insegnare, governare e santificare. Tra di loro scelse Pietro, sopra il quale, dopo la sua confessione di fede, decise di edificare la sua Chiesa; a lui promise le chiavi del regno dei cieli e, dopo la sua professione di amore, affidò tutte le sue pecore perché le confermasse nella fede e le pascesse in perfetta unità, mentre egli rimaneva la pietra angolare e il pastore delle anime nostre in eterno.

Gesù Cristo vuole che il suo popolo, per mezzo della fedele predicazione del Vangelo, dell'amministrazione dei sacramenti e del governo amorevole da parte degli apostoli e dei loro successori, cioè i vescovi con a capo il successore di Pietro, sotto l'azione dello Spirito Santo, cresca e perfezioni la sua comunione nell'unità: nella confessione di una sola fede, nella comune celebrazione del culto divino e nella fraterna concordia della famiglia di Dio. Così la Chiesa, unico gregge di Dio, quale segno elevato alla vista delle nazioni, mettendo a servizio di tutto il genere umano il Vangelo della pace, compie nella speranza il suo pellegrinaggio verso la meta che è la patria celeste”. (UR 2) Vorrei su questo punto la grande speranza che vedo crescere nei fratelli separati riguardo il ministero petrino di Francesco, segnato da un nuovo vigoroso dialogo e dalla sottolineatura di ciò che unisce piuttosto che di ciò che divide, il suo richiamo ad essere in primo luogo vescovo di Roma indica un nuovo modo di intendere l’autorità non come governo della Chiesa intera, ma come servizio alla comunione. Questa idea potrebbe davvero far cadere quei muri che ancora dividono i cristiani, riportando la figura del papa a quello che Cristo stesso le aveva dato cioè quello di aver cura di tutto il popolo di Dio.

 

Il movimento ecumenico è un segno dei tempi

“Oggi, sotto il soffio della grazia dello Spirito Santo, in più parti del mondo con la preghiera, la parola e l'azione, si fanno molti sforzi per avvicinarsi a quella pienezza di unità che Gesù Cristo vuole. Questo santo Concilio esorta tutti i fedeli cattolici perché, riconoscendo i segni dei tempi, partecipino con slancio all'opera ecumenica".

Per  movimento ecumenico si intendono "le attività e le iniziative suscitate e ordinate a promuovere l'unità dei cristiani, secondo le varie necessità della Chiesa e secondo le circostanze”. Quindi i padri conciliari invitano a promuovere l’azione ecumenica attraverso alcune azioni:

Tutto questo deve poi vivere in un clima di accoglienza cogliendo nei fratelli, ancorché da noi separati semi di santità[1], poiché diventa fondamentale l’atteggiamento di umiltà per imparare.

 

Il cammino ecumenico come richiamo alla conversione personale e comunitaria

“Non esiste un vero ecumenismo senza interiore conversione[2] […] Si ricordino, tutti i fedeli, che tanto meglio promuoveranno, anzi vivranno in pratica l'unione dei cristiani, quanto più si studieranno di condurre una vita più conforme al Vangelo. Quanto infatti più stretta sarà la loro comunione col Padre, col Verbo e con lo Spirito Santo, tanto più intima e facile potranno rendere la fraternità reciproca”. (UR7) 

“Siccome ogni rinnovamento della Chiesa consiste essenzialmente in una fedeltà più grande alla sua vocazione, esso è senza dubbio la ragione del movimento verso l'unità. La Chiesa peregrinante è chiamata da Cristo a questa continua riforma di cui, in quanto istituzione umana e terrena, ha sempre bisogno. Se dunque alcune cose, sia nei costumi che nella disciplina ecclesiastica ed anche nel modo di enunziare la dottrina - che bisogna distinguere con cura dal deposito vero e proprio della fede - sono state osservate meno accuratamente, a seguito delle circostanze, siano opportunamente rimesse nel giusto e debito ordine” (UR 6).

“Questa conversione del cuore e questa santità di vita […] devono essere considerate come l'anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale.” (UR 8)

 

Una nuova forma di dialogo: esiste una gerarchia nelle verità

“Nel mettere a confronto le dottrine si ricordino che esiste un ordine o «gerarchia» nelle verità della dottrina cattolica, in ragione del loro rapporto differente col fondamento della fede cristiana. Così si preparerà la via nella quale, per mezzo di questa fraterna emulazione, tutti saranno spinti verso una più profonda cognizione e più chiara manifestazione delle insondabili ricchezze di Cristo” (UR11): finalmente!!! Sì, finalmente con questo documento proviamo ad uscire dallo schema filosofico greco dell’idea di verità. È da qualche tempo che provo, ogni volta che vengo chiamato a parlare, a demolire questo concetto deleterio per il cristianesimo: la verità non è una cosa che posso seppur con tanta fatica possedere; per noi cristiani la verità è una Persona, che non posso mai realmente possedere, ma verso la quale posso semmai pormi in atteggiamento di sequela.

Una gerarchia nelle verità significa che siamo chiamati ad un cammino di comprensione sempre maggiore, che esistono verità fondamentali ed altre meno importanti nel senso che riguardano punti non centrali della vita di fede.

 

La via migliore dell’ecumenismo è l’agire concreto

“In questi tempi si stabilisce su vasta scala la cooperazione nel campo sociale, tutti gli uomini sono chiamati a questa comune opera, ma a maggior ragione quelli che credono in Dio e, in primissimo luogo, tutti i cristiani, a causa del nome di Cristo di cui sono insigniti. La cooperazione di tutti i cristiani esprime vivamente l'unione già esistente tra di loro, e pone in più piena luce il volto di Cristo servo. Questa cooperazione […] va ogni giorno più perfezionata […] sia facendo stimare rettamente la dignità della persona umana, sia lavorando a promuovere il bene della pace, sia applicando socialmente il Vangelo, sia facendo progredire con spirito cristiano le scienze e le arti, come pure usando rimedi d'ogni genere per venire incontro alle miserie del nostro tempo” (UR 12).

 

Conclusione: la necessità della preghiera

Inoltre dichiara d'essere consapevole che questo santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell'unità di una sola e unica Chiesa di Cristo, supera le forze e le doti umane. Perciò ripone tutta la sua speranza nell'orazione di Cristo per la Chiesa, nell'amore del Padre per noi e nella potenza dello Spirito Santo. «La speranza non inganna, poiché l'amore di Dio è largamente diffuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci fu dato » (Rm 5,5).

 

 Note



[1]Riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere virtuose nella vita degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo talora sino all'effusione del sangue, è cosa giusta e salutare: perché Dio è sempre mirabile e deve essere ammirato nelle sue opere” (UR 5)

[2] «Vi scongiuro dunque - dice l'Apostolo delle genti - io, che sono incatenato nel Signore, di camminare in modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati, con ogni umiltà e dolcezza, con longanimità, sopportandovi l'un l'altro con amore, attenti a conservare l'unità dello spirito mediante il vincolo della pace» (Ef 4,1-3)