Gesù,
il Regno di Dio: Famiglia
Universale dei figli di Dio, nostro Padre.
(sintesi, da “Gesù Cristo Liberatore”
di Jon Sobrino)
Gesù non ha fatto di sé stesso il
centro della sua predicazione. La sua vita è tutta incentrata su
qualcosa di diverso da sé. Nei Vangeli questo dato centrale della
vita di Gesù viene espresso con due termini:
Regno di Dio e Padre, parole
autentiche di Gesù, che esprimono realtà che coinvolgono
tutta l’Umanità:
con Regno di Dio Gesù
esprime il progetto di Dio sull’Umanità e quello che c’è
da fare per realizzarlo
con Padre
Gesù mostra Dio come una persona che conferisce senso ultimo
alla sua vita (quindi alla nostra)
Marco e Matteo presentano l’inizio della missione
pubblica di Gesù con queste parole: “Gesù si recò
nella Galilea predicando la buona Notizia di Dio e diceva: - Il tempo è
compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nella
buona Notizia.” (Mc 1,14; Mt 4,17).
In Luca Gesù inizia la vita pubblica nella
sinagoga di Nazareth : “Lo Spirito del Signore è sopra di me…
mi ha mandato a portare ai poveri un lieto messaggio…a rimettere
in libertà gli oppressi…” (Lc 4,18)
Gesù stesso ricollega la buona Notizia
al regno: “E’ necessario che io annunzi la buona Notizia del regno
di Dio…per questo sono stato mandato” (Lc 4,43) “Egli se ne andava
per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia
del regno di Dio.” (Lc.8.1)
I teologi sottolineano che “Gesù proclama
il regno di Dio e non se stesso” (K.Rahner) . Come pure “Il tema
centrale della predicazione di Gesù era la sovranità regale
di Dio” (J.Jeremias e W.Kasher).
Ma che cos’è il Regno di Dio? Gesù
ne parla molte volte, ma non dice mai che cosa sia in concreto, non lo
definisce mai. Che ne pensava, allora?
Confrontiamo la nozione che Gesù ebbe del
regno con le nozioni che esistevano prima in Israele.
(NOTA: Sovranità, Regalità,
Signoria, sono termini sinonimi)
1. Il Regno di Dio nell’AT
“Regno di Dio” è un’espressione usata
nella seconda metà del I secolo a.C., in Sap. 10,10. Tuttavia
nell’AT è frequente parlare di Jhwh come Re. Questa terminologia
non è né originaria né specifica di Israele, esisteva
infatti in tutto l’antico Oriente. Israele non ha fatto altro che storicizzare
la nozione di Dio-re, secondo la propria fondamentale convinzione di fede
che Dio (Jhwh) interviene nella storia.
Proclamare la regalità di Jhwh è
fondamentale per Israele e ricorre in tutta la sua storia; è un
altro modo di dire che Dio agisce nelle storia in favore di Israele.
“Dio è nostro re dai tempi antichi, ha
operato la salvezza nella nostra terra” (Sal. 74,12) “Il Signore, vostro Dio, è vostro
re” (1Sam 12,12) “Del Signore è il regno: è lui
che domina sui popoli” (Sal. 22.29) “Il tuo regno è un regno eterno, il tuo
dominio si estende per tutte le generazioni” (Sal. 145,13) “Cantate inni al nostro re, cantate inni; perché
Dio è re di tutta la terra…. Dio regna sulle genti. ” (Sal. 47) “Grande Dio è il Signore, grande re sopra
tutti gli dei” (Sal. 95)
Occorre però chiarire cosa s’intenda con
questa “regalità” onde evitare malintesi.
“Regno di Dio” non è una realtà geografico-politica
(ossia non è un Territorio, uno Stato)
è una realtà sociale nuova perché
governata da Dio-Re (dalla Signoria di Dio)
Il “Regno di Dio” ha due dimensioni:
dimensione storica
(il Regno) : il popolo d’Israele e l’Umanità intera
di tutti i tempi
dimensione trascendente (Dio)
: Dio che entra in relazione con l’Umanità. “Egli è il
Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe” , il Dio di un popolo:”Io
sarò vostro Dio e voi sarete il mio popolo”.
