Il
43° Campo di Comunità ha seguito a grandi linee il formato del 42°, con
solo 3 giorni di riflessioni e condivisioni, dal giovedì alla domenica, e con la sistemazione in camere
doppie o singole, tutte con bagno in camera. La
struttura che ci ha ospitato era la Casa di Accoglienza e Spiritualità
dei Padri Benedettini di Roburent, a poco più di 800m di altezza, data in
autogestione, per cui ci siamo "attrezzati" adeguatamente con la
cucina, curata da Claudio e Silvia e gestita dalla figlia Kelly in
qualità di cuoca. Dato che la casa era disponibile da inizio settimana, alcune persone sono andate prima, per qualche giorno di camminate nei boschi dei dintorni di Roburent, da quelli immediatamente vicini alla casa a quelli sopra San Giacomo di Roburent, e anche al Monte Alpet con seggiovia. In questi giorni nessuna riflessione, ma solo momenti di preghiera al mattino e alla sera con le lodi e i vespri. Per le serate, giochi di società e film.
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La
parte vera e propria del campo ha visto, come sempre, il suo fulcro nei
momenti di riflessione e nelle successive condivisioni personali, ma
molto sentite sono state anche le preghiere delle lodi del mattino e
dei vespri prima di cena, e, in particolare, due momenti di gesti
densamente vissuti, uno il gesto dello spezzare del pane e del vino e
uno, come sempre, la chiusura del Campo. In ognuno di questi momenti erano sempre presenti, al centro, un mazzo di fiori e un cero acceso, a significare l'atteggiamento del cuore aperto alla presenza dello Spirito. Le riflessioni del campo si sono snodate a partire da parole significative per il nostro cammino di fede, come dei segnali stradali. Quattro i gruppi di parole, legate tra loro, scelte per le riflessioni:
Il venerdì pomeriggio Francesco ha anche condotto un tempo di silenzio, per sperimentare come poter svuotare la mente dal ribollire di pensieri, attraverso l'attenzione alle sensazioni del respiro, del corpo o dei suoni, per aprirsi all'attesa e all'ascolto della voce dello Spirito. |
Qui
sotto quattro foto dei momenti delle riflessioni, la prima tenuta nel
salone dentro casa il giovedì sera, dopo cena, e le altre nello spiazzo
davanti casa, venerdì e sabato mattina. Seguono due foto dei due gruppi
di condivisione in cui ci eravamo divisi per evitare un unico gruppo
troppo numeroso. |
I
momenti di preghiera, al mattino e alla sera, hanno seguito un formato
uguale a quello dell'anno precedente, con fogli preparati da Francesco
con materiale della Fraternità di Romena selezionato a seconda delle
riflessioni della giornata: un breve pensiero o poesia, un salmo, un
brano dal Vangelo o dall'Antico Testamento, un pensiero tratto da
scritti di pensatori o maestri spirituali di ogni fede e parte del
mondo e infine una preghiera letta tutti insieme. Prima della preghiera
finale un tempo di risonanza su frasi che ci avevano toccato tra le
cose ascoltate in precedenza. Un'aggiunta nuova ai momenti di preghiera è stata quella di usare anche dei "noccioli d'oliva", dei foglietti da pescare a caso da un cestino con scritta una frase tratta da fonti diverse, frase da passarsi "in bocca" a lungo, durante la giornata, e da gustare. Se, come sperato, questa frase diceva qualcosa alla nostra vita, poteva essere oggetto di una successiva condivisione, liberamente. Il "nocciolo" poi, che fosse stato usato o no, poteva essere rimesso nel cestino per prenderne un altro e lasciare quello per un fratello o sorella. |
Venerdì
pomeriggio, dopo la riflessione di Claudio su accoglienza, condivisione
e fraternità, abbiamo tenuto, invece dei gruppi separati di
condivisione, un momento di condivisione comune con il gesto dello
spezzare del pane e del vino. Ci siamo ritrovati nel salone, dove era
stato preparato un cestino con dei pezzetti di pane e una piccola
ciotola con del buon vino, e dei fogli con riportate alcune frasi dei
Vangeli sul momento dell'ultima cena in cui Gesù spezza il pane e
condivide il vino. Dopo aver richiamato il gesto compiuto da Gesù, leggendo quello che ne dice San Paolo nella prima lettera ai Corinzi (1Cor 11,23-25), ciascuno era invitato a prendere un pezzetto di pane, intingerlo nel vino e, se se la sentiva, condividere liberamente cosa quel gesto significava le lui/lei in quel momento, avendo in mente Gesù che si fa pane spezzato e vino condiviso per tutti noi. Qui sotto alcune foto dei momenti di condivisione. |
Sabato, nel primo pomeriggio, abbiamo partecipato alla S.Messa tutti insieme a Serra di Pamparato. Tornati alla casa dei Padri Benedettini, abbiamo preparato il momento della chiusura del Campo, nel prato davanti alla casa. Sul tavolo al centro erano posti dei cartoncini con l'immagine di un fuoco che arde sopra la cenere, con su scritta la frase "Vivere non per adorare la cenere ma per custodire il fuoco". Troppo spesso infatti sentiamo persone che sembra adorino la cenere dei "bei tempi passati", e anche noi stessi siamo tentati di fermarci dove siamo arrivati, ricordando le forti sensazioni e i grandi entusiasmi per la scoperta di un modo nuovo di rapportarci con le sorelle e i fratelli, per le attività di accoglienza di nuove famiglie, per le animazioni di momenti forti come le processioni della domenica delle Palme in Via delle Tofane o l'incontro con i genitori di prima comunione a Renesso. E magari trascuriamo di mantenere acceso dentro di noi quella fiamma che si era accesa ormai qualche decina di anni fa. Eravamo quindi invitati tutti a pensare a quale "ciocco di legno" avremmo voluto raccogliere e quale "fuoco" avremmo voluto cercare di mantenere acceso, nella nostra vita personale, familiare, comunitaria, ecc. e condividerlo nel gesto di prendere il cartoncino.
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Per concludere la serata
un'allegra "apericena" preparata da Kelly e da qualche aiutante, i
genitori in primis. Per Kelly un regalino da parte di tutti. E poi,
dopo il canto del "Ti ringrazio", siamo in gran parte rimasti a lungo a parlare, anche fuori sotto il cielo stellato. |
" Vivere per custodire il fuoco " sarà il nostro imperativo! |