Eucarestia, celebrazione della vita:
la Liturgia della Parola
Una
piccola premessa: questa più che una "catechesi", vuole essere una
condivisione del mio sentire e di qualcosa che ho letto nel prepararla...
E
comincio proprio condividendo con voi una mia esperienza personale: cos'è per
me la parola di Dio?
Per la
maggior parte della mia vita è stata solo un ascolto forzato, come era forzato
il mio "andare a Messa", solo per paura del peccato mortale!
Nella
migliore delle ipotesi cercavo di stare attenta, ma subito dimenticavo...
"sì, sì questa la so già...".
Anni fa,
ho vissuto una forte depressione... niente più interesse per nulla... come uno
zombie andavo a Messa, immersa nella mia profonda angoscia di vivere... e... lo
zombie ha cominciato ad ascoltare la parola... a cercare in essa un gancio per
riafferrare la vita...
Forse
dalla depressione mi ha guarito il medico, fatto sta che ho cominciato ad andare a Messa sempre più volentieri, con
il desiderio di poter trovare una parola che mi comunicasse vita... che mi
facesse del bene...
*****
Al
capitolo 55 dell’ ORDINAMENTO GENERALE DEL
MESSALE ROMANO, leggiamo: “Le letture scelte dalla sacra
Scrittura [...] costituiscono la parte
principale della Liturgia della Parola; l’omelia, la professione di fede e la
preghiera universale o preghiera dei fedeli sviluppano e concludono tale parte.
Infatti
nelle letture, che vengono poi spiegate nell’omelia, Dio parla al suo popolo,
gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e offre un
nutrimento spirituale; Cristo stesso è presente, per mezzo della sua parola,
tra i fedeli.”.
ASCOLTARE
La prima
cosa da fare per poter cogliere il messaggio della parola è sicuramente
“ascoltare”, che, ovviamente è tutt’altra cosa dal sentire con le orecchie! L'ascolto
ha qualcosa a che fare con l'essere
disposti a cambiare se stessi e tutto il castello di idee, di credenze e di convinzioni che ci siamo
costruiti.
Leggendo
il libro “La follia di Dio” di Maggi, ho trovato questa frase:
“La
schiavitù non è tanto una condizione, quanto una convinzione; non è quella dei
corpi, ma dei cuori, non quella delle catene, ma delle convinzioni”.
Per le
vicissitudini della mia vita, queste parole sono state per me molto
significative e mi hanno fatto pensare che, per accogliere
San
Tomaso d’Aquino afferma che “riguardo a Dio, non possiamo dire cosa sia, ma
piuttosto cosa non è. Allo stesso modo non possiamo parlare di com’è, ma
piuttosto di come non è”.
E,
ancora, in Maggi, troviamo:”Per riconoscere che Gesù è inviato da Dio,(le
autorità giudaiche) dovrebbero ammettere la falsità del castello teologico da
essi stessi costruito a sostegno di un Dio dominatore, spietato padrone della
vita degli uomini, ma sono ormai incapaci di farlo.”
Allora ... lasciare andare tutte le nostre sicurezze, tutte le nostre
certezze, i nostri pregiudizi, le nostre chiusure, arroccamenti, difese,
tutte le nostre paure.... sicuramente difficile, ma credo che, più che fare uno
“sforzo” in questo senso, sia utile un atteggiamento di abbandono: mettersi
nelle mani di Dio, lasciare che lo Spirito lavori in noi come vuole... per farci
“ascoltare” quello che Dio dice a ciascuno di noi, in quel particolare momento,
nella situazione di vita in cui ci si
troviamo...
Può essere un solo frammento di tutta la liturgia della parola,
quello attraverso cui Dio parla proprio a me, ma agisce, mi “lavora”... mi cambia...
se glielo lasciamo fare!!!
Ed ecco quindi che è essenziale essere
attenti a tutta la parola che ci viene proposta nella Messa, perché non è detto
che quel frammento si trovi proprio nel Vangelo... può essere nella prima lettura o nella
seconda, nel salmo, a volte anche nell’omelia.
L’ANTICO
TESTAMENTO
Non è sempre facile, almeno per me, scoprire la presenza del Signore in alcuni testi dell’Antico Testamento... “Ricorda
il cammino che ti ha fatto compiere il Signore tuo Dio in questi 40 anni di
deserto, per umiliarti, per provarti, per conoscere ciò che c’era nel tuo
cuore, se tu avresti osservato o no i suoi precetti.” (Dt 8, 2)
Mi vengono in mente alcuni insegnanti che ho
conosciuto! Insistevano che operavano così, umiliando e minacciando, per il
bene dei ragazzi.
Beh, forse era anche vero, ma che nel
loro metodo ci fosse amore per gli allievi... non sono mai riuscita a crederlo!
Nella
costituzione dogmatica Dei
Verbum, a proposito dei libri dell’Antico Testamento, leggiamo:”Questi libri, sebbene contengano cose
imperfette e caduche, dimostrano tuttavia una vera pedagogia divina.(D.V. 15)
E il Cardinal Martini scriveva: «Dio prende per mano il suo popolo, lo corregge, lo educa e lo colloca nuovamente nel suo originario progetto di felicità». [...]I suoi interventi, anche se a volte severissimi per la durezza di mente e di cuore degli uomini, sono interventi di punizione e di correzione, perché l’uomo si renda conto di avere sbagliato, di non poter farsi gioco di Dio, e così ritorni umilmente a lui, sempre pronto a perdonare (Is 10,24-25; 57,16-18).» (“Guida alla lettura della Bibbia”, p. 14,75).
E allora penso a quanto sia necessario
riscoprire
Ancora a proposito della difficoltà di
comprensione di alcune letture, mi viene in mente ciò che don Prospero scrive nel documento “Sentimenti
Eucaristici”, c’è un paragrafo che potremmo intitolare (da quanto Don Prospero
stesso ha evidenziato) “MA COM’E’ IMPORTANTE NON CAPIRE” nel quale troviamo
un bel suggerimento :
“Accettiamo il presupposto che purtroppo normalmente ci
capita di non capire le prime due letture e apprezziamo proprio questa loro
(per colpa nostra) incomprensibilità; ascoltandole magari a occhi chiusi. Ecco la circostanza per recuperare il senso
del mistero, così indispensabile per vivere l’esperienza di fede.”
Accettare i nostri limiti, la nostra
difficoltà a capire, chiudere gli occhi e abbandonarci nell’ascolto fiducioso,
lasciare che lo Spirito lavori in noi...
IL
VANGELO
Gesù
- e questa è la buona notizia - inaugura un
rapporto con Dio completamente nuovo
che non è basato sull’osservanza di regole, di leggi, di prescrizioni, di
comandamenti, ma è basata sulla somiglianza al suo amore.
Con la sua vita e il suo
insegnamento spazza completamente via
ogni ambiguità dall'immagine di un Dio che è sì infinitamente buono, ma nello
stesso tempo capace di castigare "le colpe dei padri nei figli fino alla
terza e alla quarta generazione” (Dt 5,9).
Gesù toglie ogni residua traccia di
violenza dal volto di Dio, presentandoci non solo un Dio d'amore, ma
addirittura un Dio a servizio dell'uomo!
Un Dio che non chiede ma dona!
C’è una Nuova
Alleanza, quella tra figli e Padre, non tra servi e Signore, come era intesa
quella mosaica.
Ma io, avverto “la buona notizia”
nelle pagine del Vangelo?
Mi ricollego alle bellissime parole di Don Prospero:
“Ovviamente ogni pagina del Vangelo
vuole suscitare in noi sentimenti di cuore e propositi di opere sempre nuovi e
sempre diversi. E’ tanto importante verificare se di anno in anno la stessa
pagina del Vangelo ci ripete monotona la stessa storiella o se, crescendo noi,
cresce e cambia il messaggio che ci porta, evidenziandone magari un anno
una frase diversa dal precedente.
Poveri noi se, iniziandone l’ascolto,
dicessimo come dicevamo da bambini “questa la so già”.
E poco più avanti:
“Se Vangelo significa appunto “buona
notizia”, la buona notizia che la nostra vita non è una corsa verso la morte,
che Qualcuno lassù ci ama e ci aspetta, che l’amore è il senso della vita, ecco
che allora il nostro cuore va abituato a palpitare di esultanza davanti a
questa notizia sempre antica e sempre nuova, più che davanti a tutte le belle
notizie che hanno allietato la nostra vita. Non è facile comandare al cuore, ma
si può...”
Ecco, anche se non è facile “comandare al cuore”, è
essenziale disporci all’ascolto del
Vangelo aspettandoci ogni volta una "buona notizia!". Una parola
rivolta proprio a me, che è come la mano che Dio mi tende, per guidarmi
sulla strada della vita, nelle mie scelte e nel mio cammino spirituale!
Certo,
“Prendete
il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e
troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio
peso leggero». (Mt 11).
E il giogo
di Gesù è dolce, perché il giogo di Gesù sono le beatitudini, che non sono
nuovi comandamenti, ma un invito a
ricercare tutto ciò che concorre alla nostra piena felicità .
E
il peso di Gesù è leggero. Ed è
un peso leggero, perché non ci sono regole da osservare, ma un amore da
accogliere. Non una dottrina da subire, ma un Dio che ci chiede essere
accolto per donarci la sua stessa
capacità d’amore.
Al punto
12 della Sacrosanctum Concilium, leggiamo:” La vita spirituale tuttavia non si
esaurisce nella partecipazione alla sola liturgia Il cristiano, infatti, benché
chiamato alla preghiera in comune, è sempre tenuto a entrare nella propria
stanza per pregare il Padre in segreto (cfr. Mt 6,6)”.
Penso sia importante riprendere la
parola ascoltata nella Messa, magari nel silenzio della propria stanza, e
ascoltarla, ancora e ancora... può venir da pensare “la conosco, non mi dirà
niente di nuovo!” Beh, se consideriamo i testi sacri come una lettera morta, degli
scritti di tanto tempo fa... è proprio così. Ma
Questo è proprio quello che ho
sperimentato personalmente nella mia settimana di silenzio e preghiera a Taizé.
- Grazie Signore!
L’OMELIA
Scrive
papa Francesco nell’ EVANGELII
GAUDIUM :
“Il predicatore
ha la bellissima e difficile missione di unire i cuori che si amano: quello del
Signore e quelli del suo popolo.[...] Durante il tempo dell’omelia, i cuori dei
credenti fanno silenzio e lasciano che parli Lui. Il Signore e il suo popolo si
parlano in mille modi direttamente, senza intermediari. Tuttavia, nell’omelia,
vogliono che qualcuno faccia da strumento ed esprima i sentimenti, in modo tale
che in seguito ciascuno possa scegliere come continuare la conversazione.”
Parole bellissime, come Francesco
ci ha abituato, ma... non sempre le cose vanno così. Non sempre la “predica”
del sacerdote ci trova “in sintonia”. A me
capita spesso di trovare una omelia pesante, noiosa, qualche volta
contiene affermazioni che mi
disturbano... si scontrano con il mio
“sentire” e la reazione immediata è di
fastidio, noia, rifiuto...
Sono
le mie debolezze a prendere il sopravvento... ma poi... sento che voglio prendere
le distanze da questi sentimenti, sento che desidero mettermi “in ascolto”,
senza esprimere giudizi! Sono a Messa
per stare con il Signore, non per dare
voti al sacerdote!
“Anche
un solo fiore tra la spazzatura” dice don Prospero in Sentimenti
Eucaristici, bellissimo!
Anche
se mi portassi a casa una sola frase, di tutta l’Omelia, sarà quella che parlerà
alla mia vita, che mi consentirà di “continuare la conversazione” con il
Signore.
IL CREDO
Al
capitolo 67 dell’ ORDINAMENTO GENERALE DEL
MESSALE ROMANO, leggiamo: “Il
simbolo, o professione di fede, ha come fine che tutto il popolo riunito
risponda alla parola di Dio, proclamata nella lettura della sacra Scrittura e
spiegata nell’omelia; e perché, recitando la regola della fede, con una formula
approvata per l’uso liturgico, torni a meditare e professi i grandi misteri
della fede, prima della loro celebrazione nell’Eucaristia.”.
Mah?! Io non riesco a sentire questa preghiera, rischio di
recitarla “a pappagallo” come dice papa Francesco... Mi sembra di essere al mio
catechismo, negli anni 50: recitare a
memoria una serie di dogmi... Insomma, probabilmente per la mia poca fede,
questa professione di fede mi mette in crisi!
Sono ancora
le parole di Prospero che mi aiutano e incoraggiano: “E’ il sospetto
del dubbio sulla fede che ravviva la nostra fede! Davvero la nostra fede
sorpassa tutte le aspettative del nostro cuore!”
Sì, don,
questo è davvero “troppo, troppo, troppo bello!!!”
E allora
faccio mie due proposte che trovo in Sentimenti Eucaristici:
“Se dovessi
scrivere tu un piccolo credo (come facevano le prime comunità cristiane) quali
parti sceglieresti?”.
Quali
secondo me parlano solo alla mia testa e quali anche alla vita?
E ancora:
“quale
aspetto della fede più mi incoraggia e quale mi mette più in difficoltà nel
credo?”.
Anche se
so che, per intervenire, dovrei superare la paura del giudizio degli altri.
Saprò
esprimermi bene? Che figura farò? Come se non sapessi che la persona che conta
di più è il Signore e che lui sa bene quello che ho nel cuore da dire... E’ un
po’ quello che mi succede nella nostra preghiera del giovedì! Per non parlare
di come mi sento oggi!!!
E allora “possa lo
sguardo di Dio diventare ben presto lo sguardo più importante della nostra
vita, così da poterci muovere, parlare ed esprimere nella libertà della fede.”.
Grazie
don Prospero, per avermi tanto aiutato, con le tue parole, anche nella
preparazione di questa riflessione!!!