Il “Regno di Dio” presenta allora due
caratteristiche essenziali:
1) E’ l’azione di Dio che governa
2) per trasformare una realtà sociale cattiva e ingiusta
in una diversa, buona e giusta. Perciò, più che di
“regno” (territorio) di Dio, bisogna parlare di “signoria”
(presenza attiva) o “governo” o “giudizio”, come si dice
nel libro dei Giudici, o nel Salmo 96, 13 : “(Il Signore) viene a giudicare
la terra (=regnare sulla terra). Giudicherà (=governerà)
il mondo con giustizia e con verità tutte le genti”.
Quindi:
“La Signoria” di Dio è l’azione
positiva con cui Dio trasforma la realtà,
“Il Regno” di Dio è ciò che si
realizza in questo mondo quando è davvero Dio che regna: una storia,
una società, un popolo trasformati secondo la volontà di
Dio, in cui si realizza l’ideale di giustizia, di pace, di solidarietà,
di uguaglianza fraterna… Con Gesù si dirà che è “la
Famiglia dei Figli di Dio che riconoscono in lui il Padre”. Il “Regno
di Dio” è dunque una realtà sommamente positiva, una Buona
Notizia, ma è anche una realtà estremamente critica nei
confronti delle cattiverie e ingiustizie del presente.
Del “Regno di Dio” occorre allora evidenziare
tre aspetti, per non travisarne il significato:
Sua incidenza sulla storia degli uomini. Cioè,
il “Regno di Dio” è una realtà storica, non al di là
della storia. Israele ritiene come essenziale alla sua fede che Dio può
cambiare la realtà cattiva ed ingiusta in realtà buona e
giusta. Perciò al regno di Dio corrisponde una speranza storica.
L’azione di Dio riguarda direttamente la trasformazione
di tutta la società, di tutto un popolo. Non soltanto la trasformazione
delle singole persone.
Israele sa che Dio opera sulla realtà di ogni
singola persona : “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro
di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi
darò un cuore di carne” (Ez. 36,26).
Tuttavia con “Regno di Dio” si indica il progetto
di Dio per tutto un popolo. Avrà inizio un nuovo
mondo ove regnerà la concordia, la giustizia, la pace, in cui si
vivrà una vita più umana e fraterna:
“Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra…Non
si udranno più voci di pianto, grida di angoscia. Non ci sarà
più un bimbo che viva solo per pochi giorni, né un vecchio
che dei suoi giorni non giunga alla pienezza…Fabbricheranno case e le abiteranno,
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto. Non fabbricheranno perché
un altro vi abiti, né pianteranno perché un altro mangi…Il
lupo e l’agnello pascoleranno insieme, il leone mangerà la paglia
come il bue…” (Is.65, 17 segg.) “Spezzeranno le loro spade e ne
faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà
più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più
l’arte della guerra.”(Is. 2,4).
Il “Regno di Dio” sorge come una Buona Notizia
in presenza di realtà pessime, in presenza cioè dell’Antiregno.
Il “Regno di Dio” non verrà dopo che sia definitivamente sconfitto
l’Antiregno, ma coesiste con questo ed è in continua lotta contro
di esso. E’ una realtà che esclude e va contro l’Antiregno.
2. L’aspettativa del regno di Dio al tempo di Gesù.
Al tempo di Gesù le aspettative del regno di
Dio compaiono sotto diverse forme.
Esseni e farisei volevano accelerarla con una
vita di purezza, di contemplazione ed osservanza della legge.
Altri gruppi volevano accelerarla con
una violenza armata che impiantasse la teocrazia.
Il Battista appare nel deserto annunciando
la venuta imminente di Dio in termini di “giudizio di Dio” e non
di “Regno di Dio”. Dio si avvicina come ira imminente :”La scure è
già posta alla radice degli alberi” (Lc 3,9). Giovanni appare
come un profeta che denuncia il peccato del popolo, annuncia la venuta
di Dio e del suo giudizio, di fronte al quale c’è una sola possibilità
di salvezza: la conversione, espressa nel battesimo come perdono dei peccati
e realizzata nei “frutti degni di conversione” (Mt. 3,8).
