Eucarestia, celebrazione della vita:
Riti di comunione
Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i
quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come
loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che
gliele chiediate. Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei
cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua
volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e
rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male". Se voi infatti
perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche
a voi; (Mt 6,7-14). Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione». (Lc 11, 1-4) |
Ho voluto iniziare questo incontro sui
riti di comunione della Messa, con i due brani evangelici di Matteo e Luca che
riportano la preghiera del Padre nostro, parte fondante di questa parte
dell’Eucarestia o Cena del Signore.
I
"Riti di comunione",
come ben sappiamo, vanno da dopo il “Per
Cristo con Cristo in Cristo …” alla
Preghiera dopo la comunione (o post communio).
Brevemente
ne vediamo la composizione.
*
Invito del celebrante
a pregare insieme il Padre Nostro (“Prima di partecipare al
banchetto dell’Eucaristia, segno di riconciliazione e vincolo di unione
fraterna, preghiamo insieme come il Signore ci ha insegnato:”);
*
Padre Nostro;
* Embolismo (nel rito romano, preghiera intercalata al canone della
messa con cui si chiede a Dio la liberazione dai mali);
* Preghiera per la pace;
* Scambio della pace;
* Agnello di Dio;
* Ecce Agnus Dei;
* Comunione (Canto di comunione durante la processione per
comunicarsi);
* Preghiera dopo
Sono praticamente 9 le parti di cui si compongono i Riti di
Comunione; ho voluto soffermarmi un po’ su quest’analisi particolare perché sono riti che
facciamo tanto ripetutamente che non vi facciamo più caso.
La parte fondamentale è il Padre Nostro. Notiamo che dopo nella
parte centrale della liturgia eucaristica il celebrante e il popolo pregano dialogicamente,
nel senso che il sacerdote, che presiede l'assemblea, anche quando dice
delle preghiere lui solo, lo fa come parte di un dialogo con tutta
l'assemblea, e non come un sacerdote solitario. Adesso però anche il
celebrante, dopo aver invitato tutti, si unisce a tutta l'assemblea per
pregare come
popolo, tutti insieme. Ecco: se ci si riconosce figli
dell’unico Padre, si incomincia a fare comunione, e se questo
riconoscersi è
anche un considerarsi limitati, fragili e bisognosi della misericordia del Padre, allora si è nello spirito giusto
per fare comunione. Anche il "dacci il nostro pane quotidiano" (il nostro e non il mio) ci spinge a
pensarci come comunità, come popolo le cui necessità, anche materiali, sono di tutti.
Adriana Zarri (nel libro Nostro signore del deserto, Cittadella, Assisi 1991, pp. 73-76) diceva: "ci sembra di poter dire che occorre
chiedere il regno anche chiedendo il pane, perché è nel pane - nel dono, nel bisogno - nella vita - che il regno si manifesta e prende
carne”.
Abbiamo poi la preghiera del celebrante che invoca Dio di
liberarci da tutti i mali, soprattutto dalla nostra cattiveria; che come ci
ricorda Gesù, nasce dal nostro cuore (vedi Mt 15, 19-20).
Ecco
allora l’invocazione della Pace, facendo memoria del Cristo risorto che, gratuitamente dona la pace, dicendo: “Pace a
Voi”. E allora se abbiamo la pace di Dio possiamo scambiarci una pace
fraterna. «Se dunque presenti la tua offerta all'altare e li ti ricordi che tuo
fratello ha qualche cosa contro di te, lascia li' il tuo dono davanti all'altare e va' prima a
riconciliarti con il tuo fratello e poi
torna ad offrire il tuo dono» (Mt 5, 23).
Dopo la
presentazione dell’Ostia - sacramento dell’agnello di Dio - le parole del
Centurione “O signore non son degno …. Ma di' soltanto una parola”. (cfr Lc
7, 1-10 - Mt 8,5-14). Sono un'espressione di fiducia: siamo
invitati a fidarci dell'amore di Dio, nonostante la nostra piccolezza.
A questo
segue, se si può cantando tutti insieme,
L’agnello di Dio, che è nuovamente una preghiera corale per il perdono dei
peccati.
E quindi la
processione per ricevere la comunione, segno del popolo in cammino, popolo che si muove per ricevere
il pane, nutrimento; segno/realtà dell’amore di Dio incarnato, morto e
risorto per ogni uomo.
Come vivo
questi gesti? Li sento fuori di me, ripetitivi, o riesco a coglierne, pur nella
ritualità, il senso profondo di preghiera insito negli stessi? Sono
gesti radicati nella vita quotidiana, nelle abitudini della gente
semplice. Gesù infatti non ha inventato cose nuove, ma ha dato valore
divino ai nostri gesti più profondamente umani.
“Ognuno di noi partecipa dell’offerta del Cristo
nell’Eucaristia, unendo se stesso, per dono di Dio e non per propri meriti
personali, all’Unico Sacrificio. L’apporto storico, concreto, personale di
ognuno è accolto (simbolicamente, nell’offerta dei doni pane e vino) e
consegnato a Cristo: nella celebrazione entra a far parte della Storia della
Salvezza passata, presente e futura; offerta e trasformazione cosmologica: la
terra, i suoi frutti, l'uomo, noi siamo offerti al Padre nel Cristo, che nella
Comunione ci viene ridonato; è un cerchio che si chiude: è una 'preghiera'
cosmica che si ripete ogni volta nel Cristo offerto al e dal Padre.”
Momento di silenzio
- “Chi mangia la mia carne e beve
il mio sangue dimora in me e io in lui.” ( GV 6,56). E’ l’abbraccio con
l’Amato. Le parole sono di troppo!
Per essere veramente Eucaristia preghiamo il dono di saper
cogliere il sapore della realtà; perché solo se sapremo scoprire, come dice don
Gigi a Romena, che " La realtà sa di pane", sapremo essere autentici
uomini in cammino e quindi in Preghiera; sapremo essere Eucarestia vivente.
Poi
preghiera dopo la comunione che il celebrante che presiede fa a nome di
tutta
l’assemblea. Normalmente la domenica riprende il tema della parola
settimanale; ci invita a riunire le due "mense", la mensa della parola
e la mensa eucaristica.
Spezzare il pane che diventa comunione coi fratelli, quelli
in chiesa e quelli fuori.
Già alla fine del IV secolo Giovanni Crisostomo ci richiama
al senso dell’adorazione di Dio; in una sua omelia sul vangelo di Matteo
infatti dice: “Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto
di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri, privi di panni di Coprirsi. Non
onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, quando fuori lo trascuri quando
soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto "questo è il mio corpo",…
ha detto anche: "mi avete visto affamato e mi avete dato da mangiare e ogni
volta che non avete fatto una di queste cose a uno dei più piccoli tra questi,
non l’avete fatto neppure a me". Il Corpo di Cristo che sta sull’altare non ha
bisogno di mantelli, ma di anime pure, quello che sta fuori ha bisogno di molta
cura. Impariamo dunque a pensare ed onorare Cristo come egli vuole .(..).
Andrea Riccardi, fondatore di S. Egidio, nell’apertura del
XXV congresso eucaristico ha detto: “l’Eucarestia, sacramento intimo, ha una
dinamica che spinge fuori dai templi; c’è un legame tra Eucarestia e dimensione
sociale della Chiesa.”
Don Prospero, diceva: “Leggere il vangelo incartato nel giornale”.
E dom Helder Camara si esprimeva con questa preghiera/poesia: