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Campo di Comunità Una Bardineto, giovedì 7 agosto 2014
Eucarestia, celebrazione della vita:
la Liturgia eucaristica
L’offertorio: impegno nella costruzione del regno
Nell’offrire
i doni della terra e frutti del lavoro dell’uomo a Dio siamo chiamati a
riconoscere che tutto ciò che abbiamo è dono di Dio. Tutto deve rientrare nel
grande progetto di Dio affinché “venga il suo regno…”. Questo mi aiuta a capire
il vero senso della mia vita: siamo come bambini che vanno a chiedere al papà un extra nella paghetta, dei
soldi in più... per poi potergli fare il regalo per la festa del papà o per il
compleanno. Così la mia vita che non è altro che dono di Dio, la voglio
spendere per costruire il suo progetto d’amore. Come vivo la responsabilità di offrire tutti i doni che ho ricevuto
per la formazione del Regno?
In
secondo luogo offrire il pane ed il vino (e il denaro per le necessità della
comunità ecclesiale) vuol dire aderire al progetto di Dio, è dire il nostro "sì"; Dio ha bisogno di
noi! Come nel miracolo della condivisione dei pani e dei pesci, Gesù non può
operare nulla senza l’offerta dell’uomo, così non si compie il sacrificio di
salvezza senza l’offerta dell’uomo. Noi diciamo "frutto della terra e del lavoro dell'uomo", o "frutto
della vite e del lavoro dell'uomo": la terra, la vite, hanno bisogno di
essere lavorate. Dio ha quindi bisogno, in qualche modo, anche del
nostro lavoro. Qui
vi è l’assurdo di un Dio che si fa
bisognoso per incontrare l’uomo. Il Dio che Gesù Cristo ci ha fatto
conoscere non è il Dio onnipotente dei filosofi. Dio ha bisogno
dell'uomo, ha bisogno di specchiarsi nell’uomo fatto
a sua immagine e somiglianza:di qui
potrebbe nascere tutta la riflessione sul peccato come deformazione
dell’immagine di Dio che è in noi. Che tipo di specchio siamo? Quanto deformiamo l'immagine di Dio? Dio
viene incontro alla mia povertà perché ha bisogno di me: come vivo questa
“buona notizia”?
La preghiera eucaristica: ringraziamento e ricordo
Nella preghiera eucaristica si trova
il ricordo della storia della salvezza. Questo è il momento in cui celebriamo e
ringraziamo Dio che non ci ha abbandonato, ma ci è venuto incontro: fin
dall’inizio della storia, dopo il peccato, Adamo si nasconde, ma è Dio a chiamare l’uomo: “Adamo dove
sei?”. Domanda alla quale, risponde il brigante appeso alla croce condannato
allo stesso supplizio del Cristo “Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo
regno!”. Come vivo il momento
dell’esame di coscienza o meglio riesco a riconoscere l’amore che Dio riversa
sulla mia vita? Mi sono ricordato che Dio si ricorda sempre di me?
Dopo
il "Santo", i sacerdote invoca lo Spirito: "Manda il tuo Spirito a
santificare i doni...". L’invocazione dello Spirito ci vuole
inserire nell’ottica di Dio; quante
volte nella nostra vita ci rivolgiamo allo Spirito per aprirci al suo
intervento santificatore?
Il ricordo della chiesa universale
guidata dal vescovo di Roma e di quella locale con il proprio vescovo sono il
tentativo di riconoscersi popolo di Dio; così anche nel ricordo dei santi e dei
nostri morti, che non sono altro che quei santi che hanno incrociato la nostra
personale strada verso Dio. Tutto ciò ci dice che siamo in cammino con la Chiesa presente, passata e
futura verso il regno di Dio, d’altronde la nostra fede è certamente personale
e fondata sulle nostre scelte particolari, ma resta una fede non solitaria, ma
comunitaria e vissuta nel popolo, con il popolo e attraverso il popolo. Ricordiamo ad esempio l'ammonimento di Gesù sulla correzione fraterna: "Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo
fra te e lui solo; se ti ascolterà...;se
non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, ...
Se
poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea..." (Mt 18, 15-17). Come sento la mia appartenenza al popolo
di Dio e come vivo la mia responsabilità verso la fede dei fratelli?
L’invocazione finale vuole ricordare
a tutti noi che la nostra vita è offerta a Dio solo se è fatta “per Cristo, con
Cristo ed in Cristo”:
Per
Cristo: la radice delle mie azioni e delle mie scelte è Cristo
Con
Cristo: senza di Lui io non posso far nulla e come il tralcio non voglio essere
staccato dalla vite fonte della mia vita
In
Cristo: solo inseriti nella sua comunità, suo corpo mistico, vivo la mia vita
nella prospettiva della costruzione del Regno
Riesco a immaginare come sarebbe la mia vita per Cristo, con Cristo ed in
Cristo?
La consacrazione:tra paura,stupore e gioia
a)La consacrazione come memoriale
dell’incarnazione
Il primo sentimento è lo spavento
dell’incontro dell’infinitamente piccolo che è l’uomo con l’infinitamente
grande che è Dio; Dio è presente nei sacramenti, nei fratelli, in particolare
nei poveri, ma soprattutto Dio è presente nella sua Parola e nella “frazione
del pane”. Il Creatore del mondo è lì presente di fronte a me; non capisco come
possiamo noi restare così tranquilli; come è possibile che non ci scoppi il
cuore come ai discepoli di Emmaus di fronte a questa meraviglia. Ho mai realizzato nella mia vita cosa mi
sta accadendo in quei momenti e cosa eventualmente ho provato?
b)La consacrazione come memoriale della
passione
Il secondo sentimento è il sentirsi amati da Dio;
questo momento ci porta a rivivere la passione di Cristo: il pane spezzato ed
il vino versato ci richiamano al fatto che siamo di fronte al capovolgimento
dell’impianto religioso. Non c’è più l’offerta dell’uomo che cerca la
benevolenza e l’amicizia di Dio, ma l’offerta di Dio che cerca l’amore
dell’uomo.Cosa provo nel sentirmi amato da Dio in
modo così forte “nonostante” me?
c)La consacrazione come memoriale della resurrezione
Il terzo sentimento è la
consapevolezza di sapere che Dio è l’Emmanuele, “il Dio con noi”; quel pane e
quel vino non sono il corpo e il sangue di un morto, ma del Dio vivente e
risorto. Ho mai provato la gioia di
non sentirmi solo, ma sempre accompagnato da Dio?