3. La nozione di Gesù sul regno di
Dio
Anzitutto notiamo che Gesù si presenta inserito
in una tradizione di speranza per la storia oppressa, si presenta prima
d’ogni altra cosa in continuità con una tradizione animata
dalla speranza. Gesù partecipa dell’aspettativa del
regno, crede che è possibile, crede che è cosa buona e liberante.
Questo modo di vedere riconduce Gesù all’umanità, dal momento
che a forgiare tali speranze utopiche è stata l’umanità e
non solo Israele. Gesù in quanto vero uomo, si mette di fronte alla
domanda che l’umanità si pone da sempre: c’è o non c’è
salvezza per la storia oppressa? Ora, Gesù è di quelli che
credono possibile superare la miseria della storia.
In questo senso preciso, Gesù non
ha motivo d’essere visto come monopolio dei cristiani, bensì appartiene
alla corrente animata dalla speranza dell’umanità, espressa
in forme religiose o secolari. Qui, a partire dallo stesso Gesù,
si dà la possibilità di un ecumenismo universale ed umano
di tutti quelli che sperano in un “mondo migliore e più umano” e
lavorano per esso.
3.1. Il regno di Dio è vicino
Come il Battista, anche Gesù proclama che il
regno di Dio è vicino.
Dopo che Giovanni fu arrestato Gesù inizia
la sua missione nella Galilea, a Cafarnao: “Da allora Gesù cominciò
a predicare e a dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è
vicino” (Mt. 4,17).
Anzi, è già presente e operante:
“Interrogato dai farisei: - Quando verrà il regno di Dio? - rispose:
- Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno
dirà: eccolo qui, o eccolo là. Perché il regno di
Dio è in mezzo a voi.” (Lc. 17,20-21)
Nelle sue parabole afferma che la messe è
ormai matura (Mt. 9,37), che i campi già biondeggiano (Gv. 4,35),
che adesso c’è vino nuovo (Mc. 2,22), che è l’ora della sposo
e non bisogna quindi digiunare (Mc. 2,18-20); che se scaccia i demoni vuol
dire che è arrivato il regno di Dio (Mt. 12,28). Insomma: Gesù
proclama l’atto finale del dramma della storia, la vittoria finalmente
sull’antiregno. I segni che accompagnano le sue parole mantengono viva
tale speranza.
3.2. Il Regno di Dio è buona notizia (eu-agghelion,
e-vangelo, vangelo)
A differenza del Battista, per Gesù la realtà
imminente non è il giudizio di Dio – anche se verrà – ma
la grazia di Dio. E’ ciò che egli esprime col termine di “buona
Notizia” , come affermano esplicitamente Matteo e Luca: “La buona Notizia
del Regno”. E’ questa la cosa straordinariamente importante che dice Gesù:
Dio si avvicina perché è buono ed è bene per gli
uomini che si avvicini. Il suo avvicinarsi è salvezza per l’uomo.
3.3. Il regno è pura iniziativa di Dio,
dono e grazia
Del Regno Gesù afferma che è puro dono
di Dio, che non può essere forzato dall’azione degli uomini: si
può solo chiedere attraverso la preghiera. Dio viene per amore gratuito,
non come risposta all’azione degli uomini. E’ sempre Dio che prende
l’iniziativa, che per primo si rivolge all’Umanità. Dice Gesù
a Nicodemo: “In verità io ti dico, se uno non nasce da acqua
e Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv.3,5).
Tuttavia tale gratuità non si oppone
all’azione degli uomini. Gesù stesso che annuncia la gratuità
del regno, non resta inattivo nei confronti del regno stesso, ma compie
una serie di attività in riferimento ad esso. Gesù serve
attivamente il regno e per quanto riguarda la situazione di
ingiustizia (l’antiregno), vi si oppone con grande vigore.
Inoltre la venuta del regno non è una realtà
storica calata dall’alto per intervento divino, ma richiede una risposta
concreta e libera da parte degli uomini. Inizialmente richiede una
conversione, ossia un radicale cambio di mentalità e di condotta
per fare la volontà di Dio : “Non chi mi dice –Signore, Signore,
entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà
del Padre mio che è nei cieli” (Mt. 7,21).
