36° Campo di Comunità Una                   Bardineto, venerdì 8 agosto 2014

Eucarestia, celebrazione della vita:

Riti di comunione

Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male". Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; (Mt  6,7-14).

Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome,  venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione».  (Lc 11, 1-4)


Ho voluto iniziare questo incontro sui riti di comunione della Messa, con i due brani evangelici di Matteo e Luca che riportano la preghiera del Padre nostro, parte fondante di questa parte dell’Eucarestia o Cena del Signore.

            I "Riti di comunione", come ben sappiamo, vanno da dopo il “Per Cristo con Cristo in Cristo …”  alla Preghiera dopo la comunione (o post communio).

Brevemente ne vediamo la composizione.

* Invito del celebrante a pregare insieme il Padre Nostro (Prima di partecipare al banchetto dell’Eucaristia, segno di riconciliazione e vincolo di unione fraterna, preghiamo insieme come il Signore ci ha insegnato:);

* Padre Nostro;

* Embolismo  (nel rito romano, preghiera intercalata al canone della messa con cui si chiede a Dio la liberazione dai mali);

* Preghiera per la pace;

* Scambio della pace;

* Agnello di Dio;

* Ecce Agnus Dei;

* Comunione (Canto di comunione durante la processione per comunicarsi);

* Preghiera dopo la Comunione.

Sono praticamente 9 le parti di cui si compongono i Riti di Comunione; ho voluto soffermarmi un po’ su quest’analisi particolare perché sono riti che facciamo tanto ripetutamente che non vi facciamo più caso.

La parte fondamentale è il Padre Nostro. Notiamo che dopo nella parte centrale della liturgia eucaristica il celebrante e il popolo pregano dialogicamente, nel senso che il sacerdote, che presiede l'assemblea, anche quando dice delle preghiere lui solo, lo fa come parte di un dialogo con tutta l'assemblea, e non come un sacerdote solitario. Adesso però anche il celebrante, dopo aver invitato tutti, si unisce a tutta l'assemblea per pregare come popolo, tutti insieme. Ecco: se ci si riconosce figli dell’unico Padre, si incomincia a fare comunione, e se questo riconoscersi è anche un considerarsi limitati, fragili e bisognosi della misericordia  del Padre, allora si è nello spirito giusto per fare comunione. Anche il "dacci il nostro pane quotidiano" (il nostro e non il mio) ci spinge a pensarci come comunità, come popolo le cui necessità, anche materiali, sono di tutti.

Adriana Zarri (nel libro Nostro signore del deserto, Cittadella, Assisi 1991, pp. 73-76) diceva: "ci sembra di poter dire che occorre chiedere il regno anche chiedendo il pane, perché è nel pane - nel dono, nel bisogno - nella vita - che il regno si manifesta e prende carne.

Abbiamo poi la preghiera del celebrante che invoca Dio di liberarci da tutti i mali, soprattutto dalla nostra cattiveria; che come ci ricorda Gesù, nasce dal nostro cuore (vedi Mt 15, 19-20).

 

Ecco allora l’invocazione della Pace, facendo memoria del Cristo risorto che, gratuitamente dona la pace, dicendo: “Pace a Voi”. E allora se abbiamo la pace di Dio possiamo scambiarci una pace fraterna. «Se dunque presenti la tua offerta all'altare e li ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia li'  il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il  tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono» (Mt 5, 23).

 

Dopo la presentazione dell’Ostia - sacramento dell’agnello di Dio - le parole del Centurione “O signore non son degno …. Ma di' soltanto una parola”. (cfr  Lc 7, 1-10 - Mt 8,5-14).  Sono un'espressione di fiducia: siamo invitati a fidarci dell'amore di Dio, nonostante la nostra piccolezza.

A questo segue, se si può cantando tutti insieme,  L’agnello di Dio, che è nuovamente una preghiera corale per il perdono dei peccati.

 E quindi la processione per ricevere la comunione, segno del popolo in cammino, popolo che si muove per ricevere il pane, nutrimento; segno/realtà dell’amore di Dio incarnato, morto e risorto per ogni uomo.

 

Come vivo questi gesti? Li sento fuori di me, ripetitivi, o riesco a coglierne, pur nella ritualità, il senso profondo di preghiera insito negli stessi? Sono gesti radicati nella vita quotidiana, nelle abitudini della gente semplice. Gesù infatti non ha inventato cose nuove, ma ha dato valore divino ai nostri gesti più profondamente umani.

 

Ognuno di noi partecipa dell’offerta del Cristo nell’Eucaristia, unendo se stesso, per dono di Dio e non per propri meriti personali, all’Unico Sacrificio. L’apporto storico, concreto, personale di ognuno è accolto (simbolicamente, nell’offerta dei doni pane e vino) e consegnato a Cristo: nella celebrazione entra a far parte della Storia della Salvezza passata, presente e futura; offerta e trasformazione cosmologica: la terra, i suoi frutti, l'uomo, noi siamo offerti al Padre nel Cristo, che nella Comunione ci viene ridonato; è un cerchio che si chiude: è una 'preghiera' cosmica che si ripete ogni volta nel Cristo offerto al e dal Padre.

 

Momento di silenzio  -  Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.” ( GV 6,56). E’ l’abbraccio con l’Amato. Le parole sono di troppo!

Per essere veramente Eucaristia preghiamo il dono di saper cogliere il sapore della realtà; perché solo se sapremo scoprire, come dice don Gigi a Romena, che " La realtà sa di pane", sapremo essere autentici uomini in cammino e quindi in Preghiera; sapremo essere Eucarestia vivente.

 

Poi preghiera dopo la comunione che il celebrante che presiede fa a nome di tutta l’assemblea. Normalmente la domenica riprende il tema della parola settimanale; ci invita a riunire le due "mense", la mensa della parola e la mensa eucaristica.

 

Spezzare il pane che diventa comunione coi fratelli, quelli in chiesa e quelli fuori.

Già alla fine del IV secolo Giovanni Crisostomo ci richiama al senso dell’adorazione di Dio; in una sua omelia sul vangelo di Matteo infatti dice: “Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri, privi di panni di Coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, quando fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto "questo è il mio corpo",… ha detto anche: "mi avete visto affamato e mi avete dato da mangiare e ogni volta che non avete fatto una di queste cose a uno dei più piccoli tra questi, non l’avete fatto neppure a me". Il Corpo di Cristo che sta sull’altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure, quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariamo dunque a pensare ed onorare Cristo come egli vuole .(..).

Andrea Riccardi, fondatore di S. Egidio, nell’apertura del XXV congresso eucaristico ha detto: “l’Eucarestia, sacramento intimo, ha una dinamica che spinge fuori dai templi; c’è un legame tra Eucarestia e dimensione sociale della Chiesa.”

Don Prospero, diceva: “Leggere il vangelo incartato nel giornale”.

E dom Helder Camara si esprimeva con questa preghiera/poesia:

M’ illudo forse Signore 
Sarà tentazione immaginare 
Che Tu spingi sempre più a uscire per annunciare 
La necessità e l’urgenza 
Di passare dal Santissimo Sacramento 
all’altra Tua Presenza, 
anch’essa reale, nell’eucarestia del Povero? 
I teologi discuteranno, 
mille distinzioni saranno presentate.. 
ma guai a chi si alimenta di Te 
e poi non avrà gli occhi per scoprirTi 
mentre cerchi cibo nella spazzatura 
scacciato sempre, 
mentre vivi in condizione sub umana 
sotto il segno di una totale insicurezza … 
(10 /07/1977)