Unitatis Redintegratio
Un pellegrinaggio
spirituale e di conversione
Riprendiamo
il nostro cammino sulle vie nuove tracciate mezzo secolo fa dal
Concilio
Vaticano II. Ciò che ho appena detto parrebbe una contraddizione in
termini, se non fosse un duro atto di accusa al nostro essere
cristiani, poiché quelle vie tracciate sono state poco o per nulla
battute in
questi anni dai cristiani.
Il
nostro sguardo lo scorso anno si era soffermato sulla Chiesa, la comunità (ed
uso questo termine non a caso) dei credenti in Cristo, chiamata a ripensarsi non
più in termini sociologici e gerarchici, ma in termini sacramentali come il
nuovo popolo di Dio in cammino verso l’incontro con il suo Signore; insomma
Nel
percorso di questo anno siamo chiamati a percorrere le tre vie di riforma che
Quest’anno
ripercorreremo il decreto Unitatis Redintegratio sull’ecumenismo, le
costituzioni Sacrosanctum Concilium sulla liturgia e Dei Verbum sulla
rivelazione. Ma per cominciare mi sembra necessario ricordare, innanzitutto a me
stesso, che questo nostro percorso è soprattutto un percorso di conversione
personale.
Il primo passo
Il
decreto sull’ecumenismo (vedasi il sito Vaticano per il testo completo della Unitatis Redintegratio) venne approvato il 21/11/1964, nello stesso giorno in
cui veniva approvata la costituzione Lumen Gentium, e la coincidenza non è casuale, poiché proprio alla luce della
visione ecclesiale del Concilio è possibile capire meglio l’idea dei padri
conciliari circa l’ecumenismo. Vorrei rileggere con voi parte del Capitolo 1 della Lumen Gentium al punto 8:
Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla
terra e incessantemente sostenta la sua Chiesa santa, comunità di fede, di
speranza e di carità, quale organismo visibile, attraverso il quale
diffonde per tutti la verità e la grazia. Ma la società costituita di organi
gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l'assemblea visibile e la comunità
spirituale,
Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel
Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica e che il Salvatore
nostro, dopo la sua resurrezione, diede da pascere a Pietro (cfr. Gv 21,17),
affidandone a lui e agli altri apostoli la diffusione e la guida (cfr. Mt
28,18ss), e costituì per sempre colonna e sostegno della verità (cfr. 1 Tm
3,15). Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come società,
sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai
vescovi in comunione con lui, ancorché al di fuori del suo organismo si
trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo
propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso l'unità
cattolica.
Ecco
il primo passo: il riconoscimento del peccato e della necessità perenne di una
conversione personale e comunitaria. “Questa Chiesa (l’unica Chiesa di Cristo),
in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella
Chiesa cattolica”: quel verbo "sussistere", e non "essere" indica che non c’è
identità tra
Promuovere
il ristabilimento dell'unità fra tutti i cristiani
Con queste parole inizia il decreto del Concilio
sull’ecumenismo e così prosegue: “Da Cristo Signore
Questo documento mette subito il dito nella piaga della
divisione tra i cristiani, indicandone anche le tragiche conseguenze, ovvero la
controtestimonianza che i cristiani oggi danno.
Principi cattolici sull’ecumenismo
Intanto già il titolo di
questo primo capitolo propone un cambiamento di visione notevole: fino al
concilio si era sempre parlato di ecumenismo cattolico ovvero del ritorno alla
casa cattolica di coloro che intraprendendo strade diverse, e perciò sbagliate,
avevano deviato dal retto cammino; ora si parla di principi cattolici, cioè di
un modo cattolico di percorrere la strada verso l’unità.
Punto
dolente: l’autorità dal vescovo di Roma
“Per stabilire dovunque fino alla fine dei secoli
questa sua Chiesa santa, Cristo affidò al collegio dei dodici l'ufficio di
insegnare, governare e santificare. Tra di loro scelse Pietro, sopra il quale,
dopo la sua confessione di fede, decise di edificare la sua Chiesa; a lui
promise le chiavi del regno dei cieli e, dopo la sua professione di amore,
affidò tutte le sue pecore perché le confermasse nella fede e le pascesse in
perfetta unità, mentre egli rimaneva la pietra angolare e il pastore delle
anime nostre in eterno.
Gesù Cristo vuole che il suo popolo, per mezzo della
fedele predicazione del Vangelo, dell'amministrazione dei sacramenti e del
governo amorevole da parte degli apostoli e dei loro successori, cioè i vescovi
con a capo il successore di Pietro, sotto l'azione dello Spirito Santo, cresca
e perfezioni la sua comunione nell'unità: nella confessione di una sola fede,
nella comune celebrazione del culto divino e nella fraterna concordia della
famiglia di Dio. Così
Il movimento
ecumenico è un segno dei tempi
“Oggi,
sotto il soffio della grazia dello Spirito
Santo, in più parti del mondo con la preghiera, la parola e l'azione,
si fanno
molti sforzi per avvicinarsi a quella pienezza di unità che Gesù Cristo
vuole. Questo santo Concilio esorta tutti i fedeli cattolici perché,
riconoscendo i
segni dei tempi, partecipino con slancio all'opera ecumenica".