Gratuità e Azione dunque non si oppongono.
La venuta del regno è, da una parte, qualcosa che si può
solo chiedere, mai forzare; dall’altra però, già su questa
terra deve compiersi la volontà di Dio. E’ attraverso l’azione
libera degli uomini che Dio estende il suo regno. E’ ugualmente chiaro
che è lo stesso amore gratuito di Dio a generare la necessità
e la possibilità della reazione d’amore da parte degli uomini.
(fine della sintesi, da “Gesù Cristo
Liberatore” di Jon Sobrino)
(riflessioni personali)
Chiarito il concetto di Regno di Dio, possiamo
tradurlo con altre parole , fedeli al nuovo linguaggio di Gesù che
vede in Dio il “Padre mio e Padre vostro”. Regno è allora
la “ Famiglia universale dei Figli del Padre Nostro celeste”. Questo
è il progetto del Dio di Gesù: condurre l’umanità
ad essere una unica Famiglia governata dal Padre di tutti, perché
egli è Padre buono che ama l’umanità.
Esigenze del Regno: Pentimento e Conversione.
Riflettiamo su ciò che viene richiesto per
aderire a tale progetto.
“Convertitevi, perché il regno dei
cieli è vicino” è rivolto a ogni essere
umano, anche se con modalità diverse, perché molti non
conoscono il messaggio di Gesù, o hanno altre fedi, o non
sono credenti.
A TUTTI viene richiesto di pentirsi
del male fatto e di cambiare i propri pensieri e azioni.
Pentimento: è detestare gli atti e i modi di
agire del passato, è rottura/rinuncia ai principi del passato.
Conversione, nella sua duplice forma:
cambio di mentalità, adesione ai nuovi
principi/valori di giustizia, di amore, di pace…Tutti li possono abbracciare,
perché sono valori profondamente umani .Tutti, anche se non credenti,
sono interiormente raggiunti dal messaggio di Dio, benché in modo
per noi misterioso: “Su ascoltatemi…L’empio abbandoni la sua via
(opere ) e l’uomo iniquo i suoi pensieri (propositi, intenzioni), ritorni
al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente
perdona: Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre
vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.” (Is. 55,7). “Lavatevi,
purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate
di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete
l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova”
(Is.1,16).
Comunque sia, prima o poi, ogni vivente è
chiamato a dover scegliere tra l’“amare il prossimo come se stesso”
o “l’amare le ricchezze e il potere”, tra una vita aperta
agli altri, di solidarietà, di servizio…e una vita egoistica circoscritta
al proprio io e al proprio ristretto mondo, preoccupata solo di ammassare
beni. Quel “non si può servire a Dio e alle ricchezze” pende sulle
scelte di ogni vivente, come una spada di Damocle ….e obbliga a scegliere!….
Alcuni, poi, daranno un’ adesione cosciente a
Dio e saranno chiamati alla sequela di Gesù (i seguaci).
cambio di condotta, di prassi, di azioni: è
la logica conseguenza del cambiamento di mentalità.
Giovanni, per far parte del Regno, richiedeva
pentimento e opere,“frutti degni di conversione”: egli pensava che
fossero lo nostre opere buone ad aprirci la strada al Regno. Per Gesù,
invece, le opere saranno una conseguenza dell’azione di Dio in noi! Infatti
Gesù non ci chiede previamente le opere, ma il pentimento per il
male compiuto, e soprattutto una conversione che sia un “aprirci”
a Dio che ci attende, come quel Padre che attende il proprio figlio perduto
(Lc.15). Che sia un “aprirci” al suo Spirito che illumina attraverso
la Parola e i fatti quotidiani della vita.
E’ il Padre che aiuterà i figli a cambiar
mentalità e modo di vivere. E suoi figli sono coloro di cui
Gesù dice: “Chiunque fa la volontà del Padre mio che è
nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt.12,50).