Per movimento
ecumenico si intendono "le attività e le iniziative suscitate e ordinate a
promuovere l'unità dei cristiani, secondo le varie necessità della Chiesa e
secondo le circostanze”. Quindi i padri conciliari invitano a promuovere
l’azione ecumenica attraverso alcune azioni:
Tutto
questo deve poi vivere in un clima di accoglienza cogliendo nei fratelli,
ancorché da noi separati semi di santità[1], poiché diventa fondamentale
l’atteggiamento di umiltà per imparare.
Il cammino
ecumenico come richiamo alla conversione personale e comunitaria
“Non esiste un vero ecumenismo senza interiore
conversione[2]
[…] Si ricordino, tutti i fedeli, che tanto meglio promuoveranno, anzi vivranno
in pratica l'unione dei cristiani, quanto più si studieranno di condurre una
vita più conforme al Vangelo. Quanto infatti più stretta sarà la loro comunione
col Padre, col Verbo e con lo Spirito Santo, tanto più intima e facile potranno
rendere la fraternità reciproca”. (UR7)
“Siccome ogni rinnovamento della Chiesa consiste
essenzialmente in una fedeltà più grande alla sua vocazione, esso è senza
dubbio la ragione del movimento verso l'unità.
“Questa conversione del cuore e questa santità di vita
[…] devono essere considerate come l'anima di tutto il movimento ecumenico e si
possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale.” (UR 8)
Una nuova
forma di dialogo: esiste una gerarchia nelle verità
“Nel mettere a confronto le dottrine si ricordino che
esiste un ordine o «gerarchia» nelle verità della dottrina cattolica, in
ragione del loro rapporto differente col fondamento della fede cristiana. Così
si preparerà la via nella quale, per mezzo di questa fraterna emulazione, tutti
saranno spinti verso una più profonda cognizione e più chiara manifestazione
delle insondabili ricchezze di Cristo” (UR11): finalmente!!! Sì, finalmente con
questo documento proviamo ad uscire dallo schema filosofico greco dell’idea di
verità. È da qualche tempo che provo, ogni volta che vengo chiamato a parlare,
a demolire questo concetto deleterio per il cristianesimo: la verità non è una
cosa che posso seppur con tanta fatica possedere; per noi cristiani la verità è
una Persona, che non posso mai realmente possedere, ma verso la quale posso
semmai pormi in atteggiamento di sequela.
Una gerarchia nelle verità significa che siamo chiamati
ad un cammino di comprensione sempre maggiore, che esistono verità fondamentali
ed altre meno importanti nel senso che riguardano punti non centrali della vita
di fede.
La via migliore
dell’ecumenismo è l’agire concreto
“In questi tempi si stabilisce su vasta scala la
cooperazione nel campo sociale, tutti gli uomini sono chiamati a questa comune
opera, ma a maggior ragione quelli che credono in Dio e, in primissimo luogo,
tutti i cristiani, a causa del nome di Cristo di cui sono insigniti. La
cooperazione di tutti i cristiani esprime vivamente l'unione già esistente tra
di loro, e pone in più piena luce il volto di Cristo servo. Questa cooperazione
[…] va ogni giorno più perfezionata […] sia facendo stimare rettamente la
dignità della persona umana, sia lavorando a promuovere il bene della pace, sia
applicando socialmente il Vangelo, sia facendo progredire con spirito cristiano
le scienze e le arti, come pure usando rimedi d'ogni genere per venire incontro
alle miserie del nostro tempo” (UR 12).
Conclusione: la necessità
della preghiera
Inoltre dichiara d'essere consapevole che questo santo
proposito di riconciliare tutti i cristiani nell'unità di una sola e unica
Chiesa di Cristo, supera le forze e le doti umane. Perciò ripone tutta la sua
speranza nell'orazione di Cristo per
[1]
“Riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere
virtuose nella vita degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo talora
sino all'effusione del sangue, è cosa giusta e salutare: perché Dio è sempre
mirabile e deve essere ammirato nelle sue opere” (UR 5)
[2] «Vi scongiuro dunque - dice l'Apostolo delle genti - io, che sono incatenato nel Signore, di camminare in modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati, con ogni umiltà e dolcezza, con longanimità, sopportandovi l'un l'altro con amore, attenti a conservare l'unità dello spirito mediante il vincolo della pace» (Ef 4,1-3)