Sono figli di Dio perché “fanno la volontà del Padre”
anche senza saperlo, soccorrendo i sofferenti, come fa l’eretico “buon
samaritano” di Luca 10, o coloro di cui parla Gesù:“Venite benedetti
del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin
dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato
da mangiare,ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete
accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere
e siete venuti a trovarmi….tutto quello che avete fatto a uno solo di questi
miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”(Mt.25). Costoro
neppure sanno di aver incontrato Gesù nei più poveri!
La crescita del Regno
Le opere del regno saranno dunque una conseguenza
dell’azione di Dio che ci rinnova e fortifica col suo Spirito , anche a
nostra insaputa, sempre a condizione che noi restiamo in ascolto della
nostra coscienza, attraverso la quale il Padre ci stimola ad essere aperti
alle esigenze dei nostri simili, soprattutto i più deboli.
Così ogni essere umano, anche inconsapevolmente,
può contribuire alla crescita del Regno di Dio.
Infatti , come illustrai altre volte, e che riprendo,
Dio è un Padre che non abbandona l’Umanità al proprio
destino. E’ Amore misericordioso, amore che si propone ma non si impone,
in questo senso per sua natura “impotente”. Per cui, impossibilitato di
imporre la propria volontà, si schiera dalla parte delle vittime,
con cui si identifica e si fa carico delle ingiustizie da essi subite!
Quindi entra nella Storia, non per manipolarla, ma per orientarla verso
la vita nella sua pienezza e verità; non per sostituirsi a noi
esseri umani, come fosse un mago con la bacchetta magica, ma per
spingerci ad agire con responsabilità. Un Dio che non si fa
vedere e conoscere sovvertendo il corso della Storia. Al contrario:
si fa conoscere inserendosi nella storia attraverso uomini e donne comuni,
ma di buona volontà ; in particolare attraverso Patriarchi
e Profeti prima, poi Gesù che chiama “figlio prediletto”,
infine attraverso i “discepoli seguaci” di Gesù, che liberamente
proseguono il suo disegno di liberazione…..ma anche attraverso l’opera
di persone di altra fede o addirittura non credenti!
Il Padre chiede collaborazione a tutti gli
uomini, di ogni fede e credo, i quali sono raggiunti dagli impulsi
del suo Spirito in modi a noi sconosciuti : lo Spirito soffia dove vuole,
non si lascia imbrigliare dai nostri schemi. Tuttavia chiama alcuni in
modo particolare ad essere suoi diretti collaboratori: discepole e discepoli
disposti a vivere nello Spirito di Gesù, che si facciano “poveri”,
che condividano vita e beni materiali con i poveri e con chi si trovasse
nel bisogno. Troviamo tutto ciò nel “proclama”di Gesù:
le Beatitudini.
Sono costoro che continueranno a mostrare il volto
di Dio ai poveri ed all’umanità intera.
“Chi vede me vede il Padre” ci ha detto
Gesù…e poi “Vi dono il mio Spirito: come il Padre ha mandato
me (perché ascoltiate la sua voce, vediate il suo volto e
le sue azioni) così io invio VOI..” Quindi potremmo dire “Chi
vede voi deve vedere il Padre”. Andate a mostrare il suo
volto, il suo amore di Padre, difendendo i deboli, i poveri, gli emarginati,
liberando gli oppressi …
Sì! Il Padre ha bisogno di uomini e donne
per mostrarsi, per farsi sentire ed agire nella storia! Uomini e donne
che accettino l’invito di Gesù e che lo seguano liberamente. Uomini
e donne che operino per la fratellanza universale, per la pace, per la
giustizia…. e che lottino con mezzi nonviolenti, ma con determinazione,
contro tutto ciò che si oppone alla costruzione di un Mondo più
Umano…per continuare l’opera iniziata da Gesù.
In sintesi: chi potrà
far parte del Regno?
I poveri materialmente, gli emarginati, le vittime
di ingiustizie, gli oppressi…
Coloro che hanno scelto di vivere poveri per seguire
Gesù nel suo disegno di liberazione da ogni ingiustizia e povertà
materiale.
Inoltre ogni donna o uomo che lotta per la giustizia
e la pace anche se di altra fede.